Sito sul Quartetto Italiano.

Tutto quello che avreste voluto sapere sulla musica classica e non avete mai osato chiedere.
nikolaus
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Messaggio da nikolaus »

claudio ha scritto:Un aneddoto curioso raccontatomi da un amico contrabbassista: il violinista Pavel Vernikov trovandosi sconcertato di fronte alle scarse capacità di una sua allieva italiana nella lettura a prima vista esclamò qualcosa di simile:
"se io avere avuto questa lettura a prima vista, loro mandare me in Siberia!"
Bellissimo...!
Un russo ed un italiano... mancano solamente il francese ed il tedesco! :P

Io penso che la serietà e l'impegno siano le migliori armi che un musicista debba mettere in atto! Verrà ripagato... sempre!!
E' la professione più bella che un essere umano possa esercitare... ma è anche la più difficile! E' parlare una lingua che pochi conoscono e ancor meno hanno intenzione di apprendere.
Di tutto ciò prova ne è il recente riconoscimento di "Ufficiale della Repubblica" a Ludovico Maria Enrico Einaudi, compositore e pianista. Scagiono Ciampi da ogni responsabilità perchè LMEI (troppo nomi!) gli sarà stato somministrato da chissà chi... spero non Claudio! :wink:

Enrico
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claudio
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Messaggio da claudio »

Vedi, Enrico, il "problema" è che il linguaggio della musica necessità di un rigore e noi sappiamo bene come solo il rigore sia dannosissimo alla comunicazione. Siamo stati per anni afflitti da minute e compunte esecuzioni filologiche di cui pochi avevano il coraggio di stigmatizzarne la assoluta freddezza e pallosità. Quel che sorprende del Quartetto Italiano è che essi attraverso il rigore e la disciplina esprimevano una profondità incredibile. Se poi pensiamo che tra i componenti del QI i rapporti fossero spesso tutt'altro che idilliaci, questo ci fa sorprendere ancora di più e ci fa capire quanto esso rappresenti un esempio più unico, che raro.
nikolaus
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Messaggio da nikolaus »

Sono d'accordo!
Ma non può essere che un imbecille qualunque, solamente perchè si è messo a sfregare con un archetto un violino in modo "filologico" (o presunto tale) facendone uscire dei suoni improbabili che stimolano solamente la cacarella diventi un "fenomeno"!
Così come un musicista a nome Branduardi - che credo non abbia mai composto nulla senza andare a pescare indietro di almento 400 anni - sia nominato anche lui Ufficiale della Repubblica.
Se ci si mette anche a dare riconoscimenti a chi non li merita non vedo come si possa aiutare la musica ed i musicisti seri.
Ah, ma già, la musica meritevole è un'altra: quella di Renga, quella di Jovanotti e quella di quel napoletano che non ricordo come si chiama... :twisted:

Enrico
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claudio
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Messaggio da claudio »

Gigi D'Alessio? :lol:
nikolaus
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Messaggio da nikolaus »

Bravo, proprio lui!
Solamente a nominarlo urge la necessità di farmi un pitone sinfonico mahleriano...
:wink:
Enrico
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claudio
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Messaggio da claudio »

Enrico, tu pensi davvero che un cavalierato o altro attestato ufficiale possano servire per ricordare meglio il QI? sono d'accordissimo con te sul fatto che conferire un'onorificenza a Branduardi sia un pò come fare i baffi alla Gioconda (tra le altre cose Branduardi suona (male) il violino, ma che ce ne frega?
Quanti conoscono la grandezza di Celibidache? eppure coloro che amano e sentono veramente la musica sanno bene quali carte scegliere dal mazzo.
E' anche una fortuna, perchè non mi ci vedrei tanto con il QI inflazionato da un coro di adorazione. Queste cose si amano in pochi e nell'intimo. O no? :lol:
nikolaus
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Messaggio da nikolaus »

Sono d'accordo Claudio.
Penso anch'io che Sergiu Celibidache, Vladimir Delman, il Quartetto Italiano e tanti altri non abbiano bisogno di "ufficialità" per rimanere nella storia.
Ciò che mi indigna è che Branduardi nuovo "Ufficiale" potrà vantarsi di una onorificenza che non si merita; dovrebbe vergonarsi di essere stato insignito di un merito che probabilmente sa di non meritarsi... ed invece...
Ora che mi viene in mente, ricordo la sua apparizione (poco prima della sua glorificazione) alla trasmissione televisiva "Che tempo che fa" di Fazio in cui il menestrello veniva osannato a furor di lingua da parte del conduttore! Come vedi nulla viene per nulla... e noi dobbiamo essere felici perchè Valentino Rossi (The Doctor) si è beccato una laurea ad honorem in comunicazione??
Su, dai, è una vergogna. :x

Piuttosto, parlando di cose più piacevoli, ho ascoltato per la prima volta il 3° Quartetto di Schnittke e ci ho trovato dentro di tutto a partire da citazioni della Grande Fuga di Beethoven ed arrivare a Lasso. Chi ne sa di più di questo quartetto... in rete non ho trovato gran chè.

