Una pericolosa crepa...
Oltre che sul manico, naturalmente individuerò e segnerò materialmente a matita colorata tutti i numerosi sfiatatoi (o comignoli) posizionati sulla tavola di fondo, prima di iniziare il lavoro di iniezione, in modo di avere il lavoro organizzato.
A questo proposito, devo completare quello che avevo iniziato a dire quando ho parlato dei cunei di legno inseriti a chiusura dei fori di tarlo presenti sullo strumento.
Vi ho detto del lavoro sulla tavola, poi mi sono dilungato per le problematiche attinenti il fondo arrivando fino ad ora, ma ancora non vi ho parlato di cosa ho trovato sulle fasce.
Si potrebbe pensare che trattasi sempre di faggio come per il fondo, è vero, ma c'è una non trascurabile specifica da fare:
Sulle fasce ci sono alcuni fori, sparsi in varie parti, per i quali ho iniziato lo stesso lavoro di turatura fatto sulla tavola.
Ho effettuato due soli interventi.
Partiamo da questo, il primo:
Ho iniziato a fare quello che quello che avevo fatto sulla tavola. Ho scalzato il legno fragile di superficie, ma mi sono subito accorto che il lavoro era molto delicato perchè era facile sforare all'esterno.
Sulla fascia il discorso è ben diverso che su altre parti dello strumento perchè lo spessore è minimo ed in sostanza mi trovo davanti a dei "passetti" di lunghezza minore.
Qui tutto sommato è andata bene, perchè ho chiuso con un listellino senza che ci siano stati danni.
Però il cunicolo è rimasto intatto ed ho capito che forse era meglio fermarsi e trovare un'altra soluzione (ora posso dire col senno del poi di averla trovata: la resina epossidica, che mi permette di allagare l'intero cunicolo!)
Vi faccio vedere il secondo intervento:
A dire il vero gli interventi sulle fasce sono stati tre perchè in questa foto se ne vedono due: in basso un foro l'ho chiuso con un cuneo quasi verticale ed in alto un altro foro ho preferito prima inondarlo di liquido antitarlo.
Poi sono andato a guardare a traverso con la lampada accesa ed ho visto il tragitto che prendeva il tunnel.
A questo proposito, devo completare quello che avevo iniziato a dire quando ho parlato dei cunei di legno inseriti a chiusura dei fori di tarlo presenti sullo strumento.
Vi ho detto del lavoro sulla tavola, poi mi sono dilungato per le problematiche attinenti il fondo arrivando fino ad ora, ma ancora non vi ho parlato di cosa ho trovato sulle fasce.
Si potrebbe pensare che trattasi sempre di faggio come per il fondo, è vero, ma c'è una non trascurabile specifica da fare:
Sulle fasce ci sono alcuni fori, sparsi in varie parti, per i quali ho iniziato lo stesso lavoro di turatura fatto sulla tavola.
Ho effettuato due soli interventi.
Partiamo da questo, il primo:
Ho iniziato a fare quello che quello che avevo fatto sulla tavola. Ho scalzato il legno fragile di superficie, ma mi sono subito accorto che il lavoro era molto delicato perchè era facile sforare all'esterno.
Sulla fascia il discorso è ben diverso che su altre parti dello strumento perchè lo spessore è minimo ed in sostanza mi trovo davanti a dei "passetti" di lunghezza minore.
Qui tutto sommato è andata bene, perchè ho chiuso con un listellino senza che ci siano stati danni.
Però il cunicolo è rimasto intatto ed ho capito che forse era meglio fermarsi e trovare un'altra soluzione (ora posso dire col senno del poi di averla trovata: la resina epossidica, che mi permette di allagare l'intero cunicolo!)
Vi faccio vedere il secondo intervento:
A dire il vero gli interventi sulle fasce sono stati tre perchè in questa foto se ne vedono due: in basso un foro l'ho chiuso con un cuneo quasi verticale ed in alto un altro foro ho preferito prima inondarlo di liquido antitarlo.
Poi sono andato a guardare a traverso con la lampada accesa ed ho visto il tragitto che prendeva il tunnel.
Ultima modifica di violino7 il giovedì 2 luglio 2009, 23:18, modificato 2 volte in totale.
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Ricercare sopra tutto due cose: la verità e la bellezza.
- Lino Santoro -
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Già dalla precendente foto si nota la luce passante della lampada, vuol dire che è stato anche danneggiata la parete esterna.
