Musica sotto la Torre (Pendente)

21 giugno 2005

Nella serie dei concerti di  “Musica sotto la Torre” dell’anno 2005, organizzata dall’Opera Primaziale Pisana, segnalo un pregevole concerto che si terrà il 30 Giugno: Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi. Orchestra “Nova Harmonia”, Maria Costanza Nocentini soprano, Alessandro Carmignani controtenore.
Si potrebbe obiettare che il concerto di cui sopra non ha una rilevanza particolare per gli strumenti ad arco, invece c’è una bella sorpresa: il concerto è eseguito su strumenti originali, tra cui una preziosa viola attribuita ad Antonio Casini, anno 1661. Non tutti sanno che….

… Non tutti sanno che la viola contralto di Antonio Casini fu rinvenuta nei locali dell’Opera Primaziale Pisana nell’anno 1997, insieme ad un contrabbasso a tre corde databile entro la prima metà del ‘700. Il restauro di questi strumenti fu affidato al sottoscritto, sotto la direzione di Maria Giulia Burresi (Sopritentendenza Beni Artistici di Pisa), e del M° Giobatta Morassi (Liutaio in Cremona). Dopo due anni di lavori, i due strumenti sono stati riportati in condizioni di essere suonati e sono tuttora custoditi nei locali della Primaziale.
Qui di seguito il link che riporta le immagini dello strumento e alcune fasi del restauro: foto Viola Casini
Questa è la prima volta che la Viola Casini viene esposta e suonata in pubblico, quindi è una occasione preziosa per gli appassionati di poter vedere ed ascoltare uno strumento che a buon diritto occupa un posto dignitoso nella storia della liuteria classica italiana.
Spero, inoltre, che questo sia l’incipit perchè l’Opera Primaziale Pisana organizzi in un prossimo futuro un concerto ed una conferenza sul restauro espressamente dedicati ai due antichi strumenti.

Per ulteriori informazioni:

Segreteria organizzativa e biglietteria
Auditorium G. Toniolo
Piazza Arcivescovado – 56100 Pisa
tel. +390503872229/210 – fax +390503872245
www.opapisa.it
animamundi@opapisa.it

Un sito sul Quartetto Italiano.

14 giugno 2005

Nonostante che il Quartetto Italiano rimanga tuttora uno dei maggiori complessi musicali di riferimento, in rete non esisteva un sito che dedicasse loro la giusta attenzione. Grazie all’interesse di Enrico Baraldi e Renato Negri, nonchè alla indispensabile collaborazione di Guido Alberto Borciani (fratello di Paolo Borciani, primo violino del Quartetto Italiano) è nato www.quartettoitaliano.com . Il sito si schiude davanti ai nostri occhi rivelando una notevole raccolta di informazioni, documenti fotografici e sonori, che faranno sicuramente la gioia degli appassionati.Il sito si presenta con una grafica sobria e di agevole lettura e dopo una breve presentazione, possiamo apprendere tra le altre cose alcune utili informazioni dal punto di vista liutario. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, il Quartetto Italiano privilegiò l’uso di corde in metallo “Spirocore” dell’austriaca Thomastik. Una caratteristica questa che fa storcere il naso ai puristi del suono, ma che consentiva al famoso quartetto una intonazione perfetta, altrimenti impossibile con altri tipi di corde. Eppure, una volta mi disse Piero Farulli, il suono non era affatto così male, le registrazioni parlano chiaro. Ciò, unito al fatto che il Quartetto si esibiva su Strumenti sicuramente eccellenti (Villaume, De Comble, Sderci, Capicchioni), ma piuttosto distanti da nomi altisonanti come Stradivari o Guarneri, fa capire come il suono sia un qualcosa che trova espressione prima di tutto nell’anima dell’esecutore/interprete. Se ciò non dovesse bastare, nel sito è riportato che il Quartetto Italiano ha dato circa 3000 concerti in tutto il mondo, negli anni dal 1945 al 1980. Il Quartetto Italiano dava molto importanza all’espressione della propria sonorità curando nei minimi particolari quello che può essere definito il “fronte sonoro” offerto da un gruppo cameristico, disponendo i componenti in due diagonali: violino primo/violoncello, violino secondo/viola. Questo assicurava una resa sonora pressoche perfetta, con la giusta profondità, tridimensionalità e ottima resa dei toni medi. Chi può dire oggi di offrire qualcosa di meglio?
Per il resto vi rimando al sito www.quartettoitaliano.com, mi sia quindi consentito di ringraziare sentitamente i realizzatori e i collaboratori ed in particolare all’amico Enrico Baraldi.

andrea amati family

07 maggio 2005

Ma…Volevo scrivere qualche notizia sulla fam. Amati visto che il prossimo ottobre a Cremona sarà dedicata completamente una mostra di violini del capostipite della scuola classica cremonese.Ho trovato il vostro o il suo sito molto interessante e quindi ho avuto l’idea di provare a scrivere quello che studio ormai da svariati anni .

