Franjo Kresnik: l'uomo che legge(va) i violini

Suonare e costruire i violini
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Acessier
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Franjo Kresnik: l'uomo che legge(va) i violini

Messaggio da Acessier »

Ho trovato un bel libro, del 1951 in croato-italiano.
In prefazione si dice:
Laureato in medicina e medico di professione. Appassionato di musica, egli si dedica interamente allo studio delle costruzioni, nelle quali è specializzato, dei vecchi strumenti italiani a corde. Dopo trent'anni di lavoro, Kresnik completa un vasto studio sull'antica liuteria italiana.
L'accademia Jugoslava delle scienze e dell'arte di Zagabria, considerando che il lavoro del dott. Kresnik fosse meritevole di non finire nel dimenticatoio, acquista il suo manoscritto originariamente in italiano e in tedesco.
Accanto agli studi scientifici Kresnik costituisce a Fiume un laboratorio per le ricerche ed il lavoro pratico. Da due decenni si reca ogni anno a Cremona dove soggiorna per parecchi mesi. A Cremona era conosciuto come: "l'uomo che legge i violini".
Alla mostra internazionale tenutasi nel 1926 a Fiume, Kresnik espone i primi strumenti del suo laboratorio ricevendone il Grand Prix con diploma (custodito nel museo del Litorale Croato a Fiume).
Nel secondo centenario Stradivariano (1937) a Cremona è stato l'interprete dell'antica liuteria italiana. Ne ricevette riconoscimento da parte del comitato dei festeggiamenti.
Kresnik non era soltanto un ammiratore dei vecchi costruttori e delle loro opere. Egli era nel vero senso della parola un difensore fanatico dell'idea di far rivivere il vecchio metodo di costruzione , vero e proprio degli strumenti a corda. Secondo le idee di Kresnik la liuteria non degenerare in arigianato e nemmeno permettere che la produzione industriale in serie degli strumenti sostituisse l'arte antica, che porta l'impronta personale del maestro.

Il libro è questo
http://antikvarijat-biblos.hr/starotali ... zvod-4055/
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claudio
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Messaggio da claudio »

"degenerare" in artigianato?
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Messaggio da Acessier »

claudio ha scritto:"degenerare" in artigianato?
È un testo del 1951. E poi: la traduzione croata e la redazione linguistica del testo in italiano che riportiamo in estratto, sono state curate dal l'assistente universitario Ivo Franges.

Io lo leggo come "decadere" o meglio "scadere".

Nella lettura di questo libro sono molte le illuminazioni che si traggono, anche al netto di qualche termine da ricollocare ai giorni nostri.
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claudio
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Messaggio da claudio »

Non capisco se questo libro lo si possa leggere in italiano. Cmq l'artigianato non è mai decadenza o peggio ancora scadere. Se intanto tu volessi darci un anticipo delle cose che hai trovato interessant, mi farebbe molto piacere.
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Messaggio da Acessier »

claudio ha scritto:Non capisco se questo libro lo si possa leggere in italiano. Cmq l'artigianato non è mai decadenza o peggio ancora scadere. Se intanto tu volessi darci un anticipo delle cose che hai trovato interessant, mi farebbe molto piacere.
In generale no, l'artigianato non è da sminuire. Ma nel contesto dell'argomento liuteria chi scriveva secondo me prendeva le distanze dalle lavorazioni in serie dei semilavorati (artigiani), a favore dei pezzi unici ed univoci che la mano del singolo (artigiano) sapeva creare di volta in volta.
Quello che ho preso io è in croato ed in italiano. Un italiano molto descrittivo ma qua e la benché la traduzione sia più che valida, alcuni termini risultano arcaici e da adeguare al lessico corrente.
Per farvi capire vi riporto l'indice:


Introduzione (in parte quella che ho riportato all'inizio)
Prefazione
La forma esterna del violino (in realtà spiega come disegnare la forma interna).
Il tavolo armonico
Del fondo
Spessori dei tavoli armonici
Il petto
Il petto e il cilindro
La sgusciatura
I suoni critici
Dei rumori
I fori armonici
Il volume d'aria del corpo sonoro
Il suono proprio della camera d'aria
Della catena
L'anima
Il ponticello
Dell'invecchiamento del legno
Antica vernice italiana
Epilogo

