Vernici a confronto

Suonare e costruire i violini
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claudio
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da claudio »

Il processo di coloritura è parte integrante della preparazione del legno, che è da distinguere in due fasi: incollatura e coloritura, non necessariamente in questo ordine. L'incollatura come hai già visto tu può essere condotta con acqua di colla, caseina, composti di olio e gesso, ed io aggiungerei anche l'albumina, che in questo ruolo è sicuramente importante. Queste sostanze di origine proteica sono state rivenute nelle analisi chimiche e fisiche che sono state condotte sugli strumenti originali.

Quindi c'è da considerare la coloritura del legno, che era praticata in antico, e che serviva a fornire il cosiddetto "fondo dorato", tipico delle vernici stradivariane dal 1700 in poi. Penso che indagare sulle varie tecniche di incollatura/coloritura ne valga grandemente la pena perché potrebbe permettere di risalire a pratiche e metodiche più antiche. Ad esempio la gommagutta, la curcuma e l'aloe hanno tutte e tre in comune una caratteristica ben precisa: sono solubili in acqua. Sarà un caso?

Per quanto riguarda l'argomento rasiera/carta vetrata, forse anche in questo caso l'evoluzione degli abrasivi potrebbe avere comportato l'abbandono, magari anche parziale, dell'uso della rasiera, analogamente al discorso gommalacca/vernice ad olio che tu facevi più indietro. Del resto anche oggi usiamo la rasiera in modi e con mezzi diversi rispetto agli antichi.
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nettuno10
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da nettuno10 »

Oggi mi è capitato un Matteo Albani, Bolzano fine 17 secolo. Una vernice rossa, sensuale, come i veneziani. Come Montagnana.

Cracklure grassa. Hanno un bel da dire che usavano come coloranti la lacca di robbia, le terre, il vermiglio, etc......Però i colori della robbia, delle ematiti e altri, fatti seguendo le stesse tecniche di allora, oggi non anno la tessa vita, luminosità e sensualità. Sono spenti, tanto spenti.

Eppure le analisi dei laboratori confermano i coloranti di cui sopra...................eppure facendoli oggi seguendo le stesse tecniche, non sono gli stessi.

Questo rimane davvero un dilemma.

Mi viene spontanea un osservazione, sicuramente allora era un rosso accesissimo che in 300 anni, complice l'ossidazione, si è smorzato.

Oggi qualcuno presenterebbe un violino con un rosso così acceso, confidando che in 300 anni diventerà sensuale e profondo?

Come il Pietro Guarnieri Baron Knopf, un arancio fortissimo. All'epoca doveva essere proprio un arancia.
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da nettuno10 »

Il confine tra il meraviglioso e il volgare, pacchiano, è molto labile. Labilissimo
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da nettuno10 »

Comunque, le vernici a olio, quando sono ben fatte hanno un fascino, una ricchezza cromatica e una pastosità che le vernici ad alchol non hanno.

Questo è evidente quando hai tra le mani uno strumento antico con ancora tutta la sua vernice intatta.
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claudio
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da claudio »

Bisognerebbe vedere di quali strumenti stai parlando perché le percezioni dei colori sono spesso molto soggettive. Sicuramente da nuovi gli strumenti hanno colori piuttosto crudi, che solo l'ossidazione potrà in qualche modo ammorbidire. Tuttavia, mentre per le vernici ad alcool si ha una certa "fissità" del colore e una alterazione più o meno marcata dei rossi (inevitabile con pigmenti di originale vegetale solubili in alcool), con le vernici ad olio il discorso cambia.

La lacca di robbia è uno dei pigmenti più usati per i rossi dei violini antichi, a questa si aggiungono tutti i vari ossidi di ferro che conferiscono tonalità più o meno brunastre, aranciate, giallastre, ecc ecc. Mentre per gli ossidi naturali non c'è una grossa differenza rispetto a quelli preparati in antico, eccettuato il fatto che i pigmenti moderni presentano una maggiore raffinazione (non è un particolare trascurabile), le lacche possono invece essere preparate in molti modi abbastanza diversi tra loro, che danno origine alle più disparate tonalità rosse.

Ciò detto non bisogna aspettarsi che una lacca o un ossido diano da soli risultati sulle vernici comparabili a quelli antichi, perché come già detto precedentemente, il colore finale è il risultato di più fattori combinati tra loro. Innanzitutto, la coloritura di base del legno, poi il tipo di verniciatura e le modalità di applicazione, infine la miscelazione dei vari pigmenti che consente il raggiungimento della tonalità e della saturazione desiderata.

