Cerco aiuto da liutai professionisti
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Cerco aiuto da liutai professionisti
Buongiorno. Sono una studentessa di nuovo ordinamento prossima alla laurea di primo livello in viola (finalmente!!!) e sto scrivendo una tesi di laurea sulla viola: dalle origini degli strumenti ad arco fino ai giorni nostri. L'aiuto che cerco è questo: ho stilato un breve questionario da porre ai liutai in cui chiedo il loro parere sulle dimensioni e modalità di costruzione di questo meraviglioso strumento (sono di parte, ma la bellezza è oggettiva ) spero di non essere andata Off Topic con questo post. Chi volesse può contattarmi privatamente oppure commentando.
Confido nel vostro aiuto
P.S. Nel questionario chiedo di scrivere nome e cognome per inserire poi il nome del Maestro nei ringraziamenti. Chi volesse restare anonimo può farlo tranquillamente. Grazie a tutti!
Confido nel vostro aiuto
P.S. Nel questionario chiedo di scrivere nome e cognome per inserire poi il nome del Maestro nei ringraziamenti. Chi volesse restare anonimo può farlo tranquillamente. Grazie a tutti!
- davidesora
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E' ancora in fase iniziale, alcune cose già sono state corrette dal mio maestro ma altre non ancora e comunque è incompleta (anche perchè mi serve il vostro aiuto per l'ultima parte). Mi piacerebbe comunque avere un suo parere personale e magari qualche spunto di riflessione da inserire. La ringrazio molto, non appena riceverò queste correzioni da parte del mio docente gliela invierò sicuramente.claudio ha scritto:Io prima vorrei leggere la tesi! (primo perchè mi interessa, secondo perchè non sarebbe la prima volta leggere in tesi universitarie sciocchezze di inaudita grandezza. Chiedo venia per la diffidenza, ma l'esperienza insegna).
Grazie a te per la risposta, a dire il vero temevo di essere mandato a quel paese per la mia richiesta
Una riflessione sulla viola è sempre la benvenuta, a questo proposito ti chiedo che tipo di impostazione hai dato al tuo lavoro, perchè è importante a mio parere capire se si vuole affrontare l'argomento da un punto di vista organologico-liutario, oppure prettamente storico-musicale.
Per quello che mi è dato sapere credo non si possa fare a meno di affrontare l'argomento senza tenere conto della musica di Monteverdi o di chi come lui ha inteso creare musica per strumenti che fossero prolungamento e suggestione della voce umana. In questo senso anche l'insieme delle viole da gamba, pur nelle debite differenze di concetto, può essere di grande aiuto per comprendere la viola e il suo suono.
Questo ci porta direttamente al concetto di "quartetto classico di strumenti ad arco", in cui la viola ha un suo ruolo d'elezione, infatti parlare della viola, del suo suono e delle sue dimensioni, senza un contesto ha a mio parere poco senso.
Sullo specifico, parlando della viola contralto, le cui dimensioni di cassa variano grossomodo da 39cm a 43cm, ho una predilezione particolare per le viole di Andrea Guarneri, che furono le preferite dal violista William Primrose per il loro suono "perfetto", ma anche per le dimensioni a mio parere ideali per una contralto: 41.5cm circa.
E poi come non parlare delle viole di scuola bresciana, strumenti di grande suono e carattere che non mancano mai di suscitare l'ammirazione di chi le ascolta, così diverse dalla tradizione cremonese.
Quello che la viola possiede come strumento è un grado di libertà quasi assoluto, infatti rispetto al violino possiamo cambiare modelli e dimensioni e personalizzare al massimo, senza nessun problema, purchè ovviamente si rimanga nell'ambito di uno strumento correttamente impostato e suonabile in modo confortevole.
Tempo fa in questo forum abbiamo affrontato la problematica del manico della viola portata da un musicista che ravvisava la difficoltà anche per liutai di provata esperienza di costruire manici confortevoli. Egli suggeriva di trovare un "metodo" o una regola in grado di poter formare il manico "perfetto", ma data la grande varietà dei modelli, praticamente infinita, e il carattere assolutamente artigianale di uno strumento d'autore, a mio parere ogni manico dovrebbe essere formato in armonia della cassa su cui viene montato e sulle esigenze del musicista. Fu quella una discussione interessante, anche se le opinioni, come è giusto che sia, sono risultate diverse, che comunque è servita a focalizzare l'attenzione su un particolare dello strumento, in questo caso la viola, spesso dato un pò troppo per scontato.
Una riflessione sulla viola è sempre la benvenuta, a questo proposito ti chiedo che tipo di impostazione hai dato al tuo lavoro, perchè è importante a mio parere capire se si vuole affrontare l'argomento da un punto di vista organologico-liutario, oppure prettamente storico-musicale.
