Colori per vernice

Suonare e costruire i violini
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Alfredo
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Messaggio da Alfredo »

violino7 ha scritto:.............................il suo plastico ambrato spessore.............................

siamo dunque davanti ad una resina somigliante all'ambra dorata. Il suo stesso nome "dorema" mi fa pensare al color oro!
E' un colore, se non erro, molto ricorrente sui violini cremonesi!
Devo fare un inciso importante! La ricerca della natura della resina misteriosa presente su quei violini aveva fatto pensare, proprio per la densità del color oro, all'ambra. Di questo era sempre stato convinto ad esempio Hill di Londra e moltissimi studiosi dell'epoca (e forse anche tutt'oggi questa credenza è molto accreditata). Senonchè, essendo una resina fossile, se non erro l'unica, durissima, antica di milioni di anni, non si trova la maniera di scioglierla nei comuni solventi a freddo. Il suo punto di fusione è intorno ai 350° e solo con il procedimento di pirogenazione (vedi manuale Carletti) a quella temperatura si può legare con altri elementi. Ora, a parte la preziosità e la relativa difficoltà di reperimento sul mercato, non è probabile che i cremonesi avessero potuto usare ordinariamente questo procedimento perchè abbastanza elaborato, specialmente per quei tempi. Questa semplice prima considerazione basterebbe da sola ad escluderla. Il dorema invece supera questo ostacolo perchè ha un punto di fusione abbastanza basso!
Questo è il motivo per cui un panno strofinato può, generando calore, contribuire a ricomporre i graffi!
Veniamo al seguito del libro! In sintesi, l'autore arriva all'individuazione del dorema partendo dal punto di fusione di schegge tratte da strumenti originali rapportandoli con analoghi esperimenti fatte su tutte le resine che potevano essere conosciute nel '700, valutando anche la relativa reattività ai vari solventi, ed altre prove ancora. Prove tutte che portano allo stesso risultato! Infine l'esame viene spostato sulla prova acustica su strumenti nuovi verniciati con la vernice doremica (chiamamola così) confrontando la resa sonora fatta con essi e lo stesso pezzo musicale ripetuto poi dallo stesso violinista con strumenti originali (con tutte le eccezioni e considerazioni che si possano fare su un tale confronto!)
Scusate la lungaggine, ma tante cose occorre che le dica per inquadrare meglio le tematiche!
Veniamo al procedimento vero e proprio per comporre la vernice.

Segue.....
Per il momento molto interessante... però già mi vengono dei dubbi.
Ho letto la composizione dell'ammoniaco e c'è una grossa percentuale di gomma, perchè parli di punto di fusione? credo che cuocendola si brucerebbe.
Comunque si può sempre sciogliere in alcool.
Altra piccola cosa, ho trovato una foto della resina ma sembra bianca, come fosse della cera. Non so se ho visto quella giusta...

Riguardo alle resine fossili esiste anche il coppale e il procedimento per sciogliere sia l'ambra che il coppale erano conosciutissimi all'epoca.
Esistono testimonianze scritte anche di un olio all'ambra di venezia usato per verniciare i liuti, che Orazio Gentileschi aggiungeva all'olio delle sue pitture per migliorarne il colore:

Historical Information From DeMayerne's 1600's Manuscript:
" M. Gentileschi, excellent Florentine painter, adds on his palette a single drop of amber varnish coming from Venice, with which they varnish lutes, The varnish, although red, does not spoil the white. Vidi"

Informazioni dal Manoscritto di De Mayerne 1600:
M.Gentileschi, eccellente pittore fiorentino, aggiunge sulla sua tavolozza una goccia di vernice all'ambra proveniente da venezie, con la quale si verniciano i liuti. Questa vernice nonostante il colore rosso, non compromette il bianco.
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violino7
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Messaggio da violino7 »

