in principio: cassa in legno con corde. Storia del violino

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Ciurba
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Messaggio da Ciurba »

:D è piaciuto moltissimo anche a me :wink:
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Lore75
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Messaggio da Lore75 »

claudio ha scritto:Ho messo a disposizione il file di musica mongola e nessuna impressione? 8O

Francamente non avrei mai sospettato che sarebbe piaciuto solo a me, è una musica che a dispetto della primitività degli strumenti evidenza una elaborazione del pensiero altissima, in certi momenti sembra addirittura evocare atmosfere impressionistiche alla Debussy.
Il brano è molto bello, anche se ho bisogno di ascoltarlo in un momento adatto per poterlo apprezzare a fondo. Mi prometto di farlo al più presto, specie adesso che mi sto ascoltando il Quartetto Dorico di Respighi.
"Vola solo chi osa farlo." (L. Sepulveda)
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Porthos
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Messaggio da Porthos »

Claudio, dacci tempo, mica è una canzonetta....

Il brano mi è piaciuto molto, specie l'adagio cantabile con cui comincia (e che viene ripetuto alla fine, se il mio mp3 non dà i numeri). Mi fa pensare alle inquadrature di Kurosawa o a certe atmosfere da coro russo.

Una presenza un tantino troppo occidentale (nell'armonia) mi sembra intervenire nell' 'ostinato' centrale.

E' musica tradizionale o moderna di ispirazione etnica?
A me pare di sentire un ensemble di strumenti, almeno tre (un soprano un alto e un baritono), ciascuno dei quali dotato (insieme agli interpreti) di piena maturità espressiva.

Poi, tanto per chiedere l'impossibile a una persona che di tempo non ne ha molto, per fare un confronto timbrico mi piacerebbe sentire l'adagio suonato da Alfredo, nella tonalità che più gli aggrada (ma se ci sono altri disponibili...)



P.S.: la traduzione del titolo è "Leggenda di un cavallo"
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claudio
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Messaggio da claudio »

per quanto ne so io è musica tradizionale, visto che gli esecutori e gli strumenti sono della Mongolia, non mi aspetterei cose di troppo diverse. Nei brani in cui compare anche il canto, si fa un uso particolarissimo della voce.
http://it.wikipedia.org/wiki/Egschiglen
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Porthos
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Messaggio da Porthos »

Sarà anche OT, ma non perdetevi questo:
http://www.khoomei.com/ + click su link MP3

Oltre al morin khoor, che ormai conosciamo (a proposito, le corde sono fatte con crini di cavallo), c'è solo voce umana non trattata elettronicamente. Due performers, canto diplofonico (si canta una nota, si prende un armonico, si amplifica con la gola, si modula con le guance come se si suonasse lo scacciapensieri, si ottengono bicordi. Semplicissimo 8O ).
aldeo
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Messaggio da aldeo »

Mi accorgo sempre di più di essere un ignorante; ma il pezzo mongolo é davvero bello! Grazie! :lol: :lol:
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gewa89
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Messaggio da gewa89 »

neuma ha scritto: Dai dati di cui siamo in possesso, la strada più probabile (per quanto nulla vieta che sia stata l'unica) dell'ingresso del rabab in Europa è stata la Spagna, dove esiste ancora nella tradizione popolare il rabe morisco, cioè l'anello di congiunzione fra il rabab arabo vero e proprio e la ribeca...
Neuma, vorrei capire una cosa: il primo strumento ad arco utilizzato in Europa fu la ribeca?
Lo sviluppo verso la forma degli strumenti ad arco che noi conosciamo attualmente avvenne solo in Europa, giusto? Suppongo che questa evoluzione sia stata giudata dalla diversa cultura musicale e dalla diversa ricerca di sonorita', rispetto ad esempio alla musica orientale e mediorentale...e' possibile? Non so se sono riuscita a spiegarmi bene.


Riguardo alla musica mongola...la prima volta che mi trovai a contatto con le sonorita' provenienti dal lontano oriente fu odio (si tratto' della colonna sonora del film "Lanterne Rosse"). Con gli anni pero' e' nata una passione generale per le tradizioni di popoli eleganti e forti, ricchi di tradizioni lontane e antiche. Ricominciando a suonare il violino e' anche nata la voglia di provare a suonare quelle musiche. Quindi, per quanto mi riguarda, la tua sala d'ascolto e' stata quanto mai gradita.
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Messaggio da neuma »

gewa89 ha scritto: Neuma, vorrei capire una cosa: il primo strumento ad arco utilizzato in Europa fu la ribeca?
Lo sviluppo verso la forma degli strumenti ad arco che noi conosciamo attualmente avvenne solo in Europa, giusto? Suppongo che questa evoluzione sia stata giudata dalla diversa cultura musicale e dalla diversa ricerca di sonorita', rispetto ad esempio alla musica orientale e mediorentale...e' possibile? Non so se sono riuscita a spiegarmi bene.
Arduo dirlo, anche perchè bisgnerebbe poter determinare con certezza se, ad esempio, la viella deve considerarsi derivata analogamente dal rabab, o non piuttosto dalla crotta nella fase in cui era già stata apposta a questa una tastiera: entrambe le ipotesi sono ritenute egualmente plausibili, anzi alcuni dettagli farebbero propendere per la seconda dal momento che alcune vielle hanno in comune alle crotte una o due corde esterne al ponte, non tastabili e facenti funzione di bordone: il rabab non presenta una soluzione tecnica di questo tipo.
Sul piano testimoniale, comunque, per l'area europea le tracce relative alle lire ad arco che ci sono pervenute paiono essere un po' antecedenti a quelle degli strumenti con tastiera. Poi si tratta di capire se la mancanza di tracce piò essere considerata come prova in negativo...
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Messaggio da gewa89 »