Io comunque faccio lo stesso lavoro di turatura, identico all'altro intervento:
che poi a levigatura avvenuta verrà benissimo (notate anche qualche altro piccolo foro da prendere in considerazione in alto a sinistra!):
ma guardate invece che cosa rimane esternamente, un danno poi da restaurare ulteriormente:
Quella linea verticale ricurva che sembra uno sfregio invece è un cunicolo che ha determinato una crepatura esterna.
A questo punto mi ero fermato, convinto che per le fasce dovevo andare alla ricerca di un'altra soluzione.
Se non altro qui il lavoro di inondazione con resina epossidica sarà più semplice che non sul fondo, visto che i cunicoli sono concentrati sulla verticale della fascia!
Ciao a tutti. A domani.
Io comunque faccio lo stesso lavoro di turatura, identico all'altro intervento:
che poi a levigatura avvenuta verrà benissimo (notate anche qualche altro piccolo foro da prendere in considerazione in alto a sinistra!):
ma guardate invece che cosa rimane esternamente, un danno poi da restaurare ulteriormente:
Quella linea verticale ricurva che sembra uno sfregio invece è un cunicolo che ha determinato una crepatura esterna.
A questo punto mi ero fermato, convinto che per le fasce dovevo andare alla ricerca di un'altra soluzione.
Se non altro qui il lavoro di inondazione con resina epossidica sarà più semplice che non sul fondo, visto che i cunicoli sono concentrati sulla verticale della fascia!
Ciao a tutti. A domani.
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Vi dico subito che le punture le farò domani.
Oggi mi sono dedicato ad altro:
Ho preferito rifinire la catena, qui sono a metà dell'opera dopo uno sgrosso sommario,
qui il lavoro è pressochè completato,
Sono molto contento di come è venuta.
Devo solo meglio rifinire la zona in prossimità delle punte.
Troppo onore per questo violoncellino, una catena così non se la sarebbe mai sognata, non credete?
Oggi mi sono dedicato ad altro:
Ho preferito rifinire la catena, qui sono a metà dell'opera dopo uno sgrosso sommario,
qui il lavoro è pressochè completato,
Sono molto contento di come è venuta.
Devo solo meglio rifinire la zona in prossimità delle punte.
Troppo onore per questo violoncellino, una catena così non se la sarebbe mai sognata, non credete?
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- Clairdelune
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Una piccola digressione, ma completamente in tema:
http://www.youtube.com/watch?v=eWU1ox7hseg
Il link che ho pubblicato riguarda uno scherzo di Hindemith per violoncello e pianoforte, eseguito da Paolo Spagnolo al piano e - motivo per cui lo inserisco qui - da Giorgio Menegozzo al violoncello.
Chi era costui?
Un violoncellista pugliese, concertista e didatta molto attivo e conosciuto in Italia, ma anche a livello europeo negli anni '60 e soprattutto è il proprietario del violoncellino che, grazie all'abilità di Lino, ci sta appassionando nel suo percorso di rinascita.
Il maestro Menegozzo possedeva e suonava un ben più prezioso violoncello settecentesco "Ferdinando Gagliano", che lo scorso anno di questo periodo è stato donato dalla vedova al conservatorio "N. Rota" di Bari.
Questo strumento invece ha avuto un destino più sfortunato, almeno inizialmente. Un suo collega mi ha raccontato che il violoncellino veniva usato dal maestro come "violoncello piccolo" in specifici repertori. Alla sua morte il povero violoncellino è finito buttato in una cantina per diversi anni (da qui le sue condizioni ed il condominio di tarli di cui sopra) fino al recupero, anche se grossolano, il passaggio nelle mani di una giovane studentessa ed infine nelle mie.
http://culturaonline.bloog.it/generale/ ... cento.html
Questo è il link ad una pagina di un violoncellista suo allievo, dove, tra le varie immagini, c'è una foto del maestro Menegozzo.
Sono sicura che lui non avrebbe lasciato che uno strumento, anche di modesto valore, finisse in queste condizioni.
Chissà quali concomitanze hanno contribuito a che questo accadesse.
Mi sembrava carino raccontarvi questa piccola storia legata allo strumento, anche per motivarvi il pathos con cui io l'ho accolto e seguito.
@Lino - volevi dare un nome a questo strumento.
Io mi ispirerei a questa, che è la sua storia.
Il Menegozzino...??
Clair*
http://www.youtube.com/watch?v=eWU1ox7hseg
Il link che ho pubblicato riguarda uno scherzo di Hindemith per violoncello e pianoforte, eseguito da Paolo Spagnolo al piano e - motivo per cui lo inserisco qui - da Giorgio Menegozzo al violoncello.
Chi era costui?
