Il violino di Levin

Suonare e costruire i violini
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famar
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Messaggio da famar »

Io la penso come Masa. Invece di disegnare a perfezione estrema forme interne, sperando che poi la tavola ci piaccia, ritengo sia meglio fare il contrario. Io sovente ho fotocopiato uno strumento che mi piaceva molto (un Fagnola, un Serafini), sempre sulla fotocopia ho apportato delle modifiche (se lo ritenevo necessario) a quel punto ho ricavato la forma interna. E' mia idea che accanirsi sulla forma interna perfetta quando poi (soprattutto nei primi violini) la si segurà con modesta precisione, è un po' un lavoro inutile se non per quello che riguarda l'esercizio dell'occhio, di un metodo. Oltre un certo livello penso sia meglio cominciare a "sporcarsi" le mani. Buoni lavori.
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violino7
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Messaggio da violino7 »

In questi ultimi giorni mi sono dedicato all'impianto della forma interna della mia futura prima viola.
Ve ne parlo perchè il mio approccio alla costruzione della forma è sostanzialmente pratico, molto diverso da come finora descritto, quindi in alternativa potenzialmente utile a qualcuno.
Vi racconto come ho proceduto.

La particolarità del metodo che ho applicato è che sono partito dalla forma del violino per arrivare a quella della viola, senza passare attraverso elaborazioni grafiche!
Il vantaggio è che non mi sono dovuto minimamente curare dei bordi e delle punte, perchè quelli vengono di conseguenza ed in un secondo momento.

Sono partito dalla forma interna P di Stradivari che a me è particolarmente piaciuta. Di essa ho fatto una trasposizione ad ingrandimento per fotocopia, volendo arrivare ad una viola complessivamente di lunghezza mm. 410 di cassa armonica.
Chiaramente una viola non è esattamente un violino ingrandito ed in particolare quello che non va risiede nella parte centrale, cioè nella larghezza ed apertura delle CC. Ho apportato allora delle modifiche avendo per questo aspetto come riferimento la cartella della viola Fratelli Antonio e Gerolamo Amati del 1615.
Quello che poi ho particolarmente curato sono le tre misure canoniche di come secondo mio gradimento dovevano essere le larghezze al centro e sui due polmoni, superiore ed inferiore.
La forma era fatta! Ovverosia per la precisione era fatta la semiforma che, dall'elaborazione in carta ho trasportato su plexiglass di spessore 2,5 mm. Questa semiforma l'ho rifinita adeguatamente nel rispetto delle tre misure volute.
Da tener presente che comunque ho realizzato una mia forma originale e personale di forma di viola che non ha niente a che vedere con la Fratelli Amati o con la forma P di Stradivari di cui ho conservato sostanzialmente solo alcuni aspetti dei contorni.
Questa era la prima fase fondamentale!


La seconda fase è costituita nel riporto a specchio su multistrato di faggio da 15 mm. con incisione a punta di ferro (lavorazione come più di una volta ho descritto!). Così la perfetta simmetria è garantita.

I bordi? Verranno di conseguenza, sommando alla forma interna lo spessore delle fasce più la sporgenza stabilita, quindi non mi sono curato di essi!

Le punte? Possono essere disegnate a parte e giustamente riportate prima della lavorazione definitiva della sporgenza dei bordi, che chiaramente in una prima fase devono essere lasciati più che abbondanti, in quel punto.
.
Ricercare sopra tutto due cose: la verità e la bellezza.

- Lino Santoro -
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claudio
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Messaggio da claudio »

famar ha scritto:Io la penso come Masa. Invece di disegnare a perfezione estrema forme interne, sperando che poi la tavola ci piaccia, ritengo sia meglio fare il contrario. Io sovente ho fotocopiato uno strumento che mi piaceva molto (un Fagnola, un Serafini), sempre sulla fotocopia ho apportato delle modifiche (se lo ritenevo necessario) a quel punto ho ricavato la forma interna. E' mia idea che accanirsi sulla forma interna perfetta quando poi (soprattutto nei primi violini) la si segurà con modesta precisione, è un po' un lavoro inutile se non per quello che riguarda l'esercizio dell'occhio, di un metodo. Oltre un certo livello penso sia meglio cominciare a "sporcarsi" le mani. Buoni lavori.
Se davvero la pensate così, allora tu e Masa non avete capito molto di quel che significa il metodo di lavoro della forma interna e forse sarebbe meglio vi dedicaste a far violini con la forma esterna. Continuate pure a far fotocopie, ma per favore lasciate disegnare, e anche discutere, chi invece vuol andare alla radice delle cose, cercando di farsene una ragione.

