L’accordatura nei secoli

24 novembre 2006

Il temperamento equabile, ossia il sistema di accordatura basato sulla suddivisione della scala musicale in dodici semitoni esattamente uguali fu una delle questioni piu’ dibattute nel corso dei secoli. Si interessarono ai problemi dell’accordatura figure come Pitagora, Leonardo da Vinci, Galileo, Keplero, Cartesio, Newton, Rousseau e Diderot. Stuart Isacoff ci racconta la vicenda del temperamento con uno stile chiaro, accattivante, ricorrendo a stimolanti interconnessioni con le arti figurative e le grandi vicende politiche dell’eta’ moderna.
di Ennio Speranza

Stuart Isacoff. Temperamento. Storia di un enigma musicale. EDT 2005, pp. 295, euro 12,00

Un piccolo gioiellino di divulgazione ad alto livello, questa breve storia del temperamento, ossia di come, nel corso dei secoli, si sono pensate e ralizzate le accordature degli strumenti e di come determinate teorie dei suoni hanno influenzato la pratica e viceversa: riesce ad essere allo stesso tempo esauriente e frizzante, convincente e discorsiva. Isacoff, già direttore della rivista Piano Today, ricorre ai numeri solo quando non può farne a meno; perché questo non è un manuale comparativo, ma una vera e propria breve storia di come determinate opinioni (da cui discesero usi) vennero alla luce sopravanzando altre opinioni (e altri usi). In compenso farcisce la sua narrazione di rimandi, racconti, collegamenti con le arti e con le scienze. Il tutto senza mai strafare o risultare troppo ostico, sebbene le questioni legate all’accordatura e al temperamento siano tutt’altro che semplici. Ogni tanto, qualche bella illustrazione, o qualche considerazione personale, soprattutto nella parte finale del libro, ma sempre pertinente e ben disposta. Insomma, questo libello riesce assai utile e piacevole a chi non è esperto di questioni musicali, inserendo come fa l’argomento in un contesto culturale più ampio e sfaccettato; riserva però la stessa piacevolezza e — senza dubbio — utilità a coloro che nella musica ci sguazzano dalla mattina alla sera.
Ennio Speranza

Un interessante libro sulle lettere di Sostakovic

23 novembre 2006

L’epistolario di Sostakovic in prima traduzione italiana: un’antologia a cura della violoncellista e studiosa Elizabeth Wilson che, attraverso le lettere, ci restituisce un interessante ritratto biografico di uno dei compositori piu’ discussi e amati del Novecento.
di Ennio Speranza

Dmitrij Sostakovic
Trascrivere la vita intera. Lettere 1923-1975, a cura di Elisabeth Wilson. Il Saggiatore 2006, pp. 509, euro 25,00
Il caso di Dmitrij Sostakovic è probabilmente unico: non esiste una musica tanto sviscerata in relazione alla biografia e alle vicende politiche quanto la sua. Per converso, si potrebbe dire che il mistero biografico che Sostakovic si porta dietro è legato in grande parte alla vicende politiche del suo paese. Lo stato sociale del compositore russo ha spesso sollecitato una domanda probabilmente un po’ sciocca ma ripetuta sino allo sfinimento, ossia: in altre condizioni, più democratiche, e senza il fiato dello stalinismo sul collo, Sostakovic avrebbe scritto quello che ha scritto? Dimenticando che in altre condizioni non ci sarebbe stato uno Sostakovic e che la straordinaria tensione della sua musica si deve in gran parte alle sue vicende biografiche e all’ambiguo, pesante rapporto che egli ebbe con il potere politico. Al di là di ciò, riteniamo però che la musica di Sostakovic vada oggi analizzata per quello che appare alle nostre orecchie, avendo sì a mente i presupposti in cui maturò, ma dimenticandoli nell’atto dell’appercezione. Musica straordinaria, indipendentemente dalle difficoltà nelle quali nacque. La conoscenza della biografia può comunque aiutare a comprendere meglio l’uomo, le sue idiosincrasie, le sue predilezioni, il suo modo di concepire l’arte, per quanto tali caratteri possano essere stati annacquati dalla maschera pubblica indossata durante l’ufficialità. Elizabeth Wilson, violoncellista e studiosa, grande conoscitrice del mondo musicale russo ed ex allieva di Rostropovic, presenta una cospicua antologia delle lettere di Sostakovic costruendoci attorno una sorta di biografia. Viene fuori un ritratto a tutto tondo di un uomo timido ma determinato, superstizioso, capace di grandi slanci e di incredibili prove d’amicizia, versatissimo nell’ormai defunta arte epistolare, da una parte guardingo ma dall’altra ingenuo, ossessionato dall’idea della morte (in una lettera del 1926, quindi a vent’anni, se ne esce così con l’insegnante, compositore e musicologo Boleslav Javorskij: «Sabato 25 settembre mi avvicinerò alla morte di un altro anno»), attentissimo alla qualità delle esecuzioni della sua musica. Un libro in cui molte cose vanno lette tra le righe (Sostakovic sapeva che la corrispondenza era senza dubbio sottoposta a controlli), ma che per altre si rivela lampante, oltre che intrigante.

