L'Archetto - La costruzione

Forum dedicato all'archetto e alle sue problematiche.
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Barbamarco
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Messaggio da Barbamarco »

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Dopo la curvatura procediamo la lavorazione della bacchetta togliendo i millimetri precedentemente lasciati in abbondanza. In questa fase useremo il pialletto autocostruito a lama diritta. Per dare al pialletto possibilità di scorrimento, comprimeremo la bacchetta sul tavolo esercitando una forte pressione.

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Verifichiamo gli spessori usando il calibro di precisione già mostrato in precedenza.

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Arrivati a questo punto cominciamo la lavorazione della punta che si articolerà in diverse fasi; la prima sarà l'incollaggio della scarpetta che è quella piastrina fissata nella parte inferiore della punta. Negli archi di liuteria essa è in genere realizzata in avorio su cui verrà incollata una striscia di ebano spessa 0,5 mm. La punta è una parte molto delicata della bacchetta e la scarpetta ha una funzione importante: salvaguardarne l'integrità in caso di urto. Nella foto stiamo modellando la superficie che dovrà ospitare la scarpetta (che è bombata) con l’uso della lima

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Verifichiamo che la scarpetta combaci perfettamente con la superficie appena lavorata.

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Procediamo ora con l'incollaggio; come si può vedere dalla foto, è stato fissato un legnetto alla parte superiore della bacchetta; esso ci consentirà di avere un solido appoggio per la rilegatura, che terrà bene aderente la piastrina d'avorio con il legno dell'arco.
La colla normalmente usata è quella vinilica. Essa dovrà asciugare per circa dodici ore.

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A questo punto comincia la lavorazione vera e propria. Con l'aiuto di questa sagoma di cartone precedentemente preparata....

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.....avremo la possibilità di ricalcare (disegnare) sul legno la forma che vogliamo dare alla nostra punta.

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Sgrossiamo con un seghetto da traforo


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Cominciamo a modellare la punta usando delle grosse raspe..

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Continuiamo a modellare usando il coltellino....

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.....per poi rifinire servendoci di lime sempre più fini

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Procediamo con la terza e ultima fase che riguarda la lavorazione della punta: eseguire la mortasa, che è lo scavo che ospiterà il nodo del crine. Cominciamo a disegnarne la forma....

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Lo scavo verrà iniziato con l'aiuto di un trapano a mano, e poi continuato usando gli scalpellini.

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Rifiniamo gli angoli e tutte le altre parti della mortasa usando le lime ad ago.
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Barbamarco
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Messaggio da Barbamarco »

Volevo solo fare una precisazione: nelle foto spesso si vedeno alcuni macchinari. Da poco mi affido al loro aiuto solo per certe operazioni e per ragioni di produttività, in quanto, fino a poco tempo fa, il mio lavoro era interamente eseguito a mano. Io non trovo sbagliato che un liutaio, un archettaio, si affidino all' operato di macchine utensili, purchè ci si ricordi che la macchine devono essere un semplice ausilio per favorire la scorrevolezza del lavoro. Quello che però mi sento di consigliare vivamente a tutti coloro i quali vogliono per hobby o professione di avvicinarsi all' archetteria di imparare innanzitutto le procedure manuali che consentono anche una maggior "consapevolezza" del materiale e dei suoi comportamenti.
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Giva
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Messaggio da Giva »

caspita! sempre foto belle e esaustive..
nel frattempo, posso chiederti a che modello/autore ti sei ispirato? oppure è un disegno tuo personale?
"Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte"
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Barbamarco
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Messaggio da Barbamarco »

Spesso mi sento fare questa domanda.... E importante osservare i modelli che eseguivano gli archettai storici; una buona prassi è anche osservare le forme delle punte di ogni arco che ci viene portato, per esempio, da riparare, ma, io penso che sia anche importane crearci un nostro modello personale, in quanto la punta è la parte dove l'archettaio ha più possibilità di esprimersi, e, di conseguenza, è la sua "firma".
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Giva
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Messaggio da Giva »

capisco..
grazie ancora :)
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Octopus
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Messaggio da Octopus »

Sono affascinato... :)
Barbamarco, continua...
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Barbamarco
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Messaggio da Barbamarco »

Dopo aver lavorato la punta in tutte le sue parti, spostiamoci dalla parte opposta della bacchetta e cominciamo una fase di lavoro che richiede molta precisione:

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La prima fase sarà costituita dall’operazione di adeguamento alla coulisse del nasetto la parte di ottagono della bacchetta su cui il nasetto stesso sarà ospitato. Per fare questo ci serviremo di una lima

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E’ molto importante che le tre facce della coulisse del nasetto combacino perfettamente con le tre facce della bacchetta su cui il nasetto si appoggerà. Un efficace accorgimento per ottenere questo risultato è quello di stendere della semplice grafite sull' ottagono della bacchetta, dopodichè.....

