Liutai Italiani Contemporanei

da Bach a Kodaly, uno strumento di incredibile bellezza.
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Giangianni
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Liutai Italiani Contemporanei

Messaggio da Giangianni »

Carissimi,
mi chiedevo se tra i grandi Maestri liutai contemporanei, ce ne fossero di specializzati soprattutto nella costruzione dei violoncelli. Nomi quali Massimo Negroni, Riccardo Bergonzi, Stefano Conia, Marcello e Vittorio Villa, Carlo Chiesa... Qualcuno di voi ha avuto esperienza con uno strumento di questi Maestri? Se avete altri nomi da aggiungere alla lista fate pure!
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claudio
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Re: Liutai Italiani Contemporanei

Messaggio da claudio »

Nella mia esperienza personale e di conoscenza del lavoro di altri colleghi trovo che solo alcuni si dedicano in particolar modo alla costruzione del violino, della viola o del violoncello. Questo per una serie di fattori dettati da una preferenza personale o da una speciale inclinazione a dedicarsi ad un particolare tipo di strumento, o anche semplicemente perché si ricevono più commissioni per un tipo di strumento piuttosto che per un altro.

Per me una tale specializzazione non ha molto senso perché essendo un liutaio dedicato alla costruzione di strumenti del quartetto classico, nessuno strumento che esce dalla mia bottega dovrebbe avere qualità inferiori o superiori rispetto ad altri, a prescindere ovviamente dalle preferenze dei musicisti.

Sicuramente il violoncello è lo strumento più difficile da costruire, ma il violino resta sempre quello più difficile da far suonare bene, la viola invece è un mondo a parte che offre possibilità quasi illimitate al liutaio.

Questo vuol dire che lo strumento violoncello, non considerando il maggiore impegno nella sua costruzione, è quello strumento che a tutti gli effetti "perdona" di più gli errori del liutaio, e questo per una serie di ragioni, tra cui la principale è quella della maggior superficie della cassa armonica su cui distribuire gli errori. Infatti, se prendiamo violoncelli di fabbrica economici, che non sono certo costruiti con la cura artigianale e artistica di un liutaio che li abbia curati dall'inizio alla fine, il suono che ne deriva non è mai troppo disdicevole, a differenza dei violini, anche d'autore, che troppo spesso hanno suono e timbriche improbabili. Questa la ragione per cui anche nelle orchestre non è raro il caso di trovare violoncelli di fabbrica

Questo non significa che il violoncello sia uno strumento facile, perché in ogni caso essere padroni di un modello e della concezione sonora di uno strumento restano sempre cose molto impegnative, in specie se ci si aspetta un risultato piuttosto che un altro. Perché il risultato di un buon strumento non è, e non dovrebbe, essere casuale.

Nel mio caso, ad esempio, ho fatto esperienza con la forma sviluppata nel 1800 appartenuta a Piero Badalassi, con cui costruii il mio primo violoncello, il risultato fu ottimo e la musicista ancora oggi ne è molto soddisfatta.

Tuttavia, incuriosito dalle indicazioni di Sacconi, ho ricostruito la forma B Stradivariana derivata dal violoncello di Alfredo Piatti del 1720, completamente differente da ciò che fu elaborato e categorizzato nel 1800, innanzitutto la lunghezza: 75.6cm anziché 75cm, e poi le CC più ampie ed un diverso andamento delle curve dei polmoni. Per me è stato amore a prima vista ed il risultato sonoro, in combinazione con le misure adottate negli strumenti originali, è stato decisamente migliore, e così anche la suonabilità.

Ho preferito esprimere un mio punto di vista perché ho qualche dubbio in merito al fatto che spunti qualcuno in questa discussione che presenti una lista, cosa sempre ampiamente opinabile, visto che tra i nomi che tu hai fatto non mi sembra che nell'ambito del loro lavoro si possa ravvisare particolari propensioni al violoncello piuttosto che al violino o alla viola.
andante con fuoco
Giangianni
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Re: Liutai Italiani Contemporanei

Messaggio da Giangianni »

