Restauro mandolino antico.

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violino7
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Messaggio da violino7 »

claudio ha scritto:E Vinaccia? E Calace? dove li mettiamo?
Sì, che io sappia i fabbricanti più quotati sul mercato sono tre:

Calace, Vinaccia ed Embergher!

Dietro di loro ci sono moltissimo bravi artigiani da non trascurare! Anche perchè tutti e tre hanno fatto scuola in epoche e luoghi diversi ed hanno avuto parecchi discepoli.

Embergher è il più recente dei tre. Non era di Roma, ma originario di Arpino (provincia di Frosinone), dove esiste un museo a lui dedicato e ben impiantato in chiave di liuteria. Mi propongo un giorno di fare una passeggiata ed andarlo a visitare.

Vi parlo di Embergher perchè un liutaio di Roma mio amico, Mauro Pupeschi, ha avuto modo più di una volta di maneggiare suoi mandolini e mi ha detto una cosa interessante.
I suoi strumenti hanno una particolarità che li rende unici: sono tutti foderati non con la comune carta, come da prassi ordinaria, ma con i trucioli di piallatura sufficientemente fini e larghi.
Io non ho mai avuto occasione di osservarne uno, ma riesco ad immaginare l'interno della cassa foderato in questa maniera, dove lo splendore del legno vivo la fa da padrone, magari con una organizzazione geometrica a spina di pesce, e con lo stesso riflesso che emerge dal legno ben levigato che possiamo osservare nelle tavole di abete appena rasate!
Credo davvero sia una bellezza unica!
Ultima modifica di violino7 il venerdì 30 novembre 2007, 0:11, modificato 1 volta in totale.
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- Lino Santoro -
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Porthos
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Messaggio da Porthos »

Si diche che Embergher abbia introdotto nel mandolino la paletta scanalata e le meccaniche dello stesso tipo delle chitarre classiche.
Ecco due mandolini catanesi del primo '900:

Immagine.........Immagine
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violino7
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Messaggio da violino7 »

Note di restauro:

Porthos, la tua considerazione sulla necessità della catena più piccola è stada provvidenziale! Anzi doppiamente provvidenziale, direi!

Primo, perchè mi ha permesso di capire un elemento importante nei rapporti di forza che si creano nel mandolino!
Secondo, perchè da questo ho potuto tamponare un bel problema!

Ho lavorato in mattinata a costruire con legno di abete bianco la catena piccola mancante, con la sagoma in falsariga delle altre due. Naturalmente ho provveduto affinchè essa poggiasse alle estremità, esattamente negli appositi incassi laterali incisi sulle controfasce, ed in quella posizione la ho incollata alla tavola.
A questo punto ho fatto una verifica che altrimenti non avrei mai fatto!
Sono andato a verificare se anche le altre due catene erano perfettamente inserite dentro i loro alloggiamenti alle controfasce.
Per una, quella più grande vicina alla piega, tutto a posto. Per l'altra, invece, ho accertato che era troppo corta e poggiava bene solo su un lato e per niente sull'altro.
Difetto di costruzione! Ma poi ho valutato che la tavola con il tempo aveva ceduto, avvallandosi, proprio nel punto di mancato appoggio. (Avevo pensato che questo difetto si sarebbe appianato quando la tavola avrebbe poggiato alla cassa, ma così non sarebbe mai stato!). Questo aveva creato una crepa tangenzialmente alla rosetta, che io avevo incollato e già salvaguardato con un diamantino.

Nel pomeriggio ho provveduto a scollare la catena che dovrò sostituire con un'altra di lunghezza adeguata.
Ciò mi permetterà di rialzare l'avvallamento della tavola, dotandola di un solido sostegno!
Nello stesso tempo ne avrà giovamento la crepa che non avrà bisogno del diamantino.
Se non provvederò in questa maniera avrei problemi anche per posizionare bene i listelli in madreperla e tartaruga sul bordo, mancando la linearità necessaria.
Ora ho capito perchè in quel punto la tavola nel tempo si è particolarmente disastrata! E' come se dentro un appartamento cedesse un pilastro! Viene giù tutto su quel lato!

Chissà se non sia stato per questo mancato appoggio laterale di una fascia che non ne sia derivato il serio danno che io ho riscontrato su tutta la tavola armonica?

