Per vie del tutto casuali questa mattina sono incappato in un eccezionale documentario sulla costruzione del violino secondo il metodo classico cremonese, spiegato alla televisione americana da Simone F. Sacconi, che oltre ad essere stato uno dei più grandi liutai del 1900, è stato anche l’autore de “I ‘segreti’ di Stradivari”, un’opera che a più di 50 anni dalla sua pubblicazione resta più che mai attuale e di riferimento per i liutai.
Il documentario (conservato presso la Libreria del Congresso), fu girato presso il laboratorio Wurlitzer di New York nel 1964 a circa un anno dalla scomparsa di Rembert Wurlitzer. Se da una parte l’impresa Wurlitzer è conosciuta ai più per i famosi juke-box che hanno allietato per decenni le nostre giornate musicali con le ultime “hit”, dall’altra, grazie a Rembert Wurlitzer, era anche specificamente dedicata al commercio e al restauro di strumenti ad arco di pregio.
In sintesi, Wurlitzer e Sacconi furono riferimento per i maggiori musicisti di tutto il mondo e lo stesso si può dire delle perizie e dei restauri a firma di Sacconi riguardanti gli strumenti di Stradivari, Guarneri del Gesù, Amati e tanti altri della tradizione classica italiana.
Nel video compaiono tra gli altri Lee e Marianne Wurlitzer, rispettivamente moglie e figlia di Rembert, e poi anche Dario D’Attili, che nei fatti è stato il successore di Sacconi presso il laboratorio di Wurlitzer.
Sacconi ci appare sorridente, in un inglese il cui accento rivela inequivocabilmente la sua origine italiana, che con sguardo penetrante e profondo ci introduce alla costruzione del violino secondo il metodo classico cremonese, lo stesso che verrà poi descritto con dovizia di particolari nel suo libro “I ‘segreti’ di Stradivari”.
Nelle immagini compare anche una copia del violino intarsiato “Hellier” di Stradivari, ancora non verniciato, che dovrebbe essere lo stesso che poi Sacconi ha donato alla città di Cremona, ed oggi conservato presso il Museo del Violino.
Una volta di più, a più di 50 anni dalla sua scomparsa, Sacconi ci fa capire che l’arte della liuteria non ha limiti geografici, senza il suo talento e la sua generosità, purtroppo mal ripagata alla fine della sua vita, il nostro percorso artistico avrebbe avuto sicuramente un valore minore e staremmo ancora a pasticciare con legni e vernici nel tentativo spesso maldestro di scoprire il “segreto” di Stradivari.
Un ringraziamento particolare è dovuto alla rete digitale delle biblioteche italiane MLOL, che mi ha rinviato al documentario di Sacconi presso la Libreria del Congresso.
Il documentario è visibile cliccando sull’immagine di Sacconi.
Claudio Rampini