Cioè a dire che non basta avere la lacca di garanza tra le più sopraffine che si è riuscito ad ottenere per raggiungere i famosi rossi veneziani, e che non basta avere la cocciniglia per una garanzia di successo, bensì il colore finale è il risultato di operazioni complesse di dosatura e miscelazione niente affatto diverse da quelle che un pittore agisce con la sua tavolozza.

Le tonalità sono tutte riproducibili, ma dipende da come si vernicia, poichè si potrà avere un bellissimo rosso ma una vernice poco trasparente, o magari senza quella profondità per cui il legno sottostante avrebbe dovuto apparire vivo e tridimensionale.

A differenza delle vernici ad alcool, per cui dopo preparata la vernice e diluita alla concentrazione ottimale vi si aggiungono i pigmenti solubili e il gioco è fatto, con le vernici ad olio il discorso cambia radicalmente perché i pigmenti in quantità microscopiche vengono impastati e incorporati alla vernice ad ogni mano.

In genere una vernice ad olio filologica esce dalla cottura con una colorazione più o meno ambrata, giallo-verdastra, e comunque piuttosto scura, anche questo andrà ad influire pesantemente sul risultato finale del colore, ma anche nel caso di oli preparati in vario modo affinché raggiungano una colorazione rossa o variamente marrone, l'impasto della vernice con i pigmenti è un passo obbligato ad ogni mano, aggiungendo tutti quei correttivi del colore onde raggiungere il risultato desiderato.

A tutto questo si aggiunge il fatto che la vernice ad olio in un tempo abbastanza breve (da pochi mesi ad alcuni anni), subisce un ulteriore processo di ossidazione per cui diviene più sottile e vede il suo colore scurirsi, consentendo così una ulteriore omogeneizzazione e "pastosità" della colorazione.

Lo vedo sui miei strumenti, dove in alcuni casi la lacca di robbia ha contribuito ad una tonalità aranciata che poco mi soddisfaceva, ma che dopo qualche anno ha rivelato una morbidezza nella tonalità decisamente più convincente.

Per inciso uno dei rossi più belli che ho visto finora è quello del violoncello Cristiani 1700 di Stradivari, non solo perché è uno strumento che di vernice originale ne ha ancora tanta, ma perché tra tutti gli strumenti antichi è quello che a mio parere meglio evidenzia la complessa trasparenza delle vernici ad olio, dove in questo caso l'ematite, tra gli altri pigmenti presenti, sembra abbia giocato un ruolo importante, che oltretutto non è nemmeno tra i vari pigmenti naturali quello più trasparente.
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da nettuno10 »

Grazie per la lunga spiegazione. Per inciso poichè faccio delle vernici in piccole quantità per fare delle prove, ho rifatto la stessa una seconda volta. E'uscita diversa! Sicuramente, con quantità così piccole non si riesce a dosare perfettamente le quantità e ci saranno state magari delle piccole differenze di tempi o temperature che non ho controllato perfettamente.

Non è semplice con attrezzature "casalinghe" controllare processi così complessi.

Comunque ho notato che a un certo punto la vernice aumenta di calore senza che io abbia fatto nulla,immagino che si produca qualche reazione chimica all'interno che lo produce.

Certo, i pigmenti producono effetti stupendi. Mi è capitato di vedere vernici a olio colorate con colori solubili in olio, grassi all'olio, etc. Ma erano "piatte", i pigmenti sono tutt'altra cosa!
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claudio
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da claudio »

Il bello è proprio fare una vernice che cambi leggermente ogni volta, magari cercando di capire come padroneggiare al meglio le variazioni, ed avere una possibilità espressiva in più. Pensa un po' a chi per tutta la vita, per 50 o 60 anni ha usato costantemente la stessa vernice, questo per me non è rendere giustizia alla vita del liutaio. Quindi ben vengano le attrezzature casalinghe. Io consiglierei, una volta che sei diventato pratico del processo, di alzare poco per volta i quantitativi, ma tieni conto che già con un paio d'etti di vernice puoi verniciare un buon numero di strumenti, violoncelli compresi.

Quello che hai notato, circa l'aumento non controllato del calore, è con tutta probabilità dovuto all'inerzia termica dell'olio, fenomeno da cui guardarsi bene e con attenzione onde evitare incendi. Probabilmente in questa occasione hai dato più calore di quanto fosse necessario.
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da nettuno10 »

Si, avevo pensato anche a questo. L'inerzia non è facile da controllare
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da claudio »

Inerzia termica e inerzia meccanica si equivalgono, è come dare una spinta ad un carrello, più sarà energica, più tempo ci metterà a fermarsi, sempre che non si sia in discesa (come nel caso dell'olio). Quindi il calore va somministrato in modo molto graduale.
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da claudio »

nettuno10 ha scritto: lunedì 2 settembre 2019, 9:51 Grazie per la lunga spiegazione.
Talvolta le spiegazioni sono lunghe, ma talvolta non sono nemmeno spiegazioni, io uso il forum anche come blocco di appunti, dove annotare riflessioni e contributi vari.
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da nettuno10 »

Scusate l'assenza, sono stato in vacanza!