Domani mattina mi metterò al lavoro.

Grazie a te! :pray:
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- Lino Santoro -
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Porthos
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Messaggio da Porthos »

Troppo buono.

Ma sei stato fortunato. Se il manico fosse stato fatto peggio (p.es. legno meno stagionato) si sarebbe piegato e il margine della tastiera avrebbe sfondato la tavola.
Controllalo bene dopo che avrai incollato la tavola.

Al proposito, io lascerei passare qualche tempo. Prima incolla la catena alla tavola, e fai asciugare bene la colla. Poi lascia che la tavola si riassesti lasciandola qualche giorno in ambiente non secco. Poi qualche altro giorno ad asciugare, e poi il montaggio definitivo.

Quanto alle catene divergenti (ma di quanti mm?) sono incline a pensare che l'incatenatura della tavola sia stata fatta, a suo tempo, in modo un po' frettoloso: la catena piccola aveva poca colla e quella intermedia era corta.
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violino7
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Messaggio da violino7 »

Porthos ha scritto:Troppo buono.
Onore al merito!
Porthos ha scritto:Ma sei stato fortunato. Se il manico fosse stato fatto peggio (p.es. legno meno stagionato) si sarebbe piegato e il margine della tastiera avrebbe sfondato la tavola.
Controllalo bene dopo che avrai incollato la tavola.

Al proposito, io lascerei passare qualche tempo. Prima incolla la catena alla tavola, e fai asciugare bene la colla. Poi lascia che la tavola si riassesti lasciandola qualche giorno in ambiente non secco. Poi qualche altro giorno ad asciugare, e poi il montaggio definitivo.
Credo che il manico in mogano sia fatto bene! l'ho dovuto staccare completamente dalla cassa perchè parecchie doghe, che in quel punto sono molto sottili, erano in pessime condizioni o addirittura rotte e mancanti. Quindi per ricostruire il tutto ho dovuto rinforzare il tassello con un prolungamento di 1,5 cm, altrimenti sarebbe stato difficile reinnestarle, a pressione poi!
Il manico, visto che in passato la tavola aveva ceduto, aveva piegato in avanti. Un precedente restauro esterno, infatti, aveva provveduto ad inserire sotto la tastiera una filzetta in ebano degradante dal capotasto verso la rosetta! Io con il reinnesto del manico ho fatto in maniera di pareggiare questa pendenza! Invece come assetto laterale il lavoro non è venuto perfetto al 100%, ma diciamo al 98%, una cosa insignificante, tale da poter essere poi compensata facilmente con la nuova tastiera. Tieni presente la difficoltà che ho avuto a reincollare le lamelle delle doghe, anche in pressione, all'innesto del manico! Non me la sono sentito di scollare tutto e ricominciare, con il rischio di compromettere il rifacimento fatto! La torsione laterale (trascurabile, ripeto) è dovuta all'effetto involutivo degli elastici usati nell'incollaggio, effetto difficilmente calcolabile!

Si, per l'incollaggio della nuova catena ed il riallineamento della tavola seguirò la procedura da te consigliata, alla quale anch'io avevo pensato. E' un'operazione che realizzerò con molta calma, tanto per la chiusura definitiva ci vorrà molto tempo; prima devo completare rosetta e battipenna!
Porthos ha scritto:Quanto alle catene divergenti (ma di quanti mm?) sono incline a pensare che l'incatenatura della tavola sia stata fatta, a suo tempo, in modo un po' frettoloso: la catena piccola aveva poca colla e quella intermedia era corta.
Su questo mandolino la divergenza elle estremità era di 5 - 6 mm. , non eccessiva!
Ho visto che alcune cose all'interno sono fatte in maniera abbastanza grossolana (tassello di fondo non sufficentemente rasato in superficie, rimasto non incollato alla tavola anche per colpa del famoso cerotto; controfasce di pioppo poco rifinite; catena mezzana errata nella lunghezza; quella piccola incollata male!).
Nonostante tutto, io sono portato a credere che la divergenza possa essere legata ad un motivo strutturale, per averla vista anche su altri mondolini (tipo sul poster di Embergher) e non sia legata al tentativo di riconquistare il bordo dove l'appoggio mancava!

