Narek Hakhnazaryan e il suo Giuseppe Guarneri 1707.

Per il ciclo Calliope dell’Istituzione Universitaria dei Concerti (IUC), si è esibito presso l’Aula Magna della Sapienza di Roma il violoncellista armeno Narek Hakhnazaryan con uno straordinario strumento di Giuseppe Guarneri figlio di Andrea dell’anno 1707.

Il programma completo, basato su musiche di Debussy, Faurè, Saint Saens, Massenet e Chopin lo potete vedere qui.

Definire Hakhnaziarian un virtuoso, quando il musicista in questione è dotato di un talento innato, appare quasi scontato, talmente è la facilità con cui si esprime questo giovane musicista armeno, che tra le altre cose è stato vincitore del premio Čajkovskij nel 2011.

Ad essere sinceri le musiche francesi tra ‘800 e ‘900 non hanno mai esercitato su di me un grande potere di attrazione, quindi mi sono disposto all’ascolto con una certa resistenza, determinato ora più che mai a privilegiare l’aspetto del suono, piuttosto che quello prettamente musicale.

Da subito sono stato colpito dalla grande dinamica del suono e dalla capacità di Hakhnazaryan di saper sfruttare tutte le doti del suo strumento, uno straordinario Giuseppe Guarneri figlio di Andrea del 1707, con fondo e fasce in pioppo.

Anche questo aspetto mi faceva presupporre una dinamica limitata,, poiché il pioppo, legno più tenero dell’acero dei balcani, può conferire agli strumenti a cui fu destinato, certamente un timbro interessante, ma rimane sempre qualche dubbio sulla corposità dei bassi.

In effetti, tanto per fare un paragone, il Montagnana di Maisky, da questo punto di vista è un vero “cannone”, tuttavia Il Guarneri 1707 di Hakhnazaryan non ha rivelato assolutamente bassi meno corposi, ma una ricchissima timbrica di colori in cui certamente il legno di cui è costituito ha avuto un ruolo fondamentale.

Cioè a dire che se uno strumento è ben costruito, ben mantenuto e ben montato, il pioppo è in grado di fare grandi cose. E se poi lo strumento finisce nelle mani di un musicista come Hakhnazaryan, ecco che si crea un corto circuito che annulla ogni dubbio e pregiudizio.

Hakhanaryan per l’occasione è stato accompagnato al piano da una brillante Oxana Shevchenko, che ha dialogato con il violoncello in modo molto partecipato.

Nel video, il bis in cui Hakhnazaryan esegue le variazioni sul tema del Mosè di Rossini. Hakhnazaryan ha suonato usando una muta di corde Larsen cambiate quattro giorni prima.

Testo, foto e video di Claudio Rampini