liutai esordienti

I liutai: i loro strumenti e le loro biografie.
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Giva
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liutai esordienti

Messaggio da Giva »

riprendo un tema su cui credo si possa riflette presentato in un 3d precedentemente chiuso:
andrea69 ha scritto: non trovate che ci siano più liutai bravi e giovani adesso che 20 anni fà?
ultimamente sto provando strumenti sempre migliori e sempre in maggior numero di elevato livello, e lo strumento di Edo è uno tra questi...
e aggiungo:

questo supposto(perchè non ho avuto la possibilità di verificarlo concretamente) miglioramento è forse imputabile anche alle nuove tecnologie?
nel senso: gli strumenti musicali sono migliori perchè ci sono maggiori tecnologia che permettono per verificarne la qualità?
ma se questo è vero perchè allora gli strumenti di 200 o 300 anni fà risultano essere ancora il meglio del meglio?
c'è stata forse una de-evoluzione delle capacità liutaie dopo le glorie di Amati, Stradivari e Guarnieri?
è una sorta di paradosso.. sinceramente non so spiegarmelo.. qualcuno ha idee al riguardo?
"Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte"
aldeo
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Messaggio da aldeo »

E' innegabile che dopo i grandi classici una certa involuzione nella liuteria ci sia stata. Quanto al fatto che oggi si costruiscano violini migliori di alcune decine di anni fà (fatto che ritengo probabile, ma non sono in grado di darne una oggettiva valutazione) è probabilmente dovuto ad una maggior comunicazione tra i liutai stessi, oltre che ad un progressivo riavvicinarsi, non tanto ai modelli, che sono sempre stati sempre abbondantemente copiati, ma alle tecniche della grande liuteria. Per intendersi: forma interna, contorno strumento desunto dalla forma completata delle fasce, rifinitura a cassa chiusa, ecc... che determinano in fin dei conti la produzione dello strumento come un tutto unico fatto di parti costruite una sull'altra e l'una in funzione dell'altra e non come un assemblaggio di pezzi che non sarebbe esagerato definire seriali.
dice che l'età porta saggezza; la mia deve averla dimenticata da qualche parte!
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Porthos
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Messaggio da Porthos »

Solo un'opinione, non essendo del mestiere.
Essendo finita l'epoca dei grandi classici, avendo capito che non ci sono "bacchette magiche" (vernici etc), avendo sperimentato non basta copiare uno strumento perchè suoni come l'originale, credo che adesso la liuteria sia tornata a quello che era ai tempi di stradivari: esperienza, tradizione, innovazione.

In più c'è il fatto che "tradizione" e "innovazione" dispongono di maggiori risorse (studi, analisi quantitative, strumenti di misura, etc) mentre l'aspetto "esperienza" si avvale delle maggiori possibilità di comunicazione.

E non mi stupirebbe che un simile approccio a 360 gradi sia maggiormente condiviso da liutai 'giovani' (facciamo pisani quarantenni?) che non da 'grandi vecchi' del mestiere.

Non so fare una mappa della liuteria attuale, con le relative bandierine 'giovane', 'rampante', 'innovatore', 'vecchio bacucco', 'pallone gonfiato' eccetera (se ci vuol provare qualcuno.....) ma non mi stupirei se si cominciassero ad affermare degli outsider.
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claudio
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Messaggio da claudio »

Dire che i liutai di oggi siano più bravi di quelli di venti anni fa non significa nulla. I liutai esordienti di oggi sono della stessa generazione di quelli che hanno iniziato venti anni fa, vivono la stessa epoca e hanno le stesse potenzialità documentarie/tecnologiche. Quel che invece non possedevano i liutai della precedente generazione, ossia coloro che hanno lavorato nel periodo compreso tra le due guerre e gli anni '80 '90 del 1900, era la grande quantità di informazioni oggi disponibili. Se pensiamo alla grande quantità di materiali disponibili attraverso la rete internet, le riviste specializzate, i libri, e chi più ne ha più ne metta, direi che i liutai del 1900, ma anche quelli del 1800 hanno fatto autentici miracoli.