Ma…Volevo scrivere qualche notizia sulla fam. Amati visto che il prossimo ottobre a Cremona sarà dedicata completamente una mostra di violini del capostipite della scuola classica cremonese. Ho trovato il vostro o il suo sito molto interessante e quindi ho avuto l’idea di provare a scrivere quello che studio ormai da svariati anni . Mi presento mi chiamo Augusta sono un’allieva della ormai famosa scuola cremonese, ma mi intessa la costruzione in generale dello strumento ormai traformato negli anni ma studio principalmente la stilistica dei liutai italiani di tutta la liuteria in generale perche con tutto il rispetto per un grande maestro non vi è vissuto solo Stradivari ma ben tanti altri maestri degni di grande rispetto. Insomma cerco di scovare violini nelle aste nei famosi liutai restauratori e nei musei per distinguerne ben le caratteristiche di costruzione e della stilistica .In italia vi sono state tante scuole dalla bresciana con G. da Salo e G P Maggini alla scuola veneziana gia dal 500 con i Ciciliano e la fam.
Tiffembruker a Kaiser.. ecc Ma mi dilungherei molto se vi raccontassi da dove in realta parte la liuteria antica ma si sa che a Cremona intorno al 1475 un certo Giovanni da Martinengo arriva ebreo convertitosi al cristianesimo apre una bottega di pateraio vende e compra oggetti usati e da li due garzoni lavoravano per lui Antonio e Andrea da queste notizie 10 anni dopo parte la scuola classica cremonese con Andrea Amati che crea uno stile indimenticabile ed incredibilmente sonoro sarebbe molto lungo raccontare tutta la fam amati con un articolo ma se siete interessati mi farebbe molto piacere raccontarvi tanti particolari poiche sto studiando molto ma come lui tanti altri liutai italiani. per riconoscere un vero amati inconfondibile è la vernice giallo chiaro ambra no ancora esistevano i rossi solo a venezia dsal 700 in poi si iniziano a vedere i rossi… quindi la vernice è spettacolare gli strumenti sono attualmente solo 16 al mondo e di lui si conoscono solo 10 anni di lavoro dal 1564 al1764 hanno un valore inestimabile e sono appartenenti quasi tutti ai museum Sadecota ,comune di Cremona di violoncelli ve ne sono 3 tutti ritoccati e vi sono 3 gruppi di strumenti il primo appartenenti al re Carlo IX e le misute dei violini sono due il primo suono argentino il secondo suono umano piu grande còe misure della lunchezza cassa sono 34 e 35,2 gli strumenti appartenevano al re di Francia e tutti sono stati decorati con lo stemma reale e delle figure politiche una bilancia con scitto Pietat e Justizia decoratissimo in oro e colori ancor oggi luminosi uno in particolare lo si puo ammirare nel comune di Cremona il secondo gruppo e appartenente al marchese ma in realta non si è mai saputo che Marche se fosse lo stemma non ce lo permette ed il terzo sono violini normali la vernice è originalissima le viole sono in due formati tenore e contralto alli’interno degli strumenti amati troviamo un piccolo buco rotondo aperto che poi verra richiuso in acero cio veniva fatto per calcolare il punto del max spessore , lui e suo fratello antonio che non non cosciamo lavoreranno sempre insieme deglli strumenti amati notiamo molto spesso la diversita del modello molto rotondo le fasce sono sempre in un pezzo unico ed i perni di fissaggio sono sempre sulla mezzeria le tacche delle effe sono sempre arrotondate e possiamo notare che all’interno della tavola le effe sono tracciate per ottenere il risultato migliore notiamo in alcuni delle linee d’inchiostro il filetto è piccolo bianco in legno di pioppo e nero tinto di pero o solo in pochissimi casi ebano lo spessore medio e di 0,50 0,35 ok concludo qui altrimenti forse vi annoioierò con tutte queste misure ma state sicuri che se vi capita qualcuno che vi dirà ho un’amati con questa lettura ne saprete senz’altro qualcosina in più per pronunciarvi vi ringrazio anche se non sara publicato no problem ….vi auguro un in bocca al lupo e complimenti questa iniztiva mi e piaciuta e scusate la forma della scrittura ho scritto veloce poichè ho un pò fretta.
Augusta Di Leonardo

Ensemble Martinu, qualità praghese

22 aprile 2005

L’ambientazione del concerto di sabato scorso, 16 aprile, era di per sé già da applausi. Ascoltare buona musica al cospetto di capolavori quali gli affreschi di Taddeo Gaddi per il trecentesco Cenacolo di Santa Croce è quanto di meglio si possa desiderare. Ma questa serata, organizzata come già anticipato da ARCA, ha offerto anche ottima qualità sia dal lato compositivo che esecutivo. Era di scena l’Ensemble Martinu, quartetto praghese con la particolarità di annoverare non solo il pianoforte in luogo del secondo violino ma anche il flauto al posto della viola. Riformato nel 1993 dal suo leader di oggi, proprio il flautista Miroslav Matejka, l’ensemble è composto da solisti giovani eppure già molto affermati. Nella formazione attuale i due membri storici – Matejka appunto e Radka Preislerova al violino – sono affiancati dal cellista di origine albanese Bledar Zajmi e Marketa Janackova al pianoforte.

