Il liutaio, gli aspetti della ricerca e le discriminazioni.

Strumenti, pensieri e confidenze a lume di candela.
Rispondi
Avatar utente
claudio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 12659
Iscritto il: sabato 15 maggio 2004, 0:00
Località: Tivoli
Contatta:

Il liutaio, gli aspetti della ricerca e le discriminazioni.

Messaggio da claudio »

Ho iniziato a costruire violini nel 1985, fin dall'inizio ho sempre ritenuto essenziale l'aspetto della ricerca. Complici i miei studi di archeologia, ho subito affrontato con il piede giusto tutto quel che riguarda la liuteria. Ricordo che il mio primo riferimento fu "La storia del violino" di Franz Farga, che tra le numerose inesattezze ed imprecisioni di carattere tecnico e storico, aveva perlomeno la qualità di descrivere bene e con passione gli strumenti e le vicende degli antichi liutai. Poi arrivò il libro di Sacconi, poi quello degli Hill, e poi ancora i libri e i manuali antichi di pittura, tra cui il "Libro dell'Arte" di Cennino Cennini, fondamentale anche per la comprensione delle vernici ad olio.

Iniziai da subito a sperimentare e a scrivere per la rivista dell'ALI (Associazione Liutaria Italiana), sulle vernici e sulle preparazioni. L'aspetto della costruzione per me era già chiaro poiché sia il Sacconi, che il laboratorio di Francesco Bissolotti furono in grado di dissolvere ogni mio dubbio su questo argomento, a partire dal metodo della forma interna e della lavorazione delle sgusce a cassa chiusa.

Passarono una decina d'anni, ebbi modo di approfondire la mia esperienza di costruzione e le mie ricerche, fino a quando arrivai a quello che considero l'opera fondamentale della mia ricerca: le riflessioni su una frase di Stradivari. Basandomi sulle poche righe di una lettera autografa di Antonio Stradivari, l'unica in cui egli pronuncia la parola "vernice" associata a "sole", venni alla conclusione che le famose vernici dei liutai, pur con le loro distinte peculiarità, erano di fatte state prese in "prestito" dal mondo della pittura.

L'articolo fu pubblicato in italiano sulla rivista dell'ALI e poi in inglese sulla nota rivista "The Strad". La cosa mi procurò grande soddisfazione, ma anche qualche piccolo grattacapo, perché ci fu qualche liutaio fiorentino che mi criticò dicendo che le mie vernici non erano all'altezza del mio articolo. Ma quello che avevo scritto non era a supporto o pubblicità del mio lavoro di liutaio, bensì portavo elementi di comprensione sulle vernici antiche. Correva l'anno 1995 e le vernici antiche erano ancora un mistero irrisolvibile. E' comunque le mie vernici di allora, pur di qualità inferiore a quelle che uso oggi, erano comunque rispettabilissime.

Poi ci fu anche Fiorenzo Copertini Amati che mi scrisse una dura lettera (che conservo ancora da qualche parte del mio laboratorio), in cui mi accusava di avere ignorato l'esperienza della vernice di Lapo Casini, ignorando egli stesso che fu proprio da quell'esperienza della vernice alla linossina che riuscii a capire molte cose sulle vernici antiche.

Quello fu il mio unico articolo pubblicato su The Strad, quelli che scrissi in seguito, sempre sullo stesso argomento e che proseguivano in modo coerente il lavoro iniziato, furono regolarmente ignorati dai direttori editoriali che si succedettero nel tempo a "The Strad".

Ricordo infatti che un mio articolo sulla genesi dell'estetica dei violini e dei legami con l'arte classica, come pure delle osservazioni sulla luce tratte dal trattato di oreficeria di Benvenuto Cellini, che benissimo spiegavano il meccanismo di diffrazione e rifrazione delle vernici antiche, fu bellamente rifiutato dall'allora direttore Ariane Todes, asserendo che lo avevo già pubblicato.

Infatti allora frequentavo attivamente il forum di Maestronet ed ogni tanto pubblicavo estratti dei miei articoli, ricevendo molti apprezzamenti. Ma questo secondo Ariane Todes, direttrice editoriale di The Strad, significava "pubblicato". Del resto anche il mio primo articolo sulla lettera di Stradivari fu pubblicato in italiano sulla rivista dell'ALI e poi in inglese su The Strad, e nessuno allora ebbe niente da ridire.

Al tempo stesso però, in modo del tutto paradossale, The Strad attraverso i suoi impiegati mi cercava per le inserzioni pubblicitarie a pagamento da inserire sulla rivista, la qualcosa devo confessare mi indispettiva alquanto per mancanza di professionalità e anche per una miopia imperdonabile, poiché attraverso i miei articoli offrivo alla rivista spunti importanti di interesse.

