Liutai bolognesi

I liutai: i loro strumenti e le loro biografie.
jofal
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Messaggio da jofal »

Onorino, avevo capito dal discorso di Claudio che i giapponesi pagassero per gli strumenti cifre molto alte. Ciò che non capisco è: perché?
Perché sono molto più ricchi?
Perché sono molto più fessi?
Perché molti più di noi studiano il violino, quindi c'è una richiesta maggiore?
Insomma, per quale motivo il mercato giapponese fa lievitare i prezzi?
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bach76
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Messaggio da bach76 »

Il mercato Giapponese o Cinese......che differenza c'e'? :D :P :wink:
jofal
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Messaggio da jofal »

... la differenza che il mercato cinese abbassa i prezzi!
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bach76
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Messaggio da bach76 »

............E i Giapponesi li alzano.......... giusto?
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claudio
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Messaggio da claudio »

Non è che i giapponesi paghino cifre più alte, ma hanno sempre garantito una continuità del lavoro impensabile in Italia. Qui da noi è quasi impensabile vendere uno strumento nuovo, non dico ad un solista famoso, ma anche ad un violinista dell'ultima fila di un'orchestra di dilettanti. Questo perchè gli insegnanti, che a loro tempo furono allievi essi stessi, perpetuano la tradizione ormai invalsa nella nostra cultura musicale che il "violino antico" è meglio di uno nuovo, fino al punto di pagare cifre astronomiche per autentici rottami, a discapito di onesti violini di liuteria recente. Oggi assistiamo al caso paradossale di violini costruiti da liutai della precedente generazione, come Poggi, Capicchioni, Bignami che a suo tempo furono ingiustamente snobbati perchè "troppo nuovi", ma che oggi hanno raggiunto cifre astronomiche se pensiamo che sono strumenti vecchi non più di alcune decine di anni. E' pur vero che il violino cambia nel tempo, ma si supponeva che questo tempo non dovesse essere inferiore ai 70-100 anni.
Ricordo a tale proposito che anche all'epoca di Stradivari, il grande Stradivari, i violini che andavano per la maggiore erano i vecchi Amati e Stainer, per una tradizione che voleva il suono del violino piuttosto chiaro ed argentino, quei violini al tempo di Stradivari avevano circa 70-100 anni e costavano circa 4 volte il prezzo di uno strumento del grande Antonio.

Da questo punto di vista i giapponesi, che pure hanno acquistato molti violini antichi di valore, non hanno mai fatto problemi: per loro Cremona è la città di Stradivari e i liutai che ivi lavorano, rappresentano un filo diretto con la tradizione antica. Con i giapponesi non c'è mai stato il problema del violino nuovo contro il violino antico, ogni violino ben fatto rappresentava un valore a sè stante su cui investire. Quindi, cosa avrebbero dovuto fare i liutai italiani di fronte a questa grande domanda provenire dall'Oriente?
La risposta la troviamo nella realtà di una liuteria che ha perso parte della propria identità a favore di strumenti che sono spesso lontani dagli esempi lasciatici dalla liuteria classica.
Nel mio caso le cose sono andate un pò diversamente, dopo un periodo iniziale in cui anch'io mi appoggiavo alle richieste del mercato giapponese (ma non esclusivamente) alla ricerca di una sicurezza economica, dopo un viaggio a Tokyo nel 1998 come liutaio di turno incaricato dall'Associazione Liutaria Italiana di rappresentare i colleghi italiani alla fiera annuale, decisi che quella non era la mia strada e mi buttai alla ricerca di altro. Se era vero che i musicisti italiani professionisti non consideravano l'acquisto dei miei strumenti (seppur con un certo numero di eccezioni), era da considerare che gli allievi dei conservatori non sempre avevano la possibilità di acquistare strumenti antichi di valore. Quindi il giusto investimento da fare era sui giovani e giovanissimi studenti, con una politica di prezzi aggressiva e con la possibilità di pagare a rate gli strumenti. Quindi da una situazione di falsa sicurezza rappresentata dalla continuità della domanda dei commercianti orientali, che spesso compravano senza nemmeno provare gli strumenti, ho preferito investire nei nostri giovani e sottopormi al giudizio dei loro insegnanti. Non è stato certo facile, ma negli anni questa si è rivelata la scelta vincente perchè molti giovani studenti si sono diplomati con i miei strumenti, oggi alcuni di loro sono affermati professionisti e riescono a capire il valore di uno strumento nuovo e quello di uno strumento antico, senza pregiudizi. Nel bene o nel male, oggi posso affermare con tranquillità, che nessuno dei miei strumenti può essere confuso con uno dei tanti cinesi, sia dal punto di vista della liuteria che da quello sonoro.
E i giapponesi? oggi i giapponesi comprano sempre di più in Cina i loro strumenti. Per inciso va anche ricordato che in Giappone negli anni '90, ogni città con più di 100.000 abitanti aveva un'orchestra. Un esempio piuttosto lontano dal nostro paese in cui le orchestre chiudono e la musica è sempre più la cenerentola delle nostre arti.
Quanto sopra non intende essere un quadro esaustivo della realtà della liuteria nel nostro paese, in quanto molto più sfaccettata e con molte eccezioni, tuttavia sufficiente perchè possiate farvene un'idea.
Onorino
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Messaggio da Onorino »

