Il Toscano, il Toscano!
Le boccole in bosso non si vedono nelle foto ma ci sono, il cavigliere è stato "rimboccolato" almeno un paio di volte. Ovviamente l'operazione è stata fatta a regola d'arte e il restauro lo si può notare solo a distanza ravvicinata.
Anche l'innesto del riccio è fatto in modo molto preciso, questo è ancora più difficile da notare.
Per coloro che non sanno di cosa stiamo parlando: i fori dei piroli con il tempo tendono ad allargarsi fino a che il pirolo non è più capace di tenere l'accordatura, quindi con un inserto in bosso si chiude il foro troppo largo e se ne fa uno nuovo della giusta misura.
Anche l'innesto del riccio è fatto in modo molto preciso, questo è ancora più difficile da notare.
Per coloro che non sanno di cosa stiamo parlando: i fori dei piroli con il tempo tendono ad allargarsi fino a che il pirolo non è più capace di tenere l'accordatura, quindi con un inserto in bosso si chiude il foro troppo largo e se ne fa uno nuovo della giusta misura.
andante con fuoco
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ci si emoziona solo a leggere quello che hai scritto, chissà a viverlo!!
qual è stato il primo pensiero che hai fatto quando hai preso in mano il tanto agognato strumento??
non avresti delle foto del riccio di profilo, delle bombature, del fondo intero?? forse chiedo troppo
qual è stato il primo pensiero che hai fatto quando hai preso in mano il tanto agognato strumento??
non avresti delle foto del riccio di profilo, delle bombature, del fondo intero?? forse chiedo troppo
Vivi la vita come un viaggio ma non dire mai:'' Sono arrivato!''
Grazie Claudio,
ci hai fatto proprio un bel regalo di Natale
se poi per la befana riesci a postare le foto sopra richieste il prossimo anno la letterina rivolta a Babbo Natale dei miei figli la faccio recapitare direttamente a te!
Mia curiosità:
Secondo voi, come mai Stradivari non ha prestato una particolare attenzione nell'aggiungere delle "ali" che seguissero il più possibile la marezzatura del fondo? A me sarebbe sembrato sensato.
ci hai fatto proprio un bel regalo di Natale
se poi per la befana riesci a postare le foto sopra richieste il prossimo anno la letterina rivolta a Babbo Natale dei miei figli la faccio recapitare direttamente a te!
Mia curiosità:
Secondo voi, come mai Stradivari non ha prestato una particolare attenzione nell'aggiungere delle "ali" che seguissero il più possibile la marezzatura del fondo? A me sarebbe sembrato sensato.
Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti. [Paolo Conte]
Chissà, forse perchè se avesse ripreso la fiammatura e resa la giunta quasi invisibile poteva passare per una mezza fregatura, invece se ben visibile no. O forse non aveva nessun pezzo di acero con quella vena.
O forse aveva proprio finito l'acero (quell'anno faceva molto freddo). Fatto sta che se una cosa così la faceva Stradivari era comunque qualcosa di stupefacente mentre se si prova a fare un violino con una caratteristica del genere hai voglia a venderlo...
'Sto Stradivari c'haveva tutte le fortune.... o no?....
O forse aveva proprio finito l'acero (quell'anno faceva molto freddo). Fatto sta che se una cosa così la faceva Stradivari era comunque qualcosa di stupefacente mentre se si prova a fare un violino con una caratteristica del genere hai voglia a venderlo...
'Sto Stradivari c'haveva tutte le fortune.... o no?....
Cari amici, nell'incontro ho scattato circa 200 fotografie, tra le quali alcune macro della vernice e l'intarsio delle punte, ma sono vincolato alla promessa che ho fatto al museo di non divulgare foto così particolareggiate e in alta risoluzione. Perciò vi chiedo comprensione e vi prego di accontentarvi di questa piccola foto del fondo. Ma se passate da Roma e avete un pò di tempo potremmo sempre andare in pellegrinaggio a vederlo dal vivo, anche se da una vetrina.
L'emozione è stata grande, ho avuto occasione in passato di vedere altri grandi strumenti, ma la particolarità di questa occasione consiste nel fatto che ho potuto studiare lo strumento nei suoi particolari, e potrò farlo in futuro ogni volta che ne avrò bisogno. La cosa che fa rimanere stupiti, aldisopra delle altre, è l'estrema cura del particolare, quello che nei violini moderni è vezzo, moda, capriccio, in Stradivari è personalità e stile. Automaticamente mi sono reso conto di come certe soluzioni stilistiche odierne, ma anche dei violini del 1800, appaiano al confronto piuttosto fredde, stereotipate ed artificiose. Ovviamente non si può fare di tutta un'erba un fascio, ma penso che il problema della liuteria italiana sia consistito essenzialmente nel fatto che non solo siano morti i grandi maestri e non abbiano lasciato dietro di sè allievi degni di altrettanta fama e bravura, ma è che nel tempo gli il numero di esempi costituiti dagli strumenti originali si sia assottigliato sempre più perchè hanno preso la via della Francia, dell'inghilterra, dell'America e del Giappone, lasciando al liutaio italiano solo l'immaginazione come unico strumento per ripercorrere la via dei grandi. Se pensate che, come già Sacconi aveva pensato a suo tempo, a Cremona sono da lungo tempo disponibili e visibili gli attrezzi di lavoro stradivariani, come pure è possibile andare a vedere i violini originali nel palazzo comunale (sebbene con alcune irragionevoli limitazioni, come quella di non fare foto, di non potersi portare dietro strumenti propri per far confronti e di essere sorvegliati continuamente da una guardia armata), ebbene, nonostante ciò molti continuano a costruire strumenti con metodi e stili completamente estranei alla tradizione cremonese. E come se non bastasse, tali strumenti vengono poi considerati gli eredi della tradizione classica. Eredi forse, ma non dello stesso padre. Come già detto in tante occasioni la produzione stradivariana è praticamente sconfinata e gli esempi a cui riferirsi sono molteplici, io ho deciso di prendere a riferimento il Toscano perchè a mio modo di vedere offre una soluzione stilistica e sonora di grande interesse, il suo legame con gli Amati è evidente e per questo motivo è per me un grande esempio di tradizione, di trasformazione e passaggio. La fortuna ha voluto che le nostre strade si siano incontrate, basti pensare che fino a qualche anno fa questo meraviglioso strumento non era visibile al pubblico.