Le particolarità sono molteplici. Non l'ho ancora terminato di leggere ma nelle sue osservazioni l'autore non trascura il benché minimo dettaglio.
Per dirne una, se si parla di spessori si conclude che non sono soltanto dipendenti dalla compattezza del legno, ma soprattutto dalla bombatura (che nel libro è chiamata "bombé") cioè se diamo maggiori bombature allora il sistema sarà più rigido e possiamo diminuire gli spessori.
Ma nella tavola armonica le bombature devono rispondere ad un criterio diverso rispetto al fondo, perché questa possa essere maggiormente libera di vibrare.
Poi vedasi i capitoli sui suoni critici e sui rumori. C'è tutta una analisi costruttiva su ciò che determina questi inconvenienti.
Il resto debbo ancora scoprirlo.
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Messaggio da Acessier »

P.S.
Chi riesce a procurarsi il libro mi faccia poi sapere cosa ne pensa. Io non sono certo l'esperto della materia. Posso comunque dire che ci sono spunti diversi rispetto al Sacconi. Quest'ultimo però credo vada letto più volte per afferrare più cose possibili.
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claudio
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Messaggio da claudio »

io vorrei anche procurarmelo questo libro, ma ho qualche difficoltà con il croato, comunque mi pare di capire che si possa avere a circa 26 euro, il che lo rende appetibile.

In quanto ai contenuti che hai espresso non saprei dire, libri del genere ne sono stati pubblicati molti nella storia della liuteria e ognuno di essi contribuisce in maniera minore o maggiore alla comprensione della liuteria classica.

Come del resto era pratica abbastanza diffusa il diffondere concetti sbagliati, e qui mi riferisco all'assunto per cui una tavola maggiormente bombata può avere spessori minori rispetto ad una più piatta, poichè gli spessori delle tavole armoniche non seguono quasi mai un ragionamento così rigoroso, e spesso vediamo dimostrato il contrario, ossia a bombature basse corrispondono spessori ridotti, e questo il caso di molti violini di Guarneri del Gesù e Stradivari.

Se poi consideriamo che gli spessori delle tavole dei violini dei maggiori liutai classici variano i loro spessori nel raggio di pochi decimi di millimetro, mi sembra evidente che questo non sia sufficiente a giustificare un principio "strutturale" nell'usare uno spessore piuttosto che un altro.

Invece gli spessori, anche un decimo in più o in meno, fanno grande differenza sul suono.

Infine cosa rende l'opera di Sacconi unica nel suo genere? Sacconi è stato allievo di Fiorini, colui che ha studiato e poi donato a Cremona l'intera collezione dei cimeli stradivariani, in seguito ha sviluppato una particolare abilità di restauratore per cui ha visto passare dalle sue mani la stragrande maggioranza dei violini antichi, annotando puntualmente i suoi interventi formando una vera e propria biblioteca "segreta", un patrimonio inestimabile di conoscenza, che alla morte di Sacconi fu consegnata a Charles Beare.

Ciò detto sono curioso di conoscere l'opera di Kresnik e avere qualche nozione sul suo modo di "leggere i violini".
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Messaggio da Acessier »

Mi fa piacere di aver destato un po di curiosità con questo libro :)
La mia edizione è croato e italiano cmq.
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claudio
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Messaggio da claudio »

Il problema non è del libro, che è bilingue, ma del sito che mi pare monolingua: croata.
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Messaggio da Arcale »

Dal libro di Kresnik. Mistero "carta vetrata" risolto. Ora la userò con minor senso di colpa :D


https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/ ... 27e62fa593
Benvenuti nella mia fucina!
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Messaggio da davidesora »

Sarebbe interessante provare a fare la cartavetro come dice il libro, cioè con tela, colla e cristallo di Venezia (che presumo sia il silicio usato per fare il vetro da quelle parti).
Secondo me viene un po' troppo rigida per funzionare bene, mi sembra più probabile l'uso di pelle di pesce che rimane più morbida e flessibile (come dice Sacconi).

