Vita di un archetto.

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violino7
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Vita di un archetto.

Messaggio da violino7 »

Qualche tempo fa su un blog di liuteria ho letto questo concetto, riguardo al quale chiederei conferma a Marco Pasquino, o semplicemente mi interesserebbe sapere il suo parere professionale (si parlava di violini e di archetti):

Se non intervengono fattori estranei e sono stati tenuti bene, i violini con il tempo guadagnano in prestazioni (ed anche in valore) mentre gli archetti perdono perchè più si usano e più si sfibrano!

Per intenderci, ad esempio, un archetto Tourte (credo sia lo Stradivari degli archetti) oppure un Sartory, non è detto a priori che sia il meglio per un violinista professionista, bisogna vedere quanto esso sia stato utilizzato nel corso di così tanto tempo dal suo nascere e più lo è stato e meno sarebbe affidabile come rendimento.

Ho anche pensato che potesse trattarsi semplicemente di un parere di parte e di interessata speculazione commerciale, come alcune volte può succedere, ma altri elementi mi hanno portato successivamente a tenere questa teoria in valida considerazione.
Questa cosa allora l'ho recepita mentalmente come molto importante! Di conseguenza ne deriverebbe, come concetto basilare, andando nel pratico:

di massima è meglio un archetto di fabbricazione recente che un archetto usato da molto tempo, a parità di qualità di legno ed altri parametri generali, questo per non rischiare sulla durata ed avere contemporaneamente un rendimento ottimale!

Ho letto che è molto difficile trovare un archetto di autore ottocentesco importante che allo stesso tempo sia stato poco usato, come per dire che le quotazioni non sempre hanno proporzionalmente rispondenza con il rendimento sul suono.

Chiedo questo anche come ulteriore chiarimento rispetto ad altra discussione se convenga o meno riparare un archetto datato e gravemente danneggiato! :(

Grazie.
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- Lino Santoro -
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Barbamarco
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Messaggio da Barbamarco »

Guarda, è una domanda che si sente di frequente; sulla base della mia esperenza, un arco, se costruito con un legno di buona qualità, se la curvatura è equilibrata, e soprattutto se è stato scaldato con una corretta metodologia in fase di piegatura, non si sfibra, anzi: suonandolo regolarmente e mantenendo costantemente in vibrazione il legno, con il passare del tempo, potrebbe addirittura migliorare.
Se, a lungo andare, un arco si sfibra, potrebbe voler anche che la bacchetta non è stata scaldata bene: in questo caso solo le fibre più esterne accettano la piegatura, mentre quelle più interne si spezzano e di conseguenza l’arco non funziona come dovrebbe.

Alcuni archettai usavano far bollire la bacchetta nell’olio di lino per ore ed ore allo scopo di ammorbidire il legno, con il risultato che sì l’arco accettava facilmente la piegatura, ma dopo un certo numero di anni perdeva quasi inevitabilmente il nervo.
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violino7
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Messaggio da violino7 »

Grazie Marco,

dalla tua risposta si possono capire quali possano essere le tante incognite che si possono celare dietro un arco usato, a maggior ragione se prodotto in serie! Al contrario, l'ideale sarebbe di recarsi da un archettaio professionista che eventualmente spieghi tutte queste problematiche e la metodologia di costruzione da lui utilizzata, partendo dalla qualità del legno, certamente altamente selezionata.

Io fino a qualche tempo fa non avevo capito come fosse possibile una differenziazione di prezzo così elevata tra archetto ed archetto apparentemente poco differenti, ma ora mi rendo conto che fondamentale è la professionità dell'archettaio in quanto alcuni parametri di qualità possono essere garantiti solo con un qualificato lavoro manuale. :? E' questo il motivo per cui entra in gioco un certo rapporto diretto, personale, tra musicista ed archettaio.

In teoria queste cose ora le capisco, ma ritengo sia poi sempre difficile distinguere tra qualità e qualità trovandosi davanti a due archetti magari quasi uguali, in special modo ragionare su parametri di prezzi; questa immagino sia materia di buona preparazione professionale. :roll:
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- Lino Santoro -
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