Domanda: perchè gli strumenti di 200 o 300 anni fa sono "meglio"?
Risposta: come detto più volte su questo forum, spesso viene fatto l'errore di confondere il cosiddetto aspetto "artistico" con quello più tipicamente "artigianale" o "manuale", secondo cui basterebbe un buon pantografo per riprodurre alla perfezione qualsiasi strumento dei grandi liutai del passato.
Ma questo ovviamente è un errore, perchè l'apporto umano individuale è di fondamentale importanza nella costruzione di un violino. Anche ipotizzando di costruire violini con una macchina a controllo numerico, e quindi con altissimi standard di precisione, otterremmo risultati sonori diversi, seppur visivamente identici. E' pur sempre il tipo di legno a costituire un fattore unico ed irripetibile.
I violini di 200 o 300 anni fa sono meglio dei violini moderni o costruiti successivamente perchè niente potrà riportarci a rivivere l'epoca vissuta allora. D'altra parte perchè nessuno si stupisce se non c'è stato più un Caravaggio, un Leonardo da Vinci o un Michelangelo?
Bisogna considerare, inoltre, che un violino moderno ha bisogno di suonare almeno una trentina di anni per arrivare ad esprimere in modo completo il proprio potenziale. Il tempo e l'uso ammorbidiscono la voce e l'arricchiscono di armonici, su questo non ci sono dubbi.

La liuteria di oggi, come quella post classica dalla fine del Settecento in poi, non può essere considerata "meglio " di quella classica. Sacconi ha scritto che se avesse trovato un liutaio contemporaneo che solo si fosse avvicinato allo stile degli Amati o di Stradivari nella scultura di un riccio o nella filettatura, sarebbe stato pronto ad assumerlo immediatamente e a pagarlo profumatamente. E certamente Sacconi sapeva quel che diceva e quello che faceva, data la sua enorme conoscenza in fatto di strumenti antichi.
Per contro i liutai contemporanei corrono oggi un grosso rischio: la stereotipicità. Da circa una trentina/quarantina d'anni la scuola moderna cremonese si è appiattita sullo stile stradivariano trasformandolo in una specie di Molok dal quale non si può prescindere. Il vedere un violino moderno è spesso come vedere una vecchia rockstar con il viso rifatto chirurgicamente. In più c'è il problema del suono, non mi sembra che ci sia molta coscienza su questo aspetto, dopo i primi risultati magari incoraggianti ci si adagia sui risultati e si smette di ricercare.
Per decenni la stragrande maggioranza dei liutai italiani si è appiattita sul mercato giapponese, che ha condizionato pesantemente la nostra produzione di strumenti ad arco. Si immagini che un commerciante giapponese che viene a comprare strumenti in Italia è letteralmente preso d'assalto perchè offre la possibilità di un lavoro continuativo e costanza degli ordini. Ma a fronte di questa tranquillità, il mercante giapponese, di solito molto preparato, chiede strumenti fatti con lo "stampino". Questo è uno dei motivi per cui qualche liutaio nostrano ha pensato bene di farsi costruire i propri strumenti in Romania per poi darli al coscienzioso e attento commerciante giapponese.

E i liutai cinesi non stanno certo a guardare: sono capaci di offrire a cifre bassissime strumenti fatti a regola d'arte da ogni punto di vista. Tanto per fare un esempio si parla di strumenti già perfetti a partire da 500 euro. Questo è il motivo della mia intransigenza nei confronti dei liutai che iniziano ora la loro attività, non si deve offrire al pubblico un prodotto immaturo, perchè questo tornerebbe al mittente e ai liutai contemporanei tutti come un'autentica zappa sui piedi. Da questo punto di vista il compito del liutaio esordiente è più arduo rispetto a chi ha iniziato una ventina o una quarantina di anni fa, e forse per questo motivo i liutai di oggi faranno violini migliori dei liutai di ieri. Ma i tempi sono durissimi: a fronte di strumenti costruiti a regola d'arte, la risposta del mercato è molto lenta e il liutaio professionista deve sudare molto per guadagnare la pagnotta. Quindi il liutaio esordiente si goda pure questa luna di miele in cui vede crescere la propria abilità giorno dopo giorno, ma tenga presente che il futuro è molto incerto. E questo lo dico come incentivo ad accrescere la propria qualità, non certo come deterrente per scoraggiare il proposito di fare il liutaio come professione.
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andrea69
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Messaggio da andrea69 »