Solo per fare un po' di ordine:
nella lira ad arco proveniente dai paesi nordici, inizialmente non era presente la tastira, ma venivano suonate con l'arco. Negli strumenti orientali il passaggio "senza tastiera" sembra mancare?
La viella si puo' far derivare come sviluppo dalla ribeca o deriva piu' precisamente dalla crotta? Questo strumento si diffuse in tutta l'Europa? La viella quando e dove compare?
Scusa per le troppe domande:roll:

Grazie
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Messaggio da libellula »

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Messaggio da libellula »

claudio ha scritto:Ho messo a disposizione il file di musica mongola e nessuna impressione? 8O

Francamente non avrei mai sospettato che sarebbe piaciuto solo a me, è una musica che a dispetto della primitività degli strumenti evidenza una elaborazione del pensiero altissima, in certi momenti sembra addirittura evocare atmosfere impressionistiche alla Debussy.

scrivo mentre ascolto questa musica mongola...non me l'aspettavo assolutamente così.....molto interiore..
strumenti primitivi ma musica...di che periodo?

Grazie, grazie per questo ascolto
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neuma
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Messaggio da neuma »

gewa89 ha scritto:...La viella si puo' far derivare come sviluppo dalla ribeca o deriva piu' precisamente dalla crotta? Questo strumento si diffuse in tutta l'Europa? La viella quando e dove compare?
Ambedue le teorie sono state avanzate con basi sulla constatazione di fatti sensati, ed ambedue sembrano plausibili: quali sia realmente l'input alla base della nascita dello strumento... chi può dirlo? La crotta, conosciuta in tutta Europa durante il medioevo, era però "specialità" dei musici professionisti di area anglosassone e scandinavo-baltico-tedesca (non a caso nell'Europa continentale veniva spesso definita col nome di "Rotta Germanica"). Le testimonianze più antiche di lire che ci siano giunte sono la lira sassone di Sutton Hoo, trovata in una tomba in Gran Bretagna e datata dagli studiosi intorno agli inizi del VII secolo, quella forse leggermente precedente trovata a Trossingen (Germania) ed alcuni strumenti (anzi, frammenti di strumenti) classificabili nella stessa famiglia, di tarda età vichinga che sono stati ritrovati in torbiere e bitumaie danesi, svedesi e del nord della Germania. Questi strumenti erano considerati indistintamente adatti per essere suonati con il pizzicato del dito nudo, con il plettro o con un arco molto corto ed estremamente ricurvo, quasi come un arco da tiro, realizzato con un ramo alle cui estremità era annodato o forse cucito un fascio di crine (non ce ne sono pervenuti se non nelle incisioni)

Teoria personale, e quindi opinabile: mi sento di pensare che inizialmente gli struemnti fossero pensati a pizzico, e solo successivamente sia stato elaborato un sistema alternativo per emettere il suono (arco sì, ma anche plettri in corno e penne d'aquila, o martelletti in osso o legno, come nel caso delle innumerevoli varianti di strumenti a corde tese su telaio che in qualche modo possono rientrare nella famiglia del salterio). Il primo passo è stato probabilmente quello di suonare le corde a vuoto: solo successivamente ci si sarà resi conto che la corda poteva venir accorciata temporaneamente con l'ausilio delle dita, variandone perciò l'altezza della nota prodotta. Questo non richiedeva obbligatoriamente una tastiera: molti sono gli strumenti che consentono la tastatura pur essendone privi, anche se in genere con gli armonici o con il sistema di piegare lateralmente la corda anzichè premerla. Uno di questi, sempre della famiglia delle crotte, è lo jouhikko finlandese, antico strumento con le corde in crine, tuttora abbastanza diffuso (vedi foto: ho un interessante volume dei primi del Novecento su questo strumento, prima o poi mi prenderò la briga di tradurlo dal finnico e magari chissà che qualche editore italiano fiuti il possibile best-seller! :D )

Immagine

Per quanto riguarda la viella, i primi esempi iconografici che si possono ritrovare sono risalenti all'inizio del XII secolo, in una forma ancora piuttosto rudimentale: diventa però davvero impossibile fissare se quella era la data in cui erano state realmente costruite le prime vielle, e non piuttosto quella in cui alcuni illustratori avevano ritenuto lo strumento degno di comparire in mano ai loro soggetti (la troviamo, nelle raffigurazioni, attribuita a nobili, a personaggi dell'Antico Testamento e ad angeli). Se così fosse, dovremmo ipotizzare che era già uno strumento conosciuto e piuttosto diffuso, quindi probabilmente esistente da tempo.