E comunque le vostre osservazioni hanno dell'incredibile e credo che ciò sia dovuto essenzialmente al fatto che non avete disegnato mai una forma, oppure ne avete disegnate troppo poche seguendo un metodo inappropriato. Dico questo perchè facendosi le ossa sul disegno, il controllo sulla tavola, è pressochè totale, anzi il liutaio acquisisce addirittura una capacità divinatoria. Certo, far fotocopie è senz'altro più facile... :roll: :lol:
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violino7
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Messaggio da violino7 »

claudio ha scritto: ..............................................
facendosi le ossa sul disegno, il controllo sulla tavola, è pressochè totale, anzi il liutaio acquisisce addirittura una capacità divinatoria. Certo, far fotocopie è senz'altro più facile... :roll: :lol:
Avrei voluto chiederti cosa ne pensi del mio metodo :( ...... ma credo che il tuo giudizio sia altrettanto negativo, perchè sono partito da una forma già fatta da Stradivari ed avendo come riferimento i Fratelli Amati!

Però ho preso spunto da entrambi solo per creare qualcosa di mio. D'altro canto avere a disposizione dei poster oggi ci apporta un vantaggio sostanziale.
Certamente non ho fatto calcoli ma sono stato attento ad un certo equilibrio delle forme ed al rispetto degli equilibri sostanziali, non è quello che facevano gli antichi liutai nel pratico, eventualmente procedendo per aggiustamenti successivi?
.
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- Lino Santoro -
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masa
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Messaggio da masa »

Io non faccio fotocopie. Lavoro nel campo del design e dell’architettura da 40 anni, sono abituato a disegnare un sacco di schizzi e costruire modelli prima di arrivare a definire una configurazione. Mi sembrava un buon metodo disegnare a mano libera la sagoma della tavola (sui punti di riferimento canonici), lo ricalchi su una lastra di compensato (1.5mm) e lo tagli leggermente più grande, e lo finisci con la carta vetrata sui supporti piatti e tondi, alla fine vengono fuori belle curve dinamiche. E dopo di che se vuoi puoi ricalcare con autocad e far diventare una precisa geometria (possibilmente usando dei segmenti ellittici, parabolici, spirali esponenziali). La forma? Basta offsettare di 3.5mm. Allenare la mano e l’occhio mi sembra un atto molto creativo. Non mi piace disegnare una forma dinamica composta con segmenti dei cerchi (statici). Non capisco che utilità didattica abbia disegnare la forma (uno strumento di lavoro che non rappresenta la proporzione del prodotto finale) ai fini di allenare l'occhio seguendo un metodo prestabilito (se anche l’ho fatto anche io). Gli antichi maestri non usavano la mano libera?
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claudio
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Messaggio da claudio »

masa ha scritto: Gli antichi maestri non usavano la mano libera?
Non so dirti per tutti i maestri antichi, ma sicuramente l'esistenza dei disegni originali di Stradivari suggerisce una sola risposta: egli non usava la mano libera per il disegno della forma.
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Messaggio da famar »

Il mio intervento era mirato a una persona che sta per approcciare il suo primo violino. Per questo suggerivo, forse con faciloneria, di cominciare anche a tagliare il legno. Ho sempre pensato che il disegno sia la base di ogni progetto, un tavolo, un coltello, tanto, tanto più un violino.
Appena ebbi in mano il Sacconi, di disegni ne ho fatti parecchi, sempre a squadra e compasso perche non conosco il CAD, sempre su carta lucida per sovrapporla ad altri disegni e confrontare le curve. Poi però i risultati non mi entusiasmavano. Allora quando li ho reperiti ho usato i piani costruttivi (Ole Bull , Messiah, Montagnana etc), altrimenti ho lavorato fotocopiando modelli che a me piacevano. In entrambi i casi la pratica del disegno mi è servita ad apportare piccole modifiche che mi rendevano più personale lo strumento, soprattutto nel caso di fotografie fotocopiate ingrandendole, dove le proporzioni andavano sempre opportunamente corrette. A me piacciono le curve delle spalle dei polmoni molto rotonde e spesso le ho modificate così. Amo le F più slanciate (tipo Ole Bull) di quelle classiche e quindi le ho allungate un poco ma stringendole per avere un'apertura comunque equivalente a quella originale. Preferisco violini con la vita stretta quindi a volte, per non alterare il volume interno dello strumento ho fatto sporgere tavola e fondo di 2 mm scarsi mentre ho mantenuto 2,5 da tutte le altre parti. Come vedi c'è modo e modo di usare un modello base, uno a semplice copia nel qual caso ok per la forma esterna, l'altro che partendo da un modello esistente e valido apporta personalizzazioni e varianti anche minime che però richiedono la forma interna. Personalmente ho sempre detestato la moltitudine di copie degli Strad per questo ho spaziato anche su Fagnola, Serafini, Mariani e altri ma sempre rendendo anche un po' mio lo strumento che andavo a costruire.
In ogni caso la forma intesa come contorno dello strumento è solo una delle 1000 variabili di un violino. Io preferisco seguire i riferimenti classici ma come suonerebbe uno strumento di forma perfetta sul quale abbiamo fatto delle bombature di cassa atipiche? Molto probabilmente non bene, ma.....
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Messaggio da masa »