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....proveremo a far scorrere il nasetto sull' ottagono; se alcune zone della bacchetta si dovessero rivelare ancora sporche di grafite, sapremo che in quel punto la coulisse del nasetto non combacia perfettamente e quindi dovremo abbassare le parti dove la grafite è stata tolta. Quando lo scorrimento del nasetto toglierà tutta la grafite dalle tre facce dell' ottagono avremo la certezza del giusto raccordo tra le due parti. Volendo, è anche possibile l'operazione contraria, cioè passare con grafite la coulisse del nasetto e poi abbassare l'ottagono nel punto in cui verrà segnato dalla grafite.

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Stiamo verificando l'assetto dell'arco. Guardiamo la bacchetta dall'alto nel punto in cui passa sopra all'anello del nasetto, ponendo cura di avere quest'ultimo in posizione perfettamente centrale alla bacchetta, con uguale margine sia a destra che a sinistra; poi, spostando esclusivamente gli occhi e (importante!) non la testa, guarderemo la punta che - come l'anello - dovrà uniformemente essere ai lati della bacchetta. Se questo si verifica l'assetto sarà corretto, diversamente dovremo ancora ritoccare il raccordo nasetto-ottagono con le medesime operazioni descritte in precedenza.

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Arrivati a questo punto possiamo eseguire la mortasa, dettaglio che si può vedere in qualunque arco ed è quello scavo dove scorre la madrevite. Detta mortasa è una parte fondamentale dell’arco, in quanto ospita il meccanismo che ci permette di dare tensione al crine, e di conseguenza va eseguita correttamente e con la massima precisione possibile. Lo scavo potrà essere innanzitutto sgrossato praticando una serie di fori per mezzo di un trapano a mano, oppure.....

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..... con l'aiuto di una macchina fresatrice, purchè gli avanzamenti della tavola a croce siano morbidi e graduali al fine di non scheggiare il legno.

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Continuiamo la lavorazione della mortasa prima con lo scalpellino e poi con le lime ad ago.
Queste ultime operazioni termineranno quando.....

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....la madrevite entrerà nella mortasa. E’ importante che la madrevite non oscilli all'interno dello scavo, per garantire una maggiore stabilità del nasetto.
stringbrass
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Messaggio da stringbrass »

Innanzitutto complimenti per la chiarezza e la completezza con le quali stai illustrando e spiegando le fasi della costruzione dell'archetto. Grazie a te sto completando le nozioni occorrenti per un altro tentativo che vorrei fare (un primo aveva sortito risultati penosi e un secondo, un po' meno deprecabile ma non ancora accettabile, era stato frustrato anche da un nodo comparso verso la punta). Ora ho a disposizione una migliore attrezzatura e legname discreto, oltre a misure e disegni di alcuni archi d'autore. Vorrei chiederti quale accorgimento si debba adottare per una corretta rastrematura delle facce laterali della bacchetta (in fase di sgrossatura), in modo che proceda simmetricamente rispetto all'asse longitudinale. Un vecchio liutaio, costruttore anche di buoni archi, mi spiegava che iniziava il lavoro mettendo la bacchetta perfettamente in quadro. Ho visto nelle tue illustrazioni che la rastrematura delle facce superiore e inferiore si ottiene lavorando su quella inferiore e controllando gli spessori. Come si fa per le due facce laterali? Grazie.
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Messaggio da Barbamarco »

Rispetto alla rastrematura tra il lato superiore e quello inferiore, dove abbiamo un lato che non si modifica (di solito quello superiore) e l'altro che si restringe, la rastrematura delle facce laterali è più problematica, in quanto le due facce progressivamente devono convergere verso la punta in modo simmetrico.
Un sistema può essere quello di tracciare un riga sulla mezzeria della bacchetta come asse di riferimento e poi, controllando con lo sguardo (che avrà sempre l'ultima parola) dare la conicità avendo cura che i lati della bacchetta si avvicinino a poco a poco mentre procedono verso la punta.
Un altro sistema è lavorare la bacchetta in modo che essa abbia lo stesso calibro dal tallone alla punta, poi procedere con un lato per volta. Per esempio, se cominciamo a rastremare il lato destro avremo quello sinistro che resterà costante e sarà un riferimento sicuro. Terminato il lato destro, la conicità del lato sinistro verrà di conseguenza, avendo il lato destro già rastremato come guida. Importante è verificare spesso con i nostri occhi e controllare via via con il calibro.
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Messaggio da Barbamarco »

Dopo aver realizzato la mortasa procediamo con il praticare il secondo foro già menzionato in precedenza; con esso permetteremo alla vite di alloggiare interamente nella sua sede all'interno della bacchetta.

