Epigrafe di Ric. Antoniazzi

I liutai: i loro strumenti e le loro biografie.
eccius
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Epigrafe di Ric. Antoniazzi

Messaggio da eccius »

ho visto la tavola di un violino di Riccardo Antoniazzi che all'interno reca la seguente epigrafe autografa: "Vicino alla fine della vita fece questo violino con rabbia". Lo strumento è del 1909. Questa epigrafe credo sia di enorme interesse, e dal punto di vista umano, e dal punto di vista storico. Tra l'altro mi pare attesti la vicenda umana del maestro, che contribuì - senza trarre enormi vantaggi - alla fortune del grande L. Bisiach. Cosa ne pensate?
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edi
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E' triste pensare che a 56 anni potesse considerarsi "alla fine della vita", ed in effetti morì a 59...
Penso invece che la supposta "grandezza" di Bisiach sia solo commerciale ed imprenditoriale... non dimentichiamo poi gli scempi perpetrati dai Bisiach su un'enorme quantità di strumenti antichi...
musicaclassica
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Messaggio da musicaclassica »

>non dimentichiamo poi gli scempi perpetrati dai Bisiach su un'enorme quantità di strumenti antichi...

Su cosa ti basi?, per favore. Anche perche' la stessa cosa pari pari si dice
di un noto retauratore veneto... o di qunt' altro deceduto e famoso come
restauratore in passato. La liuteria in primis e' commercio.
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edi
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musicaclassica ha scritto: La liuteria in primis e' commercio.
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musicaclassica ha scritto:>non dimentichiamo poi gli scempi perpetrati dai Bisiach su un'enorme quantità di strumenti antichi...

Su cosa ti basi?, per favore. Anche perche' la stessa cosa pari pari si dice
di un noto retauratore veneto... o di qunt' altro deceduto e famoso come
restauratore in passato.
Non vedo cosa c'entri il "noto restauratore veneto".
Fa parte della storia della liuteria, è cosa ben risaputa (mi pare che ne parli anche lo stesso Sacconi) che i Bisiach perpetrarono lo scempio di tagliare (per ridurne le dimensioni) moltissimi strumenti degli antichi maestri, per renderli, all'epoca, più commerciabili. Non si fecero insomma alcuno scrupolo di mutilare le opere dei grandi maestri classici.
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edi
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musicaclassica ha scritto:La liuteria in primis e' commercio.
Dopo essere rimasto basito nel leggere l'affermazione di Clara, mi stavo chiedendo se volesse essere un insulto, una bestemmia o entrambe le cose. In ogni caso sono estremamente stupito che una persona coma Clara possa fare un'affermazione del genere. :badv:
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claudio
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Messaggio da claudio »