Per quello che mi è dato sapere credo non si possa fare a meno di affrontare l'argomento senza tenere conto della musica di Monteverdi o di chi come lui ha inteso creare musica per strumenti che fossero prolungamento e suggestione della voce umana. In questo senso anche l'insieme delle viole da gamba, pur nelle debite differenze di concetto, può essere di grande aiuto per comprendere la viola e il suo suono.
Questo ci porta direttamente al concetto di "quartetto classico di strumenti ad arco", in cui la viola ha un suo ruolo d'elezione, infatti parlare della viola, del suo suono e delle sue dimensioni, senza un contesto ha a mio parere poco senso.
Sullo specifico, parlando della viola contralto, le cui dimensioni di cassa variano grossomodo da 39cm a 43cm, ho una predilezione particolare per le viole di Andrea Guarneri, che furono le preferite dal violista William Primrose per il loro suono "perfetto", ma anche per le dimensioni a mio parere ideali per una contralto: 41.5cm circa.
E poi come non parlare delle viole di scuola bresciana, strumenti di grande suono e carattere che non mancano mai di suscitare l'ammirazione di chi le ascolta, così diverse dalla tradizione cremonese.
Quello che la viola possiede come strumento è un grado di libertà quasi assoluto, infatti rispetto al violino possiamo cambiare modelli e dimensioni e personalizzare al massimo, senza nessun problema, purchè ovviamente si rimanga nell'ambito di uno strumento correttamente impostato e suonabile in modo confortevole.
Tempo fa in questo forum abbiamo affrontato la problematica del manico della viola portata da un musicista che ravvisava la difficoltà anche per liutai di provata esperienza di costruire manici confortevoli. Egli suggeriva di trovare un "metodo" o una regola in grado di poter formare il manico "perfetto", ma data la grande varietà dei modelli, praticamente infinita, e il carattere assolutamente artigianale di uno strumento d'autore, a mio parere ogni manico dovrebbe essere formato in armonia della cassa su cui viene montato e sulle esigenze del musicista. Fu quella una discussione interessante, anche se le opinioni, come è giusto che sia, sono risultate diverse, che comunque è servita a focalizzare l'attenzione su un particolare dello strumento, in questo caso la viola, spesso dato un pò troppo per scontato.
andante con fuoco
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Non vedo il motivo per il quale non rispondere, mi piace ascoltare pareri altrui, soprattutto di chi ha più esperienza di me. Devo ammettere che la figura del liutaio mi ha sempre affascinato... per me siete più che semplici artigiani. Qui parliamo di arte unita all'ingegneria! La mia intenzione è quella di scrivere un elaborato chiaro e preciso anche per i "non addetti ai lavori". Per cominciare ho scritto un capitolo introduttivo sulla viola contralto descrivendone le varie componenti. Ne segue poi l'inizio vero e proprio: sono partita dalle origini degli strumenti ad arco analizzando le analogie tra i vari continenti, su come la conoscenza delle costruzioni abbia viaggiato attraverso lo spazio ed il tempo, fino ad arrivare al barocco (vielle, rebeche, ghironde & co) fino ad arrivare alle scuole di liuterie bresciana e cremonese (sono ancora molto indecisa sulla scuola napoletana, ma aspetto cosa mi dice il mio maestro... ammesso che risponda ). In questo momento mi sto concentrando su Montagnana per poter poi collegarmi alla viola modello Tertis al quale dedicherò un intero paragrafo. Per quanto riguarda il repertorio ho analizzato anche quello seppur per sommi capi, ma conto di ritornarci con più attenzione quando parlerò di Wagner.claudio ha scritto:Grazie a te per la risposta, a dire il vero temevo di essere mandato a quel paese per la mia richiesta
Una riflessione sulla viola è sempre la benvenuta, a questo proposito ti chiedo che tipo di impostazione hai dato al tuo lavoro, perchè è importante a mio parere capire se si vuole affrontare l'argomento da un punto di vista organologico-liutario, oppure prettamente storico-musicale.
Per quello che mi è dato sapere credo non si possa fare a meno di affrontare l'argomento senza tenere conto della musica di Monteverdi o di chi come lui ha inteso creare musica per strumenti che fossero prolungamento e suggestione della voce umana. In questo senso anche l'insieme delle viole da gamba, pur nelle debite differenze di concetto, può essere di grande aiuto per comprendere la viola e il suo suono.
Questo ci porta direttamente al concetto di "quartetto classico di strumenti ad arco", in cui la viola ha un suo ruolo d'elezione, infatti parlare della viola, del suo suono e delle sue dimensioni, senza un contesto ha a mio parere poco senso.
Sullo specifico, parlando della viola contralto, le cui dimensioni di cassa variano grossomodo da 39cm a 43cm, ho una predilezione particolare per le viole di Andrea Guarneri, che furono le preferite dal violista William Primrose per il loro suono "perfetto", ma anche per le dimensioni a mio parere ideali per una contralto: 41.5cm circa.
