in principio: cassa in legno con corde. Storia del violino

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gewa89
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Messaggio da gewa89 »

A dire il vero quello che intendevo io era un po' diverso, non metto in dubbio l'importanza di un'analisi storica orizzontale che prenda in considerazione piu' aspetti (che e' poi quello che mi piacerebbe si riuscisse a fare in questo contesto). Mi incuriosisce e' il fatto che questi strumenti siano stati messi nelle mani di nobili, santi, angeli e quant'altro (forse perche' questi erano i soggetti maggiormente raffigurati?). Ho l'idea, forse errata, che lo strumento nasca dal popolo. Il violino e' considerato talvolta lo strumento principe e forse questo dipende anche dalla sua storia e diffusione. Non so se questa volta sono riuscita a rendere l'idea.

Quali legni venivano utilizzati per i primi strumenti di cui si sono trovati esemplari?


Claudio, in qualita' di piu' che appassionato di archeologia e liutaio saggio, la tua guida per l'elaborazione di un discorso sarebbe quanto mai utile.


Grazie Neuma per i link :D Io sono sempre un po' pigra e di solito con poco poco tempo.
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Porthos
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Messaggio da Porthos »

E' vero che uno strumento nasce dal popolo, e sinceramente non l'avrei pensato per il violino, ma non sempre il popolo ha la capacità o la possibilità di portarlo ai limiti e di orientarne più di tanto l'evoluzione.

Invece tutto ciò avviene negli ambienti dotati di efficace strumentazione culturale (a quei tempi, ancora musica e filosofia andavano a braccetto).

Poi arriva il pittore cerca di mostrare l'idea, distillata e condivisa, sull'uso degli strumenti, non di fare un reportage.
ted
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Messaggio da ted »

riguardo all'utilizzo del'iconocografia classica per la ricerca storica e la conseguente colocazione temporale dello strumento vorrei portare il mio modestissimo contributo.
Condivido l'affermazione di claudio circa la mancanza di interdisciplinarietà tra le varie branche della archeologia e di come ciò possa portare a dei clamorosi errori.
Un mio collega è anche oplologo di fama internazionale; più di una volta ha rinvenuto grosse contraddizioni tra la datazione di un dipinto ed il tipo di arma in esso raffigurata.In buona sostanza è accaduto alcune volte che in un dipinto attribuito ad un pittore , ad es. del '500, vi era la raffigurazione di un'arma di epoca successiva.Questo esempio consente di dire che l'interdisciplinarietà consente in certi casi di svelare alcuni errori ( o falsi, perchè la falsificazioen era in uso anche nei secoli scorsi).
Riguardo agli errori dei pionieri dell'archeologia che rincorrevano la scoperta del tesoro a scapito di una metodologia stratigrafica, mi sento di fare elcune considerazioni.
Nella mia cittadina è presente una vasta area archeologica di epoca tardo-romana,la sovrintendenza ha effetuato alcune campagne di scavo nel corso di circa 45 anni, con effetti alquanto limitati per mancanza di fondi.
Certamente procedere allo scavo per tagli di dieci centimetri alla volta determina una raccolta di maggiori informazioni per l'esatta comprensione ed utilizzo storico del reperto, tuttavia essa è una metodologia maledettamente dispendiosa che determina il prosciugamento dei limitati budget a disposizione.
La conclusione è che camminando sulla zona archeologica dopo l'aratura assisto al ricorrente scempio della necropoli sottostante osservando framennti di finissima fattura di vetro,terracotta,avorio e bronzo.
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claudio
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Messaggio da claudio »

@ted:
uno dei motivi per cui non ho finito il mio corso di studi in archeologia è stato proprio il discutibile approccio che gli italiani hanno con l'archeologia. L'unica scusante è che essendo l'Italia un territorio dove si trova di tutto ad ogni scavo, è praticamente impossibile stare dietro ad ogni realtà. Ogni atteggiamento ha i suoi eccessi, bisogna in qualche modo stare nel mezzo per evitarli. In questo sono molto bravi gli inglesi che fin da epoche lontane hanno sempre dimostrato una capacità di studiare i vari contesti storici ed artistici senza mai trascurare i contributi dati da altre discipline apparentemente estranee. Nel caso degli strumenti prima o poi si arriverà anche a fare una mappa delle scuole italiane e tedesche d'intaglio e a ricostruire così metodi e processi costruttivi fondamentali per la storia della liuteria. Oggi si preferisce ancora una trita e ritrita "caccia al tesoro" volta a celebrare gli antichi violini per l'ennesima volta senza offrire tuttavia qualche spunto per una diversa metodologia di indagine. In questo sono anche responsabili i vari esperti italiani ed internazionali che sembrano avere poco interesse a sviluppare ed ampliare in maniera organica lo studio degli strumenti antichi.
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neuma
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Messaggio da neuma »

