La forma interna e i suoi derivati

Strumenti, pensieri e confidenze a lume di candela.
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claudio
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La forma interna e i suoi derivati

Messaggio da claudio »

Ci avviamo verso il 15°anno di attività del forum, un traguardo importante perché questo è diventata nel tempo l'unico punto di riferimento significativo per quel che riguarda la liuteria e il metodo costruttivo.

Tuttavia, se da una parte il bilancio è da considerare positivo, poiché l'avvento di Facebook e Instagram hanno decretato la morte di molti forum online, per forza di cose la liuteria ha invece bisogno di uno spazio di condivisione meno improvvisato rispetto ai social, quindi questo forum è riuscito non solo a sopravvivere al cambiamento dei tempi, ma anche al devastante riflusso di ignoranza (sarebbe più proprio definirlo "tsunami", ma voglio essere ottimista), che monta pericolosamente e che riguarda tutte le generazioni.

Sarebbe infatti sbagliato accusare solo i giovani della loro ignoranza, perché coloro che avevano il dovere di istruirli dov'erano? e questi "educatori" non sono certo di primo pelo, in quanto persone mature dai 40 ai 60 anni, che passano le loro giornate tra un luogo comune e l'altro volendo anche dare l'impressione di saperla lunga. Il paradosso tra l'essere ignorante e il voler apparire colto, non tanto per una gratificazione puramente personale, ma al fine unico di trarne un vantaggio economico. Un po' come certi venditori che nei tempi passati vendevano acqua sporca spacciandolo per l'elisir di lunga vita.

Io pensavo che mettendo su questo forum nell'anno 2004, grazie all'esigenza di voler comunicare la sostanza e lo spirito del mio lavoro, di creare una comunità unita e compatta sul fronte della cultura liutaria e anche storico-artistica, ma purtroppo mi sono sbagliato.

Infatti, e mi ci è voluto un tempo straordinariamente lungo per capirlo, ad un certo punto ho notato che nonostante il libro di Sacconi, gli insegnamenti derivati dalla bottega Bissolotti ed il frutto della mia esperienza, che l'approccio alla forma interna e alla lavorazione di bordi, filetti e sguscia a cassa chiusa, fosse diventato almeno nell'ambito di questo forum un approccio non dico scontato, ma naturale.

Le persone che mi hanno contattato per ricevere consiglio ed insegnamento in questi 15 anni sono state moltissime, alcuni sono diventati liutai professionisti, ma con mio sommo stupore ho constatato che nessuno ha sviluppato quel metodo di lavorazione a cassa chiusa, che non è un semplice vezzo filologico, ma comporta una differenza sostanziale nello stile e nel suono dello strumento.

Che in origine, almeno in ambito stradivariano e cremonese in generale, la lavorazione avvenisse a cassa chiusa non è più un mistero, questo non solo grazie a Sacconi e alla bottega Bissolotti, ma anche grazie alla mia esperienza quotidiana di lavoro e di ricerca che mi hanno portato alle stesse conclusioni. Uno dei dati di prova di ciò è dato proprio da quel piccolo ma non trascurabile particolare costituito dai piolini di piazzamento, che negli strumenti stradivariani fanno capolino dal fondo per metà del loro diametro da sotto la filettatura.

Ebbene, se la rifinitura dei bordi e la filettatura vengono fatti all'inizio della lavorazione del fondo e della tavola armonica, far spuntare quel piolino da sotto la filettatura così come appare negli strumenti originali stradivariani, diventa cosa piuttosto ardua e comunque per niente spontanea. Se invece vengono lavorate le bombature, e quindi le tavole vengono incollate e posizionate sui piolini di piazzamento, ecco che "magicamente" il piolino viene tagliato per metà nella fase della filettatura, poiché la caratteristica del lavoro stradivariano è proprio quella di piazzarli in modo da intercettare parzialmente la filettatura, eseguita appunto a cassa chiusa.

Questa non è solo una questione di mero carattere stilistico, poiché la sguscia che segue la fase della filettatura eseguita a cassa chiusa comporta una diversa percezione della cassa armonica e delle sue proprietà.