Un violoncellista pugliese, concertista e didatta molto attivo e conosciuto in Italia, ma anche a livello europeo negli anni '60 e soprattutto è il proprietario del violoncellino che, grazie all'abilità di Lino, ci sta appassionando nel suo percorso di rinascita.
Il maestro Menegozzo possedeva e suonava un ben più prezioso violoncello settecentesco "Ferdinando Gagliano", che lo scorso anno di questo periodo è stato donato dalla vedova al conservatorio "N. Rota" di Bari.
Questo strumento invece ha avuto un destino più sfortunato, almeno inizialmente. Un suo collega mi ha raccontato che il violoncellino veniva usato dal maestro come "violoncello piccolo" in specifici repertori. Alla sua morte il povero violoncellino è finito buttato in una cantina per diversi anni (da qui le sue condizioni ed il condominio di tarli di cui sopra) fino al recupero, anche se grossolano, il passaggio nelle mani di una giovane studentessa ed infine nelle mie.
http://culturaonline.bloog.it/generale/ ... cento.html
Questo è il link ad una pagina di un violoncellista suo allievo, dove, tra le varie immagini, c'è una foto del maestro Menegozzo.
Sono sicura che lui non avrebbe lasciato che uno strumento, anche di modesto valore, finisse in queste condizioni.
Chissà quali concomitanze hanno contribuito a che questo accadesse.
Mi sembrava carino raccontarvi questa piccola storia legata allo strumento, anche per motivarvi il pathos con cui io l'ho accolto e seguito.
@Lino - volevi dare un nome a questo strumento.
Io mi ispirerei a questa, che è la sua storia.
Il Menegozzino...??
Clair*
Ultima modifica di Clairdelune il sabato 4 aprile 2009, 12:45, modificato 2 volte in totale.
In origine, fu la vibrazione.
- Clairdelune
- Utente Esperto I
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Assolutamente!!violino7 ha scritto: Sono molto contento di come è venuta.
Devo solo meglio rifinire la zona in prossimità delle punte.
Troppo onore per questo violoncellino, una catena così non se la sarebbe mai sognata, non credete?
Lino, è una catena bellissima.
Clair*
In origine, fu la vibrazione.
Bel lavoro.... ovviamente sproporzionato rispetto allo strumento, ma col restauro uno si incaponisce, e il bello è proprio questo.
I diamantini della tavola li lasci così? Io li assottiglierei parecchio ai quattro bordi. Lavoro da pazzi (visto quanti sono tra vecchi e nuovi) ma ormai....
Ah, sono 31
I diamantini della tavola li lasci così? Io li assottiglierei parecchio ai quattro bordi. Lavoro da pazzi (visto quanti sono tra vecchi e nuovi) ma ormai....
Ah, sono 31
Grazie Porthos.Porthos ha scritto:Bel lavoro.... ovviamente sproporzionato rispetto allo strumento, ma col restauro uno si incaponisce, e il bello è proprio questo.
I diamantini della tavola li lasci così? Io li assottiglierei parecchio ai quattro bordi. Lavoro da pazzi (visto quanti sono tra vecchi e nuovi) ma ormai....
Ah, sono 31
Grazie anche perchè hai colto nel segno! Proprio questa sera ho incominciato il lavoro di riduzione dello spessore dei diamantini che ho messo io, sono troppo spessi ed avevo in previsione di abbassarli a colla asciutta. Non è un lavoro complicato, direttamente con scalpello e poi carta vetrata fine.
Ma io stavo pensando che sono anche troppi in assoluto! Parlo della tavola armonica.
Se la crepa è giuntata ne basterebbe 1 invece di due in molti punti, specialmente quelli vecchi, visto che la tenuta ormai non dovrebbe dare problemi.
Oppure sarebbe da fare un'altra cosa: toglierli tutti (parlo di quelli vecchi, anche perchè sono molto approssimativi e non di abete) e ripristinare una sequenza più adeguata.
Visto che ci sono, ho fatto trenta e sarebbe il caso di fare trentuno, come si suol dire.
Ma mi sto contraddicendo: qui a dire il vero devo sovvertire il detto. Porthos dice che già sono 31, si tratta allora di andare all'incontrario.
In particolare quel "diamantone" sotto la effe di destra (a sinistra nella foto), che ci sta a fare così grosso? Una ragione del perchè è così, c'è: io penso sia stato incollato a cassa chiusa ed avevano bisogno di qualcosa che aderisse su parecchio spazio per non sbagliare, ma adesso la cassa è stata aperta ed il discorso cambia. Io avrei intenzione di sostituirlo con uno più consono.
