La filologia si serve delle fonti più disparate: biografie, trattati di musica e sugli strumenti, documenti storici e quant'altro possa essere utile per ricostruire intorno ad uno spartito il "clima" dell'epoca. Molto spesso gli spartiti originali recano indicazioni autografe e possono rilfettere i temperamenti delle varie epoche.antoniolucio ha scritto:ringrazio claudio per il messaggio.
che fonti per la filologia musicale hai presente?
Anche in liuteria si è preferito per circa un paio di secoli andare a caccia di una formula magica della vernice, originando un mito ancora oggi duro a morire, invece di concentrarsi sull'ambiente che circondava i liutai del 1600 e 1700. Tanto per fare un esempio: Sacconi nel suo libro parla di colofonia cotta alla calce, questa è una resina impiegata fino a tutti gli anni '60 del 1900 per i giocattoli economici. Poi si scopre che i maestri musicisti dell'antichità usavano preparare speciali colofonie per i crini dei loro archi secondo ricette segretissime, singolare quindi l'accostamento con le analisi chimiche delle vernici antiche in cui sono state rinvenute cospicue quantità di calcio. Questo ha portato a sperimentare e a verificare tipi di vernice mai completamente scomparsi dalla tradizione ebanistica e della falegnameria, e che in fondo il cosiddetto "segreto" della vernice antica non era tanto nella composizione, ma nella modalità di applicazione.
Questo solo per darti una vaga idea della ricerca in liuteria, in campo musicale avviene la stessa cose servendosi delle fonti più disparate, finanche studiando la musica popolare, in cui troviamo fior di violinisti che ancora suonano il violino tenendolo appoggiato al petto o sull'avambraccio.
In buona sostanza si scopre un intero mondo, basta solo non ignorarlo.