Per integrare il discorso di Claudio e per rispondere alla domanda di Jofal vorrei dire che i giapponesi ovviamente non sono fessi, i prezzi al cambio sono molto favorevoli a loro, dandogli la possibilità di acquistare a prezzi vantaggiosi con ampio margine di guadagno per i venditori italiani. Credo che sia la ragione dell'esodo in massa anche degli strumenti italiani antichi, se vedete la vetrina virtuale del sito Tokio che ho già citato vi rendete conto che in questo negozio si può acquistare un Morassi o se siete disposti a spendere di più anche un Amati, Montagnana o Stradivari, basta pagare! Rimane comunque il fatto che oltre alla passione dei giapponesi per la musica classica (forse più di noi) i popoli del sol levante hanno una vera smisurata passione per l'arte italiana in tutte le sue manifestazioni, figuriamoci per il violino che nasce e si perfeziona in Italia. E' come se noi desiderassimo ardentemente una spada Samurai, l'acquisto si orienterebbe decisamente su spade costruite in Giappone.
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Messaggio da Onorino »

Un'altro appunto interessante da considerare sull'acquisto di un violino nuovo, se non si è proprio dei patacca ovvero se si ha un pò di sale in zucca per scegliere i liutai giusti e soprattutto bravi l'acquisto di uno strumento nuovo diviene una vera e propria forma di investimento. Negli anni '80 feci l'acquisto dell'Albanelli 1971, a rate, un pò tutti i mesi. Senza rendermene conto feci un'investimento perchè rivendendolo nel 2003 ne ho ricavato il triplo di ciò che spesi. Se si avessero due soldi varrebbe la pena di comperare strumenti nuovi da tenere da parte, è poi ciò che fanno di solito i concertisti che oltre agli strumenti antichi hanno una collezione nutrita di contemporanei che spesso rivendono dopo pochi anni dall'acquisto senza mai rimetterci.
giovi90
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Messaggio da giovi90 »

claudio ha scritto:Un Fiorini autentico, in buono stato e con expertise vale parecchie decine di migliaia di euro.
Sì è autentico, ora lo ha una violinista di un orchestra...
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bach76
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Messaggio da bach76 »

Giovi90 ... Hai prestato un Fiorini?Deve essere un'amica speciale........eh!eh! :P :wink:
jofal
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Messaggio da jofal »

Grazie Claudio per la risposta, molto interessante perché aggiunge un tassello importante alla conoscenza del contesto.
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bach76
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Messaggio da bach76 »

Sono daccordissimo con quello che dice il nostro Maestro Claudio......................Ciao :P :wink: :wink: :wink: :wink: :wink: :wink: :wink:
Davide
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Messaggio da Davide »

Ciao
A saper mio no....almeno fino agli anni '50
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Messaggio da Giovane_Liutaia »

claudio ha scritto: Io ho iniziato da autodidatta leggendo il libro di Sacconi, successivamente (e fortunatamente) iniziai una corrispondenza con Charles Beare, il quale mi ha offerto alcuni interessanti spunti per iniziare la mia nuova professione di liutaio. Nell'ottica di conoscere l'opera di Sacconi e i suoi allievi più da vicino, iniziai a visitare il laboratorio Bissolotti, in cui ho trovato sempre una grande disponibilità ad offrire dritte e consigli. Infine ho perfezionato la costruzione degli strumenti con Giobatta Morassi. Come si può vedere, non ho avuto un maestro nel vero senso della parola, ma una serie di importanti figure di riferimento da cui ho preso spunto.
Caro Claudio.. ma lo sai che Sacconi è stata la nostra prima bibbia? (Del mio maestro intendo e di conseguenza, mia). Anche nel nostro caso, la professione si è costruita assorbendo varie professionalità, di tanti maestri.... fino all'attuale linguaggio adottato.
Sono lieta di aver trovato questo punto d'accordo.
E concordo anche sul fatto che il M° Bissolotti sia una persona di grande disponibilità. Ci si può conversare piacevolmente e in maniera molto molto appagante per chi si districa nei meandri della liuteria.

Anzi io volevo aprire un topic sulla pubblicazione di Sacconi, ormai introvabile (almeno dalle mie parti) perchè l'unica copia di cui disponiamo è ormai rovinatissima dalle numerose consultazioni, e volevo sapere se qualcuno sa come poterne reperire una copia integra.
E dal libro di Sacconi, mi piacerebbe prendere spunto per aprire una discussione in generale sulle varie pubblicazioni.... uno scambio diciamo sulla lettteratura del settore.

Che mi consigli? Potrebbe essere interessante?
Sbozzato, scalpellato e dipinto da GL.
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claudio
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Messaggio da claudio »

Penso che su Sacconi ci possiamo incontrare benissimo! :wink:
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Alfredo
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Messaggio da Alfredo »

Si sente sempre dire che vogliono stampare di nuovo il libro di Sacconi nella versione italiana ma per ora non è stato fatto.
Esistono delle versioni in pdf...
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