Nella stragrande maggioranza delle botteghe si procede invece alla lavorazione della filettatura e della sguscia come fase preliminare di lavorazione delle tavole del fondo e del piano armonico, quindi si procede alla bombatura, cioè a dire che si resta schiavi di una sguscia effettuata senza alcun criterio se non quello meramente visivo onde aderire ad un modello piuttosto che ad un altro. Tuttavia ciò non significa che con una pratica sufficiente non si possa in qualche modo controllare il suono anche in questo modo, ma diventa più difficile, così come resta difficile e per niente spontaneo far spuntare quel piolino da sotto la filettatura se questa viene effettuata all'inizio e non dopo la chiusura della cassa.

Nei miei anni di esperienza di liutaio ho conosciuto molti colleghi e ho provato il suono di un gran numero di strumenti, ivi inclusi quelli della bottega Bissolotti, ed ho notato sempre una differenza sostanziale nel suono degli strumenti lavorati a cassa chiusa da quelli a cassa aperta, soprattutto dal punto di vista timbrico e della risposta. Il suono è cosa soggettiva, ma il confronto con gli strumenti antichi non lascia scampo.

Nei prossimi giorni mi recherò a Cremona presso il Museo del Violino per partecipare ad un incontro su Francesco Bissolotti e ad una giornata di studi dedicata ad un violino di Giuseppe Guarneri detto del Gesù, iniziative importantissime che contribuiscono grandemente alla conoscenza della tradizione antica, che mi hanno portato a contatto diretto con un buon numero di strumenti originali. Questo, unitamente alla mia esperienza di frequentatore per 40 anni delle sale da concerto, credo abbia portato il mio orecchio a capire e a selezionare il suono da trasferire sui miei strumenti.

Se da una parte la tradizione liutaria italiana ha attinto largamente da metodiche completamente estranee a quella antica (vedi la forma esterna, la lavorazione a cassa aperta), dall'altra non si può negare che anche in questo ambito non siano stati costruiti strumenti pregevoli anch'essi protagonisti della storia della musica, ma nel momento in cui figure come Giuseppe Fiorini e Fernando Sacconi, riscoprono la tradizione antica, di fatto non si può più far finta di nulla, a meno di non voler scegliere coscientemente una tradizione diversa a cui aderire.

Se da una parte i liutai delle passate generazioni hanno comunque dato eccellenti interpretazioni dei modelli classici, spesso con creazioni ed intuizioni brillanti, dall'altra oggi non si può più far finta di non sapere, così come del resto non si può prendere un pò qui e un po' là del metodo antico e poi parlare di "metodo cremonese antico". Gli ibridi non hanno mai portato bene.

Perlopiù queste questioni sono estranee al musicista, per sua natura artista volubile e poco incline a questioni di principio riguardo gli strumenti, per cui è spesso difficile far capire la natura di un suono piuttosto che di un altro, soprattutto se si vuole dimostrare che ciò è frutto di una metodica precisa, tuttavia mi capita abbastanza di sovente che la convergenza sui valori timbrici e sulla natura degli armonici sia fortunatamente condivisa.

Il musicista è sensibile al suono di un buon strumento, ma spesso il pregiudizio che regna sovrano sugli strumenti nuovi rispetto a quello degli strumenti vecchi o antichi, la fa ancora da padrone, per cui uno strumento antichizzato e costruito con metodiche poco ortodosse (trattamenti chimici per l'invecchiamento artificiale del legno), è spesso preferito proprio per la sua apparenza accattivante.