Carissimo Claudio,
Grazie mille per la risposta rapida e dettagliata.
In effetti "specializzati" forse non è il termine più adeguato.
Intendevo Maestri liutai dedicati alla costruzione del violoncello o che abbiano sperimentato diversi modelli da violoncello, perché come ben sappiamo, può capitare che ad un liutaio gli vengano richiesti più violini o viole rispetto ai violoncelli o al contrario.
In effetti i grandi Maestri del passato, studiati e riprodotti ancora oggi, hanno fatto una ricerca acustica che li ha portati a date misure e forme, proprio per raggiunger un'ideale di suono, un'estetica personale e caratteristiche ben definite. Detto ciò, la mia domanda è mirata proprio a quei Maestri liutai contemporanei che magari abbiano approfondito sui diversi modelli (e quindi le rispettive scelte acustiche) che contraddistinguono, per esempio come nella sua esperienza gentile Claudio, il modello Stradivari forma B, piuttosto che un Montagnana 1704 o 1739, o un Pietro Giacomo Rogeri o un Matteo Goffriler o un Francesco Ruggieri 1679 etc...
Mi auguro di aver espresso meglio ciò che intendevo con la mia domanda :)
Giangianni
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Re: Liutai Italiani Contemporanei

Messaggio da Giangianni »

Carissimo Claudio,
Grazie mille per la risposta rapida e dettagliata.
In effetti "specializzati" forse non è il termine più adeguato.
Intendevo Maestri liutai dedicati alla costruzione del violoncello o che abbiano sperimentato diversi modelli da violoncello, perché come ben sappiamo, può capitare che ad un liutaio gli vengano richiesti più violini o viole rispetto ai violoncelli o al contrario.
In effetti i grandi Maestri del passato, studiati e riprodotti ancora oggi, hanno fatto una ricerca acustica che li ha portati a date misure e forme, proprio per raggiunger un'ideale di suono, un'estetica personale e caratteristiche ben definite. Detto ciò, la mia domanda è mirata proprio a quei Maestri liutai contemporanei che magari abbiano approfondito sui diversi modelli (e quindi le rispettive scelte acustiche) che contraddistinguono, per esempio come nella sua esperienza gentile Claudio, il modello Stradivari forma B, piuttosto che un Montagnana 1704 o 1739, o un Pietro Giacomo Rogeri o un Matteo Goffriler o un Francesco Ruggieri 1679 etc...
Mi auguro di aver espresso meglio ciò che intendevo con la mia domanda :)
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claudio
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Re: Liutai Italiani Contemporanei

Messaggio da claudio »

Il tuo intervento mi dà la possibilità di poter cogliere un ulteriore aspetto importante nella costruzione di uno strumento ad arco, quindi non solo del violoncello, ma anche del violino e della viola: la scelta del modello.

Ho visto molti colleghi, specialmente quelli che si dedicano alle copie, dedicarsi ad un gran numero di modelli di liutai diversi e di diverso periodo, questo se da una parte può dare l'impressione di una buona padronanza culturale, dall'altra lascia perplessi sulla reale capacità del singolo liutaio di approfondire la conoscenza del modello o dei numerosi modelli che si sono presi a riferimento.

Dico questo perché se andiamo a guardare l'esperienza reale dei liutai cremonesi antichi, il loro excursus nei vari modelli è stato molto limitato non solo perché furono essi i creatori di modelli e stili originali, ma perché per riuscire ad ottenere risultati sonori di qualche rilievo è fondamentale dedicarsi ad un modello e costruirvi sopra un gran numero di strumenti, al fine di "spremerne" ogni possibile peculiarità. E ben si sa che ogni modello comporta scelte infinite per quanto riguarda le combinazioni delle bombature, degli spessori, delle montature, delle altezze delle fasce.

Ad esempio, è ormai diventato un luogo comune riguardo ai violoncelli, chi abbia espresso il massimo del potenziale sia stato Domenico Montagnana, i suoi strumenti sono infatti famosi per il suono caldo e avvolgente. Mentre gli Stradivari sarebbero caratterizzati da un suono più diretto ed analitico: bisogna tuttavia capire di quali strumenti si parla, perché spesso gli strumenti pur risultando eccellenti, sono stati spesso manomessi per varie ragioni. Infatti, una delle modifiche più importanti riguarda l'altezza delle fasce, che ha visto una loro drastica riduzione nelle altezze per la necessità ripetuta per secoli di aprire la cassa per i cambi di catena ed i restauri. Una cassa armonica aperta e richiusa continuamente comporta spesso un deterioramento delle fasce e delle controfasce, per non parlare poi di quei liutai che pensarono di abbassarle seguendo un'idea discutibile di miglioramento del suono.

E' difficile oggi trovare un violoncello stradivariano con le altezze originali delle fasce, dal 1800 in poi lo standard in questo senso si attesta attorno ai 118/120mm, quando originariamente Stradivari usava un'altezza di 126mm per tutto il contorno fino alle punte superiori, per ridursi progressivamente dalle punte superiori al blocchetto del manico ad un'altezza di 120mm. Ed è ben risaputo che anche la modifica di un solo millimetro in meno o in più nell'altezza delle fasce di un violoncello è in grado di produrre notevoli differenze sonore e timbriche.

