declino liuteria classica: 1789

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gewa89
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declino liuteria classica: 1789

Messaggio da gewa89 »

claudio ha scritto:Anche oggi, che pure viviamo in un'epoca in cui i violini antichi sono oggetti di studio intensissimo, si trascura di esplorare il contesto in cui essi sono nati. Ancora oggi ci si chiede perchè la liuteria classica abbia conosciuto il declino dopo la morte di Stradivari. Alcuni credono che sia stata proprio la morte di Stradivari a provocare questo declino, altri pensano alla fine del dominio spagnolo su Cremona e all'inizio di quello austriaco. Ma veramente pochi ricollegano quegli anni alle vite di compositori di come Mozart le cui lettere aiutano a capire il contesto in cui egli ha vissuto. Ma più di tutti si tiene in alto la stella della liuteria trascurando che ci si stava approssimando ad un evento che ha cambiato la storia d'Europa: 1789
claudio ha scritto:E' sufficiente che ti leggi uno qualsiasi dei libri che raccontino la storia e l'economia dell'Europa del tempo. A Cremona la Spagna venne sostituita dall'Austria, Milano e Venezia non sono più il centro culturale ed economico come un tempo. Vienna è la nuova capitale d'Europa e insieme a Parigi hanno spostato il baricentro dell'intera economia europea. E quando si parla di economia non si può non parlare di soldi e quindi di investimenti nella cultura. Il 1789 è l'inizio della fine dello "ancien regime", di lì a poco avremmo assistito alla nascita dell'era industriale. La società in cui vivevano Stradivari e i suoi colleghi era strutturata sull'ancien regime (monarchia spagnola), e poteva essere considerata a metà 700 ancora tipicamente una società seicentesca, ossia legata a ritmi "umani", poco propensi ai grandi numeri.

Per chi volesse continuare il discorso...

Grazie
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Porthos
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Messaggio da Porthos »

Non so se ciò che sto per scrivere continua il discorso, ma:

Con Stradivari si conclude la liuteria classica o la liuteria d'autore in generale?

o, in altre parole: ci sono al mondo violini migliori, almeno per qualche aspetto, degli strumenti costruiti dai Grandi Cremonesi?

I francesi, che sono un po' nazionalisti, dicono di si. Per loro i cremonesi sarebbero una semplice tappa di passaggio per arrivare a Vuillaume. Poi con Tourte chi li ferma più....
aldeo
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Messaggio da aldeo »

io credo che il declino della liuteria sia derivato anche (ma non solo) dalla introduzione in europa delle lacche cinesi (o similcinesi). Quando i liutai cominciarono ad usare questi materiali ( che erano disponibili già preparati, dovevano essere solo sciolti in alcool ) non si rendevano conto che i vantaggi derivanti dall'accorciamento dei tempi di produzione del violino, erano bilanciato dallo svantaggio che queste lacche alteravano le capacità sonore. Il fatto che allora si prediligesse il suono molto contenuto ( Guarneri del Gesù era considarato un liutaio di second'ordine per la troppa voce dei suoi violini) impediva di accorgersi della scadimento di prestazioni che, oltre un secolo dopo sarebbero state richieste dallo strumento, per cui si abbandonarono le veccjhie vernici e se ne perse traccia, salvo poi nell'ultimo secolo e mezzo andarne alla ricerca spasmodica.
Lo stesso Paganini, se risponde a verità la notizia che gli Hill di Londra siano in possesso di una sua lettera con la quale chiedeva la fornitura di corde, allegando alcuni pezzetti di quelle che usava per campione, adoperando corde molto sottili e, quindi, a bassa tensione (accentuata dal corista di allora che era abbastanza più basso di quello oderno fissato (??) a 440hz) non doveva produrre quella potenza di suono cui oggi siamo abituati.
dice che l'età porta saggezza; la mia deve averla dimenticata da qualche parte!
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claudio
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Messaggio da claudio »

Aldeo, a dar retta al tuo discorso, i cinesi sarebbero da sempre responsabili della decadenza della liuteria occidentale!
E poi, come detto più volte anche in questo forum, attribuire la bontà della voce del violino alla vernice, sarebbe attribuire alle scarpe da ginnastica i meriti di un grande atleta come lo fu Mennea.

