lavorazione tavole

Suonare e costruire i violini
giovanni
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lavorazione tavole

Messaggio da giovanni »

Innanzitutto un grazie per la tempestività con cui è stato trattato l'argomento che riguardava l'incollatura. Di dubbi e perplessità circa la pratica di costruzione di violini ne ho parecchi. Grazie a questo interessantissimo forum spero di dare spiegazione alle mille domande che mi attanagliano. Un'altra di queste è: lavorando le tavole, dapprima esternamente con l'aiuto delle quinte, quando poi vado a lavorare la parte interna, a spessori ultimati mi rimane una curvatura in senso longitudinale leggermente convessa nella parte centrale ( di maggiore spessore). Praticamente la curvatura interna perde la sua regolarità. Tutto questo è normale? sarebbe meglio fare al contrario e cioè lavorare per primo la parte interna?
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claudio
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Messaggio da claudio »

Domanda: che tipo di quinte usi?

C'è nella storia della teoria liutaria chi ha sostenuto che gli antichi lavorassero tavole e fondi scavandoli prima dall'interno. Questo per obbedire alla regola del "fuoco", analoga a quella delle lenti ottiche, consistente nel far convergere la concentrazione dei "raggi sonori" (non m'è venuto di meglio) ad un certa distanza, tale da non creare interferenza tra tavola e fondo e da avere una una proiezione del suono ottimale.
Io non ho mai provato, ma il procedimento è sostanzialmente complicato e pare che non abbia offerto i vantaggi sperati.
giovanni
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Messaggio da giovanni »

Le quinte che ho utilizzato per lavorare le tavole le ho ricavate dal mio primo libro acquistato dal titolo: come nasce un violino di G. Nicolini e G. Scolari, scala 1:2.
Ho ricavato un'altezza centrale di circa mm. 14.5 per il fondo. Per gli spessori, invece, ho utilizzato delle misure prese da un libro di A. Bagatella ,liutaio di Tartini a Padova intorno al 1750 circa. Le misure indicate in questo libro prevedevano un maggior spessore di mm. 4.94 sul p.42 (antica misura cremonese corrispondente a mm. 207.48) dal lato manico, che andava degradando a cerchi concentrici fino alle fasce con una misura di mm. 2.5 per poi proseguire su tutto il resto della tavole, eccetto il contorno. Mi viene il dubbio, adesso, che ho sbagliato qualcosa.
Daltronde è solo esercitazione propedeutica alla liuteria. Dovrò rileggermi il libro di Sacconi, forse troverò delle certezze. Ciao a tutti.
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claudio
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Messaggio da claudio »

non dovrebbero esserci problemi, bisognerebbe vedere il lavoro dal vivo. No foto?
giovanni
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Messaggio da giovanni »

Al momento non dispongo di alcuna foto. Eventualmente dovessi inviarlo dovrò imparare il modo come poterlo fare. In fine settimana, dopo averlo assemblato, nonostante alcuni errori evidenti ( equidistanza fra bordo e fasce non sempre è costante di mm. 3 circa, specie alle punte) il suono che ne viene fuori è molto potente in tutte le corde. La cosa mi entusiasma e mi da motivo di continuare a mettere in cantiere il prossimo con caratteristiche diverse. Nella lavorazione delle tavole è attendibile il suono prodotto dalle nocche delle dita?
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claudio
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Messaggio da claudio »

prima di cominciare un nuovo violino, cerchi di capire bene gli errori dello strumento precedente, è un consiglio da amico. Per il cosiddetto Tap Tone, gli americani sono in genere scettici, io invece ci faccio abbastanza affidamento. La tavola armonica senza catena dovrebbe restituire un Re sotto il rigo, con la catena montata un Fa o Fa# divenendo simile al fondo.
giovanni
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Messaggio da giovanni »

Per un autodidatta come il sottoscritto non è facile capire gli errori commessi se non quelli visibili fisicamente. La qualità del suono ,che poi è il risultato a cui si mira, rientra nel campo della competenza e quindi verificata da occhi e orecchie di addetti ai lavori, altrimenti si rischia di ripetere gli stessi errori. A proposito di americani, una certa scuola usa utilizzare al posto del colp tone strumenti più sofisticati che misurano le vibrazioni delle tavole se sollecitate da un generatore di tono, ad una determinata frequenza. In sostanza, il colp tone produce anch'esso una vibrazione che è commisurata alla massa,rigidezza e attrito interno ed è misurabile in hertz.
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claudio
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Messaggio da claudio »

non ho capito se hai posto una domanda :oops: :lol:
giovanni
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Messaggio da giovanni »

