Restauro mandolino antico.

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violino7
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Messaggio da violino7 »

Porthos ha scritto: .........
La piegatura avvicina fra loro i lembi del 'semicerchio' dietro il ponticello, perchè c'è anche una lieve bombatura trasversale ottenuta per flessione. La si può notare nella foto del ponticello del mio mandolino. Pertanto la piallatura a coltello della tavola deve lasciare una "V", a zero in zona ponticello e circa 1/2 mm di spazio al bordo.
Dopodichè si passa la colla col dito come se fosse una crepa, si piega (non sempre a fuoco) e si stringe in forma, aggiungendo della carta lungo la mezzeria. La carta prende quelle due o tre gocce di colla che fuoriescono dalla mezzeria.......

.
Procedimento interessante! Lo devo tener presente se un giorno decidessi di costruirmi un mandolino!... Non è detto! Sarebbe una bellissima esperienza.

Ma non ho capito una cosa!...
Che cosa è "la piallatura a coltello della tavola"?
La fase successiva, quella della V l'ho capita, ma questa no!
.
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- Lino Santoro -
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Messaggio da violino7 »

claudio ha scritto:Fatto salvo il fatto che il lavoro di rifoderatura a spina di pesce mi sembra pregevole nella fattura, io avrei evitato cartone pesante, limitandomi al tipo di carta che c'era prima e proteggendola con acqua di colla molto diluita. Il cartone dei ministeri pesa! :lol:
La carta che c'era prima era proprio troppo fina, inconsistente direi!

Non cartone, ma carta dei ministeri! Quanti grammi in più vuoi che ci siano, non è quello, ma metti la robustezza!

Ma l'etichetta, alla fine consigli di toglierla?
Ho messo un paio di scritte ad inchiostro sulla fodera, potrebbe bastare!
E' anche vero, però, che non esiste l'etichetta originale.
Ho lasciato scoperto un lembo dove c'era, per far vedere che esisteva ed è stata divelta.
Accanto, la mia avrebbe un senso!
.
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Messaggio da Porthos »

RIMETTA-A-POSTO-LA-CATENA!

Parafrasando il mai sufficientemente lodato Frankestein Junior, la terza catena, quella più corta, serve eccome!
La tensione delle corde si scarica in parte sull'estremità della tastiera che poggia sulla tavola (è una leva: fulcro l'attaccatura del manico sullo zocchetto). Praticamente è come mettere lo strumento in una morsa inesorabile, la tavola o si piega o si spacca o tutt'e due le cose.

Piallatura a coltello:
espressione poco felice, per cui devo descrivere la realizzazione della tavola, che nei mandolini è sempre in due pezzi incollati. Metafora del libro: ci saranno due 'pagine' da aprire. si pialla la costa del libro bella dritta, ottenendo il famoso 'angolo piatto' delle scuole medie, di 180°. Ecco perchè dicevo 'a coltello'. Poi, si dà un'altra piallatina da metà costa all'estremità. Ora l'angolo è di 179° (tanto per dire)
Apri libro in piano, incolla ciò che combacia, resta la V. Continuare come detto nel post di prima (piega, incolla, metti in forma)

Avviso: si organizzano visite guidate in fabbrica di mandolini, con traduzione simultanea siciliano-italiano, prezzi modici e specialità locali.
Si fa prima....
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Messaggio da violino7 »

Sulla catena, ottimo consiglio! Ho perfettamente percepito il problema meccanico, anche se da supporto fa anche il prolungamento del tassello di 1,5 cm, oltre l'anello in abete intorno al foro della rosetta!

Ti mando foto del battipenna originale, da notare il particolare delle decorazioni in madreperla incise a mano!:

Immagine
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Messaggio da violino7 »

claudio ha scritto: ........ Per le etichette: i lavori di restauro in genere non si firmano, o perlomeno non in modo cosi' vistoso.........
Devo premettere che due anni fa quando ho comprato questo mandolino ho contattato tramite e-mail un esperto di mandolini e restauro di strumenti musicali dell'I.R.O.R. di Milano, cioè il Prof. Lorenzo Lippi che avevo conosciuto a Mondomusica di quell'anno.

Gli ho mandato delle foto dello strumento per avere dei consigli su che tipo di restauro fare e poi mi sono incontrato anche con un suo giovane allievo liutaio a Ciampino al qual ho fatto visionare lo strumento già aperto.

Alla fine delle consultazioni avevo un dilemma da risolvere, ma almeno avevo davanti a me tutti i tasselli della questione!

