Pasoliniana

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gelido
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Ho conosciuto Pierpaolo nel 1972. Indossava un cappotto di pregevole manifattura e girava con una macchina fotografica al collo. Assistetti, ad un convegno, credo organizzato dai radicali, dove si parlava di cinema e naturalmente di società. Fui colpito dall’uomo così naturale e modesto, quasi semplice. Fino ad allora avevo visto qualche suo film anche se il più originale e coinvolgente fu per me “ACCATTONE”. In quel tempo e con me molti altri furono conquistati dallo spirito carismatico del poeta e ,dopo questo incontro ,mi procurai tutti i suoi romanzi e i libri di poesie. “Le ceneri di Gramsci” fu per me quasi una rivelazione e paragonai quella poesia quasi ad un versetto di Shakespeare , il mio preferito. “Non è di maggio questa impura aria che il buio giardino straniero fa ancora più buio, o l'abbaglia con cieche schiarite... “ Dove si possono intravedere in queste semplici frasi le contraddizioni del poeta. Si, egli era una contraddizione. Posso dire, senza dilungarmi, che ho sempre avuto sul poeta una sensazione alla “Berlioz”: 'tanti fuochi d’artificio ma poi rimane una puzza di bruciato…'
Era un uomo del suo tempo. Più che il VANGELO rimasi colpito da "La ricotta" vero capolavoro o dal corto "Che cosa sono le nuvole" con Toto. Come romanzo "Ali dagli occhì azzurri". Le sue colonne musicali sono assai banali, sempre J.S. BACH con brani assai conosciuti. Conobbi poi un musicista che aveva suonato il violino nel quartetto nel film "PORCILE", quando chiedevo di parlarmi del regista il musicista continuava a sorridere maliziosamente, perchè? Comunque ho archiviato tutto. Ma per me rimane sempre quel sapore di amaro di quel personaggio che amava tanto i ragazzi del sottoproletariato ma che poi in fin dei conti se li faceva anche...
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