Il declino della liuteria italianaè dovuto ad una serie di concause politiche, religiose, sociali, tra queste l'elezione di Maria Teresa d'Austria, le varie guerre succedutisi e allo spostamento del "baricentro culturale" a Vienna. Ed è anche di una certa importanza il fatto che sotto Maria Teresa il clero non ebbe più così tanta influenza come nei secoli scorsi e bisogna ricordare come ciò fosse importante nella vita dei liutai. Ricordo che tutte le etichette dei liutai classici riportavano l'indicazione di una contrada intitolata ad un santo o qualche analogo simbolo religioso. Ciò non era solo indicativo del luogo di residenza del liutaio, ma in parte evidenziava l'appartenza dei liutai ad una particolare "giurisdizione" di carattere religioso. Bisogna forse ricordare l'eccezionale influenza della Chiesa nel commissionare opere d'arte e strumenti musicali ai maggiori artisti dell'epoca? E Stradivari, a parte la sua eccezionale bravura di artigiano, come ha potuto vendere strumenti in tutta Europa se non grazie anche agli uffici di Santa Madre Chiesa?

L'epoca che ci porta dritti dritti fino alla Rivoluzione francese, è caratterizzata da un progressivo "imborghesimento" degli strati sociali, ossia veniva a ridursi quel divario tipico della società antica che contrapponeva nobili e monarchia assoluta da una parte e servi della gleba dall'altro. Ricordo che nella seconda metà del '700 fu abolita la servitù della gleba in Ungheria e in Boemia (mentre dalle parti della Russia durerà ancora parecchio tempo). La Rivoluzione Francese prima e l'avvento di Napoleone poi indicano in modo chiaro ed inequivocabile l'avanzata del ceto sociale medio e la definitiva cancellazione della società tipica cinquecentesca e seicentesca, strutturata sul modello dell'ancien regime.
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claudio
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Messaggio da claudio »

Ho trovato un libro molto interessante che può aiutarci a capire:
http://books.google.com/books?id=r3UFAA ... CQ#PPP5,M1
Si tratta di Storia di 100 anni di Cantù.
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aldeo
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Messaggio da aldeo »

Claudio, sulle scarpe da corsa credo di saperne qualcosa!!
non ho detto che era la vernice a far suonare bene i violini dei grandi liutai, come non sarebbero state un paio di scarpe a far compiere a Mennea i suoi records, ma.... se Mennea avesse corso con un paio di scarpacce (come ce ne sono tante in giro) probabilmente l'unico record che poteva battere era quello delle tendiniti!!
così un ottimo violino verniciato con una vernice inadatta perderebbe sicuramente molti dei suoi pregi fonici.
quanto al mutare della società durante il XXVIII secolo, sono d'accordo, il mutare della società produsse anche un mutamento della committenza (come del resto era già avvenuto con la pittura alla fine del medioevo, ecc...); il guaio è che mentre le arti figurative dal mutare della committenza non si riscontra un calo di qualità (anzi!!!), pare strano che questo si sia riscontrato in liuteria. Proprio mentre nella costruzione di altri strumenti si riscontra più o meno nello stesso periodo un notevole progresso (introduzione delle chiavi nei legni, introduzione dei cilindri negli ottoni, pianoforte, ecc..)!
quindi, secondo me, le cause sono state molteplici e non riconducibili ad uno o due fattori solamente!!
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claudio
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Messaggio da claudio »

Il progresso delle arti non è mai univoco, in quanto all'artigianato assistiamo spesso a morie più o meno periodiche, anche legate ai cambiamenti tecnologici. Ad esempio, non esistono quasi più gli artigiani che lavoravano il rame: le materie plastiche hanno reso quasi del tutto inutile il loro lavoro, e nei piccoli paesi è ormai quasi impossibile trovare un artigiano del genere. Così come anche il maniscalco che è sopravvissuto come individuo altamente specializzato nella ferratura degli zoccoli equini, e così via parlando di altre specialità artigiane che con il tempo e il progresso tecnologico sono venute a mancare.
Non è esatto dire che nei violini non ci sia stata evoluzione, a fronte della progressiva scomparsa del periodo classico cremonese, assistiamo a profondi cambiamenti nel repertorio e come è già stato osservato, gli strumenti si adeguano anche agli organici orchestrali sempre più grandi. E il violino non sfugge a questo fenomeno: la stragrande maggioranza dei violini antichi viene trasformata con una montatura "alla moderna", che prevede un manico più lungo e inclinato all'indietro, un ponticello più alto, un'anima di spessore più grosso e una catena più lunga. In pratica del violino antico resta solo il "guscio", ossia la cassa armonica.
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Messaggio da aldeo »

Però, nonostante l'accresciuta necessità di potenza di suono, i nuovi violini avevano qualità foniche nortevolmente peggiori. Difatti, nonostrante le radicali trasformazioni degli strumenti chiamiamoli classici - che ne dovrebbero aver quantomeno alterato le caratteristiche - tuttora i grandi interpreti suonano su tali strumenti che, fino a prova contraria hanno delle qualità foniche insuperate.
Che poi si siano persi o si stiano perdendo tipologie di artigianato in relazione a mutate esigenze, è una realtà, ma non mi sembra il caso della liuteria che, a tutt'oggi in qualsiasi parte del mondo contiua a sfornare nuovi strumenti, anche se le produzioni di massa si sono spostate dalla Francia e dall'Austria, nei paesi dell'estremo oriente.
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Messaggio da claudio »

Nessuno oggi direbbe che uno Storioni, un Ceruti, un Guadagnini o un Lupot, avevano un timbro "notevolmente peggiore" rispetto ai violini del periodo classico cremonese. Certamente questi violini "tardi" hanno un valore di gran lunga minore rispetto ad uno Stradivari, ma in quanto a voce e sua qualità direi che sono ineccepibili.