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<t>Anche Stradivari avrebbe tracciato una sagoma - outline (non so che parola posso usare ma non vorrei usare la parola “forma
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Quello che Stradivari "avrebbe fatto" lo sa solo Stradivari, noi abbiamo un numero non indifferente di forme originali che obbediscono a regole geometriche abbastanza precise. Dico "abbastanza" perchè nella realizzazione di una forma e anche attraverso l'uso, accade che le linee si ammorbidiscano.
Per favore rimaniamo nel tema della discussione? se si ha desiderio di ampliare la discussione lo si può fare aprendone una nuova. Grazie.
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Messaggio da Levin »

Ciao a tutti,
sto assottigliando le fasce (non ho il rabotto e le fasce son spesse quasi 4mm!!!) a rasiera ed è la prima volta che faccio questa operazione. Mi sono accorto che più tolgo più dal legno sembrano emergere come delle "piccole cunette" proprio dove c'è la marezzatura, come se il legno in quel punto fosse più denso. Poi ogni tanto con la rasiera "intacco" e sul legno restano piccoli segni, più o meno profodi, che anche dopo molto lavoro non vanno completamente via. Al tatto la fascia è liscia ma sento con le dita queste piccole "gobbette" dove c'è la marezzatura. Sbaglio il procedimento o va bene così?

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Messaggio da davidesora »

Levin ha scritto:Ciao a tutti,
sto assottigliando le fasce (non ho il rabotto e le fasce son spesse quasi 4mm!!!) a rasiera ed è la prima volta che faccio questa operazione. Mi sono accorto che più tolgo più dal legno sembrano emergere come delle "piccole cunette" proprio dove c'è la marezzatura, come se il legno in quel punto fosse più denso. Poi ogni tanto con la rasiera "intacco" e sul legno restano piccoli segni, più o meno profodi, che anche dopo molto lavoro non vanno completamente via. Al tatto la fascia è liscia ma sento con le dita queste piccole "gobbette" dove c'è la marezzatura. Sbaglio il procedimento o va bene così?

Levin
Togliere circa 3 mm a rasiera 8O?!? Procurati una pialla, i tuoi pollici ringrazieranno........

Per togliere le ondulazioni della marezzatura io faccio un passaggio finale con rasiera a 45° rispetto alla marezzatura, tirando e non spingendo la rasiera.
Questo evita anche che si "pianti" intaccando il legno con segni profondi.
Come è affilata la tua rasiera, a 45° o a 90°? Quelle a 90° si "piantano" meno, io uso solo questo tipo di affilatura.
La rasiera deve essere rigida, la mia è spessa 1 mm.

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Messaggio da claudio »

Le ondulazioni che seguono la marezzatura sia nelle fasce, che nel fondo, non sono un male, anzi, sono spesso ricercate perchè conferiscono allo strumento dinamismo e personalità, e sono appunto la conseguenza del lavoro a rasiera.
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Messaggio da davidesora »

claudio ha scritto:Le ondulazioni che seguono la marezzatura sia nelle fasce, che nel fondo, non sono un male, anzi, sono spesso ricercate perchè conferiscono allo strumento dinamismo e personalità, e sono appunto la conseguenza del lavoro a rasiera.
Questo è vero e lo sottoscrivo, ma ritengo che a questo punto della lavorazione (tiratura a spessore delle fasce, a rasiera) sia comunque meglio cercare di ottenere una superficie senza troppe ondulazioni.
Poi nella piegatura e successiva rifinitura a rasiera sulla forma queste ricompariranno inesorabilmente mettendosi delicatamente in bella mostra.

Credo che sarebbe comunque impossibile eliminarle completamente nello strumento finito anche con la più accanita lavorazione e finitura a cartavetro, a causa della disposizione delle fibre nel legno marezzato che si "assesteranno" in modo diverso nel tempo.


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Messaggio da Levin »

Ciao a tutti,
sto andando avanti con il lavoro e appena posso posterò le foto. Ho terminato le fasce, la forma e mi sono dotato di un certo numero di strumenti necessari.

Ho poi disegnato le quinte e realizzato le stesse in compensato. Volevo chiedervi un chiarimento rispetto alle altezze massime all'altezza delle CC. Dal disegno le mie risultano per la tavola di mm 15,98 e per il fondo di mm 14,51.

Mi ponevo la domanda perché nel Sacconi ho trovato alcuni dati che mi fanno riflettere. Li riporto:

"la bombatura da dare al fondo (che) poteva raggiungere una altezza massima al centro acustico dello strumento di 15mm nei violini" (pag. 61)

e poi

"Nel piano armonico, dovendo esso vibrare con movimento oscillatorio rispetto all'asse dello strumento, la curvatura al petto si presenta più pronunciata rispetto a quella del fondo (ad esempio nei violini 17 mm di altezza massíma contro 15)"(pag. 80)

Dunque secondo Sacconi il range dovrebbe rientrare fra massimo 17mm per la tavola armonica e 15mm per il fondo, giusto? E' in questo senso che mi sono mosso disegnando le quinte, sperando di non aver commesso errori.
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