Alfredo ha scritto: Ho letto la composizione dell'ammoniaco e c'è una grossa percentuale di gomma, perchè parli di punto di fusione? credo che cuocendola si brucerebbe.
Comunque si può sempre sciogliere in alcool.
Alfredo, sono contento che la storia abbia suscitato in qualche maniera il tuo interessamento. Sono anche onorato di rivolgermi ad una persona del tuo livello di conoscenza ed esperienza. Specificatamente ti invidio (chi non lo sarebbe, per la cua carriera nel mondo musicale e per la tua possibilità di essere a contatto con strumenti di alto livello). Grazie anche ad alcune specifiche fatte da Claudio riusciamo a superare i limiti posti da internet ai rapporti interpersonali, ma basta dialogare, semplicemente per conoscersi. Ho già detto che lo conoscenza per me viene al di sopra di ogni cosa! Detto ciò, entrando nel merito della vernice doremica, debbo dire che le mie conoscenze sulle vernici si fermano grossomodo alle nozioni fin qui esposte. Non sono in grado di valutare le reazioni chimiche delle varie sostanze (se non entro determinati limiti) perchè mi manca anche l'esperienza di laboratorio che invece potresti avere tu (anzi, sicuramente hai!). Entrando in questa trattazione il mio fine era quello di soddisfare certamente un mio interesse di crescita, ma anche, direi principalmente, quello di porre all'attenzione di tutti, se in presenza di condizioni valutate positivamente, un possibile filone di studio sulle vernici cremonesi che probabilmente sarebbe terminato nell'oblio completo.

Tengo a sottolineare il seguente concetto. Questo è il mio contributo personale al forum! Nell'interesse di tutti coloro che lo frequentano! Da ora in poi chi volesse, avendo le conoscenze giuste per farlo, può proseguire su quella strada. Non certamente io, anche se la materia mi affascina e sono costantemente aperto a nuove conoscenze!
Dunque non sono all'altezza, onestamente, di dare delle risposte alle tue argomentazioni. Dunque riguardo alla considerazione sul punto di fusione non mi resta che riportare quello che sul libro viene riferito, alcune righe che sicuramente ti saranno in qualche maniera illuminanti:

...."di tutte le resine selezionate alla prova di fusione e che dimostravano di possedere con la vernice caratteri organolettici fisici analogici, una sola....si distinse subito alla combustione per il suo aroma, lo stesso del frammento (lui era partito dallo studio di un frammento originale di vernice cremonese): una gommoresina, il dorema ammoniacum o gomma-ammoniaco. Il suo punto di fusione era però notevolmente più basso ed era solo e parzialmente solubile in alcool ed in acqua."......
....."il procedimento consigliato per la sua manipolazione era di intridere il dorema in acqua ed aceto e di lavare poi la poltiglia ottenuta in acqua; la sola parte resinosa utilizzabile era quella residua. Dopo liberata infatti, si lasciò totalmente sciogliere dall'alcool e, questa volta, anche dalla trementina. Ammetteva dunque gli stessi solventi della vernice (la cremonese) e, se ne era la resina base, avrebbe dovuto ammettere anche la colorazione con i legni" ...... (intesi come: pernambuco, sandalo ecc...)


Mi sembra di aver letto da qualche parte, ma forse mi sbaglio, che il lavaggio in aceto permette lo scioglimento della parte gommosa.
Ultima modifica di violino7 il domenica 23 novembre 2008, 0:29, modificato 2 volte in totale.
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- Lino Santoro -
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Alfredo
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Messaggio da Alfredo »

Se ho capito bene si dovrebbe separare la gomma dalla resina... ma non è un peccato? la cosa più interessante mi sembrava proprio quella percentuale di gomma così alta in una resina.
Personalmente un materiale di questo tipo lo vedrei bene per la preparazione del legno, lo isolerebbe bene lasciandogli però elasticità, però per la vernice sopra ci vuole qualcosa di più corposo, con meno gomma. Almeno secondo me.
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violino7
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Messaggio da violino7 »