E poi come non parlare delle viole di scuola bresciana, strumenti di grande suono e carattere che non mancano mai di suscitare l'ammirazione di chi le ascolta, così diverse dalla tradizione cremonese.
Quello che la viola possiede come strumento è un grado di libertà quasi assoluto, infatti rispetto al violino possiamo cambiare modelli e dimensioni e personalizzare al massimo, senza nessun problema, purchè ovviamente si rimanga nell'ambito di uno strumento correttamente impostato e suonabile in modo confortevole.
Tempo fa in questo forum abbiamo affrontato la problematica del manico della viola portata da un musicista che ravvisava la difficoltà anche per liutai di provata esperienza di costruire manici confortevoli. Egli suggeriva di trovare un "metodo" o una regola in grado di poter formare il manico "perfetto", ma data la grande varietà dei modelli, praticamente infinita, e il carattere assolutamente artigianale di uno strumento d'autore, a mio parere ogni manico dovrebbe essere formato in armonia della cassa su cui viene montato e sulle esigenze del musicista. Fu quella una discussione interessante, anche se le opinioni, come è giusto che sia, sono risultate diverse, che comunque è servita a focalizzare l'attenzione su un particolare dello strumento, in questo caso la viola, spesso dato un pò troppo per scontato.
La lunghezza del manico è fra le domande poste nel questionario. A mio parere, deve adattarsi allo strumento quanto allo strumentista. Da un anno suono su una 42.5: appena l'ho messa in braccio è scattato il colpo di fulmine! Il mio "problema" è proprio la grandezza: per quanto io non sia uno scricciolo e la mia mano sia abbastanza grande per essere una donna, a volte incontro difficoltà nei bicordi e allungamenti soprattutto quando i miei acciacchi iniziano a farsi sentire. Ma comunque soffro volentieri...e ho un eccellente fisioterapista.
- davidesora
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Il formato della viola è sempre preso come riferimento assoluto ma in realtà conta meno per la comodità d'uso dello strumento.Fedeviola_91 ha scritto:....Da un anno suono su una 42.5: appena l'ho messa in braccio è scattato il colpo di fulmine! Il mio "problema" è proprio la grandezza: per quanto io non sia uno scricciolo e la mia mano sia abbastanza grande per essere una donna, a volte incontro difficoltà nei bicordi e allungamenti soprattutto quando i miei acciacchi iniziano a farsi sentire. Ma comunque soffro volentieri...e ho un eccellente fisioterapista.
La cosa più determinante è la lunghezza della corda vibrante, che è quella che dà le problematiche di cui parli (bicordi e allungamenti).
Il formato della cassa porta ad avere l'angolo del gomito più aperto ma sugli allungamenti delle dita non ha molta influenza (se non nella posizione del polso).
Che corda vibrante ha la tua viola?
Ho notato che nel tuo questionario non chiedi questo dettaglio fondamentale, forse dovresti aggiungerlo perchè è una cosa importante nella scelta di una viola e inspiegabilmente spesso poco considerata dai musicisti.
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Deve essermi sfuggito... è una delle prime cose che ho chiesto al liutaio quando l'ho provata perchè venivo da uno strumento molto più piccolo e facevo fatica ad intonare. Dal capotasto al ponticello sono 22,5 cm. Provvedo subito a porre quest'altro punto. La ringrazio tanto! Sono molto contenta che mi stiate rispondendo, ho degli spunti di riflessione incredibili! Siete fantasticidavidesora ha scritto:Il formato della viola è sempre preso come riferimento assoluto ma in realtà conta meno per la comodità d'uso dello strumento.Fedeviola_91 ha scritto:....Da un anno suono su una 42.5: appena l'ho messa in braccio è scattato il colpo di fulmine! Il mio "problema" è proprio la grandezza: per quanto io non sia uno scricciolo e la mia mano sia abbastanza grande per essere una donna, a volte incontro difficoltà nei bicordi e allungamenti soprattutto quando i miei acciacchi iniziano a farsi sentire. Ma comunque soffro volentieri...e ho un eccellente fisioterapista.
La cosa più determinante è la lunghezza della corda vibrante, che è quella che dà le problematiche di cui parli (bicordi e allungamenti).
Il formato della cassa porta ad avere l'angolo del gomito più aperto ma sugli allungamenti delle dita non ha molta influenza (se non nella posizione del polso).
Che corda vibrante ha la tua viola?
Ho notato che nel tuo questionario non chiedi questo dettaglio fondamentale, forse dovresti aggiungerlo perchè è una cosa importante nella scelta di una viola e inspiegabilmente spesso poco considerata dai musicisti.
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