Enrico
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claudio
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Messaggio da claudio »

Ascolta anche i lavori per violino solo di Schnittke, ne resterai altrettanto meravigliato. Ho un disco di Gidon Kremer che suona il concerto op 61 di Beethoven, la cui cadenza fu scritta da Schnittke, tutto molto bello. Insomma, è un compositore che si è dato parecchio da fare e che mi piace molto. Chissà cosa ne pensa Arrigo Quattrocchi? Quasi, quasi, invito anche lui alla conversazione. Hai visto mai che ci illumini? 8O
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Messaggio da nikolaus »

Sarebbe fantastico che Arrigo Quattrocchi intervenisse in merito anche al Quartetto Italiano! Sicuramente ha materiale a iosa per illuminarci... :D
Di Schnittke conosco il Concerto Grosso n.5, per violino, pianoforte invisibile e orchestra. E' datato 1990 ed è in pratica un concerto per violino.
Molto intrigante.
So che ha scritto parecchio ed ho deciso che mi ci dedicherò... :lol:

Enrico
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Susanna
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Messaggio da Susanna »

Se ti interessa c'è un volume su Schnitke della EDT a cura di Enzo Restagno. E comunque appoggio l'intervento di Arrigo Quattrocchi che stimo moltissimo e da sempre, sin dai tempi in cui frequentava il conservatorio :pray:
nikolaus
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Messaggio da nikolaus »

Ti ringrazio, molto gentile...!
Penso proprio che sarà una delle mie letture pre-estive.
Enrico
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Messaggio da claudio »

Non senza una piccola nota di emozione annuncio agli amici, ma in particolare ad Enrico e Susanna, che Arrigo Quattrocchi ha risposto alla mia sollecitazione. Ne approfitto per inviargli un sentito grazie da questo sito e vi auguro una buona lettura:
Caro Claudio,

mi segnali l'apertura di un sito sul Quartetto Italiano e mi chiedi di
esprimere qualche mia idea su questo complesso. Ti dirò che io ho ascoltato
molte volte il Quartetto Italiano dal vivo, e sono anche cresciuto
ascoltando i suoi dischi. Ricordo l'uscita di tutti i singoli dischi dei
quartetti di Beethoven, e i solchi dei miei vinili sono molto consumati. Per
me, emotivamente, il Quartetto Italiano è "il" quartetto, e sebbene abbia
ascoltato, all'epoca e anche dopo, molti altri complessi, nessuno di essi mi
ha restituito le stesse sensazioni ed emozioni. Nel mio studio, come una
reliquia, tengo appesa la locandina gialla e rossa, con i cinque autografi,
del concerto tenuto dai quattro, insieme a Pollini, alla Filarmonica Romana
nel 1976; in programma c'erano "La morte e la fanciulla" di Schubert e il
Quintetto di Brahms. Dunque, non sono un osservatore imparziale.

Cercando di superare i personalismi, posso dire che c'erano diverse
caratteristiche che rendevano il Quartetto Italiano effettivamente unico. In
primo luogo il perfetto bilanciamento dei quattro strumenti; questa non è
una osservazione ovvia, perché esiste una tradizione mitteleuropea del
quartetto per archi che vede la preminenza del primo violino; questo è vero
per molti quartetti dell'est europeo, come anche per complessi storici come
il Quartetto Busch, e anche per il celebrato rivale dell'Italiano, il
Quartetto Amadeus, nel quale la forte personalità di Brainin ha sempre fatto
da traino agli altri tre strumentisti. Il Quartetto Italiano invece non
aveva questa tradizione alle spalle, e forse proprio il fatto di venire da
un paese come l'Italia che non possedeva, nell'immediato dopoguerra, una
vera tradizione di musica da camera - per quanto non fossero mancati
complessi italiani anche ragguardevoli - costituì un vantaggio piuttosto che
un handicap. Il bilanciamento degli strumenti voleva dire anche un'altra
cosa, che il Quartetto Italiano non si basava sul principio di una
collaborazione fra quattro personalità indipendenti, ma piuttosto di una
assoluta coincidenza di vedute che portava a un pensiero musicale unico
attraverso quattro voci diverse. Però, in questo equilibrio strumentale,
costituiva una sorta di valore aggiunto il fatto che i due violini avessero
un suono piuttosto differente ma fossero di eguale livello, e quindi
dialogassero alla pari fra di loro. Molto importante era poi il fatto, già
da te ricordato, di usare le corde di metallo. Si trattava, in effetti, non
solo di una scelta tecnica ma anche di una scelta estetica. Il metallo
infatti consentiva una pulizia e un nitore del suono che rendeva ancora più
evidente l'equilibrio fra i quattro strumentisti e, inoltre, era
l'espressione di un principio di razionalità che informava tutte le
esecuzioni del Quartetto Italiano. Razionalità vuol dire il primato della
ragione sull'emozione, o meglio una emozione che scaturisce proprio dal
rigore della ragione. Non è un caso che, nei primi quindici anni della loro
attività, gli strumentisti del Quartetto Italiano siano stati tacciati
spesso di freddezza ed eleganza ma di scarsa partecipazione espressiva. In
seguito i giudizi cambiarono, sia, io credo, perché lo stile del quartetto
era stato assimilato dagli ascoltatori, sia perché probabilmente gli stessi
strumentisti riuscirono a mettere a fuoco le loro interpretazioni
contribuendo a far superare al pubblico l'impressione di distacco
espressivo.