Be', non lo so quello che sarebbe giusto o no fare! So solo che lui usa questo procedimento.
Al tuo quesito sull'eccessiva presenza di gomma nel dorema il testo mi sembra abbia risposto esaurientemente, nel senso che il trattamento in aceto la scioglie preventivamente. Presumo che questa preparazione non preveda la sua presenza.
Secondo me, per essere in grado di capire qualcosa di più di questa vernice misteriosa occorre calarsi perfettamente in quello che lui dice, seguire alla lettera le sue indicazioni, fin tanto è possibile!
Sempre secondo il mio modesto punto di vista, è inutile, anzi deleterio, discutere del perchè e percome, con il rischio di farsi fuorviare da considerazioni che potrebbero non essere strettamente attinenti a quel procedimento.
Conviene seguire, dunque, quello che lui dice, con metodo scientifico, poi interpretare al meglio le sue indicazioni generiche, cosa che può fare solo un esperto della materia, per completare l'opera di composizione della vernice.
Solo in quel momento credo saremmo in grado di stilare un giudizio su di essa.
E' fondamentale avere individuato, sempre eventualmente, il filone giusto.
Non solo!
Se il filone di andagine dovesse risultare positivo o semplicemente interessante, poichè stiamo parlando di una composizione materica concepita circa un secolo fa, quel livello di conoscenza definitiva potrebbe diventate la piattaforma base su cui impiantare studi più approfonditi utilizzando l'evoluzione tecnologica nel frattempo intervenuta. Questa tecnologia ci metterebbe in condizioni di vantaggio rispetto ad un comune artigiano di un secolo fa!
Poi sul testo ci sono tanti altri elementi di valutazione che se volete vi segnalo! Ovviamente non posso riportare analiticamente tutte le pagine!
Ad es., da amante delle cose antiche, io sono attratto da questa resina, ma la ritengo oggettivamente importante, al di là del mio interesse, perchè inquadrata perfettamente nel contesto storico in chiave di utilizzo evolutivo nei mestieri, da molti secoli prima fino ai tempi di Stradivari. Il testo dà altre notizie generiche anche sulle sue caratteristiche:
....."le prime conoscenze sono riferite ai tempi dei romani (180 d.c.). Serviva ad applicare le foglie d'oro delle iniziali e dei fregi, data la sua proprietà di essere una resina fortemente adesiva ed il pregio di non ungere la pergamena e di permettere l'arrotolamento, senza che il mordente si screpolasse o si staccasse.....la qualità eletta è in lacrime di colore giallo opalino se da poco raccolte, giallo ambrato se di vecchia incetta....si rammollisce con il calore delle mani se recente, più difficilmente se ossidata".....
Al tempo di Stradivari questa resina era conosciuta da 1500 anni e quindi in tutto quel tempo aveva avuto modo di essere utilizzata e valorizzata al massimo! Presumo che sicuramente sia entrata nella composizione delle vernici! Oggi è sostanzialmente dimenticata! Dimenticata come la vernice cremonese. Colpa della evoluzione industriale incalzante che gradualmente ha messo in oblio alcune arti del passato.
Questa cosa mi lascia con dei punti interrogativi!
Ultima modifica di violino7 il domenica 23 novembre 2008, 0:32, modificato 3 volte in totale.
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claudio
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Messaggio da claudio »

L'obiezione fondamentale è che anche le altre resine come la colofonia, la sandracca, il mastice in lacrime hanno caratteristiche simili e spesso anche migliori rispetto al dorema ammoniacum. E poi non si fa menzione di alcun tipo di solvente o legante: alcool, essenza di trementina, olio di lino? e i coloranti? e la preparazione del legno?
Nella storia della liuteria di "scopritori" della vernice di Stradivari ce ne sono stati parecchi e ce sono tanti anche ai nostri giorni (vedi Nagyvary), ma i risultati devono essere oggettivi e se uno vuol essere obiettivo non può dire semplicemente che una certa resina al tempo di Stradivari era già nota da 1500 anni. Vogliamo omettere il fatto che, ad esempio, l'olio di lino era usato anche dagli egiziani nella fasciatura delle mummie? Ecco sicuramente una tradizione vecchia di 4000 anni. Ma bisogna dimostrare che esso venne usato dai liutai del 1700 dopo Cristo. Quello che si sa senza ombra di dubbio è che i liutai cremonesi, come da abitudine nota da altrettanti secoli, usassero il sole per accelerare l'essiccazione della vernice.
L'altro problema è che si tenta di attribuire alla vernice tutto, o quasi, il merito del suono. Questo non è vero, non è mai stato vero e non sarà mai vero. Ormai gli strumenti classici che conservano intatta la vernice originale sono in un numero esiguo, come si spiega che tanti strumenti antichi completamente o quasi "pelati" della vernice originale suonino ancora così bene? Attribuire il "mistero" di Stradivari alla vernice significa ritornare indietro ai luoghi comuni di almeno 150 anni fa. Il mistero, come già detto, è semmai sulla corretta successione degli strati vernicianti e la loro correlazione con la riflessione dei/nei colori. Inoltre anche la preparazione del legno desta gravi dubbi, ma ormai si è quasi sicuri di poter scartare qualsiasi intervento "miracoloso" da qualsivoglia sostanza. Il suono di uno Stradivari o di un Guarneri è da paragonare ad un quadro di Caravaggio: chi può dire oggi di avere la stessa mano e di fare quadri altrettanto belli? Nessuno, credo, ci saranno persone più o meno in gamba, ma nessuno riuscirà a fare "quei" capolavori. Esistono anche i "copisti" che riproducono violini e quadri d'autore, ma non è lo stesso perchè una copia resta pur sempre una copia inferiore all'originale.
andante con fuoco
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violino7
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Messaggio da violino7 »