Ennio Speranza

Suoniamo con il cervello

14 novembre 2006

Renate Klöppel
Training mentale per il musicista
Curci EC 11524 euro 19,00

Le edizioni Curci, particolarmente attente a diversi aspetti del fare musica (come l’apprendimento musicale e la didattica dei primi anni), pubblicano un interessante volume scritto da Renate Klöppel nel 2003 sul lavoro mentale del musicista. Nel volume emerge con chiarezza l’importanza dello studio mentale della musica, portato avanti con il cervello e con la massima concentrazione.
di Susanna Persichilli

Renate Klöppel
Training mentale per il musicista
Curci EC 11524 euro 19,00

Le edizioni Curci, particolarmente attente a diversi aspetti del fare musica (come l’apprendimento musicale e la didattica dei primi anni), pubblicano un interessante volume scritto da Renate Klöppel nel 2003 sul lavoro mentale del musicista. Nel volume emerge con chiarezza l’importanza dello studio mentale della musica, portato avanti con il cervello e con la massima concentrazione, non solo meccanico e ripetitivo.
La rappresentazione mentale della musica è molto più importante di quello che si possa immaginare e la lettura di questo volume aiuta a prenderne coscienza; mentre chi ascolta “Fra’ Martino” sente solo dei suoni e le parole della famosa canzone, un musicista ha ormai assimilato le note do-re-mi-do. Un esempio lampante è l’episodio legato al Miserere a nove voci di Gregorio Allegri che Mozart ascoltò nella Cappella Sistina e trascrisse subito dopo. Il grande compositore aveva compreso perfettamente la struttura della composizione proprio perché ne aveva l’esatta conoscenza mentale. Per quale motivo allora non lavorare anche con lo strumento in questa direzione invece di trascorrere un numero eccessivo di ore con esercizi talvolta deleteri se fatti magari leggendo il giornale?
Il volume è diviso in quattro capitoli: il primo sulla spiegazione del training mentale; il secondo su come applicarlo allo studio della musica; il terzo al metodo Orloff-Tschekorsky e il quarto alla paura del pubblico. Tatjana Orloff Tschekorsky, scomparsa prima della pubblicazione del volume, era docente alla Scuola Superiore di Musica di Trossingen. Il metodo della Tschekorsky, il training mentale nella formazione musicale (MTMA, Mentale Training in der Musicalischen Ausbildung), viene per la prima volta descritto in un libro. Il volume analizza con attenzione tutti gli aspetti correlati al suonare, dal rilassamento (RMP, rilassamento muscolare progressivo) alla coscienza dei movimenti del musicista, fino alla paura del pubblico, affrontata dal punto di vista fisico, mentale-emotivo e comportamentale. Delle vignette divertenti mostrano un omino che alla fine viene schiacciato da un enorme mattone della paura! L’autrice descrive anche i farmaci impiegati per combattere in modo artificiale la paura, dagli ansiolitici ai betabloccanti, con consigli preziosi e intelligenti.
www.edizionicurci.it

di Susanna Persichilli

“Italiani all’opera”

03 novembre 2006

“Italiani all’opera. Casti, Salieri, Da Ponte, Mozart… Un intrigo alla corte di Vienna” di Pierluigi Panza. Un romanzo intenso e coinvolgente tra i tanti libri pubblicati in occasione del 250° anniversario della nascita di Wolfgang Amadeus Mozart.
di Grazia Rondini.