Certamente il nitore, l'eleganza, l'equilibrio, offrivano i loro migliori
esiti nella musica del classicismo, Mozart, Beethoven e Schubert
soprattutto, mentre i quartetti di Schumann e Brahms, per quanto eseguiti in
modo meraviglioso, non lasciavano forse l'impressione di un esito
ineguagliabile. Molto da approfondire ci sarebbe poi sulle esecuzioni di
musica del Novecento, solo in piccola parte testimonate dal disco. Ma io
credo che l'esperienza dei quartetti di Beethoven attraverso il suono del
Quartetto Italiano rappresenti il vertice del pensiero del complesso. Negli
ultimi quartetti la sovrapposizione di stili diversi e le dimensioni spesso
articolate richiedono sempre, per essere restituite in modo adeguato, la
coscienza di tutte le esperienze pregresse della musica di Beethoven, dello
stile classico. Il fatto che si tratti di lavori scritti senza una possibile
verifica dell'immaginazione sonora, e dunque con un pensiero compositivo ad
altissimo livello di astrazione, richiede agli interpreti uno sforzo
particolare. Io credo che proprio l'equilibrio e la razionalità assoluta
sotto il profilo strumentale abbiano consentito al Quartetto Italiano di
purificare da ogni detrito romantico il pensiero dell'ultimo Beethoven, e
insieme di valorizzarne al massimo la componente speculativa.

E un'altra cosa vorrei aggiungere, che il valore storico di questo complesso
risiede certamente nella sua forza interpretativa, ma anche nell'azione
culturale che ha saputo esercitare nel nostro paese, diffondendo in modo
peculiare il repertorio quartettistico, e riuscendo a emancipare l'immagine
di una scuola strumentale italiana dai margini provinciali che, a torto o a
ragione, le erano attribuiti. Forse, in questa direzione, il solo Trio di
Trieste ha saputo fare altrettanto.

Quanto al sito finalmente aperto sul Quartetto Italiano, mi sembra una
iniziativa meritoria e piena di informazioni di grandissima utilità. Proprio
per questo mi permetto di fare un paio di osservazioni e di rilievi che
nascono da amore di verità. Nella ricostruzione dei motivi che portarono
all'allontanamento di Farulli dagli altri tre membri del complesso, mi
sembra che ci siano molti, troppi omissis. La malattia che portò Farulli a
una interruzione forzata dell'attività non era di gravità irreversibile,
tanto che il grande violista è ancora oggi attivo presso la scuola di
Fiesole. Gli altri tre membri ebbero una fretta eccessiva nel sostituirlo,
sia pure temporaneamente. Col senno di poi si può e si deve dire che una
pausa nell'attività del Quartetto avrebbe fatto saltare degli impegni
imminenti, ma, sulla lunga durata, avrebbe preservato la vita del complesso.
La sostituzione fu un errore e credo che si possa capire abbia portato a una
lacerazione dei rapporti umani oltre che professionali su cui si fondava il
gruppo. Quanto a Dino Asciolla, mi sembra che il sito liquidi questo
strumentista con eccessiva superficialità. Definire Asciolla come uno
"strumentista straordinariamente dotato dal punto di vista musicale" sembra
un complimento, ma uno di quei complimenti che si rivolgono agli allievi
talentosi. Asciolla, invece, era un grandissimo solista, dotato di una
personalità di primo piano, di un suono meraviglioso, e aveva alle spalle
già una carriera prestigiosissima. Il suo ingresso nel Quartetto Italiano
non solo non aggiungeva ma forse levava qualcosa al suo profilo di solista.
Ma Asciolla in quella esperienza credette veramente. Aveva sempre desiderato
di suonare in un quartetto, e, quando ne ebbe l'occasione, lavorò in modo
durissimo innanzitutto per ridurre e calibrare il suo suono, che era quello
di un solista. Il suo inserimento nel Quartetto Italiano fu qualcosa di
miracoloso; l'esperienza ebbe una durata breve sì, ma non irrilevante, visto
che nella nuova formazione il Quartetto Italiano tenne tre o quattro
concerti a Roma (ne ricordo due a via della Conciliazione e uno al San Leone
Magno), e registrò due dischi, con una "Morte e la fanciulla" probabilmente
superiore alla precedente registrazione, che aveva lasciato insoddisfatto il
Quartetto (me lo disse, ricordo, la Pegreffi). Anche qui, il motivo
dell'allontanamento di Asciolla dagli altri non fu la sua mancanza di
dedizione, quanto il logoramento dei rapporti umani, dovuto a molte
incomprensioni. Non è un caso che Asciolla omettesse di ricordare la sua
esperienza quartettistica nei suoi curricula, come fosse una pagina dolorosa
della quale non voleva parlare.