Alfredo ha scritto: Riguardo alle resine fossili esiste anche il coppale e il procedimento per sciogliere sia l'ambra che il coppale erano conosciutissimi all'epoca.
Esistono testimonianze scritte anche di un olio all'ambra di venezia usato per verniciare i liuti, che Orazio Gentileschi aggiungeva all'olio delle sue pitture per migliorarne il colore:

Informazioni dal Manoscritto di De Mayerne 1600:
M.Gentileschi, eccellente pittore fiorentino, aggiunge sulla sua tavolozza una goccia di vernice all'ambra proveniente da venezie, con la quale si verniciano i liuti. Questa vernice nonostante il colore rosso, non compromette il bianco.

Questo che scrivi è verissimo. Non sapevo di questa citazione, interessantissima!
Dato che il dialogo si è instaurato tra me e te, non vorrei si pensasse ad una sorta di contrapposizione tra noi due.
Assolutamente la cosa è fuori luogo!
Tanto di cappello alla tua preparazione e professionalità!
Io sono solo un umile garzone di bottega appassionato e proteso ad imparare cose nuove. Mi onoro di poter dialogare con te, con Claudio e chissà quanti altri professionisti di grande merito.
Poichè il forum ci pone purtroppo ed inevitabilmente tutti sullo stesso piano per via dell'anonimato, tranne che nei confronti del padrone di casa che conosciamo, potrebbero insorgere degli equivoci e forse qualche volta ci possono essere stati.
Tengo a ribadire che per me la forza di un forum non deve essere, appunto, la comprapposizione critica fine a sè stessa, ma la ricchezza di notizie e la variabilità di opinioni inserite nelle discussioni, ognuna da valutare per il proprio valore oggettivo. In questa maniera ciascuno può trarne vantaggio secondo le proprie esigenze ed i propri punti di vista.
Con questo spirito vorrei esprimere un personalissimo parere sull'utilizzo dell'ambra in liuteria all'epoca di Stradivari. Tengo a dire la mia, come tutti hanno la possibilità di fare!
Più che altro è una considerazione di fondo di carattere temporale. Io penso che dobbiamo immaginare quella che era la vita quotidiana a quei tempi, con le difficoltà anche materiali che ognuno aveva (molto diverse da quelle di oggigiorno, e per questo forse difficili da immaginare per noi). In questa situazione penso che fosse improbabile (non per questo impossibile) che i liutai potessero agevolarsi della tecnologia di pirogenazione. Singolarmente forse sì, ma come fenomenologia diffusa penso sia difficile, visto che parliamo di quella componente per le vernici cremonesi in generale. Credo invece che intorno alle corti naturalmente gravitavano maggiori interessi ed era più facile, ad esempio, che i pittori possano essere stati agevolati dai principi per le commesse loro assegnate. Come per dire che la notizia riguardante l'utilizzo che ne faceva Gentileschi è importante, perchè ci dice che la cosa era cognita, ma noi avremmo bisogno di reperire notizie anche sulla sua ampia, o meno, diffusione nel mondo dell'arte.
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claudio
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Messaggio da claudio »