Questo per il mio modello Piatti è stato fondamentale e nei fatti le differenze con le forme ordinarie si avvertono benissimo. Per questo motivo apprezzo chi si dedica con attenzione e talento a poche ed essenziali forme, tra questi ad esempio il collega Filippo Fasser, da sempre dedito allo studio della scuola bresciana, che realizza strumenti di ottima e grande sonorità.
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Giangianni
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Re: Liutai Italiani Contemporanei

Messaggio da Giangianni »

claudio ha scritto: giovedì 1 aprile 2021, 11:58 Il tuo intervento mi dà la possibilità di poter cogliere un ulteriore aspetto importante nella costruzione di uno strumento ad arco, quindi non solo del violoncello, ma anche del violino e della viola: la scelta del modello.

Ho visto molti colleghi, specialmente quelli che si dedicano alle copie, dedicarsi ad un gran numero di modelli di liutai diversi e di diverso periodo, questo se da una parte può dare l'impressione di una buona padronanza culturale, dall'altra lascia perplessi sulla reale capacità del singolo liutaio di approfondire la conoscenza del modello o dei numerosi modelli che si sono presi a riferimento.

Dico questo perché se andiamo a guardare l'esperienza reale dei liutai cremonesi antichi, il loro excursus nei vari modelli è stato molto limitato non solo perché furono essi i creatori di modelli e stili originali, ma perché per riuscire ad ottenere risultati sonori di qualche rilievo è fondamentale dedicarsi ad un modello e costruirvi sopra un gran numero di strumenti, al fine di "spremerne" ogni possibile peculiarità. E ben si sa che ogni modello comporta scelte infinite per quanto riguarda le combinazioni delle bombature, degli spessori, delle montature, delle altezze delle fasce.

Ad esempio, è ormai diventato un luogo comune riguardo ai violoncelli, chi abbia espresso il massimo del potenziale sia stato Domenico Montagnana, i suoi strumenti sono infatti famosi per il suono caldo e avvolgente. Mentre gli Stradivari sarebbero caratterizzati da un suono più diretto ed analitico: bisogna tuttavia capire di quali strumenti si parla, perché spesso gli strumenti pur risultando eccellenti, sono stati spesso manomessi per varie ragioni. Infatti, una delle modifiche più importanti riguarda l'altezza delle fasce, che ha visto una loro drastica riduzione nelle altezze per la necessità ripetuta per secoli di aprire la cassa per i cambi di catena ed i restauri. Una cassa armonica aperta e richiusa continuamente comporta spesso un deterioramento delle fasce e delle controfasce, per non parlare poi di quei liutai che pensarono di abbassarle seguendo un'idea discutibile di miglioramento del suono.

E' difficile oggi trovare un violoncello stradivariano con le altezze originali delle fasce, dal 1800 in poi lo standard in questo senso si attesta attorno ai 118/120mm, quando originariamente Stradivari usava un'altezza di 126mm per tutto il contorno fino alle punte superiori, per ridursi progressivamente dalle punte superiori al blocchetto del manico ad un'altezza di 120mm. Ed è ben risaputo che anche la modifica di un solo millimetro in meno o in più nell'altezza delle fasce di un violoncello è in grado di produrre notevoli differenze sonore e timbriche.

Questo per il mio modello Piatti è stato fondamentale e nei fatti le differenze con le forme ordinarie si avvertono benissimo. Per questo motivo apprezzo chi si dedica con attenzione e talento a poche ed essenziali forme, tra questi ad esempio il collega Filippo Fasser, da sempre dedito allo studio della scuola bresciana, che realizza strumenti di ottima e grande sonorità.
Carissimo Claudio (dò del tu se per te va bene) grazie mille per la tua dettagliata risposta.
In effetti la scelta del modello, ispirato dai grandi Maestri del passato rappresenta un elemento cruciale nella scelta del suono dello strumento.
E lo è ancor di più la scelta dei diversi dettagli che lo compongono: la lunghezza della cassa, l'altezza delle fasce, spessore del legno e soprattutto lo spessore delle bombature.
So che la lunghezza della cassa incide molto sul suono. Per es. una cassa più corta influirà soprattutto nella risposta del DO e dei gravi in generale. Oltre che alla risposta dello strumento in generale. Questa è una differenza che si può notare proprio controntando i modelli Gore Booth di Strad e il Montagnana 1739.
Restando sempre in tema di celli, mi sapresti dire per esempio su cosa incidono gli altri elementi, come la forma, altezza bombatura e altezza fasce?
Ci sono ormai delle altezze standard delle bombature o degli spessori per fondo, tavola e fasce?
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