claudio ha scritto:Dire che i liutai di oggi siano più bravi di quelli di venti anni fa non significa nulla.
da "Stradivari, storia di un genio, 5 violini ed un violoncello" di Toby Faber, Ed. Rizzoli, pag 282.
25 anni fà, Charles Beare riteneva che i liutai avessero ancora molto da lavorare anche solo per raggiungere un'abilita pari a quella di Vuillaume, per non parlare dei grandi artigiani classici cremonesi. Ora egli è invece convinto che gli standard si stiano infine avvicinando a quelli raggiunti da Stradivari e dai suoi contemporanei. Sembra che, dopo aver sacrificato per lungo tempo un'enorme quantità di energie per cercare di scoprire la formula "perduta" della vernice di Stradivari, sia bastato impegnarsi a costruire degli strumenti migliori per ottenere subito immesi progressi.

claudio ha scritto:Internet, la globalizzazione e lo scambio di informazioni ha sicuramente fatto la differenza rispetto 20 anni fà.
Anche la ricerca scientifica applicata all'informatica ha sicuramente fatto la sua parte. Se i grandi solisti di oggi comprano gli strumenti odierni di Greiner, Zygmutowicz, Borman, Scott Cao, David Baguè ed altri, evidentemente sanno che con simili strumenti non sfigurano al paragone dei loro strumenti antichi. 20 anni fà gli stessi solisti o quelli della precedente generazione non potevano affermare altrettanto, e lo strumento antico si dimostrava perciò necessario.

claudio ha scritto:I liutai esordienti di oggi sono della stessa generazione di quelli che hanno iniziato venti anni fa, vivono la stessa epoca e hanno le stesse potenzialità documentarie/tecnologiche.
I calibri e gli spessimetri a controllo numerico sono di recentissima costruzione, inoltre oggi rispetto a 20 anni fà si possono trovare una quantità, qualità e varietà di attrezzi per liuteria assai superiore. Zygmuntowicz e Greiner fanno inoltre numerosi studi acustici e statici con l'ausilio informatico, cosa impensabile 20 per questione di costi e capacità di calcolo dei computer di allora.
claudio ha scritto:Quel che invece non possedevano i liutai della precedente generazione, ossia coloro che hanno lavorato nel periodo compreso tra le due guerre e gli anni '80 '90 del 1900, era la grande quantità di informazioni oggi disponibili.
Su questo mi trovi d'accordo, ma penso ai molti liutai di oggi che continuano a costruire secondo i criteri degli anni '70 imparati alla scuola di Cremona e che si ostinano a credere che solo il loro strumento ha il suono migliore (e invece è fatto con lo stampino alla "japanese way").
Almeno oggi in molti liutai c'è più originalità e assai maggior sperimentazione. Nessuno 20 fà avrebbe fatto una bella copia di Andrea Amati.


claudio ha scritto:Se pensiamo alla grande quantità di materiali disponibili attraverso la rete internet, le riviste specializzate, i libri, e chi più ne ha più ne metta, direi che i liutai del 1900, ma anche quelli del 1800 hanno fatto autentici miracoli.
Infatti, solo la libera circolazione delle idee porta al vero progresso. I liutai del '900 o precedenti hanno però avuto l'umiltà di mettere in discussione sempre il loro prodotto al fine di migliorarlo (ricordo che Gaetano Pollastri buttava nel fuoco tutti gli strumenti che a suo giudizio non riuscivano bene...). Cosa impensabile oggi, visto che nella liuteria ha preso il sopravvento il commercio sull'amore per l'arte.