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quella che vedete nella foto è una punta speciale, di 3 mm di diametro, che nei primi due centimetri si restringe diventando di 2,5 mm. In questo modo avremo una punta che potrà.....

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....entrare ed attraversare la madrevite senza danneggiarne la filettatura interna. Come si può intuire, sarà la madrevite stessa a servire da guida sicura per determinare la giusta altezza che il secondo foro dovrà avere per essere esattamente in asse con quello realizzato in precedenza. In questo modo permetteremo alla vite di ruotare perfettamente all'interno della sua sede senza forzature.

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Ora posizioniamo la bacchetta ed il nasetto con madrevite nella morsa di un trapano a colonna ed eseguiamo l'operazione.

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Con una lima modelliamo e sagomiamo l'estremità della bacchetta, in modo tale che le otto facce dell'ottagono corrispondano alle le otto facce del bottone.

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Questo è il risultato

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A questo punto possiamo arrotondare la bacchetta. Pialleremo gli angoli dell'ottagono fino a ottenere 16 lati, dopodichè smusseremo tutti gli spigoli fino a che la bacchetta non sarà rotonda. In questa fase ci serviremo nuovamente del pialletto autocostruito a lama diritta.

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Eliminiamo tutti i segni della lavorazione utilizzando carte abrasive sempre più fini, avvolgendo esse su una piasta mettallica per ottenere una levigatura il più possibile precisa. Terminata questa operazione la bacchetta è pronta per essere lucidata a gomma lacca: sarà l’argomento delle prossime foto.
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Messaggio da Barbamarco »

Siamo arrivati alla fase della prima pesatura dell'arco. Come vedete, è stato montato un crine provvisorio: questa misurazione va effettuata comprendendo anche il peso del fascio di crine (che si aggira intorno ai 4-5 grammi) e quello della fasciatura, che dobbiamo ancora realizzare. Il peso di quest'ultima è circa di 3 gr.
Dopo la prima pesatura, e dopo aver tenuto conto del peso dei suddetti elementi ancora da aggiungere, potrebbe rivelarsi necessario un ulteriore alleggerimento della bacchetta, considerando che un arco da violino può pesare tra i 55 e i 65 gr., naturalmente tenendo conto del peso richiesto dal committente. Visto che ho parlato di crine già montato, tengo a precisare che l'incrinatura non è una fase che ho saltato: sarà spiegata in dettaglio nella prossima serie di foto.

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Una volta raggiunto il peso desiderato, lucidiamo la bacchetta usando la gomma lacca. Questa verrà stesa a tampone, che è realizzato con un batuffolo di lana su cui viene avvolta una pezzuola di stoffa. E’ importante che la stoffa sia a trama fine e non ‘pelosa’ (es., il popeline di cotone), per poter stendere bene la gomma lacca senza lasciare i segni del tampone.

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Cominciamo a montare la fasciatura. In questo caso monteremo la più comune, quella realizzata con un filo d'argento di 0.25 mm di spessore. Nella foto stiamo eseguendo, servendoci di una punta di 0.5 mm, un foro profondo 2-3 mm; esso dista 6-7 cm dal nasetto e servirà da aggancio al filo stesso.

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Fissando saldamente il rotolo di filo d'argento in una morsa, procediamo ad avvolgere il filo sulla bacchetta avendo cura che le varie spire siano ben aderenti tra di loro senza lasciare spazi vuoti.
L'avvolgimento terminerà a 2-3 mm dal nasetto.

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Con una saldatura a stagno blocchiamo il filo in modo che esso non abbia più possibilità di movimento.