Inoltre non bisogna confondere la rinascita della liuteria moderna con quella classica, quest'ultima è morta per sempre appena dopo la seconda metà del 1700. Ma è vero anche che non sia davvero scomparsa del tutto, tuttavia quel periodo contrassegnato dalla grandezza delle opere stradivariane e amatiane, è scomparso per sempre. Il motivo, come ho detto sopra, sembra risiedere nelle mutate condizioni socio politiche, cambiamenti così profondi da rivoluzionare nel vero senso della parola anche le arti e i mestieri.

La liuteria che oggi che conosciamo a Cremona è solo per una piccolissima parte ancora aderente agli schemi classici: molti maestri oggi costruiscono con la forma interna che allora fu sviluppata dai francesi, le vernici come sappiamo sono ben diverse da quelle degli antichi, così pure il modo di lavorare e le forme non sono riconducibili al periodo classico. E' pur vero che negli ultimi trent'anni molto si è studiato per recuperare l'antica tradizione, ma è pur sempre una tradizione che rinasce da una sua scomparsa. A Cremona nell'800 il nome di Stradivari era già un mito disperso nelle brume del passato e a tutti gli anni 60 del '900, a Cremona si contavano 2 o 3 liutai (oggi se ne contano qualcosa come 400). Anche il grande liutaio Fiorini, che pure ha studiato così bene l'opera stradivariana ereditandone anche gli attrezzi e le forme originali, non si può definire "allievo" di Stradivari. E così Sacconi, che di Fiorini fu allievo, pur nell'eccellenza della sua opera, non si può definire come il diretto prosecutore della liuteria antica. Tutto ciò che sappiamo sui violini antichi è derivato dai violini antichi stessi e dallo studio che ne è stato fatto nel tempo, poichè non esiste più un legame diretto che lega il mondo antico a quello d'oggi, come come Bergonzi poteva essere legato a Stradivari e alla sua bottega. Già nel periodo dello splendore stradivariano la stella degli Amati andava lentamente declinando, anticipando probabilmente di una cinquantina d'anni quel che sarebbe avvenuto dopo la morte di Guarneri del Gesù e Stradivari, ossia la decadenza. Stradivari ha retto le sorte della sua bottega grazie agli ordini che gli pervenivano dalle case nobili di tutta Europa, egli non era certamente un liutaio che produceva violini economici.
Bisogna poi tenere conto che a differenza della tradizione pittorica, scultorea e figurativa in generale, quello dei liutai cremonesi era un mondo ristretto a poche decine di artigiani e quindi soggetto continuamente all'estinzione se un liutaio non aveva eredi o allievi che ne continuassero l'opera. Ricordo che nella famosa peste del 1630, morì uno dei fratelli Amati e poco c'è mancato che la tradizione cremonese scomparisse già all'epoca di Andrea Amati. Tutto sommato è basta poco a far sì che la tradizione cremonese scomparisse dalla faccia della terra, poichè ogni liutaio pensava alla propria sopravvivenza ed era ben lungi dall'occuparsi di perpetuare il proprio nome e la propria tradizione nel tempo.
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Messaggio da claudio »

Riporto questa discussione in evidenza per riportarla nel sentiero originario. Qualche giorno fa mi stavo documentando sulla vita di Antonio Vivaldi, che ha vissuto in pieno l'epoca stradivariana (1678-1741) ed il momento di transizione che ha trasformato un Italia governata da antiche corporazioni e tradizioni, ad una moderna provincia europea con nuove regole e una cultura profondamente diversa.

Si legge che Vivaldi, una volta arrivato a Vienna dopo essere "fuggito" da Venezia, scoprì tutto in una volta di essere "fuori moda", non riusciva più a vendere la sua musica e la miseria iniziò a battere anche alla sua porta. Ma furono tempi duri anche per molti altri musicisti, tra i quali Haydn.
Erano quelli i tempi della guerra di Successione austriaca, che segnarono la fine del dominio spagnolo in Cremona e un nuovo assetto per tutta l'Europa.

