Robert McDuffie: take or leave.

Di solito le mie recensioni sono contestuali al concerto di cui vado a scrivere, ma nel caso del violinista Robert McDuffie, che il 3 Dicembre scorso si è esibito presso l’Aula Magna della Sapienza (IUC -Istituzione Universitaria dei Concerti), ho avuto bisogno di riflettere e lasciare sedimentare un poco l’esperienza.

Definire “spiazzante” l’esperienza di ascolto del violinismo di McDuffie è a dir poco riduttivo, perché tutto ciò che ci si aspetta normalmente da un concerto di musica classica, o comunque “colta”, in questo caso è stato in qualche modo disatteso, se non trasgredito.

Alla fine del concerto ho udito giudizi contrastanti che non lasciavano spazio a dubbi: geniale o da rigettare in toto.

McDuffie ha eseguito le Quattro Stagioni di Vivaldi e le Quattro Stagioni Americane di Glass, perfino sull’esecuzione dei due brani il pubblico si è diviso: chi ha accettato Glass e chi ha rifiutato Vivaldi.

Ma il violinista è sempre lui, cosa ci è sfuggito? Io faccio appello alle mie sensazioni personali, e devo ammettere che il Vivaldi di McDuffie mi ha lasciato un senso di smarrimento, ma al tempo stesso mi ha riportato in un mondo di suoni inediti, cosa che per le “Quattro Stagioni” è abbastanza difficile, visto che è uno dei repertori più conosciuti ed eseguiti al mondo (non dimentichiamo però che Vivaldi dopo la sua morte ha conosciuto anni lunghissimi di oblio, in cui generazioni intere non hanno avuto il privilegio di conoscerlo).

Un Vivaldi inaudito, quindi, che travolge letteramente non tanto per la velocità dell’esecuzione, ma per quelle libertà sull’intonazione che hanno fatto storcere un po’ la bocca. A me personalmente non hanno dato fastidio, mi hanno riportato alle atmosfere polverose dei teatri settecenteschi e alle voci non sempre adamantine, ma non prive di grazia, di quegli esecutori.

Se da una parte nei decenni passati abbiamo avuto delle “Quattro Stagioni” esecuzioni piuttosto libere, mi tornano in mente gli impeti e i glissandi di Wolfgang Schneiderhan, e dall’altra un esercito di esecutori filologici odierni, che della prassi esecutiva fanno un vangelo che a mio parere spesso va a scapito della musicalità, ecco che ad un certo punto si affaccia sulle nostre scene un violinista americano che rimette tutto in discussione.

La cosa che colpisce di McDuffie è che sembra una sua precisa volontà stare sopra o sotto le righe (del pentagramma), imprigionando ragione e sentimento in una sorta di ricatto affettivo, che non puoi definire semplicemente “stonato”.

Stonato è il principiante o il musicista che non ha orecchio, mentre McDuffie produce “moduli” più o meno dissonanti rispetto all’insieme che noi siamo abituati ad ascoltare, un’aspettativa apparentemente tradita, ma che nell’insieme ha una sua ragion d’essere.

Prendere o lasciare, “take or leave”, lo ami o lo odi, questo è il violinismo conflittuale di Robert McDuffie, ma mai lasciando la dimensione di un bel suono, rimodula in chiave personale Vivaldi senza favoritismi.

Alla fine del concerto ho incontrato McDuffie e ho fotografato anche il suo violino (uno splendido Guarneri del Gesù del 1735, montato con corde Dominant medie), gli ho detto che il suo Vivaldi mi aveva affascinato, ma che non ero completamente convinto sui “moduli dissonanti”, mi è stato risposto che ha studiato Vivaldi nota per nota e che gli italiani gli hanno insegnato molto, al tempo stesso lui ha insegnato agli italiani come suonare Glass.

E proprio su Glass e sul concerto n° 2 per violino e orchestra, composto su richiesta di McDuffie, ho capito che niente è lasciato al caso, per questo penso che il sorprendente violinista americano sia avanti a noi almeno di una generazione, e che la poesia non è composta solo di rime baciate e di parole soavi. Perlomeno se dalla poesia ci si aspetta un’esperienza di vita e non un semplice intrattenimento.

The American Four Seasons, manco a dirlo parlano dell’America, della sua storia e delle sue contraddizioni, senti i tamburi degli indiani, rivedi Chaplin stritolato dagli ingranaggi angoscianti dei tempi moderni, una locomotiva possente e inarrestabile verso un futuro tradito, gli splendidi e promettenti anni post-atomici, un patrimonio distante che pure ci appartiene, in una chiave di funesta profezia dove le stagioni non seguono più il loro ritmo naturale.

Quindi, come può un violino tornare al suo incanto tonale?

Testo e foto di Claudio Rampini

“Fisco amico”: guida pratica dedicata ai musicisti per hobby o professione

Vi presento un testo molto utile e interessante pubblicato da Edizioni Curci, una strenna natalizia per sciogliere ogni dubbio di amici e familiari musicisti, ma anche degli artisti nel senso più ampio.

Se c’è una figura professionale poco approfondita dal punto di vista fiscale è quella del musicista. Una lacuna che ora viene colmata dal libro “Fisco amico per musicisti e artisti” di Carmen Fantasia: la guida pratica e completa dedicata proprio a questo settore. Il libro si completa di contenuti “riservati” collegandosi online, grazie ad un codice presente al suo interno.

Commercialista, revisore dei conti e consulente, l’autrice affronta due diversi profili: chi fa della musica la propria professione, ma anche chi vi si dedica in modo occasionale per hobby. Quando un musicista inizia a ottenere proventi economici dalla sua attività si chiede anzitutto se sia obbligato ad aprire partita Iva e come debba affrontare correttamente gli adempimenti fiscali legali e previdenziali. Il libro contiene risposte aggiornate e concrete a questi e a molti altri quesiti, con un linguaggio accessibile anche a chi non ha alcuna preparazione in materia giuridica e fiscale. Tra gli argomenti trattati: l’inquadramento professionale, l’attività occasionale con le regole per operare anche senza partita Iva al di sotto dei 5000 €, il lavoro autonomo, le cooperative, l’Iva nel settore dello spettacolo, i regimi contabili, la previdenza, l’ex ENPALS, il certificato di agibilità, il diritto d’autore, il mondo del no profit, l’e-commerce, il self publishing e la tutela del plagio.

Carmen Fantasia è dottore commercialista, revisore contabile, consulente e autrice. Dal 2012 si dedica alle informazioni fiscali utilizzando un linguaggio semplice e alla portata di tutti e comincia un percorso divulgativo organizzando corsi nelle scuole superiori in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate per il progetto “Fisco & Scuola” e corsi di formazione nelle Camere di Commercio. Attualmente tiene convegni e seminari in tutta Italia dedicati alle opere dell’ingegno creativo, argomento ampio che comprende il mondo artistico delle sue diverse sfaccettature e possibilità lavorative. È autrice dei libri “Fisco amico per creativi” alla sua quinta edizione e “Fisco amico per creativi in cucina”.

Grazia Rondini www.lachiavediviolino.it