Ancora sul metodo a cassa chiusa.

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claudio
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Ancora sul metodo a cassa chiusa.

Messaggio da claudio »

Una delle conferme più importanti che ho avuto nella giornata di studi svoltasi presso il Museo del Violino di Cremona nel settembre scorso, è stata quella che riguarda il cosiddetto "metodo a cassa chiusa", cioè a dire rifinitura bordi, filettatura e sguscia a cassa chiusa. Infatti, Bruce Carlson ha illustrato con grande dovizia di particolari le caratteristiche della lavorazione di alcuni violini costruiti da Giuseppe Bartolomeo Guarneri detto "del Gesù", e questo mi ha permesso l'individuzione di alcuni importanti particolari rivelatori che caratterizzano il metodo di lavorazione del violino barocco in ambito cremonese tra 1600 e 1700.

Sacconi stesso, manco a dirlo, nel suo libro ha individuato queste caratteristiche, tuttavia avere conferme dirette sugli strumenti è sempre significativo.

Carlson ha avuto l'opportunità di esaminare un violino di piccolo formato in perfetto stato di conservazione costruito nel 1735 da Guarneri del Gesù, laddove è possibile osservare ogni particolare di lavorazione dello strumento come se fosse appena uscito dalla bottega di Giuseppe Bartolomeo.

Nella prima e seconda foto è possibile osservare che la filettatura si interrompe in corrispondenza del piede del manico, e che il bordo della tavola che appoggia sul piede medesimo è lasciato squadrato. Appare invece coerente la lavorazione della sguscia. L'osservazione più immediata è che ciò non sarebbe stato possibile se la tavola fosse stata lavorata prima di essere incollata sul contorno fasce. Infatti nel metodo attuale la maggior parte dei liutai rifiniscono i bordi, filettano e sgusciano tavola e fondo ancor prima di lavorare le bombature.

Ciò ovviamente non può non avere un effetto diretto sullo stile dello strumento e conseguenze sulla sua sonorità, poiché sono le bombature che devono generare le sgusce e non viceversa.

Nella terza foto è possibile osservare che in corrispondenza della parte interna del bordo, quella adiacente alla fasce, è presente uno spigolo ben definito. Chi segue il metodo della lavorazione a cassa chiusa sa bene che questo spigolo è una conseguenza naturale di questo tipo di procedura, perché lavorando la tavola e il fondo a sé stanti tale spigolo è molto meno pronunciato, se non addirittura assente. Addirittura la presenza di questo spigolo nei miei strumenti veniva talvolta indicato come un errore, per cui dovevo correggere il più possibile questo spigolo in modo da renderlo coerente con il resto del bordo. Quasi inutile dire che queste caratteristiche di lavorazione siano invece presenti anche in altri strumenti ben conservati della tradizione antica cremonese.

La penultima foto illustra un particolare della tavola armonica che consente di osservare il look "materico" della vernice, cosa che si osserva molto bene negli strumenti meglio conservati. Anche in questo caso tale effetto è dovuto alla naturale conseguenza dell'applicazione delle vernici ad olio antiche, che mai e in nessun caso producono superfici perfettamente piane, ma seguono naturalmente la fibra legnosa.

Nell'ultima foto è illustrato un mio strumento barocco in cui è possibile osservare un effetto "materico" del tutto analogo a quello descritto sopra dovuto alla vernice ad olio formulata secondo il procedimento filologico, in questo caso sandracca e olio di lino in parti uguali.

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andante con fuoco
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