claudio ha scritto:Domanda: perchè gli strumenti di 200 o 300 anni fa sono "meglio"?
Risposta: come detto più volte su questo forum, spesso viene fatto l'errore di confondere il cosiddetto aspetto "artistico" con quello più tipicamente "artigianale" o "manuale", secondo cui basterebbe un buon pantografo per riprodurre alla perfezione qualsiasi strumento dei grandi liutai del passato.
Ma questo ovviamente è un errore, perchè l'apporto umano individuale è di fondamentale importanza nella costruzione di un violino. Anche ipotizzando di costruire violini con una macchina a controllo numerico, e quindi con altissimi standard di precisione, otterremmo risultati sonori diversi, seppur visivamente identici. E' pur sempre il tipo di legno a costituire un fattore unico ed irripetibile.
I violini di 200 o 300 anni fa sono meglio dei violini moderni o costruiti successivamente perchè niente potrà riportarci a rivivere l'epoca vissuta allora. D'altra parte perchè nessuno si stupisce se non c'è stato più un Caravaggio, un Leonardo da Vinci o un Michelangelo?
Bisogna considerare, inoltre, che un violino moderno ha bisogno di suonare almeno una trentina di anni per arrivare ad esprimere in modo completo il proprio potenziale. Il tempo e l'uso ammorbidiscono la voce e l'arricchiscono di armonici, su questo non ci sono dubbi.
Dal mio punto di vista, e soprattutto a Cremona, si è continuato a considerare sacro ed intoccabile ciò che è ritenuto il metodo classico cremonese, basato sugli scritti di Sacconi. Ciò ha portato a costruire strumenti rigidi, dai suoni legnosi e difficili da suonare. Io lo chiamerei invece "metodo Sacconi". Da più parti le sue conclusioni sono state criticate e addirittura contraddette (avete letto "The Strad" di agosto 2006?). Sono pienamente convinto che il metodo costruttivo di Stradivari e degli altri contemporanei fosse completamente differente (basato su quinte di curvatura INTERNE e non esterne come ci si ostina a credere). E' comunque sicuro che gli strumenti di Stradivari non erano ritenuti i migliori nella sua epoca,anche se i più sonori, e ciò di cui godiamo oggi è il risultato di una modernizzazione dello strumento in molte sue parti. Questo più l'uso costante (e quasi sempre da parte di solisti di primo ordine) ha fatto si che gli strumenti stradivariani diventassero giustamente il mito che sono oggi.
claudio ha scritto:La liuteria di oggi, come quella post classica dalla fine del Settecento in poi, non può essere considerata "meglio " di quella classica. Sacconi ha scritto che se avesse trovato un liutaio contemporaneo che solo si fosse avvicinato allo stile degli Amati o di Stradivari nella scultura di un riccio o nella filettatura, sarebbe stato pronto ad assumerlo immediatamente e a pagarlo profumatamente. E certamente Sacconi sapeva quel che diceva e quello che faceva, data la sua enorme conoscenza in fatto di strumenti antichi.
Forse alla sua epoca si poteva dire così, oggi le cose sono un pò cambiate, basta guardarsi attorno al di fuori di Cremona, perchè i francesi, gli americani, tedeschi, cinesi ed altri non sono stati certo a guardare.
claudio ha scritto:Per contro i liutai contemporanei corrono oggi un grosso rischio: la stereotipicità. Da circa una trentina/quarantina d'anni la scuola moderna cremonese si è appiattita sullo stile stradivariano trasformandolo in una specie di Molok dal quale non si può prescindere. Il vedere un violino moderno è spesso come vedere una vecchia rockstar con il viso rifatto chirurgicamente. In più c'è il problema del suono, non mi sembra che ci sia molta coscienza su questo aspetto, dopo i primi risultati magari incoraggianti ci si adagia sui risultati e si smette di ricercare.
Per decenni la stragrande maggioranza dei liutai italiani si è appiattita sul mercato giapponese, che ha condizionato pesantemente la nostra produzione di strumenti ad arco. Si immagini che un commerciante giapponese che viene a comprare strumenti in Italia è letteralmente preso d'assalto perchè offre la possibilità di un lavoro continuativo e costanza degli ordini. Ma a fronte di questa tranquillità, il mercante giapponese, di solito molto preparato, chiede strumenti fatti con lo "stampino". Questo è uno dei motivi per cui qualche liutaio nostrano ha pensato bene di farsi costruire i propri strumenti in Romania per poi darli al coscienzioso e attento commerciante giapponese.E i liutai cinesi non stanno certo a guardare: sono capaci di offrire a cifre bassissime strumenti fatti a regola d'arte da ogni punto di vista. Tanto per fare un esempio si parla di strumenti già perfetti a partire da 500 euro.
Questo poteva esser vero qualche anno fà, oggi si fanno strumenti su modello Rogeri (G.Lazzaro), Pietro Guraneri di Venezia (F.Fasser), Andrea Amati (M.Anedda), Guarneri del Gesù 1735 (T. Borman e Anedda), Tommaso Balestrieri (F. Simeoni) e il modello Stradivari comincia ad essere molto meno gettonato.
Sugli strumenti romeni, polacchi e cinesi in bianco riverniciati in Italia abbiamo parlato tempo addietro. E i cinesi da 500 euro permettono agli studenti non abbienti di avvicinarsi allo studio (ricordo invece le difficoltà dei miei genitori a comprarmi il mio primo strumento decente a Cremona...)