Riguardo agli elementi di grossolanità da me elencati, sono portato a credere che questo mandolino sia opera di due mani diverse!
Altre cose, infatti, come la precisione delle doghe, dei filetti laterali ed altri particolari di rifinitura ben precisi, mi fanno pensare ad una mano ben più esperta! Come dire! Il maestro ha provveduto ad alcune cose e l'allievo ad altre, apparentemente più trascurabili!
E, poi...se ne deduce che.......andavano di fretta! Altrimenti il maestro avrebbe anche potuto applicare un po' più di controllo sull'opera fatta dall'allievo!! :hum:
Ultima modifica di violino7 il sabato 1 dicembre 2007, 23:20, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Porthos »

Ridammi quel mandolino! E' catanese.

Scherzi a parte, ti informo che da fine 800 ad oggi (per i pochi rimasti a concorrere col sol levante) la fabbricazione catanese degli strumenti, nonostante tutti i 'segreti' alla Stradivari e al guardarsi in cagnesco fra concorrenti, è un lavoro in rete. Molti economisti ci scriverebbero dei libri, ma io mi limito a notare come ci fossero ditte specializzate nel fornire chi manici, chi casse, chi decorazioni, chi legname segato quasi a misura.

Quindi chi ha messo l'etichetta ora perduta (e a questo punto una vale l'altra) è molto probabile che si sia limitato a incatenare una tavola, applicare una tastiera e rifinire con le decorazioni.

Diverso è il caso di alcuni artigiani (Sgroi, Puglisi, la romana Ermelinda Silvestri in Sgroi) che marcavano a fuoco sia la tavola (a sinistra sotto il ponticello) e la cassa nel tassello del manico.

Per inciso, migliaia di casse fatte a Catania in quel periodo sono state fornite a famosi laboratori di Napoli e di Roma (documentabile), che si sono sempre proposti come liutai "di nicchia" che curano gli strumenti uno per uno. :wink:
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claudio
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Messaggio da claudio »

La divergenza delle catene serve a "convogliare" le vibrazioni secondo le proprieta' fisiche delle corde stesse. In effetti e' il caso di parlare di "convergenza" verso gli acuti, come regola generale essi hanno bisogno di piu' legno rispetto ai bassi. E' un sistema costruttivo che si vede molto spesso nelle tavole armoniche delle chitarre, e ha il duplice scopo di rinforzare la tavole in quanto generalmente le corde acute "tirano" di piu' dei bassi, e perche' i bassi vibrano piu' liberamente.
Domanda: perche' la catena piu' piccola e' stata realizzata in abete bianco?
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Messaggio da violino7 »

claudio ha scritto:La divergenza delle catene serve a "convogliare" le vibrazioni secondo le proprieta' fisiche delle corde stesse. In effetti e' il caso di parlare di "convergenza" verso gli acuti, come regola generale essi hanno bisogno di piu' legno rispetto ai bassi. E' un sistema costruttivo che si vede molto spesso nelle tavole armoniche delle chitarre, e ha il duplice scopo di rinforzare la tavole in quanto generalmente le corde acute "tirano" di piu' dei bassi, e perche' i bassi vibrano piu' liberamente.
Claudio, grazie del chiarimento! Provvederò a divergere le catene nello stesso senso di come le ho trovate.
Claudio ha scritto:Domanda: perche' la catena piu' piccola e' stata realizzata in abete bianco?
Sono inbarazzato! Perchè mi sembra che le due che ho trovato siano di abete! Perchè, che altro legno avrei dovuto usare?
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Messaggio da violino7 »

Porthos ha scritto:Ridammi quel mandolino! E' catanese.

Scherzi a parte, ti informo che da fine 800 ad oggi (per i pochi rimasti a concorrere col sol levante) la fabbricazione catanese degli strumenti, nonostante tutti i 'segreti' alla Stradivari e al guardarsi in cagnesco fra concorrenti, è un lavoro in rete. Molti economisti ci scriverebbero dei libri, ma io mi limito a notare come ci fossero ditte specializzate nel fornire chi manici, chi casse, chi decorazioni, chi legname segato quasi a misura.

Quindi chi ha messo l'etichetta ora perduta (e a questo punto una vale l'altra) è molto probabile che si sia limitato a incatenare una tavola, applicare una tastiera e rifinire con le decorazioni.