Penso che qualche rimaneggiamento sui diamantini potrei anche farlo per alleggerire la tavola a tutto vantaggio del suono!
Non credi? O non credete? (chiedo il consiglio anche degli altri!).
Grazie Porthos per avermi condiviso telepaticamente.
P.S. = Contando dalla foto i diamantini sono 31 sulle 2 crepe principali, più altri 4 di cui 1 diamantone. In tutto quindi sono 35.
Ultima modifica di violino7 il domenica 5 aprile 2009, 0:32, modificato 1 volta in totale.
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Ricercare sopra tutto due cose: la verità e la bellezza.
- Lino Santoro -
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- Lino Santoro -
Ciao Clair, io amo moltissimo conoscere tutto ciò che è il "vissuto" di uno strumento antico. Quello che ci hai raccontato fa uscire un po' dall'anonimato questo violoncellino e gli dà una paternità ben definita, almeno degli ultimi anni. Sarebbe bello conoscere tutta la sua storia, ma non si può pretendere troppo! (Ho in mente il "Mara" che racconta tutta la sua vita e la vita di coloro che gli passano accanto. Sarà che sono appassionato di storia!)Clairdelune ha scritto: .....................
........ c'è una foto del maestro Menegozzo.
Sono sicura che lui non avrebbe lasciato che uno strumento, anche di modesto valore, finisse in queste condizioni.
Chissà quali concomitanze hanno contribuito a che questo accadesse.
Mi sembrava carino raccontarvi questa piccola storia legata allo strumento, anche per motivarvi il pathos con cui io l'ho accolto e seguito.
@Lino - volevi dare un nome a questo strumento.
Io mi ispirerei a questa, che è la sua storia.
Il Menegozzino...??
Clair*
Come il "Mara" ha preso il nome da quello del suo primo proprietario, credo a questo punto sia anche doveroso chiamarlo il "Menegozzo", direi.. senza "..ino" per dare pienezza di memoria al primo suo proprietario conosciuto, degno musicista, del quale penso sia giusto perpetrarne la memoria.
Che poi e ..."ino" è un fatto contingente!
Insomma, ....tra i due litiganti ....., ma è giusto così! Questa volta sono d'accordo con te! (E' una cosa che sappiamo solo io e Clair...e riguarda la contesa per il nome da dargli! )
Ho già trasferito la foto del M° Giorgio Menegozzo nella cartella fotografica che riguarda questo violoncellino.
Clair, grazie per averci fornito queste notizie.
Ciao.
Lino
Ultima modifica di violino7 il domenica 5 aprile 2009, 23:03, modificato 3 volte in totale.
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Ricercare sopra tutto due cose: la verità e la bellezza.
- Lino Santoro -
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- Lino Santoro -
Claudio, il tempo non mi fa paura, diciamo che il lavoro sta abbastanza avanti e se impiego del tempo per delle rifiniture che possono apportare dei benefici io lo ritengo ben impiegato, tanto non mi corre dietro nessuno.claudio ha scritto:con uno scalpello si può ridurre la massa dei diamantini in un tempo ragionevole. Il concetto è quello di iniziare il taglio partendo quasi dal centro del diamantino per ognuno dei quattro lati.
Vorrei interpretare e capire meglio quello che mi dici: non è importante il numero dei diamantini, ma l'ingombro in volume del legno impiegato, questo vorresti dire?
Di conseguenza basta spianare adeguatamente quelli che ci sono! E' così?
E' il ragionamento della foglia di legno sulla fascia che non dà complicanze proprio perchè è molto sottile?
Io pensavo invece fosse stato più opportuno dimezzarli di numero (faccio un esempio) per agevolare la funzione della tavola armonica, da come dici tu non sarebbe necessario.
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Ricercare sopra tutto due cose: la verità e la bellezza.
- Lino Santoro -
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sulle funzioni effettive dei diamantini molto si è discusso e molto c'è ancora da discutere, io non ho opinioni precise a riguardo e se posso tendo a non usarli. Se pensiamo che le giunture del centro della tavola e del fondo sono fatte senza nessun tipo di rinforzo, si può facilmente arguire che se una crepa è ben riparata, i cui margini combaciano alla perfezione, l'uso del rinforzo può essere ridotto al minimo o addirittura escluso. Diverso è il discorso della fascia del "passetto", in quel caso il legno si presenta di testa e i margini della frattura sono poco precisi, per cui l'uso di una pezza è un passo praticamente obbligato. Riguardo alla forma diciamo che essi dovrebbero somigliare a piccole piramidi molto appiattite, da qui la parola "diamantino".
andante con fuoco
Ecco il resoconto del lavoro di bottega di oggi:
Vi anticipo che ho anche avviato il lavoro di rifacimento delle asole dei piroli con legno di bosso. Vi faccio solo l'annuncio, quanto prima aprirò questo capitolo e vi documenterò adeguatamente:
Ma sostanzialmente mi sono dedicato alle iniezioni di resina epossidica:
Mi sono messo i guanti di lattice ed ho preparato la mistura: 2 di A + 1 di B + diluente quanto necessita e sono andato a fare le punture al paziente.