claudio ha scritto:Questo è il motivo della mia intransigenza nei confronti dei liutai che iniziano ora la loro attività, non si deve offrire al pubblico un prodotto immaturo, perchè questo tornerebbe al mittente e ai liutai contemporanei tutti come un'autentica zappa sui piedi. Da questo punto di vista il compito del liutaio esordiente è più arduo rispetto a chi ha iniziato una ventina o una quarantina di anni fa, e forse per questo motivo i liutai di oggi faranno violini migliori dei liutai di ieri. Ma i tempi sono durissimi: a fronte di strumenti costruiti a regola d'arte, la risposta del mercato è molto lenta e il liutaio professionista deve sudare molto per guadagnare la pagnotta. Quindi il liutaio esordiente si goda pure questa luna di miele in cui vede crescere la propria abilità giorno dopo giorno, ma tenga presente che il futuro è molto incerto. E questo lo dico come incentivo ad accrescere la propria qualità, non certo come deterrente per scoraggiare il proposito di fare il liutaio come professione.
Basta solo fare come faceva Pollastri, cosa per fortuna più presente nela coscienza dei giovanissimi liutai odierni che in quella di anni fà.
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claudio
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andrea69 ha scritto: da "Stradivari, storia di un genio, 5 violini ed un violoncello" di Toby Faber, Ed. Rizzoli, pag 282.
25 anni fà, Charles Beare riteneva che i liutai avessero ancora molto da lavorare anche solo per raggiungere un'abilita pari a quella di Vuillaume, per non parlare dei grandi artigiani classici cremonesi. Ora egli è invece convinto che gli standard si stiano infine avvicinando a quelli raggiunti da Stradivari e dai suoi contemporanei. Sembra che, dopo aver sacrificato per lungo tempo un'enorme quantità di energie per cercare di scoprire la formula "perduta" della vernice di Stradivari, sia bastato impegnarsi a costruire degli strumenti migliori per ottenere subito immesi progressi.
E questo cosa c'entra con il fatto che i liutai di vent'anni fa siano "peggiori" di quelli di ora? Sembra invece che molti liutai moderni siano diventati molto più bravi non solo dei colleghi delle precedenti generazioni, ma addirittura anche più dei liutai classici cremonesi, Stradivari incluso. Peccato che queste siano solo tante belle parole, perchè i fatti parlano molto diversamente.
Anche la ricerca scientifica applicata all'informatica ha sicuramente fatto la sua parte. Se i grandi solisti di oggi comprano gli strumenti odierni di Greiner, Zygmutowicz, Borman, Scott Cao, David Baguè ed altri, evidentemente sanno che con simili strumenti non sfigurano al paragone dei loro strumenti antichi. 20 anni fà gli stessi solisti o quelli della precedente generazione non potevano affermare altrettanto, e lo strumento antico si dimostrava perciò necessario.
Hai mai visto uno strumento di Scott Cao? Hai mai sentito o suonato uno strumento di Zygmuntowicz?
Se quello è un buon suono allora vuol dire che sono diventato sordo. E' pur vero che stai parlando di abili copisti (però Baguè non so nemmeno chi sia), ma un conto è "far sembrare" uno strumento uguale ai classici, tutta un'altra faccenda è farlo suonare. E la tendenza moderna, purtroppo, è quella di gettare il fumo negli occhi della gente con "effetti speciali" (antichizzazioni) ed oculate operazioni di marketing.