Spero che queste osservazioni molto informali non ti sembrino troppo
frettolose, e ti invio un caro saluto,

Arrigo Quattrocchi
nikolaus
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Messaggio da nikolaus »

E' un privilegio per me leggere le considerazioni di Arrigo Quattrocchi.
Concordo in pieno sulle sue analisi di merito del Quartetto Italiano... un complesso di assoluta ricchezza tecnica ed interpretativa del panorama europeo e non solo.
Sono d'accordo anche quando rileva una certa parzialità sugli accadimenti nonchè motivazioni che hanno portato allo scioglimento del Quartetto. Infatti, sul sito, manca un ultimo capitolo già intitolato "L'epilogo del Quartetto" che è lì, in fase di perfezionamento e soprattutto in attesa di qualche conferma da parte dei superstiti del Quartetto Italiano.
E' un argomento delicato che non mi è stato ancora possibile dipanare per bene. Anch'io sono convinto che la principale causa di scioglimento compresa anche la "mancata integrazione" di Dino Aciolla (eccellentissimo musicista!) si siano venute a creare a seguito di un logoramento dei rapporti umani. Quasi inevitabile in complessi così particolari come un quartetto d'archi. Tra l'altro non bisogna dimenticare che Paolo Borciani ed Elisa Pegreffi erano compagni anche nella vita e dunque non credo che il quartetto potesse non esserne influenzato nel bene ma anche nel male...
Il mio desiderio nonchè volontà è quello di aggiungere questo ultimo tassello... ben sapendo che qualche polemica sarà sicuramente intonata da qualcuno. Ma tant'è...!!
Colgo l'occasione, qualora Arrigo Quattrocchi legga questo forum, di chiedergli se è in possesso di qualche vecchio LP della Decca riguardanti il QI. Nella discografia inserita nel sito mancano soprattutto le immagini delle covers delle incisioni Decca. Nemmeno Elisa Pegreffi ed il fratello di Paolo Borciani, Guido Alberto, ne sono in possesso e diverse mie ricerche non hanno fruttato molto!
Volesse magari essermi d'aiuto gliene sarei immensamente grato.
Saluti
Enrico Baraldi
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Messaggio da and29 »

Io, possiedo un cofanetto etichetta Philips dell'integrale dei quartetti per archi di Beethoven, favoloso!, davvero, come dice Claudio.... "da accaponare la pelle", tecnicamente lo preferisco al blasonatissimo Amadeus quartett, anche se pure questi, non se la cavano male e non "cavano" male :wink:
Sbalordito il diavolo rimase... quando comprese quanto osceno fosse il bene.<br>
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Messaggio da masa »

Un paio di mesi fa, ho sentito il concerto del quartetto di Fiesole - naturalmente sono allievi di Farulli
Il concerto è stato davvero straordinario, nonostante la loro giovane età, questo quartetto è forse fra i migliori a livello internazionale.
Anche il secondo violino la nuova entrata giovane Daniela Cammarano è perfettamente inserita e stata veramente brava nel suo ruolo.
Hanno detto che da parecchi anni che non suonavano a Milano, è vero peccato che i giovani talenti abbiano poca opportunità di farsi conoscere.
Masa
Ultima modifica di masa il venerdì 29 dicembre 2006, 18:15, modificato 1 volta in totale.
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