I 90 anni di Piero Farulli.

13 gennaio 2010

Ho fatto il mio primo ingresso nella Scuola di Musica di Fiesole nel 1993, ma non ero lì per studiare come uno dei tantissimi allievi, bensì per far conoscere il mio lavoro di giovane liutaio agli insegnanti. Mi aggiravo nei corridoi della Scuola con una certa circospezione e cautela per timore di dare disagio nell’interrompere le lezioni. E poi non ho mai amato fare il piazzista, ma per farmi conoscere da qualche parte dovevo cominciare. Da perfetto sconosciuto percorrevo i corridoi in silenzio, aspettandomi un “scusi lei dove va?” e di essere cacciato da un momento all’altro; dal primo all’ultimo piano sentivo suonare tanti strumenti, un florilegio di note che mi dava un certo conforto.

 

Sembravano tutti così indaffarati, vedevo tanti allievi scendere e salire le scale con le custodie dei loro strumenti, tutti giovani e perfino bambini con i loro genitori, era un’immagine inconsueta per me e lentamente cominciai a capire che forse non avrei trovato nessun guardiano del tempio a sbarrarmi il passo, forse potevo anche avere l’ardire di chiedere qualche informazione in segreteria. E così fu, non solo mi furono indicate le aule e gli orari degli insegnanti, ma fui accolto perfino con qualche sorriso, non nascondo che fui preso da un certo euforico ottimismo.Gli insegnanti che conobbi furono tutti molto gentili, disponibili e prodighi di consigli, mi fu addirittura commissionata una viola piccola per un giovane studente fiorentino, ma il mio incontro con il M° Farulli avvenne più tardi, non avevo alcuna fretta perché avevo un timore reverenziale così forte nei suoi confronti, che il solo pensiero di incontrarlo mi dava un leggero capogiro. Invece conobbi Adriana, con cui ho avuto un rapporto splendido fin da subito e che mi chiese se potevo procurare una custodia per la preziosa viola Sderci del Maestro.

Fui felice di accettare l’incarico, ma il motivo di soddisfazione più grande fu quello di instaurare prima di tutto un rapporto di parità sul piano umano, e che la qualità dell’amicizia non è dettata dai biglietti da visita; io ho sempre creduto questo nella mia vita e questo ho trovato nella Scuola. Restava tuttavia l’incognita dell’incontro con il Maestro, sentivo parlare di lui dagli allievi e dai loro insegnanti e più collezionavo racconti e aneddoti, più aumentava la mia paura di trovarmelo davanti, egli era diventato nella mia mente una specie di Convitato di Pietra.

Non si trattava di racconti dell’orrore, nessuno è mai stato divorato dal M° Farulli, quel che emanava l’atmosfera è riassumibile in una sola parola sola: Impegno. Ricordo quando Adriana mi parlava della durezza degli esordi della Scuola, della fatica dell’impegno e della passione che ne derivava, ricordo il Maestro suonare con tutti, dal più giovane degli allievi, al musicista di fama mondiale. Ma le mie esitazioni e i miei timori ebbero vita breve perché nella Scuola non c’è mai stato tempo per i convenevoli e si badava soprattutto all’essenziale, non c’era tempo per sentirsi a disagio perchè da quelle parti il coinvolgimento è travolgente.

Fu così che iniziai la mia partecipazione alle lezioni concerto presso le scuole fiorentine, i miei amici musicisti suonavano, ed io raccontavo gli strumenti e il lavoro per costruirli. Fu un lavoro molto bello e importante, era una gioia poter trasmettere ai bambini il senso vero, artigianale dell’esperienza musicale. I risultati furono talmente incoraggianti che mi fu concesso di organizzare una mostra di liuteria presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, ma sarebbe stata un’esibizione monca se non ci fosse stata completa disponibilità degli amici musicisti e degli allievi della Scuola. Spesso, anche oggi, vengono organizzate mostre di liuteria dove non si sente suonare un solo musicista, dove gli strumenti giacciono appesi nelle vetrine, inanimati, ridotti al silenzio.

Invece la nostra mostra doveva essere viva, rumorosa, popolata da tante persone, dove i bambini e gli adulti potevano toccare gli strumenti, vederli, annusarli, solo così avrebbero potuto capire che la musica ha una sorgente. Furono più di dieci giorni di piena immersione nella musica, ogni giorno c’erano due concerti, uno la mattina e un altro il pomeriggio, ed io sempre impegnato a guidare le scolaresche nel percorso didattico. E’ stata per me una lezione indimenticabile e che porto avanti ancora oggi, l’ultima lezione concerto l’ho tenuta ultimamente nel comune di Castel Madama dove ho trasferito da qualche tempo il mio laboratorio, ed altre lezioni ci saranno in futuro.