Vorrei capire, ai fini del miglioramento della qualità sonora cosa è necessario controllare ed eventualmente rettificare, se possibile, prima di procedere fra qualche giorno alla verniciatura del violino.
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claudio
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Messaggio da claudio »

mi sa che tu pretendi un pò troppo, suggerimenti al "buio" specie in questo settore sono assai rischiosi. :roll:
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Tiziano
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Messaggio da Tiziano »

giovanni ha scritto:Per un autodidatta come il sottoscritto non è facile capire gli errori commessi se non quelli visibili fisicamente. La qualità del suono ,che poi è il risultato a cui si mira, rientra nel campo della competenza e quindi verificata da occhi e orecchie di addetti ai lavori, altrimenti si rischia di ripetere gli stessi errori. A proposito di americani, una certa scuola usa utilizzare al posto del colp tone strumenti più sofisticati che misurano le vibrazioni delle tavole se sollecitate da un generatore di tono, ad una determinata frequenza. In sostanza, il colp tone produce anch'esso una vibrazione che è commisurata alla massa,rigidezza e attrito interno ed è misurabile in hertz.
Cio' di cui parli e' chiamato semplicemente risonanza.
In Fisica e' ben nota. Ma anche in musica lo e'...prendi due diapason..li poni vicini o a dista di 1/2 lunghezza d'onda (lambda mezzi, in gergo tecnico)...fai vibrare il primo...il secondo si mettera' in vibrazione per risonanza...
In musica si chiama anche "simpatia"...e' n termine derivato dal greco ed e' esatto tanto quanto "risonanza", pr indicare il fenomeno...

E' lo stesso principio che governa la trasmissione di onde elettromagnetiche..le antenne, infatti, sono risuonatori, tagliate a sottomultipli o multipli della lunghezza d'onda da irradiare...e quelle riceventi anche...e in esse si hqa il maggior rendimento se e solo se la lunghezza e' la stessa di quella d'onda..

Quindi per il violino, gli americani, usano strumenti..che possiamo BENISSIMO usare anche noi (non crediate che oltreoceano siano mgelio di noi europei..sono solo piu' fumosi :-) )...
In pratica per avere la certezza della frequenza, proietta sulla tavola (posta in sospensione tramite due fili) la frequenza e poi verifichi che essa antri in vibrazione (tipicamente tramit un trasduttore a cotnatto ed un'oscilloscopio)..
Se puoi vuoi vedere la differenza sui formanti tra una tavola e l'altra (quindi la timbrica) puoi usare un analizzatore di spettro...

Ma...domanda....e' utile tutto cio' ?
In uno di questi forum appunto si discuteva con un altro membro del forum sugli antichi liutai..Vedi..costoro (MEGLIO ma MOOOOLTO meglio degli americani), usavano unos trumento fantastico: il loro orecchio...Ed hanno raggiunto livelli fantastici.

Ora..anche gli attuali liutai hanno un orecchio molto sensibile, non solo all'intensita' ma anche a frequenza e sopratutto FASE.
E un liutaio sa fare cose che fanno invidia a ch ha i migliori strumenti...
Quindi...perche' complicarsi la vita quando basterebbe solo "costruire" un buon orecchio ?

E' solo una mia riflessione, pardon :-)
giovanni
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Messaggio da giovanni »

Tiziano, il mio riferimento agli americani voleva solo significare che esistono metodi di misurazione delle frequenze, molto più pratici ed attendibili, senza bisogno di ricorrere ad apparecchiature sofisticate, le quali non fanno altro che disorientare chi si cimenta con questa arte.
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claudio
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Messaggio da claudio »

Costruire un buon orecchio è senz'altro la cosa più auspicabile, io però aggiungerei anche un altro modo di "sentire", lo stesso che permise a Beethoven di comporre la Nona Sinfonia e il quartetto op132 (se non erro), quando era completamente sordo. Alle sventurate persone che appartengono alla schiera dei miei allievi io invito sempre a "sentire" ciò che fanno, sentire in senso "to feel". Non solo bisogna costruire un buon orecchio, ma bisogna fare evolvere la propria sensibilità, la propria cultura, il proprio gusto.
Le persone che pensano di costruire strumenti ad arco con l'ausilio di strumenti elettronico/informatici, affidano ad una macchina quel che invece dovrebbe essere un loro compito, ma che evidentemente hanno difficoltà a svolgere essi in prima persona. Il mito della macchina è sempre attuale, in questo senso proporrei la visione di Tempi Moderni di Charlie Chaplin, oggi con le macchine facciamo tutto: possiamo volare, tenere in vita le persone, costruire cose perfette e milioni di altre diavolerie, che una macchina originalmente pensata da mente umana sa svolgere in maniera "autonoma" e perfetta.
Una macchina ci aiuta a prevedere e a garantire un risultato.
Esistono oggigiorno macchine straordinarie per costruire violini in serie, offrono una qualità straordinaria e inquietantemente costante. Ma non mi sento minacciato da nessun cinese o da nessuna macchina, i miei strumenti sono "miei" e come li faccio suonare io, non li fa suonare nessuno (nel bene e nel male, si intende). In questo senso l'Autore che ha qualcosa da dire e da esprimere nel mondo della liuteria trova ancora un grande accoglienza.
Ultima modifica di claudio il venerdì 25 febbraio 2005, 12:57, modificato 1 volta in totale.
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Tiziano
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Messaggio da Tiziano »

Sono maledettamente d'accordo con te Claudio....
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Messaggio da kemanci »

premesso che un buon orecchio "non si può costruire" altrimenti i vari conservatori con dei bravi maestri potrebbero sfornare diversi Mozart :)
e che tra scrivere le note ed eseguire gli spartiti c'è una leggera differenza. Indubbiamente una macchina è capace di creare la massima precisione ma non è capace di mettere l'anima, la passione che può un'uomo. Le nostre mani rispecchiano anchè le nostre emozioni! una macchiana è la tomba delle passioni umane. Per questo che sono daccordissimo con Clauidio il mio violino è mio! anche se non sarà preciso come un violino cinese per me vale molto di più.
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