I calibri e gli spessimetri a controllo numerico sono di recentissima costruzione, inoltre oggi rispetto a 20 anni fà si possono trovare una quantità, qualità e varietà di attrezzi per liuteria assai superiore. Zygmuntowicz e Greiner fanno inoltre numerosi studi acustici e statici con l'ausilio informatico, cosa impensabile 20 per questione di costi e capacità di calcolo dei computer di allora.
"calibri e spessimetri a controllo numerico" devi averli visti in qualche film di Star Trek, se invece intendi strumenti di misura muniti di comparatore decimale o centesimale mi pregio avvertirti che il detto comparatore fu un qualcosa nato più di un secolo fa. Ma strumenti di misura a parte, è impensabile affidare la bontà di uno strumento ad arco alla precisione di uno spessimetro con comparatore: se non si hanno le idee chiare si rischia perlopiù di avere un precisissimo violino sbagliato. Quel che fanno Zymuntowicz e Greiner io lo rispetto ma non lo condivido, secondo me la liuteria non ha bisogno di ordigni strani e strumenti straordinari, il suono lo deve avere il liutaio dentro il suo cuore, non può affidarlo ad uno strumento informatico. E poi, in ogni caso, il computer ti restituisce dei grafici o al massimo ti consente di controllare delle frequenze, ma come detto più volte in questo forum, niente può sostituire le orecchie e le mani di un buon liutaio.

Nessuno 20 fà avrebbe fatto una bella copia di Andrea Amati.
Ma non eri tu quello che "odia" gli Amati? Bisogna ringraziare Marco Anedda se ti ha fatto cambiare idea. Peccato che non ci sia riuscito l'opera di Andrea Amati e quella dei suoi figli.
E poi fare una "bella copia" di un violino non dovrebbe rappresentare lo scopo ultimo di qualsiasi liutaio. Insomma, bisognerebbe ispirarsi più alla sostanza del suono piuttosto che alle forme. E come hai già scritto qualche giorno fa sembra che Anedda ci sia riuscito. Punto.

Infatti, solo la libera circolazione delle idee porta al vero progresso. I liutai del '900 o precedenti hanno però avuto l'umiltà di mettere in discussione sempre il loro prodotto al fine di migliorarlo (ricordo che Gaetano Pollastri buttava nel fuoco tutti gli strumenti che a suo giudizio non riuscivano bene...). Cosa impensabile oggi, visto che nella liuteria ha preso il sopravvento il commercio sull'amore per l'arte.
Che Pollastri buttasse nel fuoco gli strumenti riusciti male non lo so, ma penso sia un buon viatico per tutti noi: non bisogna mettere in circolazione strumenti che suonano male. Ma prima di tutto bisogna intendersi bene su ciò che è il cosiddetto "buon suono", altrimenti non la finiremo mai di discutere sul sesso degli angeli.