la vernice all'ambra è sempre stata nota presso la gran parte degli artisti-artigiani dell'antichità. Il problema era poterla fondere senza farla bruciare, perchè bisogna cuocerla a temperature attorno ai 300 °C. Giustamente, si osserva che allora, più di oggi, l'ambra era molto costosa e che per raggiungere le vette d'eccellenza della vernice cremonese, l'ambra non era affatto un ingrediente indispensabile. Bisogna anche considerare altri fattori importanti: la termoplasticità e la morbidezza della vernici cremonesi. Noi siamo abituati ad osservare gli strumenti antichi sempre a rispettosa distanza, spesso dietro le vetrine e raramente abbiamo occasione di poterli esaminare accuratamente. In una di queste rare occasioni ebbi la possibilità di poter esaminare un violino Amati del 1654 con una vernice (ed un suono) da lasciarci gli occhi per quanto era bella. La morbidezza non era solo una sensazione visiva, ma anche reale perchè un liutaio poco "perito" aveva pulito lo strumento lasciandovi malauguratamente delle tracce. Evidentemente aveva usato una specie di tampone imbevuto di olio o essenza di trementina ed alcool. Questo è importante perchè è una cosa certa che le vernici antiche dei violini siano perfettamente solubili all'alcool o perlomeno che siano sensibili ad esso. Una vernice all'ambra, bellissima quanto si vuole, la si usava molto spesso come vernice finale per i quadri e credo solo marginalmente sugli strumenti ad arco. La vernice all'ambra è una delle più robuste ed insolubili e non si scioglie con l'alcool, contrariamente a quelle con base di colofonia o mastice che aumentano la solubilità della linossina.

Le tecnologie e le conoscenze nel '700 non erano certo quelle di oggi, ma bisogna considerare che era l'epoca di Newton, immediatamente precedente a quella di Alessandro Volta e di Benjamin Franklin. Inoltre tutte le arti e i mestieri noti fin dall'antichità, dalla metallurgia, al trattamento dei legni, erano al culmine del perfezionamento consentito dalla conoscenza empirica, ossia derivata dall'uso e dell'esperienza. Questo per dire che gli "antichi" di 300 anni fa erano tutt'altro che gente con l'anello al naso.
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Messaggio da violino7 »

Questa volta sarò breve!!
Ora ho una gran voglia di sperimentare. Ne so più di prima! Al lavoro!
Grazie a tutti!!!
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Messaggio da Alfredo »

C'è una cosa che non sento mai discutere, cioè la presenza di "onde" sulla superficie di molti strumenti italiani di quel periodo.
Ho visto moltissime volte la superficie degli strumenti, specialmente sull'acero, seguire le onde della marezzatura e anche altri movimenti del legno, creando un effetto come se fosse la superficie di acqua.

Per questo mi chiedevo se la termoplasticità nelle vernici di quel periodo voglia dire veramente che si ammorbidiscono con il calore oppure che hanno un aspetto visivo e al tatto molto morbido e plastico.
Ho "tastato" spesso questi strumenti e devo dire che la mia impressione è sempre stata di grande solidità e compattezza, non saprei dire se questo possa dipendere dallo sviluppo del legno e della vernice con il tempo, ma l'insieme è molto solido.

Come esperimento una volta ho preso un pezzo di acero occhiolinato, l'ho levigato con la pietra pomice in polvere in modo da avere una superfice ondulata, poi ho verniciato con la vernice all'ambra di Kremer (non faccio questo discorso per discutere sulla vernice all'ambra), quindi ho levigato di nuovo con la pietra pomice. L'effetto più o meno è quello delle onde, e sopra tutto la superficie è morbida come la seta, sembra che la vernice fluisca sul legno, se poi si cerca di intaccare la superficie ci si rende conto che è durissima, perchè la vernice all'ambra pura e non diluita è molto dura.