Ma, a parte gli incontri nel suo studio, nelle aule durante le lezioni e una conferenza stampa che facemmo insieme a Palazzo Vecchio per annunciare la mostra, non potevo dire di avere veramente incontrato il M° Farulli. E’ vero, gli avevo portato a far vedere una mia viola, mi aveva raccontato dei suoi trascorsi con Sderci e qualche volta mi prendeva perfino in giro quando mi incontrava nei corridoi, come quando mi disse da lontano “morirai di fame!”. Me lo aveva già detto una volta, quando mi parlava della durezza del mio lavoro, io mi misi a ridere e gli risposi “grazie Maestro, cercherò di ricordarmelo!”.

Lui sorrise con quella sua aria sorniona e beffarda prima di sparire in una delle tante aule a far lezione. Dopo tanti anni ho capito che aveva ragione, e che se vuoi fare bene il tuo lavoro, lo stomaco è l’ultima cosa a cui devi pensare. Tuttavia sentivo sempre mancarmi un’occasione d’incontro con il Maestro, mi portavo dentro un senso di irraggiungibilità che non riuscivo a spiegarmi e che senz’altro dipendeva da un certo mio modo di interpretare i rapporti umani. Non era una cosa che si poteva risolvere con una cena, o semplicemente facendo una passeggiata parlando di musica.

Occasioni del genere c’erano anche state, come quando partecipavo alle bellissime feste della musica del 24 Giugno, insieme abbiamo ascoltato la musica tutto il giorno e la sera tutti eravamo ripagati da una formidabile cena alla luce delle stelle con il panorama fiorentino sotto i nostri occhi. Gli anni sono passati e ho sviluppato un amore viscerale per la musica da camera, nessuna altra formazione può permetterti meglio di un quartetto di ascoltare l’essenza degli strumenti ad arco. Non ricordo come avvenne esattamente, eppure il Maestro mi aveva parlato delle incisioni che aveva fatto con il Quartetto Italiano per la Philips, ma non le conoscevo molto bene.

Quella è stata una mia mancanza molto grave, ma non mi sentivo in colpa perché ho avuto la fortuna di ascoltare il Maestro dal vivo nei concerti per gli amici e durante le lezioni. Ma quando, anni dopo, scoprii la grandezza dell’integrale dei quartetti di Beethoven del Quartetto Italiano, caddi come in una specie di stato contemplativo, ogni nota, ogni colpo d’arco, ogni respiro, presero vita. Fu un’esperienza così intensa che volli sapere tutto il possibile sul Quartetto Italiano: ho conosciuto le persone che li hanno ascoltati, ho ripercorso le tappe del loro inizio a Carpi, ho ascoltato musica negli stessi luoghi dove loro hanno suonato.

E mi sono perfino ricordato di aver assistito ad un concerto del Maestro insieme ad altri giovani, una sera alla Badia Fiesolana, erano i primi anni ’80 ed io non sapevo nemmeno come era fatto un violino. Ne parlai anche con il compianto amico Arrigo Quattrocchi, che definì le esecuzioni del Quartetto Italiano in modo perfetto “razionalità vuol dire il primato della ragione sull’emozione, o meglio una emozione che scaturisce proprio dal rigore della ragione.”

Mi ricordai dei giorni passati alla scuola, mi sono rivisto passare davanti gli allievi, i loro strumenti e le loro note, l’ho visto che faceva ritorno a casa una sera, accompagnato da Adriana dopo aver assistito ad un concerto al Teatro Verdi ed io che andavo loro incontro per salutarli. Non hai senso se non hai una storia, e non c’è nessun senso in quello che fai se non lo trasmetti agli altri, è stato per questo che tempo fa decisi di fare dono alla Scuola di una delle mie viole, uno strumento del 1994, con il desiderio di far parte anch’io di quella grande storia. Era l’anno in cui frequentavo la Scuola in modo più assiduo e qualche volta aiutavo Adriana a sistemare le sedie per i concerti della Festa della Musica, dove ho visto molti bambini diventare musicisti.


Articolo di Claudio Rampini, apparso nell’ ottobre 2009 su “Civiltà Musicale”

Un sito sul Quartetto Italiano.