Dal mio punto di vista, e soprattutto a Cremona, si è continuato a considerare sacro ed intoccabile ciò che è ritenuto il metodo classico cremonese, basato sugli scritti di Sacconi. Ciò ha portato a costruire strumenti rigidi, dai suoni legnosi e difficili da suonare. Io lo chiamerei invece "metodo Sacconi". Da più parti le sue conclusioni sono state criticate e addirittura contraddette (avete letto "The Strad" di agosto 2006?). Sono pienamente convinto che il metodo costruttivo di Stradivari e degli altri contemporanei fosse completamente differente (basato su quinte di curvatura INTERNE e non esterne come ci si ostina a credere). E' comunque sicuro che gli strumenti di Stradivari non erano ritenuti i migliori nella sua epoca,anche se i più sonori, e ciò di cui godiamo oggi è il risultato di una modernizzazione dello strumento in molte sue parti. Questo più l'uso costante (e quasi sempre da parte di solisti di primo ordine) ha fatto si che gli strumenti stradivariani diventassero giustamente il mito che sono oggi.
Dire che lo stile moderno cremonese sia basato sugli scritti di Sacconi è una grossa inesattezza, a Cremona ci sono tantissimi liutai che costruiscono violini seguendo il metodo della forma esterna, le cui origine è notoriamente francese. Sacconi resta uno dei più grandi liutai e restauratori del '900, non è il tentare di screditarlo che lo renderà meno grande. Quando morì Wurlitzer il povero Sacconi si trovò al centro di interessi avidi degli altri colleghi che solo l'autorità di Wurlitzer medesimo riusciva a tenere a bada. Gli ultimi anni di vita di Sacconi sono stati contrassegnati da un'amarezza infinita che riusciva a mitigare in parte facendo i suoi periodici viaggi in Italia. Fu proprio tra gli anni '60 e '70 che Sacconi insieme al suo allievo italiano, Francesco Bissolotti, riordinò il museo degli strumenti di lavoro della bottega di Stradivari e concepì "I segreti di Stradivari". L'opera, come già detto più volte in questa sede, era imperfetta e si stava pensando ad una seconda edizione rivista e corretta, ma la morte non dette a Sacconi il tempo di farlo.
"Sono pienamente convinto" non significa niente, o si dimostra quel che si dice o si prenda atto della realtà: gli strumenti di lavoro stradivariani sono esposti nel museo di Cremona, Sacconi li ha solo riordinati e catalogati, si può andare ad esaminarli con tutta tranquillità senza il timore che qualcuno possa averli alterati. Per inciso, mi è capitato di esaminare e suonare qualche strumento costruito da Sacconi prima della suo trasferimento in America e sono rimasto colpito dalla bellezza del loro suono e dalla maestria con cui erano stati costruiti. E comunque lo scopo di questo sito non è quello di magnificare l'opera di Sacconi, bensì quello di dare un contributo a far sì che venga mantenuta la tradizione italiana della liuteria.

Forse alla sua epoca si poteva dire così, oggi le cose sono un pò cambiate, basta guardarsi attorno al di fuori di Cremona, perchè i francesi, gli americani, tedeschi, cinesi ed altri non sono stati certo a guardare.
Il mito del violino non è solo un mito, in tutte le epoche i liutai italiani hanno dimostrato di avere il suono nelle loro mani. Ma questo non toglie valore ai bravi liutai delle altre nazioni.

Questo poteva esser vero qualche anno fà, oggi si fanno strumenti su modello Rogeri (G.Lazzaro), Pietro Guraneri di Venezia (F.Fasser), Andrea Amati (M.Anedda), Guarneri del Gesù 1735 (T. Borman e Anedda), Tommaso Balestrieri (F. Simeoni) e il modello Stradivari comincia ad essere molto meno gettonato.
Sugli strumenti romeni, polacchi e cinesi in bianco riverniciati in Italia abbiamo parlato tempo addietro. E i cinesi da 500 euro permettono agli studenti non abbienti di avvicinarsi allo studio (ricordo invece le difficoltà dei miei genitori a comprarmi il mio primo strumento decente a Cremona...)
Non vedo dove sia il contraddittorio in queste tue parole, cmq hai citato tutti liutai che lavorano fuori da Cremona. Anche questo vorrà pur dire qualcosa. E cmq nella vita di un liutaio di qualsiasi epoca c'è sempre stato il cimentarsi con forme e modelli cosiddetti "minori". Sarebbe una bella noia costruire violini su un unico modello per tutta la vita.