A questo proposito, mi permetto di riproporre (nel caso fosse sfuggito) un link che avevo già citato in un altro thread: quello del liutaio ed organologo francese Olivier Feraud, che si dedica alla ricostruzione di strumenti medioevali seguendo le antiche metodoligia e con un'attrezzatura in linea con quella di cui dovevano presumibilmente disporre gli artigiani del periodo.
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libellula
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Messaggio da libellula »

..molto simile al Khoor mongolo c'è lo "shamisen" giapponese strumento a tre corde con una piccola cassa armonica ricoperta di pelle di gatto o di cane. La differenza è che viene suonato con una sorta di grande plettro in legno.

http://www.hogaku.it/strumenti/shamisen.html
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claudio
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Messaggio da claudio »

Porthos ha scritto:E' vero che uno strumento nasce dal popolo, e sinceramente non l'avrei pensato per il violino, ma non sempre il popolo ha la capacità o la possibilità di portarlo ai limiti e di orientarne più di tanto l'evoluzione.

Invece tutto ciò avviene negli ambienti dotati di efficace strumentazione culturale (a quei tempi, ancora musica e filosofia andavano a braccetto).

Poi arriva il pittore cerca di mostrare l'idea, distillata e condivisa, sull'uso degli strumenti, non di fare un reportage.

Stradivari, gli Amati, i Guarneri, come pure i grandi pittori e intagliatori del Rinascimento e del Barocco erano per così dire di "pura" estrazione popolare.
Gli artisti portavano le idee e il know how per realizzarle, i committenti ci mettevano il resto, cioè i soldi. L'appartenere al ceto popolare, sempre che abbia capito la tua osservazione, non è sinonimo di ignoranza e mancanza di mezzi, perchè gli artisti venivano selezionati fin da bambini a seconda dell'inclinazione che mostravano per una certa branca artistica, quindi venivano mandati a bottega da un maestro che dopo anni di dura gavetta, insegnava loro i segreti del mestiere. La cosa interessante è che qualunque fosse il campo dell'arte a cui questi bambini fossero destinati, a tutti veniva inculcata una solida base fondata sul disegno e sullo studio della luce, e questo lo possiamo constatare facilmente dal gesto artistico che accomuna praticamente tutte le opere dell'antichità. L'ambiente colto in cui la musica andava a braccetto con la filosofia e la letteratura era perlopiù composto da dilettanti che fruivano delle opere prodotte dai grandi artisti. L'artista pittore, non porta quasi mai a compimento la propria opera con l'intento del reportage, ma spesso accadeva che in ossequio alla committenza si raffigurassero gli oggetti di uso quotidiano preferiti.


@libellula:
non so molto altro di musica mongola e quindi non so dirti a che epoca appartenga il brano che vi ho fatto ascoltare, ma presumo che abbia radici molto antiche, perlomeno medievali, e che attraverso la tradizione abbia conosciuto un certo processo di evoluzione.
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Porthos
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Messaggio da Porthos »

No. Mi riferivo ad un periodo più lontano. Non a quello dei grandi cremonesi, ma a quello medievale e rinascimentale.

L'idea era quella di imbastire una linea di evoluzione tra strumenti tipo ribeca, ad arco o a pizzico, e il violino. Se la ribeca serviva per le danze di strada, cosa l'ha fatta diventare viella e poi violino? (Neuma non inorridire, so che non è così semplice).

Ovvero, in altre parole, quale musica ha dovuto essere pensata e scritta (certo in ambiente non proprio popolare) per richiedere, o imporre, questa evoluzione?