14 giugno 2005

Nonostante che il Quartetto Italiano rimanga tuttora uno dei maggiori complessi musicali di riferimento, in rete non esisteva un sito che dedicasse loro la giusta attenzione. Grazie all’interesse di Enrico Baraldi e Renato Negri, nonchè alla indispensabile collaborazione di Guido Alberto Borciani (fratello di Paolo Borciani, primo violino del Quartetto Italiano) è nato www.quartettoitaliano.com . Il sito si schiude davanti ai nostri occhi rivelando una notevole raccolta di informazioni, documenti fotografici e sonori, che faranno sicuramente la gioia degli appassionati.Il sito si presenta con una grafica sobria e di agevole lettura e dopo una breve presentazione, possiamo apprendere tra le altre cose alcune utili informazioni dal punto di vista liutario. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, il Quartetto Italiano privilegiò l’uso di corde in metallo “Spirocore” dell’austriaca Thomastik. Una caratteristica questa che fa storcere il naso ai puristi del suono, ma che consentiva al famoso quartetto una intonazione perfetta, altrimenti impossibile con altri tipi di corde. Eppure, una volta mi disse Piero Farulli, il suono non era affatto così male, le registrazioni parlano chiaro. Ciò, unito al fatto che il Quartetto si esibiva su Strumenti sicuramente eccellenti (Villaume, De Comble, Sderci, Capicchioni), ma piuttosto distanti da nomi altisonanti come Stradivari o Guarneri, fa capire come il suono sia un qualcosa che trova espressione prima di tutto nell’anima dell’esecutore/interprete. Se ciò non dovesse bastare, nel sito è riportato che il Quartetto Italiano ha dato circa 3000 concerti in tutto il mondo, negli anni dal 1945 al 1980. Il Quartetto Italiano dava molto importanza all’espressione della propria sonorità curando nei minimi particolari quello che può essere definito il “fronte sonoro” offerto da un gruppo cameristico, disponendo i componenti in due diagonali: violino primo/violoncello, violino secondo/viola. Questo assicurava una resa sonora pressoche perfetta, con la giusta profondità, tridimensionalità e ottima resa dei toni medi. Chi può dire oggi di offrire qualcosa di meglio?
Per il resto vi rimando al sito www.quartettoitaliano.com, mi sia quindi consentito di ringraziare sentitamente i realizzatori e i collaboratori ed in particolare all’amico Enrico Baraldi.

andrea amati family

07 maggio 2005

Ma…Volevo scrivere qualche notizia sulla fam. Amati visto che il prossimo ottobre a Cremona sarà dedicata completamente una mostra di violini del capostipite della scuola classica cremonese.Ho trovato il vostro o il suo sito molto interessante e quindi ho avuto l’idea di provare a scrivere quello che studio ormai da svariati anni .