Il primo tassello della questione è che "un restauro deve essere per definizione conservativo" e come tale non può essere firmato!
E' come dire che se io ho il compito di restaurare un Caravaggio rovinato, facciamo l'ipotesi che alla fine del lavoro acconto alla firma di Michelangelo Merisi ci metto anche la mia! Questo non si può fare!!!
Il restauro "per definizione" è il pieno recupero dell'opera dell'autore originario.
Infatti all'IROR, dove il restauro l'insegnano, non possono dire cose diversa dal concetto ora espresso, loro fanno accademia. Per loro anche quei piccoli pezzetti quasi carbonizzati del filetto della corona, che appena li tocchi si sbriciolano ed in parte non ci sono più, vanno recuperati! Così come non si tocca la vernice, si lascia lo sfregio e guai a toccare lo stucco del battipenna ecc.. ecc.. Va solo valorizzato quello che c'è e quello che manca va integrato in perfetta armonia con gli altri componenti l'opera.

Il secondo tasselo della questione era che io non volevo un oggetto restaurato solo per metterlo sotto vetro come oggetto d'antiquariato, ma volevo uno strumento che fosse pienamente funzionante! Quel mandolino secondo me era troppo compromesso ed aveva bisogno di un intervento anche "migliorativo", cosa che certamente per un mandolino rovinato si può fare e per un quadro del '600 no!

Mi sono trovato davanti ad una scelta da fare ed ho deciso, pur cercando di salvaguardare quello che è antico, di puntare alla valorizzazione dello strumento guardando principalmente alla sua funzionalità!
Con questa filosofia finora mi sono mosso, giusta o sbagliata non ha importanza, è soltanto la scelta che ho fatto io!

Cioè, facendo dei distinguo, " c'è restauro e restauro, guardando a cosa uno ci vuol fare con lo strumento! "
Non sono parole mie. Alla fine della mia indagine questa frase mi ha convinto!

Da questo punto di vista, un restauro finalizzato al recupero "funzionale" credo che vada etichettato specialmente se lo strumento è privo di cartiglio d'origine.

Probabilmente analogo discorso non è possibile fare per i violini, per una questione tecnica legata alla natura dello strumento!
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Messaggio da violino7 »

Una domanda rivolta agli esperti in mandolini!

A che cosa serve nei mandolini la divaricazione tra le due catene maggiori?

Grazie.
Ultima modifica di violino7 il giovedì 29 novembre 2007, 0:18, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da violino7 »

Ho anche un'altra domanda da fare a chi è in grado di rispondere:

Esiste una pubblicazione che elenchi il maggior numero possibile di etichette di mandolini?
Una specie di catalogo?
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Messaggio da Porthos »

violino7 ha scritto:Ho anche un'altra domanda da fare a chi è in grado di rispondere:

Esiste una pubblicazione che elenchi il maggior numero possibile di etichette di mandolini?
Una specie di catalogo?
Che io sappia, no. Ma siccome a cavallo tra l'800 e il '900 erno molto diffuse le 'esposizioni internazionali', leggasi fiere campionarie, di quelle i cataloghi ci sono. Forse anche in rete.
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Messaggio da Porthos »

violino7 ha scritto:Una domanda rivolta agli esperti in mandolini!

A che cosa serve nei mandolini la divaricazione tra le due catene maggiori?

Grazie.
Divaricazione? Nel senso che non sono parallele?

P.S.: io intervengo non da esperto di mandolini (specie al confronto di blasonati organologi) ma da musicante dotato di una certa sfacciataggine.
Quindi ritengo che il fine di uno strumento è quello di suonare, e meglio suona, meglio è.
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Messaggio da violino7 »

Porthos ha scritto:
violino7 ha scritto:Una domanda rivolta agli esperti in mandolini!

A che cosa serve nei mandolini la divaricazione tra le due catene maggiori?

Grazie.
Divaricazione? Nel senso che non sono parallele?

P.S.: io intervengo non da esperto di mandolini (specie al confronto di blasonati organologi) ma da musicante dotato di una certa sfacciataggine.
Quindi ritengo che il fine di uno strumento è quello di suonare, e meglio suona, meglio è.
Porthos, lo so che sei un semplice appassionato, ma le tua competenza comunque mi sembra sufficientemente qualificata! L'importante è trovare le soluzioni giuste. Io ho l'impressione che vivendo a Catania tu abbia avuto a che fare con i mandolini da molto tempo!

Mi meraviglio comunque che nel forum nessun'altro voglia dire la sua!!