Non dimentichiamo una cosa: non ci sono giunti esemplari di strumenti ad arco (all'infuori delle lire ad arco già citate) precedenti al XV sec., con la cosiddetta "Violetta di S. Caterina di Vigri" (la Santa era nata nel 1413). Tutto quello che è precedente lo dobbiamo mediare dall'iconografia, il che lascia molti margini di incognito e di dubbio.... e rende tanto difficile il discorso di quella benedetta cronistoria :roll:
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gewa89
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Messaggio da gewa89 »

Neuma, che il discorso sia difficile si e' capito :D . Cio' che racconti e' molto importante e ti ringrazio.
E' interessante cio' che dici a riguardo dell'acquisto di prestigio da parte dello strumento, ma forse riflessioni su questo punto escono un po' dal seminato (anche se sapere che diffusione avessero questi strumenti e per quale tipo di musica fossero utilizzati non sarebbe male).
Ti chiedo piuttosto se puoi gentilmente fare un escursus su quelle che sono le differenze tra la viella e gli strumenti precedenti, perche' se ho capito bene, e' con questa che ci avviciniamo agli strumenti ad arco da noi conosciuti.
Ti chiedo anche se tu hai qualche immagine di iconografie da condividere con noi (a parte quella del tuo avatar :D ).

Grazie,

Gewa
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Messaggio da neuma »

Risposta per ora frettolosa (per l'excursus rimandiamo a più tardi perchè ci vuole un po' di tempo in più): per qualche esempio iconografico, a parte quello che potrei scansionarti dai libri che comunque si trova anche con la ricerca immagini di Google (chiavi possibili: "fidula" / "viella" / "vielle" / "geige" / "fideln" ecc.), ti indico queste due pagine:
http://www.pbm.com/~lindahl/cantigas/im ... color.html
http://www.pbm.com/~lindahl/cantigas/images/all.html
in cui compaiono le riproduzioni delle miniature presenti nel codice delle Cantigas de S.Maria (XIII sec.), una delle più interessanti e complete carrellate di ciò che erano gli strumenti presenti all'epoca, almeno in area iberico-galiziana. Fra questi, sia rabab che ribeca che viella (nelle miniature in questione, la viella ha ancora l'antica forma ovale, modificata poi in un "8" arrotondato per facilitare la corsa dell'arco).

In realtà la considerazione "se compariva nei dipinti, allora era uno strumento molto diffuso all'epoca" non è marginale, tutt'altro: secondo gli organologi questo rappresenta un po' la cartina di tornasole per capire che all'epoca delle raffigurazioni, si trattava di strumento già di uso comune, ed in questo modo fissare una datazione approssimativa della comparsa dello stesso ad almeno qualche decennio prima. In realtà, salvo casi particolari come appunto le miniature di cui sopra, i contesti in cui erano raffigurati gli strumenti erano di tipo extre-musicale: per cui se il pittore o scultore pensava di inserirli nella composizione, questo non era dovuto ad un'esigenza documentaria, bensì alla semplice raffigurazione di qualcosa che già rientrava d'abitudine nella vita culturale della sua epoca.
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claudio
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Messaggio da claudio »

@Neuma: la presenza degli strumenti nei dipinti, come dici tu, è sintomatica della loro presenza anche nella vita reale. Anch'io sono totalmente d'accordo sulla non marginalità di questo particolare, perchè fin dalle epoche più remote gli uomini hanno raffigurato scene ed oggetti di vita quotidiana nelle loro rappresentazioni artistiche. Ciò è vero in tutte le epoche, ma in particolare vorrei citare i mosai e gli affreschi di età romana, che sono tuttora una grande ed affidabile fonte di informazione per lo studio della vita quotidiana della società romana. Temo però che gli organologi a volte arrivino un pò ritardo sui concetti perchè molto spesso non c'è interdisciplinarietà tra le varie branche dell'archeologia, della storia dell'arte e dell'organologia. Anzi, il cammino degli organologi e degli studiosi di liuteria in generale continua ad essere totalmente autonomo, ignorando importanti realtà che potrebbero aiutare a capire meglio gli strumenti ad arco. In buona sostanza, è bello vedere le mostre sugli Amati e su Stradivari, ma per una reale comprensione del fenomeno ci sarebbe bisogno di avere un contatto più stretto con le scuole di intaglio e di ebanisteria che sono ancora fin troppo ignorate. E poi, naturalmente, il contributo che potrebbe dare lo studio della storia dell'arte è fondamentale, ma si preferisce continuare a pensare alla "caccia al tesoro", anzichè studiare il contesto in cui sono nati i fenomeni.
All'alba dell'archeologia si andava a caccia dei tesori scavando senza avere il minimo senso della stratigrafia, solo in seguito si è capito che il vero tesoro di una ricerca è la comprensione della stratigrafia che non sia sconvolta da sterramenti indiscriminati.
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