Anche il libro di Kresnik, come d'altronde il Sacconi, mi sembra comunque un po' privo di attendibilità scientifica...... :roll:

Davide
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Messaggio da claudio »

Io credo che se si vuole usare la carta vetrata non sia necessario cercare pezze d'appoggio che giustifichino. Usare la carta vetrata non è un reato, ma è solo inutile e spesso anche dannoso, per il famoso problema del "pelo". Tuttavia in fase di sgrossatura o in varie operazioni preliminari io uso varie carte e non mi sento minimamente in colpa. Inoltre l'affermazione di Kresnik non è documentata in alcun modo, si basa su un'impressione personale limitata a due strumenti. Ma sappiamo che Stradivari di strumenti ne ha costruiti ben più di un migliaio!

Ma quello che mi sembra più interessante è ciò che egli afferma nei paragrafi seguenti sullo scurimento delle vernici: qui si capisce abbastanza bene che egli non sembra aver avuta pratica di vernici ad olio, altrimenti non avrebbe mai detto che lo scurimento delle vernici con il tempo è minore rispetto al legno. Infatti è ben risaputo che le vernici ad olio tendono a scurire con il tempo, maggiormente quelle che furono trattate con siccativi metallici come il piombo.

Che lo scurimento delle vernici fosse un tema molto sentito già in antico, basta leggere il trattato di Cennini o il ricettario di De Mayerne, ove vengono suggeriti molti metodi per far sì che l'olio rimanga il più chiaro possibile nel tempo. In alternativa si poteva usare l'olio di noce, l'olio di papavero o altri con simili proprietà siccative ma con meno tendenza allo scurimento, che ricordo essere un fenomeno naturale legato all'ossidazione. In particolare le vernici ad olio tendono non solo a scurire con il tempo, ma anche a divenire più sottili.

Inoltre Kresnik sembra ignorare ciò che Sacconi invece ha capito e scritto una ventina di anni dopo: il legno dei violini antichi cremonesi era trattato e più o meno blandamente colorato. Fu in base a queste osservazioni fatte sulla scorta degli studi di alcuni scienziati del tempo (Michelman ed altri), che Sacconi formulò le sue osservazioni sul silicato.

Oggi, con l'ausilio della ricerca scientifica è stato escluso l'uso del silicato (vetro liquido), in liuteria, ma è stato confermato l'uso di sostanze coloranti sul legno, così come pure l'uso preminente di vernici ad olio.

Il libro di Sacconi, come in genere è la liuteria, non è e non può avere una valenza scientifica, perchè nello studio e nella pratica delle arti applicate si lavora su altri parametri e non si possono tracciare principi e conclusioni che valgano per tutti i liutai.

Infatti i nostri amici Arcale e Acessier, sembrano essere concordi nel seguire le indicazioni di Kresnik, carta vetrata compresa, il che non impedisce affatto di poter costruire buoni violini (a patto di togliere il pelo! :lol:)

E' comunque importante che il liutaio sia al corrente dei progressi della ricerca scientifica, che può confermare o smentire le osservazioni fatte a suo tempo dai liutai di tutte le epoche.

Ad esempio io sono arrivato alle vernici ad olio semplicemente studiando una lettera di Stradivari (le gran crepate...), fortunatamente la ricerca scientifica sembra avere confermato le mie osservazioni basate esclusivamente sullo studio delle fonti e degli strumenti originali.

Credo che la ricerca scientifica sia utile per le conferme e per indirizzare il nostro lavoro, ma credo sia un bel guaio se fosse il liutaio stesso a ad identificarsi con un processo scientifico.

Prossimamente scriverò un articolo basato su una ricerca firmata da Chiesa e Dilworth, in cui saranno evidenziati passaggi ove la scientificità delle osservazioni sembra essere stata bypassata dall'autorevolezza degli autori. Siamo liberi di dire che i libri di Sacconi o Kresnik non fossero "scientifici", ma al tempo stesso ci prendiamo il lusso di agire con altrettanto, se non superiore, arbitrio.
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