Roby Lakatos, “l’archetto del diavolo”, al Toniolo di Mestre

26 febbraio 2007

Il 21 Febbraio alle ore 21 presso il Teatro Toniolo di Mestre, per la “XXI Stagione di Concerti” è stato protagonista il violinista gitano ungherese Roby Lakatos con il suo “Roby Lakatos’s Ensemble”.
Il concerto è stato organizzato dal Comune di Venezia – “Assessorato alla Cultura e allo Spettacolo” in collaborazione con “Gli amici della Musica” di Mestre.

Il “Roby Lakatos’s Ensemble” in occasione della serata mestrina era così composto:

Laszlo Boni violino
Robert Féhér contrabbasso
Jeno Istvàn Lisztes cimbalom
Attila Ronto chitarra
Frantisek Jànoska pianoforte

Il programma della serata portava il titolo di “Fire dance”: Roby Lakatos ha aperto il concerto dando subito prova di prorompente vitalità con tre brani infuocati, “Fire dance”, Gipsy Bolero” e “Cickom”, tutti di Suha Balogh, che hanno immediatamente coinvolto nell’entusiasmo soprattutto il giovane pubblico.

“Devil’s fiddler”, o “archetto del diavolo” come è stato soprannominato Roby Lakatos, si è poi esibito con l’accompagnamento del piano in una calda e romantica “Papa can you hear me” noto brano di Michel Legrand.

Lakatos è un violinista gitano, un classico virtuoso ma soprattutto un improvvisatore jazz: lo ha dimostrato in diversi momenti del concerto ed in particolare nel brano di sua composizione “Hora di Marrachi” e nell’entusiasmante e trascinante “Django” di John Lewis.

Stupendi toni meno infuocati hanno caratterizzato “Russian Tango”, brano tradizionale russo, e la nota “Csardas” di Vittorio Monti”.

Ha concluso il concerto, in cui tutti i componenti dell’Ensemble hanno dato dimostrazione di grande preparazione e capacità d’improvvisare, un brano tradizionale macedone arrangiato dal celebre Chick Corea: “Ciflico, Got a Match”.

Ancora una volta Roby Lakatos ha confermato la fama di musicista di straordinaria versatilità stilistica, di essere un virtuoso a suo agio nell’affrontare sia musica classica, jazz o folk. Roby Lakatos è anche compositore e arrangiatore, un musicista che si può definire “completo”, difficile da “ingabbiare” in qualsiasi definizione specifica.

Lo conferma d’altra parte la sua formazione che ha risentito di influenze e stili differenti: è nato nel 1965 nella leggendaria famiglia di musicisti gitani, discendente di Janos Bihari, “King of Gipsy Violinists”, e all’età di nove anni ebbe il suo debutto come primo violino in una band gitana; la sua preparazione si è completata al Béla Bartòk Conservatory di Budapest, dove ha vinto il primo premio per violino classico nel 1984.

Da allora si è esibito nelle più note sale concertistiche d’America, d’Europa e d’Asia ed è noto che la sua musica è stata riconosciuta ed apprezzata dal grande Jehudi Menuhin.

Nel 2004 è apparso insieme alla London Simphony Orchestra al Festival per Orchestre “Genius of the Violin” accanto a Maxim Vengerov, ottenendo grande successo.

Quando Roby Lakatos fa incontrare la cosidetta musica classica con la magica vitalità gitana, offre al pubblico la possibilità di apprendere da questo confronto di culture, di avvicinarsi alle radici del popolo ungherese, senza per questo mancare di rispetto al patrimonio colto elevato.

Alle mie domande “dietro le quinte” Roby Lakatos ha dimostrato d’essere una persona disponibile e molto vicina al pubblico; nel concerto ha suonato un violino da lui denominato “New Gagliano”.

Dopo Milano e Mestre, “Roby Lakatos’s Ensemble” si esibirà a Taranto.

Articolo a cura di Grazia Rondini.