Ma questo è un altro discorso, la cosa importante, almeno nell'ambito di questo forum è che si porta avanti un'idea filologica della costruzione del violino, e di questo ne devono tenere conto i nuovi arrivati che chiedono consigli sulla costruzione del loro primo strumento, così come i colleghi liutai che decidono di portare qui il frutto delle loro esperienze. Questo perché mi è necessario e fondamentale restringere il campo onde affrontare i vari temi in modo approfondito, altrimenti avremmo, così come si è rischiato in passato, un forum generalista dove si parla di tutto e di più e la liuteria diviene un argomento da salotto.
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Mauro Buffolo
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Re: La forma interna e i suoi derivati

Messaggio da Mauro Buffolo »

nella mia ignoranza (peraltro mi sembra abbastanza condivisa) io ho sempre pensato che la sguscia a cassa chiusa è in principio una buona idea e pensavo quindi che si procedesse, in qualche modo, a violino completo, non solo la cassa. Così suonandolo e adattando la sguscia man mano che si va provando, si arriva a il suono desiderato ci si avvicina. Chiaramente non capivo esattamente come fare visto che sotto la tastiera non ci si arriva. Pensavo quindi a interventi puntuali sui lati paralleli alle FF. Ho visto il video che mi ha confermato che la sguscia si fa sulla sola cassa. A questo punto come si fa a capire se va bene? Ascoltando le frequenze della vcassa immagino
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claudio
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Re: La forma interna e i suoi derivati

Messaggio da claudio »

Io preferisco parlare per armonici, piuttosto che per frequenze, è una sensibilità che si acquisisce abbastanza facilmente quando si ha una cassa tra le mani e la senti cambiare man mano che procedi nella sguscia. E' una sensibilità che si acquisisce con l'esperienza.

Nei violini barocchi, come erano in origine tutti i violini originali, la tavola sotto la tastiera non solo non era verniciata, ma anche la filettatura si interrompeva e il bordo veniva lasciato squadrato, praticamente lo stesso per la sguscia. Questo perché la zona sotto la tastiera non era visibile e la mancanza o tutt'alpiù un accenno della sguscia nella zona dello zocchetto superiore non avrebbe inficiato le qualità sonore dello strumento.

Lo scorso sabato ho partecipato ad un evento dedicato ai violini di Guarneri del Gesù presso il Museo del Violino di Cremona, come relatore era presente tra gli altri anche Bruce Carlson, che ha prodotto una lunga serie di documenti fotografici di strumenti originali in cui si vedeva chiaramente che anche nel caso di Guarneri del Gesù si procedeva a cassa chiusa. Anzi, in Guarneri del Gesù questo si vede ancora più chiaramente proprio per il suo modo di lavorare a volte piuttosto "frettoloso", quindi lasciava abbastanza evidenti quei particolari rivelatori che evidenziano una cassa lavorata chiusa.
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Mauro Buffolo
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Re: La forma interna e i suoi derivati

Messaggio da Mauro Buffolo »

Perfetto. Adesso mi è chiaro il principio. Visto che nonsono legato da obbiettivi commerciali mi posso permettere di sperimentare e lo farò sull'ultimo violino che ho appena montato (in bianco). Immagino che sia necessARIO procedere con molta cautela assotigliando uniformemente su tutto il contorno. Una domanda ancora, la sgucia influisci allo stesso modo sui gravi e suigli acuti oppure no (in generale credoche aumenti il numero e la trasparenza degli armonici). Questo che ho fatto è un violini che tira molto bene a parte il MI che non è eccessivamnete brillante e dove ci sono note più chiare e potenti di altre. Si potrebbe migliorare secondo lei lavorando sulla sguscia già fatta (spessore 3mm costante )
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claudio
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Re: La forma interna e i suoi derivati

Messaggio da claudio »

La sguscia, come tu hai detto, influisce sugli armonici, invece l'uniformità sulle quattro corde è data da altri fattori, principalmente dagli spessori e dal loro andamento su fondo e tavola armonica. Se si prendono a riferimento gli spessori dei violini antichi è quasi impossibile che la prima corda non emerga in modo chiaro e deciso, talvolta anche con una montatura perfettibile. Così come pure la catena è importante ai fini della uniformità del suono.

Io comunque faccio il liutaio di professione e quindi sono legato agli "obiettivi commerciali", ciò non toglie che faccia prove ed esperimenti come e quando ve n'è bisogno, il suono dei proprio strumenti deve migliorare con gli anni di esperienza, non deve mai essere lo stesso dal primo all'ultimo strumento.
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