Elogio alle "note lunghe" ed esercizio preparatorio ad esse

Dedicato a chi si avvicina per la prima volta agli strumenti ad arco.
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enzoviol
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Elogio alle "note lunghe" ed esercizio preparatorio ad esse

Messaggio da enzoviol »

Pare che Viotti abbia detto che lo studio dell’arco “ritenuto” (note lunghe) sia lo “studio dei Maestri”.
Tale esercitazione è, senza ombra di dubbio, il metodo più efficace per appropriarsi “dell’arco alla corda” che ci consente di entrare in sintonia con lo strumento affinché esso possa esprimere tutte le sue possibilità.
Lo strumento risponde alle nostre sollecitazioni e quindi va da sé che se superiamo i limiti fisico-meccanici dello strumento il suono risulterà, diciamo così, improprio. Possedere “l’arco alla corda” non vuol dire che possiamo trarre da un qualsiasi strumento un volume, un’energia e una bellezza di suono di un violino straordinario. Significa poter trarre dallo strumento il meglio che esso ci può dare e, se utilizziamo uno strumento acconcio, avremo anche il cosiddetto suono che “corre”.
Inoltre lo studio delle note lunghe è utilissimo per imparare a suddividere correttamente l’arco, che è indispensabile per un giusto fraseggio, e per aver contezza del giusto punto di contatto crine-corda in relazione a velocità dell’arco e dinamiche.
Le note lunghe sono un esercizio snervante perché, soprattutto all’inizio, l’arco trema e sobbalza, il suono è gracchiante e discontinuo nella velocità e nelle dinamiche e l’arco non basta mai; mettono in luce i nostri difetti di postura della mano e del braccio e quelli nella conduzione dell’arco sulla corda che viaggerà, all’inizio, storto (utile lo studio allo specchio).
Ci vuole pazienza, ma i risultati ripagano la fatica.

Con questo post, però, volevo proporre un esercizio preparatorio alle note lunghe che spero possa rivelarsi utile.
Per una esaustiva spiegazione delle stesse consiglio vivamente di vedere i video su YouTube di Mario Brunello e di Danilo Rossi; si trovano digitando “24 giorni di studio”.

L’esercizio preparatorio è molto semplice.
In postura da esecuzione, quindi in piedi, si appoggia l’arco su una corda alla metà, per cominciare, e si rilassa il braccio (e il corpo) mantenendo l'arco immobile e controllando che sia perpendicolare alla corda; anche qui è utile uno specchio.
Evitare, quindi, di premere con le dita l’arco sulla corda, ma assicurarsi che, rilassandosi, il peso del braccio si trasferisca alla corda. Da notare che appoggiandosi anche solo con il peso del braccio, peraltro notevole, si svilupperà una pressione elevata che farà piegare la bacchetta per cui già si dovrà fare attenzione a che il peso del braccio non sia tale da farla spezzare.
Una volta raggiunto il giusto equilibrio (i crini non dovranno essere schiacciati contro la bacchetta ma solo sfiorarla) rimanere immobili e rilassati nella posizione fino a quando si avvertirà che la mano è diventata "calda".
Se si ha difficoltà a rendersi conto se si è rilassati o meno procedere come segue: sedersi e appoggiare l’arco alla punta sulla corda MI; sempre mantenendo l’arco sulla corda appoggiare la mano sulla coscia e rilassare il braccio. Avendo, la mano, un sostegno diretto dovrebbe essere semplice acquisire la sensazione di rilassamento.
Ritornare, poi, all’esercizio originale che andrà fatto nelle varie parti dell’arco.
Lo si può dividere in quattro o sei parti e posizionare l’arco nei rispettivi punti divisori oltre che, naturalmente, all’estrema punta e all’estremo tallone. Da fare, naturalmente su tutte le corde.

È un esercizio che faccio giornalmente e che trovo molto utile prima di fare le note lunghe.
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