Ma…Volevo scrivere qualche notizia sulla fam. Amati visto che il prossimo ottobre a Cremona sarà dedicata completamente una mostra di violini del capostipite della scuola classica cremonese. Ho trovato il vostro o il suo sito molto interessante e quindi ho avuto l’idea di provare a scrivere quello che studio ormai da svariati anni . Mi presento mi chiamo Augusta sono un’allieva della ormai famosa scuola cremonese, ma mi intessa la costruzione in generale dello strumento ormai traformato negli anni ma studio principalmente la stilistica dei liutai italiani di tutta la liuteria in generale perche con tutto il rispetto per un grande maestro non vi è vissuto solo Stradivari ma ben tanti altri maestri degni di grande rispetto. Insomma cerco di scovare violini nelle aste nei famosi liutai restauratori e nei musei per distinguerne ben le caratteristiche di costruzione e della stilistica .In italia vi sono state tante scuole dalla bresciana con G. da Salo e G P Maggini alla scuola veneziana gia dal 500 con i Ciciliano e la fam.
Tiffembruker a Kaiser.. ecc Ma mi dilungherei molto se vi raccontassi da dove in realta parte la liuteria antica ma si sa che a Cremona intorno al 1475 un certo Giovanni da Martinengo arriva ebreo convertitosi al cristianesimo apre una bottega di pateraio vende e compra oggetti usati e da li due garzoni lavoravano per lui Antonio e Andrea da queste notizie 10 anni dopo parte la scuola classica cremonese con Andrea Amati che crea uno stile indimenticabile ed incredibilmente sonoro sarebbe molto lungo raccontare tutta la fam amati con un articolo ma se siete interessati mi farebbe molto piacere raccontarvi tanti particolari poiche sto studiando molto ma come lui tanti altri liutai italiani. per riconoscere un vero amati inconfondibile è la vernice giallo chiaro ambra no ancora esistevano i rossi solo a venezia dsal 700 in poi si iniziano a vedere i rossi… quindi la vernice è spettacolare gli strumenti sono attualmente solo 16 al mondo e di lui si conoscono solo 10 anni di lavoro dal 1564 al1764 hanno un valore inestimabile e sono appartenenti quasi tutti ai museum Sadecota ,comune di Cremona di violoncelli ve ne sono 3 tutti ritoccati e vi sono 3 gruppi di strumenti il primo appartenenti al re Carlo IX e le misute dei violini sono due il primo suono argentino il secondo suono umano piu grande còe misure della lunchezza cassa sono 34 e 35,2 gli strumenti appartenevano al re di Francia e tutti sono stati decorati con lo stemma reale e delle figure politiche una bilancia con scitto Pietat e Justizia decoratissimo in oro e colori ancor oggi luminosi uno in particolare lo si puo ammirare nel comune di Cremona il secondo gruppo e appartenente al marchese ma in realta non si è mai saputo che Marche se fosse lo stemma non ce lo permette ed il terzo sono violini normali la vernice è originalissima le viole sono in due formati tenore e contralto alli’interno degli strumenti amati troviamo un piccolo buco rotondo aperto che poi verra richiuso in acero cio veniva fatto per calcolare il punto del max spessore , lui e suo fratello antonio che non non cosciamo lavoreranno sempre insieme deglli strumenti amati notiamo molto spesso la diversita del modello molto rotondo le fasce sono sempre in un pezzo unico ed i perni di fissaggio sono sempre sulla mezzeria le tacche delle effe sono sempre arrotondate e possiamo notare che all’interno della tavola le effe sono tracciate per ottenere il risultato migliore notiamo in alcuni delle linee d’inchiostro il filetto è piccolo bianco in legno di pioppo e nero tinto di pero o solo in pochissimi casi ebano lo spessore medio e di 0,50 0,35 ok concludo qui altrimenti forse vi annoioierò con tutte queste misure ma state sicuri che se vi capita qualcuno che vi dirà ho un’amati con questa lettura ne saprete senz’altro qualcosina in più per pronunciarvi vi ringrazio anche se non sara publicato no problem ….vi auguro un in bocca al lupo e complimenti questa iniztiva mi e piaciuta e scusate la forma della scrittura ho scritto veloce poichè ho un pò fretta.
Augusta Di Leonardo

Ensemble Martinu in concerto a Firenze

Sabato 16 aprile 2005, alle ore 21, nello splendido scenario del cenacolo di S.Croce a Firenze, un concerto ad ingresso gratuito con esecutori di grandissimo prestigio. L’ Ensemble Martinu, quartetto con pianoforte nel quale il flauto sostituisce la viola, interpreta pagine di Haydn, Martinu, Piazzolla, Ravel, Dvorak.
Si tratta di un evento curato da ARCA (Amici della Repubblica Ceca Associati), in particolare dal Presidente, Dott.ssa Michaela Zackova Rossi, già artefice, lo scorso novembre, della giornata dedicata a Bohuslav Martinu che si è rivelata eccellente dal punto di vista divulgativo e della performance concertistica.
Maggiori dettagli su ensemble e programma sulle pagine di ARCA.

Concerto a Roma.

15 marzo 2005

Ci è casualmente arrrivata la notizia che Alfredo Persichilli, il “nostro” Alfredo violoncellista e liutaio, insieme a Donatella Pieri (pianoforte), Gabriele Pieranunzi (violino) e Francesco Fiore (viola), terrà un bellissimo concerto a Roma, il giorno 17 Marzo p.v. all’Oratorio del Gonfalone. All’interno potete trovare i dettagli della serata.

Giovedì 17 Marzo 2005

Oratorio del Gonfalone – Roma ore 21

Donatella Pieri – Pianoforte
Gabriele Pieranunzi – Violino
Francesco Fiore – Viola
Alfredo Persichilli – Violoncello

Musiche di: Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1765 – Vienna 1791)

Quartetto in SOL minore per pianoforte, violino, viola, violoncello K.478

  • Allegro
  • Andante
  • Rondo – Allegro Moderato

* * * * *

Quartetto in MI bemolle maggiore per pianoforte, violino, viola, violoncello K.493

  • Allegro
  • Larghetto
  • Allegretto

Informazioni: Oratorio del Gonfalone – tel. 06 6875952