Basta solo fare come faceva Pollastri, cosa per fortuna più presente nela coscienza dei giovanissimi liutai odierni che in quella di anni fà.
Non so su cosa si basi la tua certezza, a me non sembra affatto che i liutai della precedente generazione abbiano costruito strumenti un pò a casaccio rifilando bidoni a destra e a manca. Se si crede una cosa del genere vuol dire che si conosce poco o niente del lavoro dei liutai delle varie epoche.
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Giovane_Liutaia
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Messaggio da Giovane_Liutaia »

claudio ha scritto:Tanto per fare un esempio si parla di strumenti già perfetti a partire da 500 euro. Questo è il motivo della mia intransigenza nei confronti dei liutai che iniziano ora la loro attività, non si deve offrire al pubblico un prodotto immaturo, perchè questo tornerebbe al mittente e ai liutai contemporanei tutti come un'autentica zappa sui piedi. Da questo punto di vista il compito del liutaio esordiente è più arduo rispetto a chi ha iniziato una ventina o una quarantina di anni fa, e forse per questo motivo i liutai di oggi faranno violini migliori dei liutai di ieri. Ma i tempi sono durissimi: a fronte di strumenti costruiti a regola d'arte, la risposta del mercato è molto lenta e il liutaio professionista deve sudare molto per guadagnare la pagnotta.
Caro Claudio è con sincera amarezza che mi ritrovo a darti ragione in toto per queste tue affermazioni. Proprio da giovane che si sta avvicinando a questo mondo, formatami in un'umilissima bottega di un illustre sconosciuto (per colpa sua stessa purtroppo) che però mi sta insegnando tantissimo sulle sue personali conquiste ad es. sul suono, sul capire il violino a cosa serve e in funzione di questo apporre innovazioni ed esperimenti, dimenticandosi del marchio "Cremona" per entrare a diretto contatto con la materia che trattiamo.
Più acqusisco consapevolezza in questo senso, più mi accorgo di quanto in realtà in giro ci siano sempre più tentativi (sterili) di esportare un'estetica che non ci appartiene più (le copie).
Mi è capitato di girare per siti internet in cui si propongono copie, antichizzazioni.. ma di liuteria vera e propria niente.. a pro di chè?

Poi, per rispondere ad Andrea, ben vengano gli strumenti economici per chi inizia, ma come al solito c'è sempre chi ne approfitta per smerciare prodotti di cattivissima qualità, con al conseguenza che i nuovi studenti sono sempre più disabituati a riconoscere un bel suono (si Claudio, concordo con te! Parliamone una volta per tutte: cosa intendiamo per bel suono?) e solo i professisonisti liutai con 30anni di esperienza riescono ad individuare uno strumento che suona bene da uno che non tirerà mai fuori nulla.

Poi c'è il discorso del legno antico che ha di suo il tempo.
Anche io nella mia ignoranza e giovinezza ho una profonda convinzione: che gli Stradivari appena costruiti non suonassero come li sentiamo adesso. E facciamocene una ragione.
Ho visto violini brutti e costruiti grossolanamente che suonano "bene" per il solo fatto che avevano più di 150 anni. E questo significherà bene qualcosa.
Ciò non toglie che la maestria di Stradivari sia un equilibrio perfetto tra bellezza e suono. Certamente chi ha letto Sacconi non può non esserne rimasto affascinato: Stradivari sapeva quello che faceva e soprattutto lo modificava! Siamo ridicoli noi che "copiamo" quando lo stesso maestro si evolveva, non copiava se stesso ma andava avanti, sentiva il tipo di legno, l'intonazione, probabilemente si poneva il problema del contesto in cui lo strumento avrebbe suonato (violoncello da camerao da strada?), e chissà di quali altre variabili teneva conto nel costruire.
Quindi che senso ha copiare "la forma"?
Anche la querelle sulle curve interne rispetto a quelle esterne, francamente penso che sia sterile, perchè non è solo quello che conta, ma l'insieme dei gesti che determina la perfezione.
Sbozzato, scalpellato e dipinto da GL.
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