Diverso è il caso di alcuni artigiani (Sgroi, Puglisi, la romana Ermelinda Silvestri in Sgroi) che marcavano a fuoco sia la tavola (a sinistra sotto il ponticello) e la cassa nel tassello del manico.

Per inciso, migliaia di casse fatte a Catania in quel periodo sono state fornite a famosi laboratori di Napoli e di Roma (documentabile), che si sono sempre proposti come liutai "di nicchia" che curano gli strumenti uno per uno. :wink:
Interessante la mini-storia della liuteria catanese.
Riguardo all'etichetta, io sono convinto che è stata divelta ad arte, magari immediatamente prima che il mandolino mi fosse venduto.
Ed allora i casi sono due:
1) o l'etichetta era di un liutaio importante ed hanno preferito toglierla per valorizzare commercialmente un mandolino meno disastrato del mio (queste cose non succedono solo con i violini);
2) oppure era di un emerito sconosciuto, ed hanno preferito toglierla per lasciare aperta la possibilità di ipotizzare che magari quello strumento sia stato costruito da Vinaccia o Calace!

Non penso che sia una questione importante, ma io comunque, per amor del vero, posso facilmente identificare il vero autore semplicemente vedendone un'altra di questo artigiano!
Si tratta di una etichetta rettangolare di misura cm. 4,5 x 11 circa.
Il fatto poi è che, sul mio mandolino, di essa è rimasto un piccolo lembo con sopra dei segni particolari, dei tratti stampati. Per me è una specie di impronta digitale, cioè so esattamente come è fatta la cornice del cartiglio. Ve lo mostro:

Immagine

ed in particolare:
Immagine
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Messaggio da violino7 »

Ora ho svelato tutti gli elementi in mio possesso per l'indagine!

Chiunque abbia già visto su un mandolino un'etichetta di queste misure e con la cornice a tratti, per favore, si faccia vivo!

Non è una questione di vita o di morte, ma....ci tengo!

Grazie.
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Messaggio da claudio »

Violino7, l'abete esiste in diverse specie. Quando si dice "abete bianco" si intende proprio un tipo di abete in particolare, da distinguere dall'abete rosso che appartiene ad un'altra specie e che e' usato in liuteria. Quindi mi incuriosiva perche' avevi usato il legno di abete bianco, ma immagino che tu ti riferissi al colore e non al tipo di pianta.
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Messaggio da Porthos »

Questo è il frontespizio di un catalogo, i cartigli potrebbero essere simili.
Se è questa, voglio una cattedra all'IROR

Immagine
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Messaggio da violino7 »

claudio ha scritto:Violino7, l'abete esiste in diverse specie. Quando si dice "abete bianco" si intende proprio un tipo di abete in particolare, da distinguere dall'abete rosso che appartiene ad un'altra specie e che e' usato in liuteria. Quindi mi incuriosiva perche' avevi usato il legno di abete bianco, ma immagino che tu ti riferissi al colore e non al tipo di pianta.
No, ho usato proprio "abete bianco" nel senso di "abete comune", diverso da quello "rosso".

Ho pensato che per un tratto così piccolo di legno la cosa non fosse importante! Forse mi sbaglio?

Se mi dai conferma, la catena mediana la rifaccio in abete rosso! Adesso che ci penso il legno ce l'ho! Ma spiegami perchè sarebbe meglio!

Tra l'altro a questa cosa non gli ho dato molta importanza perchè mi sono ricordato che pochi giorni fa parlavamo di strumenti costruiti con legni nostrani con ottimi risultati sonori. Per le tavole hai citato anche l'abete bianco, se non erro.
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Messaggio da claudio »

L'abete rosso, rispetto a quello bianco, ha caratteristiche meccaniche e sonore migliori. E' pur vero che in antico l'abete bianco e' stato usato per le tavole armoniche, ma io lo vedrei piu' adatto per strumenti dal suono "scuro", come le viole, i violoncelli e i contrabbassi.
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Porthos, niente cattedra!
Escludo che i tratti siano somiglianti: devono essere neri, a quadrati di 1 mm. (questo non l'avevo detto!) e perfettamente attaccati al bordo-carta.

Dai!.. cerca ancora! :|

Indaga tra i catanesi, intanto! Dovresti essere facilitato!

Grazie, comunque!
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