L'emozione è stata grande, ho avuto occasione in passato di vedere altri grandi strumenti, ma la particolarità di questa occasione consiste nel fatto che ho potuto studiare lo strumento nei suoi particolari, e potrò farlo in futuro ogni volta che ne avrò bisogno. La cosa che fa rimanere stupiti, aldisopra delle altre, è l'estrema cura del particolare, quello che nei violini moderni è vezzo, moda, capriccio, in Stradivari è personalità e stile. Automaticamente mi sono reso conto di come certe soluzioni stilistiche odierne, ma anche dei violini del 1800, appaiano al confronto piuttosto fredde, stereotipate ed artificiose. Ovviamente non si può fare di tutta un'erba un fascio, ma penso che il problema della liuteria italiana sia consistito essenzialmente nel fatto che non solo siano morti i grandi maestri e non abbiano lasciato dietro di sè allievi degni di altrettanta fama e bravura, ma è che nel tempo gli il numero di esempi costituiti dagli strumenti originali si sia assottigliato sempre più perchè hanno preso la via della Francia, dell'inghilterra, dell'America e del Giappone, lasciando al liutaio italiano solo l'immaginazione come unico strumento per ripercorrere la via dei grandi. Se pensate che, come già Sacconi aveva pensato a suo tempo, a Cremona sono da lungo tempo disponibili e visibili gli attrezzi di lavoro stradivariani, come pure è possibile andare a vedere i violini originali nel palazzo comunale (sebbene con alcune irragionevoli limitazioni, come quella di non fare foto, di non potersi portare dietro strumenti propri per far confronti e di essere sorvegliati continuamente da una guardia armata), ebbene, nonostante ciò molti continuano a costruire strumenti con metodi e stili completamente estranei alla tradizione cremonese. E come se non bastasse, tali strumenti vengono poi considerati gli eredi della tradizione classica. Eredi forse, ma non dello stesso padre. Come già detto in tante occasioni la produzione stradivariana è praticamente sconfinata e gli esempi a cui riferirsi sono molteplici, io ho deciso di prendere a riferimento il Toscano perchè a mio modo di vedere offre una soluzione stilistica e sonora di grande interesse, il suo legame con gli Amati è evidente e per questo motivo è per me un grande esempio di tradizione, di trasformazione e passaggio. La fortuna ha voluto che le nostre strade si siano incontrate, basti pensare che fino a qualche anno fa questo meraviglioso strumento non era visibile al pubblico.
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il toscano
quindi non viene suonato da almeno due secoli...un peccato ! ciao claudio, ma quando lo tenevi in mano ci fumavi la pipa sopra ? dimmi la verità : se scoppia un incendio lì dentro, devo portare fuori prima "Il toscano" e sacrificare lo staff museale o viceversa ? ( la risposta la so già...) auguroni claudio da cellodifuoco
- Atomino
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Re: il toscano
Stai Rischiando ...... !cellodifuoco ha scritto:quindi non viene suonato da almeno due secoli...un peccato !
- Alberto Soccini -
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lodare e fare tesoro dei maestri del passato è doveroso e indispensabile, ma non si può vivere e costruire solo su questo...le potenzialità per un rinascimento della liuteria italiana a mio giudizio ci sono, manca solo un pò di fiducia, che l' attuale situazione certo non incoraggia. claudio, io il violino non lo so suonare e non mi posso esprimere, ma i tre celli che hai costruito li ho trovati ottimi, l' ultimo una bomba. I tempi sono maturi perchè il prossimo non faccia rimpiangere uno Stradivari, questa è una sfida che ti lancio perchè so che ne hai le capacità ! Quindi non solo un buon cello fatto bene e che suona pronto, ma uno strumento speciale, un' opera d' arte che fa faville anche se lo suona un cazzone come me.
Ma non uno strumento che fra duecento o trecento anni qualcuno guarderà in un museo, la conservazione è importante ma trovo assurdo che quel toscano come altri strumenti non sia suonato tutti i giorni da qualcuno che se lo merita.
ah, non mi hai risposto su chi devo salvare al museo...
Ma non uno strumento che fra duecento o trecento anni qualcuno guarderà in un museo, la conservazione è importante ma trovo assurdo che quel toscano come altri strumenti non sia suonato tutti i giorni da qualcuno che se lo merita.
ah, non mi hai risposto su chi devo salvare al museo...