Nel frattempo la vernice che ho dato si è asciugata un pò. Molto carina
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da nettuno10 »

Buongiorno, confermo è venuta bene. L'ambra crea una vernice spessa, questo si vede. Cime quella di Fagnola per intenderci. La vernice con la colofonia probabilmente è più sottile, come quella degli antichi cremonesi. Dando per acquisito che usassero la colofonia.
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Re: Vernici a confronto

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Non mi risulta che l'ambra dia una vernice più spessa, nella mia esperienza si può stendere sottile come le altre, dipende da come la applichi e come la diluisci.
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da nettuno10 »

Quando guardo il forum ci sono un enorme quantità di informazioni , complimenti Claudio, è un progetto ideato e condotto molto bene.

Boh, almeno questa è la sensazione, che sia più spessa.

Invece sollevo un argomento che sicuramente voi tutti conoscete assai bene.

Ho cominciato a stendere la vernice con la lacca di robbia. Comprata da kremer. Ho fatto diversi esperimenti per impratichirmi.

Dapprima una mano trasparente , poi via via mani sempre più cariche. Ovviamente, più è graduale l'immissione di pigmenti, meno è il rischio di macchiare. Ma più la vernice è spessa.

Oppure, volendo provare a dare poche mani, come capita di vedere in alcune vernici antiche classiche, ho provato a caricare la vernice di pigmento parecchio e fin da subito. E'veramente difficilissimo darla in maniera uniforme!

Se è vero che Stradivari aveva una vernice sottilissima, almeno così dicono le più recenti pubblicazioni, come faceva a dare una vernice così intensa di colore e con uno spessore così sottile?
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Re: Vernici a confronto

Messaggio da claudio »

Questo forum non è un progetto, ma un'azione maturata di giorno in giorno, senza premeditazione.

L'ambra e la colofonia sono parenti strette, poiché la prima non è altro che colofonia fossilizzata, e della seconda mantiene molte delle sue prerogative, quali la trasparenza, la proprietà di essere fusa nell'olio (attraverso una pur impegnativa pirogenazione), capacità di incorporare pigmenti e tutto ciò che riguarda in positivo una vernice ad olio.

Quindi se di vernice spessa si parla, questo è problema che riguarda il preparatore, non la vernice stessa, che può essere stesa e tirata in strati sottilissimi. Fai conto che con una vernice all'ambra o alla sandracca, il carico di ogni mano di vernice si aggira attorno ai 0.3 grammi. Il totale di vernice su un violino ammonta a circa 6-8 grammi.

Quindi il problema va ricercato soprattutto nella qualità dei componenti, in cui importanza primaria e quella dell'olio di lino. Io uso quello spremuto a freddo di origine svedese, è molto liquido e fluido ed ha ottime qualità siccative.

Per quello che riguarda il processo di verniciatura vero e proprio, quello di incorporare il pigmento nella vernice è solo il primo passo, ma manca una premessa importante: preparazione e coloritura del legno.

Infatti le analisi sugli strumenti originali hanno evidenziato uno strato proteinico come base di preparazione del legno, a cui è seguita una coloritura più o meno intensa. Il problema è che ad oggi non si ha ancora un'idea su questa coloritura, ma solo che essa è indubbiamente presente sulla maggior parte degli strumenti antichi cremonesi.

Questo non vuol dire che non si possa colorire il legno in modi soddisfacenti, ma raggiungere risultati all'altezza degli Amati e di Stradivari è al momento impossibile. Tuttavia una volta individuato il principio e l'ordine degli strati di verniciatura, i risultati sono tutt'altro che disprezzabili, perlomeno nella mia esperienza posso sicuramente dire di aver raggiunto risultati di verniciature che al confronto di quelle che facevo una quindicina di anni fa, esse appaiono povere e mortificanti per lo strumento.

Vi è anche da aggiungere che le vernici ad olio filologiche sono naturalmente sottili perché hanno una resa altissima (0.3 grammi circa per ogni mano sull'interno strumento), a questo si aggiunge il fatto che con il passare del tempo queste vernici tendono a scurire e ad assottigliarsi ancora di più.

Quindi nel tuo caso la soluzione va ricercata nella giusta coloritura del legno, che conferirà alla vernice il giusto grado di saturazione senza troppi problemi. E' anche evidente che trovare il giusto punto di colore e con quali tipi di pigmenti è cosa che richiede tempo e molte prove, non è esattamente come mettere l'estratto di sandalo in una vernice ad alcool.
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