fasi costruzione arco

Forum dedicato all'archetto e alle sue problematiche.
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violino7
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Messaggio da violino7 »

Porthos ha scritto:E' proprio il concetto di "vibralità" del legno che mi è oscuro, anche se definito in maniera empirica, cioè senza formule o grandezze fisiche.
Se poi si intende una generica "bontà" del legno, che deve essere compatto, leggero ed elastico, allora niente da dire, pendiamo tutti dalle foto e dalla affabilità di Mastro Marco (e mi associo al coro unanime dilodi)

"Vibralità": hai qualche sito dove se ne parla?
Probabilmente hai ragione tu ed il termine che ho usato "vibralità" è improprio e credo esista un'altra parola per esprimere meglio il concetto.

Io l'ho derivato dall'esame della tavola armonica in abete che "vibra" e la formazione e conducibilità delle onde sonore sono in relazione alla vibralità del legno (appunto, lungo le linee anellari, meglio se più fitte al centro).

Lo stesso concetto di conducibilità delle onde sonore può essere riferito a tutti i tipi di legno, ma non tutti conducono nello stesso modo.

Ho letto in un articolo che Stradivari andava in Val di Fiemme a scegliere i tronchi per le tavole. Faceva mettere il tronco su due castelletti. Lui si poneva da un lato, faceva battere dalla parte opposta con un martello e, ponendo l'orecchio sul taglio, ascoltava il suono che gli arrivava. Così poteva in maniera empirica misurare la conducibilità del suono attraverso il legno.
Questo è il concetto che intendo genericamente per "vibralità"!
Probabilmente non è la stessa cosa di "conducibilità del suono" ed era quest'ultimo che dovevo usare. Ma il concetto è questo.

Mi sembra che Lucchi parla apertamente di questa capacità del legno in maniera differenziata da legno a legno.

Ed è questa la differenza quando parliamo di legno più o meno adatto per costruire un archetto, penso io!

Questo di base, perchè influiscono altri elementi anch'essi importanti! Ma questo è il principale, che non può mancare in un buon arco.

Io comunque non sono un esperto studioso della materia! Anzi sono curioso ed ansioso di imparare cose nuove. Quindi non sono in grado di fornire formule, che poi non credo servano su questa materia abbastanza empirica.

Sostanzialmente a me interessano i concetti! E questo concetto basilare credo di averlo assimilato bene. Il problema sicuramente sono le parole!
Su una parola usata male o in maniera impropria qualche volta si può equivocare.
Scusatemi! L'importante è che mi sono corretto!
.
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- Lino Santoro -
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claudio
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Messaggio da claudio »

forse volevi dire "vibratilità"?
andante con fuoco
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violino7
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Messaggio da violino7 »

claudio ha scritto:forse volevi dire "vibratilità"?
Si.

Grazie Claudio. Mi correggo di nuovo!
.
Ricercare sopra tutto due cose: la verità e la bellezza.

- Lino Santoro -
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Porthos
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Messaggio da Porthos »

Capito.

"Vibralità" o "Vibratilità" sono due parole che hanno un bel suono (manco a farlo apposta...) ma il concetto è sempre quello, cioè la velocità del suono nel legno.
Il tester di Lucchi misura proprio quella, attraverso la misura del tempo di propagazione.

Comunque è vero, ci sono tronchi che "suonano" in un certo modo e tronchi più sordi (ho lavorato di motosega in qualche occasione, ma non per procurarmi materiale di liuteria) e penso dipenda dalla quantità di acqua che hanno ancora nelle fibre e da quanto queste sono fitte.

A proposito, domanda per i liutai: si vedono tavole con venatura sia fittissima (passo un millimetro o meno) che lasca (6-7 mm). Il suono dello strumento (a parità del resto) in cosa cambia?
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claudio
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Messaggio da claudio »