Archiviati questi rifiuti senza appello dalla irremovibile Ariane Todes, giunse il turno di Christian Lloyd, successore della Todes alla guida di "The Strad", inviai il mio lungo articolo (quello che si può scaricare in fondo a questo mio post), sull'alchimia, Kircher e gli Amati, a dir la verità senza troppa convinzione, poiché avvertivo già a pelle che la risposta sarebbe stata negativa.

Difatti, dopo alcuni mesi arrivò la risposta di Christian Lloyd:
Dear Claudio Rampini,

Thanks for getting in touch; I'm The Strad's managing editor. I've only just discovered this article in The Strad's junk mail folder., and I've looked through the 4300-word opus. While I'd be delighted to run an article on Cremonese varnish, I don't feel that this article says very much about it. There's much more on the subject of alchemy which, while intriguing, isn't of great importance to our readers; and I'm sceptical of the analogy to be drawn between alchemy and varnish making in any case. Your mention of Andrea Amati being possibly Jewish is well argued, but it isn't a new theory either; see, for instance, John Dilworth's article on Amati earlier this year:

https://tarisio.com/cozio-archive/cozio ... ti-part-1/

If you've written anything else over the past few months, you're welcome to send it over; please could you send directly to myself at christian.lloyd@thestrad.com rather than our generic email address? Then, hopefully, it won't be caught up in our spam filter.

With all good wishes from The Strad in London, and thanks again for sending,
Christian Lloyd
La potete tradurre con Google Translate, ma per i più pigri il sunto è il seguente:
Caro Claudio Rampini, ho recuperato il tuo articolo dal cestino delle mail di The Strad, ho dato una guardata al tuo scritto di 4300 parole, mentre avrei sperato di pubblicare un articolo sulle vernici cremonesi, io non penso che questo tuo articolo dica molto a questo proposito. Se da una parte il legame con l'alchima è intrigante, dall'altra non è di grande importanza per i nostri lettori, ed io sono scettico nell'analogia che hai pensato tra l'alchimia e la produzione delle vernici.
Il messaggio finisce con una menzione di un articolo di John Dilworth su Andrea Amati, asserendo che egli aveva già scritto in proposito.
Giusto, dico io, anche di Stradivari si è scritto molto, ma ognuno dà il suo contributo, e con tutto il rispetto per John Dilworth, nel mio articolo parlo di cose che lo stesso Dilworth nemmeno si sarebbe sognato, cioè a dire che ignorava completamente.

Infatti, a me non è servito sapere o dimostrare il legame con il mondo ebraico di Andrea Amati, ma che il mondo ebraico assieme a quello cristiano hanno alimentato una serie lunghissima di tradizioni che spesso hanno sfociato in capolavori di grande bellezza, ed in questo caso la liuteria antica non fa eccezione, poiché le pratiche alchemiche erano oggetto di scambio continuo tra le varie comunità, e gli artisti, molto spesso alchimisti loro stessi, ne facevano tesoro.

Quello che io sostengo nel mio articolo, non è tanto che le vernici antiche fossero frutto di pratica alchemica (anche se nessuno lo può escludere), ma che le sperimentazioni e le pratiche degli antichi passavano dall'alchimia semplicemente perché il mondo dell'alchimia è da considerare l'avanguardia della ricerca artistica di allora, senza l'alchimia e la sua infinita produzione di simboli oggi anche la chimica moderna sarebbe ben poca cosa.

Basti ad esempio pensare agli elementi della tavola periodica che ancora conservano i nomi che loro furono dati dagli antichi alchimisti: Mercurio, Nitrum, Natrium, Ammoniaca-Amon, e via dicendo. L'alchimia è una chiave essenziale per capire il mondo della liuteria antica e dell'arte in generale.

Queste cose gli studiosi come John Dilworth o Roger Hargrave non possono saperle, o perlomeno non hanno mai pensato di potervi studiare perché legati principalmente ad un'ottica positivista moderna, che tende a studiare il mondo antico con occhio moderno.
Per non parlare poi dell'ignoranza e della supponenza con cui si è rivolto a me il direttore di The Strad Christian Lloyd, che penso davvero non abbia nemmeno i mezzi mentali per capire cose tanto belle e delicate.

Purtroppo la rivista The Strad è calata parecchio di livello, e questo lo dico non tanto per il rifiuto dei miei articoli, ma per la qualità veramente bassa dei suoi direttori editoriali di questi ultimi anni, che ha reso una delle più belle e gloriose riviste che ha trattato fin dagli anni del 1800 ogni argomento riguardante gli strumenti ad arco con grande professionalità e qualità informativa, per giungere oggi ad una rivista scarna, riempita di pubblicità, la cui qualità dei contenuti lascia troppo spesso a desiderare.