Sono solo considerazioni a cui non sono ancora riuscito a dare una logica.
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Messaggio da claudio »

aggiornamento: sono riuscito a procurarmi una copia del libro di Zanier, è la terza edizione risalente al 1959. Lo finisco di leggere e poi mi metto a costruire il "violino razionale" :lol:
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Messaggio da nonnomax »

in bocca al lupo allora, e se ti avanza tempo, mi faresti anche un posacenere razionale, ed un tavolino razionale per il pc? :-)
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Messaggio da violino7 »

claudio ha scritto:aggiornamento: sono riuscito a procurarmi una copia del libro di Zanier, è la terza edizione risalente al 1959. Lo finisco di leggere e poi mi metto a costruire il "violino razionale" :lol:
E' la stessa edizione che ho io. E' diventato libro di antiquariato! Specialmente quella del 1939!
Bè, adesso te ne potrai fare un'idea direttamente. Certamente io non potevo riportare parola per parola, o dilungarmi troppo su quello che dice.
Specialmente alla fine, dove lascia tutto nel mistero, l'opinione di una persona competente, forse porta elementi in più di analisi.
Ma poi non è che dobbiamo scoprire il segreto di Stradivari, effettivamente, basta che impariamo eventualmente qualcosa in più! Se c'è, qualcosa da imparare!
Ultima modifica di violino7 il giovedì 18 gennaio 2007, 17:30, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da violino7 »

claudio ha scritto: E poi non si fa menzione di alcun tipo di solvente o legante: alcool, essenza di trementina, olio di lino? e i coloranti? e la preparazione del legno?

Quando arriverai alla parte finale del capitolo della vernice, proprio sul finale credo che faccia un qualche riferimento alla trementina ed ai coloranti, lasciando però tutto da scoprire.
Non parla, è vero, della preparazione del legno, cosa importante. ma lui tratta solo delle qualità del dorema fine a sè stesso.
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Messaggio da aldeo »

scusatemi se un "guastamestieri" come me interviana in proposito.
ho costruito ( ahimè ) una trentina di anni fà qualche violino che ho verniciato seguendo (all'incirca) le istruzioni del Sacconi; ho anche avuto il privilegio nello stesso periodo e per alcuni mesi di poter disporre di un autentico Tommaso Balestrieri del 1750 (circa); l'aspetto della vernice (colore a parte) ed il profumo che emanava strofinandola con un panno di lana era molto simile a quello della mia. Ritengo pertanto che contenesse della propoli. Porto questa mia testimonianza per arricchire la discussione che é non dico interessantissima, ma addirittura "impagabile".
Complimenti a tutti.
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Messaggio da violino7 »

Aldeo, grazie della testimonianza della tua vernice.
Ti dico perchè ancora non ho provato ad elaborare una vernice tra quelle descritte da Sacconi! Me lo sono riproposto, ed infatti ho anche comprato la propoli, che anch'io credo sia una sostanza molto utilizzata dei Cremonesi, almeno mi sono fatto questa idea delle varie letture sulla materia! Però mi sono fermato un attimino in quanto Sacconi, lo sai bene, alcune volte mischia un po' le carte (almeno mi sono fatto questa idea) e non sono sicuro che le sue ricette si possano prendere alla lettera. Ed in ogni caso, già l'ho detto, non vedendoci chiaro, mi sono fermato per studiare meglio la teoria prima di passare alla pratica! (Questo è il motivo per il quale sono arrivato ad interessarmi anche al dorema! Leggendo di tutto e di più!)
Questo è un quesito che pongo all'attenzione dei frequentatori del forum interessati alle vernici: Sacconi cita quale diluente l'alcool e poi nei componenti magari ci mette anche l'olio di trementina (che penso sia l'essenza di trementina - o mi sbaglio?) oppure l'olio di spigo. Solo che questi due oli essenziali non legano con l'alcool, che io sappia! Credo che il segreto stia anche lì. Dovrebbe esistere un procedimento alchemico progressivo che magari fa sì che essenza di trementina ed alcool possano essere compatibili in fasi differenziate nel processo di fabbricazione della vernice.
E poi, ancora, non mi è ben chiaro come il colorante, l'alizarina estratta dalla robbia, possa essere veicolato con gli altri componenti la vernice stessa. Non so se tecnicamente sia molto plausibile che debba essere applicata "in sospensione" tramite la "lacca di robbia" e non ci sia un altro sistema.
Comunque, esposti i miei dubbi, già sarebbe interessante sapere da te se la tua vernice ti abbia soddisfatto pienamente o no. Comunque ti sarei grato se tu volessi parlarne dettagliatamente, in particolare elencando pregi e difetti.
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