Per le catene divaricate, intendo che non sono parallele! Intuisco che la cosa abbia a che fare con l'ottimizzazione del suono e, forse, anche con il ponticello inclinato (come vedo nel tuo mandolino).
Ultima modifica di violino7 il giovedì 29 novembre 2007, 14:23, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da violino7 »

Porthos ha scritto:
violino7 ha scritto:Ho anche un'altra domanda da fare a chi è in grado di rispondere:

Esiste una pubblicazione che elenchi il maggior numero possibile di etichette di mandolini?
Una specie di catalogo?
Che io sappia, no. Ma siccome a cavallo tra l'800 e il '900 erno molto diffuse le 'esposizioni internazionali', leggasi fiere campionarie, di quelle i cataloghi ci sono. Forse anche in rete.
In rete non ho trovato nulla!

Ti spiego! la mia domanda ha a che fare con l'identificazione del liutaio fabbricante il mio mandolino!

L'etichetta mancante del mio mandolino ha dei connotati certi. Se io vedessi un'altro strumento dello stesso artigiano sarei in grado di identificarla perfettamente!
Io ho una pubblicazione americana di inizio '900 dove si parla della vita dei liutai fino a quell'epoca e sono riprodotte ben 778 etichette di violino.

Per il mandolino purtroppo c'è poca bibbliografia. A Mondomusica 2005 mi sono avvicinato allo stand dell'IROR perchè cercavo un manuale che parlasse specificatamente del mandolino dal punto di vista tecnico-costruttivo, come ne esistono svariati per i violini. Il prof. Lippi mi disse che, purtroppo, non esisteva nulla di pubblicato ufficialmente! Ancora oggi tutto è affidato per il mandolino alla competenza degli artigiani!
Lui pubblicizza e vende un poster ben fatto di un mandolino di Luigi Embergher di inizio '900. Dalle mie poche ricerche, sembra non esista null'altro! Su questo poster ovviamente sono riportate perfettamente le misure, ma a me interesserebbe trovare qualcosa di scritto sulla struttura ingegneristica (diciamo così!) dello strumento!
Sono quelle cose che anticamente si imparavano solo nelle botteghe e che sicuramente tuttora solo là possono essere rintracciate (forse anche giustamente!)
Ultima modifica di violino7 il sabato 1 dicembre 2007, 23:05, modificato 3 volte in totale.
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Messaggio da Porthos »

Non mi è mai capitato di vedere mandolini con catene che non fossero parallele. La posizione del ponticello nel mio serve a compensare la tensione delle corde, che restano un po' alte sulla tastiera.
Ma credo che, così come nel violino, una certa moderata asimmetria del piano armonico contribuisca (via frequenze proprie e larghezza dei picchi di risonanza) a rendere il suono più ricco di armonici.
Si vede meglio nelle incatenature della chitarra classica.

Ma il marchio Embergher esiste ancora a Roma?

[edit] mi è scappato un 'invia'.

Il problema è che il mandolino suona benino anche se è fatto male, a differenza del violino. Quindi il know-how non si è mai allontanato dall'ambito artigianale, pur essendoci artigiani più o meno bravi e più o meno famosi. Non c'è uno Stradivari del mandolino, nè un Sacconi, nè un Hill, etc etc.

Anche gli artigiani, il più delle volte non si rendono conto del perchè delle loro tecniche.
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Messaggio da claudio »

E Vinaccia? E Calace? dove li mettiamo?
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Messaggio da violino7 »

Porthos ha scritto:
....Ma il marchio Embergher esiste ancora a Roma?.....
Che io sappia, no! E' stato un grande costruttore di mandolini e la sua scuola ha avuto parecchi discepoli, ma mi sembra che oggi sia tutto finito!
I suoi strumenti sono tra i più quotati in assoluto!
Porthos ha scritto: Il problema è che il mandolino suona benino anche se è fatto male, a differenza del violino. Quindi il know-how non si è mai allontanato dall'ambito artigianale, pur essendoci artigiani più o meno bravi e più o meno famosi. Non c'è uno Stradivari del mandolino, nè un Sacconi, nè un Hill, etc etc.

Anche gli artigiani, il più delle volte non si rendono conto del perchè delle loro tecniche.
Questa cosa è interessante! Praticamente è ribadito che nel mandolino non ci sono necessariamente dei canoni assoluti da rispettare, se non in grandi linee, e questo qualifica meglio l'artigianalità, in senso individualistico!
Cioè, ... se costruisci un violino lo devi fare per forza in una certa maniera, puoi cambiare poco, magari solo lo stile, ma se fai un mandolino ti tuoi sbizzarrire!
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Messaggio da Porthos »

claudio ha scritto:E Vinaccia? E Calace? dove li mettiamo?
a Napoli...come in Sicilia (non molto conosciuti ma altrettanto raffinati) Puglisi-Reale, Porto, Carabba.
Ma la mia impressione è che Stradivari, Guarneri, Amati hanno volato molto più in alto. Questione anche di contesto musicale.
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