Ci ha lasciati il M° Luca Primon.

Riprendiamo la notizia dal quotidiano online “Il Dolomiti” apparso nella giornata di oggi 28 Maggio 2017, per informazione a chi ne avesse facoltà di partecipare ai funerali dello sfortunato M° Luca Primon.

Link all’articolo su “Il Dolomiti”.

TRENTO. Si è spento ieri pomeriggio, all’età di 65 anni, all’ospedale San Camillo, Luca Primon.

Nato a Trento, è stato uno dei più grandi liutai al mondo riuscendo a far apprezzare la propria abilità ed esperienza oltre i confini nazionali.

E’ stata una vita piena di riconoscimenti quella di Primon, durante la quale ha costruito violini per i più grandi musicisti, partecipando inoltre al restauro di strumenti di straordinario interesse storico anche appartenenti a collezioni uniche.

Nato a Trento nel 1952, ha studiato prima musica al Conservatorio per poi spostarsi dal 1974 al 1979 alla scuola di liuteria presso il Conservatorio di Parma, sotto la guida del maestro liutaio Renato Scrollavezza.

Dal 1980 ha insegnato la costruzione degli strumenti musicali ad arco presso la Civica Scuola di Liuteria del Comune di Milano frequentando poi a cavallo degli anni ’90 i corsi di specializzazione per liutai tenuti dal Maestro Jurgen Von Stietencron a Riva del Garda.

Oltre ai tanti corsi che ha tenuto o ai quali ha partecipato, tra il 1989 ed il 1991 è riuscito a vincere per le sue capacità artigiane due medaglie d’oro e due d’argento in concorsi nazionali e internazionali.

Dopo un periodo all’estero e in altre grandi città d’Italia, nel 2008 Luca Primon era tornato a vivere e lavorare a Trento.

Il funerale si terrà martedì 30 maggio alle ore 16 presso la chiesa dello Sposalizio in via san Bernardino. Durante la cerimonia suoneranno i suoi violini e violoncelli.

Claudia Fritz e Joseph Curtin ci riprovano (i violini moderni suonano meglio degli Stradivari).

In questo articolo apparso su La Repubblica online dell’8 Maggio 2017, la ricercatrice di Scienze Acustiche di Parigi Claudia Fritz (che è anche flautista) ed il liutaio americano Joseph Curtin hanno riproposto l’esperimento già avvenuto nel 2012 che avrebbe portato all’evidenza per cui i violini di Stradivari non suonerebbero meglio dei violini moderni, contribuendo a loro dire a sfatare un mito duro a morire. Il primo esperimento fu condotto in modo assolutamente irricevibile per una persona che avrebbe le intenzioni di confermare in modo “scientifico” la superiorità di un suono rispetto ad un altro, ossia musicisti bendati fatti suonare all’interno di una stanza d’albergo, laddove le proprietà acustiche, non solo degli Stradivari ma di qualunque strumento, ne uscirebbero seriamente compromesse.

Per cui sembrerebbe non valere più il concetto che l’essenziale non è solo mettere tutti gli strumenti a parità di condizioni, ma che ogni strumento possa avere una resa completamente diversa a seconda del musicista, dell’ambiente, della musica che viene suonata e della montatura adottata (corde, ponticello, cordiera, ecc.).

Ebbene oggi, anno 2017, l’esperimento è stato ripetuto nelle sale da concerto e ancora una volta ne è scaturito un verdetto sfavorevole per gli strumenti antichi. Il che può anche essere possibile, dato che ogni strumento, moderno o antico che sia, possa avere qualità acustiche indiscutibili (a patto che venga suonato bene e in un ambiente favorevole all’ascolto della musica).

Purtroppo la pagina completa dell’articolo pubblicata su PNAS è a pagamento per cui ci dobbiamo limitare a ciò che i giornali e le riviste hanno saputo condensare: i violini antichi suonano peggio dei violini moderni e poco altro, niente è dato di sapere sui metodi di selezione degli strumenti e dei musicisti, delle montature adottate e soprattutto dell’identità degli strumenti che sono stati suonati nelle prove acustiche, tradendo così la regola fondamentale per cui una prova che abbia un minimo valore scientifico dovrebbe possedere come fondamento: la trasparenza.

Va aggiunto che nel tempo, dal 1800 fino ai giorni nostri, sono state condotte molte prove “al buio”, e che spesso hanno dato esito sfavorevole agli strumenti antichi (famoso è l’esperimento del violino costruito da Savart), ma che negli anni hanno visto gli strumenti moderni o di nuova concezione relegati ad un più modesto ruolo di violini di fila o conservati nei musei come curiosità.

Quindi è tutto mito ciò che circola sul suono degli Stradivari? (e i Guarneri, gli Amati, i Bergonzi, ecc ecc, dove li mettiamo?). Per la mia esperienza posso dire con sicurezza che non è tutto mito, e che all’interno di una sala da concerto le differenze sono molto ben percepibili. Inoltre è curioso che da una parte si metta bene in chiaro il nome di Stradivari come confronto, ma dall’altra i violini moderni delle prove rimangano perfettamente nell’anonimato, perlomeno la cui indentità è nota solo a pochi eletti. Forse si teme un ulteriore confronto? ossia che conoscendo il nome dei liutai che hanno costruito quei violini moderni, li si possa usare per prove in cui venga dimostrato il perfetto contrario, ossia che spesso le qualità di un violino moderno, non solo sono inferiori ad un buon violino di Stradivari, ma che il liutaio o i liutai in questione non abbiano il coraggio di metterci la faccia, temendo comunque un confronto che li possa danneggiare nella loro reputazione?

Ma più delle mie parole, può spiegare l’esperienza di Maxim Vengerov, che con modestia e assoluta onestà intellettuale spiega le sue ragioni in un messaggio di replica su slippedisk.com.

Aggiornamento:

Test di questo genere nascono con il peccato originale, per non dire errore fondamentale, di intendere la voce di un violino come quella di un cantante, per cui uno Stradivari potrebbe e dovrebbe essere riconoscibile alla stregua della voce di Pavarotti e Domingo. Ovviamente non è così perchè la voce del violino è altra cosa dalla voce umana e non è così riconoscibile, come peraltro dimostrato da un test condotto da liutai e musicisti di provata competenza, tra cui Isaac Stern e Charles Beare, in cui non poche furono le sorprese ad ascoltare gli strumenti a distanza, in cui i giudizi sul suono furono così contraddittori che fu inevitali considerarli non attendibili. Lo stesso Stern affermò che avrebbe potuto riconoscere ad occhi chiusi (ma con orecchie aperte), qualsiasi strumento purchè potesse suonarlo per qualche secondo, ma alla distanza cogliere le differenze tra violini di altissima qualità diventa cosa praticamente impossibile.

Questo significa che certamente si possono valutare le qualità timbriche di qualsiasi strumento e la portata del suono, sia suonandoli in prima persona che alla distanza, ma per la mia esperien za i violini antichi hanno sempre dimostrato qualità superiori rispetto a violini moderni (inclusi i miei), tranne quei casi in cui i violini antichi fossero montati male o avessero bisogno di interventi di revisione o restauro. Ovviamente dobbiamo anche considerare strumenti che a dispetto della loro illustre paternità, forse anche a causa di interventi di restauro maldestri, non sono in grado di emettere suoni di qualità. O forse dobbiamo intendere che oggi, anno 2017, non vi siano più liutai come Sacconi o Weisshaar non siano più capaci di fare montature decenti?

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