Vibratilità vuol dire "che vibra" o che ha capacità di "vibrare", il misurare la velocità del suono in un corpo legnoso non ne certifica necessariamente le buone capacità "vibratili". Ma più che di vibratilità bisognerebbe parlare di elasticità, ossia la capacità di un corpo sottoposto a deformazione di ritornare ad assumere la posizione originaria. Il modulo di Young sicuramente ci aiuta a determinare l'elasticità dei corpi, ma è anche vero che questo tipo di disciplina fisica/meccanica è più adatta ai calcoli ingegneristici di strutture complesse (ponti, tralicci, ecc). L'analisi di un corpo elastico attraverso i calcoli matematici sta all'analisi di un corpo umano servendosi solo degli esami sanguigni: in nessuno dei due casi, specialmente nel secondo, non si tiene conto del fattore "anima", che sarà anch'essa frutto di un ben preciso quadro biologico, ma molto difficilmente inquadrabile in modo sistematico.
In una tavola armonica di uno strumento ad arco si sa che una vena larga produce in generale un suono più dolce, e così pure una tavola a vena stretta dovrebbe produrre un suono più duro, ma ciò non è assolutamente sempre vero. Anzi, l'affidarsi a schemi mentali piuttosto che il tentare di capire il materiale che si ha per le mani, produce spesso conseguenze impreviste, perchè troppi sono i parametri di cui tener conto. La densità dei materiali è solo uno di questi parametri, anche se tra i più importanti.
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andrea69
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Messaggio da andrea69 »

ma sempre parlando del suono di un arco, per mia esperienza ho visto che quegli archi che in mano sentivi "fermi", cioè senza praticamente avvertire le vibrazioni della corda trasmesse all'arco medesimo, suonavano sempre di più e meglio di quelli che sentivi vibrare in mano.
Forse il concetto espresso da Porthos è quello giusto: meno un arco "frena" la vibrazione e più esso darà suono.
Ma appunto per arrivare a tal risultato concorrono varie cose: io penso in primis la distribuzione degli spessori lungo la bacchetta e soprattutto lo spessore massimo ad essa assegnato (variabile naturalmente a seconda del materiale a disposizione), il tipo di materiale impiegato. la lunghezza della bacchetta, il suo peso, l'altezza della testa e del nasetto.
Un mio amico violoncellista ha appena acquistato un Nicolas Maline, più lungo del normale, molto elastico e dal legno molto scuro. Quest'arco sembra fatto in modo piuttosto approssimativo, ma vi assicuro che suona incredibilmente di più di qualunque altro arco da violoncello che io abbia finora visto.
Inoltre secondo Mimmo Peruffo, gli archi barocchi costruiti con il crine agganciato al tallone direttamente sulla bacchetta suonano di più di quelli con i crini attaccati al nasetto (!).
Che ne pensate? Quanto possono influire sul suono questi fattori?
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Giovane_Liutaia
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Messaggio da Giovane_Liutaia »

Mi ripeto, ma dò anch'io il mio benvenuto al maestro.
Grazie Claudio per questa preziosa presenza che ci hai concesso. :mrgreen:
Barbamarco ha scritto: Il fatto che spesso si preferisca il pernambuco dipende essenzialmente da un fattore: il legno ferro ed il legno serpente sono legni più pesanti, specialmente il legno serpente, quindi la costruzione dell'arco moderno diventa più problematica, poichè è difficile limitarli alla giusta fascia di peso: avendo parti metalliche che già appesantiscono (anello, ginocchio, fasciatura, parti metalliche del bottone) un legno pesante di certo non aiuta, perciò per compensare è necessario assottigliare molto la bacchetta.
.. approposito di questo, spesso mi è capitato che alcuni violinisti abbiano voluto sostituire l'avvolgimento metallico originale d'argento, con uno più leggero in baffo di balena (pur avendo archi in pernambuco, quindi leggeri) perchè risultavano pesanti e sbilanciati.
Può dipendere dal fatto che siano stati mal bilanciati gli archetti in fase di costruzione? (il chè non mi meraviglierebbe visto che - almeno dalle mie parti - circolano archi non artigianali o comunque provenienti chissà da dove) oppure nella prassi esecutiva capita di trovare questo tipo di problematica, pur avendo un arco costruito secondo i canoni riconosciuti come validi?

P.S. concordo con Marco riguardo all'uso troppo fiscale delle regole fisiche; personalmente mi piace pensare che la musica, specie nella dimensione di cui ci stiamo occupando, è una caratteristica del tutto soggettiva e varia a seconda delle esigenze e delle sensibilità di ciascuno. Di conseguenza il liutaio e l'archettaio sono dei "sarti" che realizzano il loro prodotto su misura .... :mgb:
Sbozzato, scalpellato e dipinto da GL.
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claudio
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Messaggio da claudio »

Bisogna ringraziare Marco (ma anche Neuma) per la loro disponibilità, sono persone veramente speciali.
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