Ripenso ad esempio, ad un collega che abita in Nord Europa che scrisse un articolo poi pubblicato su The Strad sui violini di Stradivari pensando di ritrovare sull'esterno delle tavole del Messia di Stradivari i forellini che testimoniassero che la lavorazione delle bombature fosse condotta prima dall'interno. Questo lo dico perché l'autore chiese a me le foto che avevo scattato del Messia per rintracciarvi i fantomatici forellini dello spessimetro a battimento.

Un articolo semplicemente assurdo che non ha dimostrato nulla, e che pure ha trovato spazio sulle pregiate pagine di The Strad.

Per questo penso ad una sorta di discriminazione agita nei miei confronti, perché a fronte di una qualità ottimale dei miei lavori, che pure sono la continuazione della ricerca del mio primo articolo apparso su The Strad, le cui ragioni sinceramente mi sfuggono, il rifiuto agito nei confronti del mio lavoro è stato sistematico.

D'altronde mi ritengo in buona compagnia poiché a suo tempo e per diverse ragioni anche Giuseppe Fiorini (il possessore degli attrezzi stradivariani e liutaio eccelso), nonché il suo allievo Sacconi, come pure Francesco Bissolotti, furono brutalmente discriminati ed emarginati dal cosiddetto mondo liutario ufficiale.

Non che io abbia gli stessi meriti di un Sacconi o di un Bissolotti, ma a mio modo ho posto mattoni importanti sulla ricerca delle vernici, a completamento dell'opera stessa di Sacconi, il libro che oggi, guarda caso, è da tempo non più reperibile.

Ringrazio quindi la sorte di essere arrivato a creare questo forum, poichè altrove non avrei sicuramente trovato lo stesso confortevole spazio e la tranquillità necessaria per portare avanti le mie ricerche.

L'articolo che trovate in allegato è stato da me condiviso con persone che stimo per la loro serietà professionale, tra questi anche il responsabile del laboratorio "Arvedi" del Museo del Violino di Cremona, con cui scambio le mie impressioni e i frutti delle mie ricerche, e che ritiene il mio lavoro "interessante". Questo non mi attribuisce nessuna patente di uffcialità o di affidabilità, noi alchimisti praticoni non ne abbiamo bisogno.

DOWNLOAD PDF KIRCHER AMATI
andante con fuoco
Avatar utente
sullacorda
Utente Esperto I
Utente Esperto I
Messaggi: 334
Iscritto il: lunedì 17 aprile 2006, 0:00

Re: Il liutaio, gli aspetti della ricerca e le discriminazioni.

Messaggio da sullacorda »

grazie Claudio per il bell'articolo. E' sempre affascinante per me leggere di liuteria e scoprire il mondo di "dettagli" e ricerche che si possono fare. Mi ha fatto riflettere come spesso la superficialità ci faccia vedere come "dettagli" cose che dettagli non sono per niente e che invece sono elementi fondamentali per ottenere il risultato: è un po' come nel mio lavoro, di ingegnere, non si guarda solo al costo di un componente ma anche a quello di assemblaggio, produzione .. a volte si aumenta uno per ridurre di più un altro e ottenere l'ottimo globale .. sembra un dettaglio ma non lo è.
Del resto se fosse così tutti sarebbero capaci di fare un buon strumento. Quando invece se ne ha in mano uno vero, ci si rende conto di come sia difficile trovare qualcuno che sappia farlo e di come non basti copiare un modello e comprare una buona vernice né avere un buona mano .. sono le condizioni "necessarie" ma per nulla sufficienti.
Grazie
Avatar utente
claudio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 12659
Iscritto il: sabato 15 maggio 2004, 0:00
Località: Tivoli
Contatta:

Re: Il liutaio, gli aspetti della ricerca e le discriminazioni.

Messaggio da claudio »

Grazie a te caro amico, che ti conosco solo per un nickname e non mi pare di aver mai saputo il tuo nome dal 2006, anno in cui facesti il tuo ingresso in questo forum.
Se sei riuscito a leggere tutto questo mio lungo messaggio, compreso il lungo articolo di cui ho inserito il link, non solo mi hai dato una grande soddisfazione, ma evidenzia soprattutto una tua voglia di capire e di approfondire le cose.
andante con fuoco
Avatar utente
sullacorda
Utente Esperto I
Utente Esperto I
Messaggi: 334
Iscritto il: lunedì 17 aprile 2006, 0:00

Re: Il liutaio, gli aspetti della ricerca e le discriminazioni.

Messaggio da sullacorda »

caro Claudio, ho letto tutto e con grande interesse.
grazie ancora
Rispondi