Cari amici, nell'incontro ho scattato circa 200 fotografie, tra le quali alcune macro della vernice e l'intarsio delle punte, ma sono vincolato alla promessa che ho fatto al museo di non divulgare foto così particolareggiate e in alta risoluzione. Perciò vi chiedo comprensione e vi prego di accontentarvi di questa piccola foto del fondo. Ma se passate da Roma e avete un pò di tempo potremmo sempre andare in pellegrinaggio a vederlo dal vivo, anche se da una vetrina.
L'emozione è stata grande, ho avuto occasione in passato di vedere altri grandi strumenti, ma la particolarità di questa occasione consiste nel fatto che ho potuto studiare lo strumento nei suoi particolari, e potrò farlo in futuro ogni volta che ne avrò bisogno. La cosa che fa rimanere stupiti, aldisopra delle altre, è l'estrema cura del particolare, quello che nei violini moderni è vezzo, moda, capriccio, in Stradivari è personalità e stile. Automaticamente mi sono reso conto di come certe soluzioni stilistiche odierne, ma anche dei violini del 1800, appaiano al confronto piuttosto fredde, stereotipate ed artificiose. Ovviamente non si può fare di tutta un'erba un fascio, ma penso che il problema della liuteria italiana sia consistito essenzialmente nel fatto che non solo siano morti i grandi maestri e non abbiano lasciato dietro di sè allievi degni di altrettanta fama e bravura, ma è che nel tempo gli il numero di esempi costituiti dagli strumenti originali si sia assottigliato sempre più perchè hanno preso la via della Francia, dell'inghilterra, dell'America e del Giappone, lasciando al liutaio italiano solo l'immaginazione come unico strumento per ripercorrere la via dei grandi. Se pensate che, come già Sacconi aveva pensato a suo tempo, a Cremona sono da lungo tempo disponibili e visibili gli attrezzi di lavoro stradivariani, come pure è possibile andare a vedere i violini originali nel palazzo comunale (sebbene con alcune irragionevoli limitazioni, come quella di non fare foto, di non potersi portare dietro strumenti propri per far confronti e di essere sorvegliati continuamente da una guardia armata), ebbene, nonostante ciò molti continuano a costruire strumenti con metodi e stili completamente estranei alla tradizione cremonese. E come se non bastasse, tali strumenti vengono poi considerati gli eredi della tradizione classica. Eredi forse, ma non dello stesso padre. Come già detto in tante occasioni la produzione stradivariana è praticamente sconfinata e gli esempi a cui riferirsi sono molteplici, io ho deciso di prendere a riferimento il Toscano perchè a mio modo di vedere offre una soluzione stilistica e sonora di grande interesse, il suo legame con gli Amati è evidente e per questo motivo è per me un grande esempio di tradizione, di trasformazione e passaggio. La fortuna ha voluto che le nostre strade si siano incontrate, basti pensare che fino a qualche anno fa questo meraviglioso strumento non era visibile al pubblico.
![Immagine](http://claudiorampini.com/cpg/albums/userpics/10001/DSC_0723.JPG)