Il programma proposto è ambizioso e sapiente. Ambizioso perché spazia dal settecento ai giorni nostri (considerato il bis, come vedremo), sapiente perché ha evidenziato al meglio la inappuntabile performance. I solisti sono tutti di levatura e offrono una lettura caratterizzata sempre da una timbrica all’altezza ed una vocazione espressiva che è altro elemento unificante di gran parte dei pezzi proposti. E tralasciando l’ordine dei brani (che è stato: Haydn, Martinu, Piazzolla, Ravel, Dvorak), vorrei proprio sottolineare come in qualche modo i compositori non cechi abbiano avuto la funzione di esaltare l’esecuzione di un singolo strumentista; mentre i brani di Dvorak e Martinu siano stati il top della serata, mostrando al meglio l’intesa dell’ensemble.
Haydn è stato inserito in scaletta a mo’ di riscaldamento, peraltro piacevole: il breve concerto Hob.XVIII/6 è più famoso nella sua versione originale per organo, dalla quale sono originate numerose trascrizioni per altri strumenti. Si nota bene, a corollario della sua derivazione, come la scrittura sia sbilanciata a favore del pianoforte, con gli altri solisti a supporto. Qui sono emerse soprattutto le dinamiche molto delicate di Janackova.
Con Piazzolla – Tristango, Meditango, Violentango ed il famoso Libertango, negli arrangiamenti di Michal Rataj – il quartetto ha voluto affermare la sua inclinazione all’espressione ampia e lirica, testimoniata nell’arco di tutta la serata da Zajmi, forse primus inter pares per qualità costante del suo fraseggio, e in questi brani da Preislerova, il cui violino si scioglie e trova corpo proprio nelle melodie argentine.
Interessante la lettura di Ravel: la trascrizione per trio di Henry Mauton di Ma mere l’oye viene eseguita da pianoforte violoncello e flauto, coi primi due tesi ad intessere una sottile trama su cui si innesta il virtuosismo di Matejka, qui al suo meglio nella veste di vero e proprio narratore di fiabe. Interpretazione tecnica e molto delicata, impressionista ma senza rinunciare ad un trasporto suggellato da una mirabile intesa di Matejka e Zajmi nell’ultimo brano della suite, Le Jardin Féerique, veramente notevole.
Ma i risultati più eclatanti si sono avuti nella lettura dei compositori di madrepatria.
Le quattro danze slave dall’op. 46 (3,5,7,8) di Dvorak, arrangiate per quartetto e registrate in prima assoluta proprio dall’Ensemble Martinu, sono insieme eleganti e trascinanti, in un crescendo di intensità che porta alle ultime danze, famosissime e bellissime. Qui l’intesa tra gli strumentisti è massima, e tale era stata prima ancora nel Quartetto H.315 di Bohuslav Martinu, apice interpretativo della serata. Ancora una volta abbiamo avuto un riscontro della eccezionale e sottovalutatissima testimonianza compositiva di questo musicista, il cui quartetto, come il gemello più famoso per archi H.314, risale agli anni “americani” del dopoguerra. In esso coesistono le varie anime dell’eclettico Martinu – ironia e leggerezza, ma anche punte di espressionismo e dolorosi consuntivi esistenziali (secondo movimento); sguardo ai modelli classici ma anche echi nostalgici delle armonie popolari. Soprattutto quella grande abilità di saper scrivere contemporaneamente per il singolo strumento e per l’ensemble, dispensando lampi solistici senza che la coesione del discorso vada mai perduta. Tutto questo è restituito dagli esecutori in maniera brillante impeccabile e davvero coinvolgente.
Un breve encore, Charleston (dalla Suite di Danze) del contemporaneo Lubos Sluka, conclude una serata che conferma la levatura delle proposte esecutive boeme.

Ensemble Martinu in concerto a Firenze

Sabato 16 aprile 2005, alle ore 21, nello splendido scenario del cenacolo di S.Croce a Firenze, un concerto ad ingresso gratuito con esecutori di grandissimo prestigio. L’ Ensemble Martinu, quartetto con pianoforte nel quale il flauto sostituisce la viola, interpreta pagine di Haydn, Martinu, Piazzolla, Ravel, Dvorak.
Si tratta di un evento curato da ARCA (Amici della Repubblica Ceca Associati), in particolare dal Presidente, Dott.ssa Michaela Zackova Rossi, già artefice, lo scorso novembre, della giornata dedicata a Bohuslav Martinu che si è rivelata eccellente dal punto di vista divulgativo e della performance concertistica.
Maggiori dettagli su ensemble e programma sulle pagine di ARCA.