La quantità opportuna di diluente è quella che mi permette di iniettare con sufficiente fluidità, pur non essendo possibile l'aspirazione dal contenitore (che va fatta senza ago, direttamente dal beccuccio):
Questo è stato in assoluto il foro di tarlo che mi ha dato più assorbimento di colla epossidica. Assorbiva adeguatamente con l'ago in profondità ed a riempimento avvenuto il livello continuava a scendere fin tanto ho proseguito goccia per goccia calata dall'alto nel foro man mano che abbisognava. Vedete che il liquido per via interna è già arrivato ad impregnare la crepa del manico presente sull'incavo,
Quando ho abbandonato l'opera diciamo che quella parte del manico era bella impregnata, ma come vedete il foro che avevo stracolmo per l'ennesima volta piano piano si è svuotato. Quindi domani sarà interessante vedere quale sarà ancora il suo grado di assorbimento.
Sul manico ci sono altri 2 fori che hanno dato discreta ricettività.
A seguire, la zona del fondo, internamente, più ricco di cunicoli:
e poi sulle fasce, pochi fori in tutto:
Domani proverò a ripassare e poi rimarrà da fare la stessa operazione dall'esterno, sempre sul fondo, per i piccoli sfiatatoi là presenti.
A domani.
Vi anticipo che ho anche avviato il lavoro di rifacimento delle asole dei piroli con legno di bosso. Vi faccio solo l'annuncio, quanto prima aprirò questo capitolo e vi documenterò adeguatamente:
Ma sostanzialmente mi sono dedicato alle iniezioni di resina epossidica:
Mi sono messo i guanti di lattice ed ho preparato la mistura: 2 di A + 1 di B + diluente quanto necessita e sono andato a fare le punture al paziente.
La quantità opportuna di diluente è quella che mi permette di iniettare con sufficiente fluidità, pur non essendo possibile l'aspirazione dal contenitore (che va fatta senza ago, direttamente dal beccuccio):
Questo è stato in assoluto il foro di tarlo che mi ha dato più assorbimento di colla epossidica. Assorbiva adeguatamente con l'ago in profondità ed a riempimento avvenuto il livello continuava a scendere fin tanto ho proseguito goccia per goccia calata dall'alto nel foro man mano che abbisognava. Vedete che il liquido per via interna è già arrivato ad impregnare la crepa del manico presente sull'incavo,
Quando ho abbandonato l'opera diciamo che quella parte del manico era bella impregnata, ma come vedete il foro che avevo stracolmo per l'ennesima volta piano piano si è svuotato. Quindi domani sarà interessante vedere quale sarà ancora il suo grado di assorbimento.
Sul manico ci sono altri 2 fori che hanno dato discreta ricettività.
A seguire, la zona del fondo, internamente, più ricco di cunicoli:
e poi sulle fasce, pochi fori in tutto:
Domani proverò a ripassare e poi rimarrà da fare la stessa operazione dall'esterno, sempre sul fondo, per i piccoli sfiatatoi là presenti.
A domani.
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- Lino Santoro -
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Grazie Claudio.claudio ha scritto:sulle funzioni effettive dei diamantini molto si è discusso e molto c'è ancora da discutere, io non ho opinioni precise a riguardo e se posso tendo a non usarli. Se pensiamo che le giunture del centro della tavola e del fondo sono fatte senza nessun tipo di rinforzo, si può facilmente arguire che se una crepa è ben riparata, i cui margini combaciano alla perfezione, l'uso del rinforzo può essere ridotto al minimo o addirittura escluso. Diverso è il discorso della fascia del "passetto", in quel caso il legno si presenta di testa e i margini della frattura sono poco precisi, per cui l'uso di una pezza è un passo praticamente obbligato. Riguardo alla forma diciamo che essi dovrebbero somigliare a piccole piramidi molto appiattite, da qui la parola "diamantino".
Sostanzialmente provederò ad appiattire a diamante i diamantini esistenti senza eliminarne alcuno, sostituendo solo il diamantone.
Ciao
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