La tradizione liutaria cremonese, così come la musica, credo abbiano seguito queste vicende.

(continua)
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Alfredo
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Messaggio da Alfredo »

Bella discussione, non me la ricordavo.
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claudio
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Messaggio da claudio »

In realtà il dominio spagnolo a Cremona ebbe termine nel 1702 con la fine della dominazione spagnola (guerra di successione spagnola, 1701-1714), che portò all'inizio del governo autstriaco. Il 1702 è l'anno del violino ex conte De Fontana di Stradivari, quello con la tavola armonica in un solo pezzo. Io invece pensavo erroneamente che il declino della liuteria cremonese avesse coinciso con la fine del governo spagnolo, bisogna invece spostare le date di una quarantina d'anni, ossia l'epoca della guerra di successione austriaca (alla morte di Carlo VI d'Asburgo, padre di Maria Teresa d'Austria, già Re di Spagna, a cui Antonio Vivaldi chiese protezione una volta a Vienna).

in questa pagina si possono trovare alcune interessanti informazioni storiche riguardanti lo Stato di Milano, la dominazione spagnola, e quanto accaduto fino ai primi anni dopo il 1700.
http://www.lombardiabeniculturali.it/is ... nita=03.05
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Messaggio da Alfredo »

Seho capito bene però, i 200 anni dal 1500 al 1700 non erano stati tranquillissimi, eppure la liuteria non sembra avere interruzioni.
Come mai invece dopo la metà del 1700 c'è stato questo cambiamento?
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Messaggio da claudio »

L'Europa non è mai stata tranquillissima, è sempre andata avanti con guerricciole locali e periodiche guerre globali che riducevano alla fame e alla malattia le varie popolazioni. Quindi nel periodo della dominazione spagnola, si è avuto di tutto e di più, compresa la peste manzoniana del 1630 che ridusse quasi a zero la possibilità di sviluppo della liuteria a Cremona (con la morte di uno dei due fratelli Amati).

Quindi la domanda sarebbe: quale male peggiore della peste impedì a Cremona di proseguire quella tradizione di liuteria che si era creata a partire da Andrea Amati nella seconda metà del 1500? Io pensavo che ciò fosse dovuto principalmente ai mutati equilibri politici ed economici, e quindi culturali. Semplicemente pensavo che il polo musicale, e quindi liutario, si fosse spostato a Vienna e che a Cremona e in Italia in generale si avesse qualche difficoltà a vivere di liuteria.

Questo è testimoniato dalle opere dei liutai vissuti dopo la seconda metà del 1700, che mostravano vernici e qualità di lavoro inferiori rispetto al recente passato cremonese. Ma questo era già vero al tempo di Giuseppe Bartolomeo, di suo padre Giuseppe e anche di Andrea Guarneri: c'è sempre stata un'alternativa "economica" ai preziosi Amati e Stradivari.

Diciamo che in seguito è mancata l'alternativa "colta" e raffinata, semplicemente perchè non c'era più clientela per tali oggetti, o semplicemente perchè i liutai cremonesi di "fascia alta" non furono capaci di creare una successione, o non trovarono un ambiente adatto a ciò. Sappiamo che Stradivari prima di morire si era occupato in prima persona di sistemare l'ultimo dei suoi figli, e sappiamo che Paolo fu commerciante di stoffe.

Molto interessante è anche esaminare le vite dei musicisti del periodo: esemplare fu la vita di Vivaldi, celebrato per tutta la vita e transfugo e in cerca di miglior fortuna in vecchiaia. Ma il suo esempio è da considerarsi un caso limite, altri musicisti come Benedetto Marcello, o Giuseppe Tartini, non pare che ebbero particolari difficoltà durante il periodo della guerra di successione austriaca, o perlomeno vissero e morirono decentemente.

Un caso indicativo fu quello di Antonio Salieri, che certamente ebbe miglior sorte di Vivaldi, ma anche di Mozart e che fu maestro di Schubert. Quando Vivaldi era a Vienna, Haydn era giovane e promettente, anche egli probabilmente dovette soffrire non poco durante il periodo della guerra di successione austriaca, ma aveva in sè il germe di una musica che aveva diviso in due il mondo antico da quello moderno.

In particolare credo sia opportuno guardare a Venezia e ai suoi intimi rapporti con Vienna per capire le vicende della liuteria, perchè in qualche modo il mondo della musica e quello della liuteria furono e sono tuttora collegati.

(continua)
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Piergiuseppe
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Messaggio da Piergiuseppe »

claudio ha scritto:Un caso indicativo fu quello di Antonio Salieri, che certamente ebbe miglior sorte di Vivaldi, ma anche di Mozart e che fu maestro di Schubert.
Interessante. Dove e' riportato cio'?
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