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Lavoriamo un pezzo di pelle di vitello lungo 2.5 cm smussando con un coltellino tutti i bordi in modo da creare quello che viene chiamato "barilotto"; fisseremo poi la pelle sull'avvolgimento con una colla neoprenica. Una piccola striscia di pelle sarà applicata anche all'inizio della fasciatura per garantire più stabilità all'avvolgimento.
Bene, ancora due appuntamenti ci attendono ed entrambi riguarderanno l'incrinatura. A presto.
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Messaggio da cristiano »

il tuo racconto ci emoziona.........
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Messaggio da Giovane_Liutaia »

Barbamarco ha scritto: [...] fisseremo poi la pelle sull'avvolgimento con una colla neoprenica.[...]
Ciao, avrei una curiosità.
La pelle sull'avvolgimento, ha una standard di lunghezza?E se si da cosa dipende? Te lo chiedo perchè mi capita spesso di vedere archi che hanno un inserto originale di pelle molto corto, altri molto lungo; immagino che ogni esecutore possa avere delle preferenze, ma mi chiedo se effettivamente c'è una regola di base.
Il tipo di pelle,inoltre (ho visto montata anche pelle di coccodrillo), che caratteristiche sarebbe opportuno che abbia?

P.S. Mi ripeterò, ma davvero complimenti !!! :)
Sbozzato, scalpellato e dipinto da GL.
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Messaggio da Barbamarco »

Per quanto riguarda la lunghezza della pelle sull'avvolgimento possiamo dire che non esistono misure standard; normalmente deve esserci una lunghezza di 2-2,5 cm (per l'arco da violino). Misure più lunghe o più corte devono essere stabilite basandosi sulle esigenze del musicista a cui l'arco è destinato; anni fa realizzai un arco per un cliente che, per avere maggior sicurezza nell' impugnare l'arco, volle la porzione di pelle lunga in modo da coprire quasi interamente l'avvolgimento metallico; in altri casi mi venne richiesta una misura più corta.... Di solito la pelle più comunemente usata è quella di vitello; tutte le varietà resistono bene alla
sudorazione e all'usura provocate dalla mano; la pelle di coccodrillo o di iguana sono esteticamente più belle e montate su specifica richiesta del musicista.
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Messaggio da Barbamarco »

Eccoci al primo dei due appuntamenti che riguardano l'incrinatura.

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in questa foto potete vedere le prime cose che servono per cominciare a montare il crine: una spola di filo di cotone, un frammento di pece greca e un fornellino ad alcol.

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Dopo aver bloccato il mazzetto di crine in una morsa, cominciamo ad eseguire la rilegatura servendoci del filo di cotone; con una forbice taglieremo poi la porzione di crine che abbiamo al di sopra della rilegatura lasciando 2-3 mm da quest'ultima.

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Operazione molto importante: quella di fondere la pece greca, distribuirla sulle testine dei crini e poi bruciare queste ultime sulla fiamma del fornellino ad alcol. In questo modo......

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......le testine dei crini si fonderanno e l’estremità stessa aumenterà di volume, in modo da non poter più uscire dalla rilegatura (come potete vedere dalla foto).

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Servendoci di un coltellino da balsa comiciamo a preparare il tassello, cioè il pezzetto di legno che andrà ad inserirsi nella mortasa e terrà il fascio di crine saldamente ancorato al nasetto.
Generalmente i tasselli sono realizzati con legno di tiglio, betulla o salice: essendo questi legni spugnosi, prendono facilmente la forma della mortasa in cui saranno inseriti.

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Modelleremo il tassello fino a quando non avrà la giusta forma per combaciare nella sua sede.

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Dopo aver nuovamente scaldato la pece sulla fiamma, la distribuiremo sulla rilegatura realizzata in precedenza, in modo che essa non abbia più possibilità di slittamento.

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Con la pece sulla rilegatura ancora calda inseriamo il nodo e il tassello nella mortasa.

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Comprimiamo bene il tassello (nella foto vediamo come si presenta il crine ancorato al tallone).

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Tiriamo il fascio di crine in modo che il nodo si porti esattamente sotto il tassello.

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Dopo aver bloccato la bacchetta in una grossa morsa (questa è autocostruita), cominciamo a pettinare il crine: l’operazione si può effettuare con un normale pettine a denti fini. Questo passaggio è fondamentale alla buona riuscita dell’incrinatura, in quanto è necessario fare in modo che i crini siano al più possibile paralleli tra di loro per garantire il buon rendimento dell'incrinatura.

Per ora ci fermiamo qui, le altre fasi dell'incrinatura ve le rimando alle prossime e ultime serie di foto. Siamo quasi arrivati al traguardo.....
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