Skira Editore
Euro 16,50

L’autore, Pierluigi Panza, giornalista del “Corriere della Sera”, per realizzare questo suo secondo romanzo ambientato alla Corte Imperiale viennese di Giuseppe II D’Asburgo, ha preso spunto da documenti storici inerenti il periodo di fine ‘700. Lungo la lettura si possono incontrare alcuni passaggi e situazioni note al grande pubblico, in quanto già presenti nel film “Amadeus” di Milos Forman del 1982. Nel romanzo, a differenza del film, le invidie e le vendette non si giocano fra il compositore di corte Antonio Salieri e Mozart, ma fra i due librettisti d’opera Giovan Battista Casti e il veneziano Da Ponte che per anni si contesero il posto di “poeta imperiale” lasciato libero alla morte dell’ italiano Metastasio. Il romanzo scorre avvincente attraverso il racconto in prima persona della propria vita da parte di G.B. Casti: narrazione arricchita da rivelazioni di amori e di tradimenti, da confessioni di vendette e trame ordite a scapito dei vari personaggi che ruotavano attorno alla Corte. Il romanzo, inoltre, presenta un’interessante e originale interpretazione dei capolavori di Salieri e Mozart: pare, infatti, che Casti e Da Ponte si affrontassero anche a colpi di messaggi sibillini inseriti nelle opere liriche dei due grandi. Concludono il romanzo le pagine che raccontano dell’anonima morte di Mozart, della scomparsa dell’imperatore e, con lui, dell’attività dei teatri, della misera fine delle opulenti corti d’Europa. La storia e l’inesorabile tramonto di una grande epoca musicale, il Settecento.

di Grazia Rondini

Venezia e il prete col violino

22 marzo 2006

E’ una biografia dell’abate violinista e compositore Antonio Vivaldi, ma non solo: una lettura piacevole e allo stesso tempo seria e attendibile grazie all’autore, frequentatore di archivi e segugio di documenti, che è riuscito a creare un”immagine di Vivaldi con i suoi vizi e le sue virtù.

L’immagine finale è priva degli svolazzi dei biografi che sovente hanno romanzato quello che non c’era.
Così l’autore richiama gli scritti di C.Goldoni, secondo cui Vivaldi era un eccellente suonatore di violino ma un abate che “rinuncia a dir messa” giustificandosi con una malattia definita come “strettura di petto” che gli impedisce di svolgere la sua funzione ecclesiastica al punto da dover abbandonare, talvolta all”improvviso, l”altare; ma che poi ci insospettisce in quanto capace di affrontare una mole di impegni musicali e teatrali. Nel corso della lettura incontriamo richiami alla sua tecnica e pratica violinistica, al suo virtuosismo riportati su documenti scritti da personaggi dell”epoca presso i quali Vivaldi era stato ospite.Il barone Von Uffenbach così descrive la pratica delle posizioni sovracute: “… Egli saliva con le dita fino a un pelo dal ponticello, tanto da non lasciare quasi più spazio per l”arco…”.
Formichetti ci ricorda anche le tracce dell”influenza di Vivaldi sulle composizioni di maestri indiscutibili dell”epoca e sulla formazione dello stesso J.S.Bach. Quindi, biografia, ma non la solita biografia come dicevo sopra, in quanto l”autore ha saputo trasferirsi e immergere la figura di Vivaldi nella sua affascinante Venezia dell”epoca: una Venezia dissoluta, cosciente della fine di un periodo storico che l”aveva vista protagonista e che proprio per questo si opponeva al cambiamento esprimendo un autunnale incendio di vitalità che aveva il fascino e il brivido dell’imminente dissoluzione. Venezia in quegli anni era una sorte di grande ammaliatrice di bel vivere europe che nel contempo era capace di offrire un connubio di arte e musica come nessuna città al mondo. Così il Nostro, chiamato anche “prete Rosso” per la capigliatura che aveva di tal colore, ci appare come un personaggio esuberante e contradditorio, partecipe e vivo nella società del suo tempo. “Venezia e il prete col violino” di Gianfranco Formichetti
edizioni Tascabili Bompiani (euro 8).

Grazia Rondini