E certamente non volevo fare un torto agli artigiani di Cremona, pur educati nell'arte figurativa e nell'arte del legno, di non essere nè compositori nè 'maitre à penser' dell'epoca. Anzi, forse, per essere bravi liutai bisogna possedere un solido realismo, libero non dalla capacità di pensare, ma da orpelli filosofici.
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claudio
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Messaggio da claudio »

Porthos ha scritto: L'idea era quella di imbastire una linea di evoluzione tra strumenti tipo ribeca, ad arco o a pizzico, e il violino. Se la ribeca serviva per le danze di strada, cosa l'ha fatta diventare viella e poi violino? (Neuma non inorridire, so che non è così semplice).
La ribeca è diventata violino quando il musicista si è separato dal liutaio, nel senso che queste due figure esistevano in una sola persona: il musicista era anche colui che si costruiva gli strumenti da sè. L'evoluzione degli strumenti è andata di pari passo con la musica e si sono influenzati in maniera alterna e reciproca. In antico bastava scavare un massello di legno per ricavare una ribeca, ma per fare un violino fu necessaria la mano specializzata di un intagliatore, fu così che l'intagliatore divenne liutaio. E' comunque lecito pensare che il violino sia nato "per strada", anche se i violini più antichi che conosciamo furono costruiti per il Re di Francia, ma si noti che quei violini costruiti da Andrea Amati servirono per accompagnare un viaggio itinerante di quel Re in Italia, e così deliziare il popolo italiano e i notabili dell'epoca con le meraviglie della corte francese. Più strada di così...!
Insomma era una grande e regale compagnia che come i saltimbanchi si portavano dietro gli strumenti con cui eseguivano e diffondevano le musiche.
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Messaggio da claudio »

un esempio moderno di violino raffigurato nell'arte: ben difficilmente l'oggetto violino sarebbe entrato a far parte di questa opera se non fosse stato un qualcosa ben impresso nella memoria collettiva. Ciò avveniva più o meno con le stesse modalità anche in antico.
Nella foto, una porzione dell'affresco che decora la stazione ferroviaria di Firenze, pregevole opera del contemporaneo livornese Giampaolo Talani.

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Rilancio l'argomento ponendovi una domanda. Fino ad ora si e' parlato di tanti strumenti con nomi diversi e di origini diverse, ma il termine "violino" o "viola", da dove arriva? Qualcuno conosce l'etimologia della parola?
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claudio
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Messaggio da claudio »

le ipotesi sono tante e tutte incerte, per me la più probabile è "fidula".
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Messaggio da neuma »

Quoto Claudio. L'origine più plausibile etimologicamente sembrerebbe essere "fidula" (con le molte varianti varianti "fidhla"/"fidhele"/"vidhele"/"vidula" ecc.), probabilmente attraverso lo spagnolo "vihuela" > "viuola" > "viola" ecc. (violino come registro soprano della viola, "viola piccola")
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Messaggio da gewa89 »

Il sapere.it riporta:

FIDULA:
termine di etimologia incerta (dal latino vitula o dal tedesco fidel) che designa gli strumenti medievali ad arco, contraddistinti dal manico indipendente dalla cassa armonica, e a sua volta caratterizzata dal fondo piatto e da ben rilevate fasce laterali. È considerato sinonimo di viella.

In un'altro articolo ho trovato che il termine VITULA potrebbe derivare dal verbo latino vitulor-vitularis-vitulari: esultare di gioia, intonare un canto di gioia, inneggiare.
Non so se questo possa essere corretto, ma mi piace pensare che il violino sia un mezzo per esprimere gioia!



P.S. Purtroppo nell'unico vocabolario di latino che sono riuscita a trovare su internet il termine vitula viene tradotto come vitella, giovenca:)
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Questo riguarda l'etimologia di 'violoncello', ma rende l'idea di quanto grande sia la confusione da districare, peraltro già evidenziata

http://www.cello.org/Newsletter/Article ... mology.htm

interessante anche questo:
http://www.etymonline.com/index.php?sea ... rchmode=nl

da cui sembra che mentre 'violino' indica (per l'uso del diminuitivo) un determinato membro di una famiglia di strumenti (il piccolo delle viole, così come violoncello sarebbe il piccolo dei violoni), il termine 'fiddle' (per l'etimologia citata anche da gewa89: Vitula era la dea romana della vittoria esultante), indichi due cose: lo stesso strumento musicale e l'atto di comportarsi in modo allegro e frivolo (significati che si ritrovano dal 1530 fino all'inglese attuale, che comprende anche il significato di 'smanettare')

http://dictionary.reference.com/search?q=fiddle

Insomma, l'impressione che può fare la mano sinistra di uno strumentista a chi guarda da incompetente
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