Non raccogliamo queste sciocche provocazioni, prego innanzitutto chi ha notizie riguardo questo o quell'altro liutaio di documentarne il contenuto, per quanto possibile. Ad esempio sono abbastanza incuriosito da quel che ha detto Edi circa i Bisiach, possibile che abbiano perpetrato tanti scempi? e a che scopo? ma soprattutto, è documentato tutto ciò?
Ultima modifica di claudio il mercoledì 7 luglio 2010, 0:35, modificato 2 volte in totale.
andante con fuoco
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Io credo che a L. Bisiach sr. vada tra l'altro riconosciuto un grande merito: di aver rifondato la scuola liutaria italiana del Novecento dischiudendole le porte alle criticità dell'era moderna. Non dobbiamo mai dimenticare le condizioni di decadenza - a tutti note - della liuteria italiana nella secondà metà dell'Ottocento. Come spesso capita, a fianco di sfavillanti luci si possono accostare coni d'ombra aventi variegata intensità. Ma quelle c.dd. zone oscure non possono a mio sommesso parere attenuare le intuizioni del grande maestro di origine piemontese. Peraltro la cultura del restauro in quegli anni non era certo avanzata come oggi: personalmente ho visto altrettanti scempi su strumenti antici perpetrati da altri grandissimi maestri di inizio novecento.
Per tutto dire, l'epigrafe - effigiata e commentata in un libro curato da M.G. Chiavazza appena uscito - testimonia le tensioni vissute da Romeo Antoniazzi nel momento in cui egli avvertì che la sua tormentata vita, intercalata tra l'estro immenso e il disordine di chi ha incontrato ostacoli a gestire la propria impetuosa personalità, si stava eclissando. Si tratta di un testamento "sui generis", che - come mi pare stia emergendo dal dibattito promosso - è il portato della difficile convivenza tra arte (liutaria) e ragioni del commercio. Le quali ultime, si badi, mai dovrebbero prevaricare le prime!
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edi
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Eccius, sono in gran parte d'accordo con te. Voglio solo porre l'accento sul fatto che, per quanto riguarda gli "scempi", la differenza tra i Bisiach e molti altri maestri fino ai primi decenni del XX secolo, è che i Bisiach l'hanno fatto su scala industriale.
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claudio
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Io invece vorrei sapere di più sulla vita tormentata di Antoniazzi, di quali tensioni si sta parlando e i motivi della sua fine così prematura.
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eccius
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Riccardo Antoniazzi - il cui genio artistisco è fuori discussione - era sostanzialmente privo di vocazione organizzativa (id est: spirito imprenditoriale). Ha peraltro subìto anche i patimenti del carcere per ragioni correlate (intendo alludere a una sorta di "status subiectionis vel necessitatis") alle condizioni d'indigenza alquanto allarmante. Questa esperienza deve averlo segnato non poco.
Mette conto segnalare che per questi motivi si rivolse al suo allievo L. Bisiach (che però divenne anche il suo datore di lavoro), allo scopo di ottenere aiuti immediati. Insomma, immagino si sentisse frustrato per aver contribuito in modo determinante alle fortune (ritengo meritate) di L. Bisiach sr., senza però conseguire una sorta di fioritura economica o di benessere individual-soggettivo.
Di lì mi pare poter scorgere una delle radici del disagio venante quella specie di testamento intellettuale allusivamente consolidato nella epigrafe di cui si è detto. Forse tutti noi dovremmo vieppiù riflettere proprio su quella proposizione, che mi pare attesti in maniera densa di emozioni e sentimenti contastanti il tormento esistenziale agitante l'artista nel suo essere e nel suo accidentato fluire dall"io" agli "altri". Vale qui il sofisma: "post hoc, ergo propter hoc"!
E' forse inevetabile che tali auspicate rilfessioni ridondino nei rapporti con Bisiach sr.: ma forse vale la pena mai tralasciare l'autore di quel testamento, che credo meriti ora tutta la nostra attenzione.
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claudio ha scritto:Io invece vorrei sapere di più sulla vita tormentata di Antoniazzi, di quali tensioni si sta parlando e i motivi della sua fine così prematura.
Anche io, Claudio, in effetti è questo l'argomento della discussione, scusa per l'O.T.
Io mi chiedevo proprio perché all'eta di 56 anni dovesse già considerarsi alla fine della propria vita; ed il fatto che sia morto solo tre anni dopo dimostra che un motivo concreto dovesse esserci. Oltre alla prematura fine e alla sua coscienza di ciò mi pare interessante da indagare anche quel "con rabbia"...
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Non conoscevo le interessanti e drammatiche vicissitudini personali di Riccardo Antoniazzi come accennate da Eccius (che ringrazio), probabilmente queste giustificano, almeno in parte, la frustrazione e la "rabbia".
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claudio
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edi ha scritto:E' triste pensare che a 56 anni potesse considerarsi "alla fine della vita", ed in effetti morì a 59...
Penso invece che la supposta "grandezza" di Bisiach sia solo commerciale ed imprenditoriale... non dimentichiamo poi gli scempi perpetrati dai Bisiach su un'enorme quantità di strumenti antichi...
Edi le tue sono affermazioni molto gravi, per favore se puoi documentarle un minimo, altrimenti devo modificare il tuo messaggio onde evitare possibili conseguenze di carattere legale a te e al sottoscritto.
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Claudio, credevo di aver detto cose note e niente di nuovo, mi pare che se ne fosse anche già parlato tempo addietro in altre discussioni...
Entro domani sera (non sono a casa) penso di poterti fornire qualche fonte più certa, altrimenti modifica pure il messaggio. Da parte mia nessun problema, io non ho svolto nessuna ricerca storica in proposito, ho solo riportato quanto detto da altri e mi sembrava fosse cosa oramai assodata e non oggetto di contestazione. Se comunque ritieni che per il forum possa essere un problema, modifica pure anche subito, eventualmente ripeterò in maniera documentata in altra discussione non O.T., non è certo mia intenzione creare problemi a nessuno :)
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