Non ho mai visto questa viola, quindi non posso dire nulla sulla sua autenticità o meno, e comunque non essendo un esperto qualificato mi limito ad esprimere un'opinione. Ho seguito la vicenda che ha riportato alla luce questo strumento e le perplessità che mi ha suscitato sono molte, non tanto sullo strumento stesso, ma sulle procedure che si sono seguite.davidesora ha scritto: L'originalità di questa viola per me è abbastanza credibile, gli "esperti" ci vedono anche la mano del giovane Nicolò che allora coadiuvava il padre Girolamo nella bottega, anche questo mi risulta abbastanza credibile confrontando lo strumento in questione con la viola Stauffer sempre di Girolamo costruita una decina d'anni prima.
La mano sul fuoco è sempre meglio non mettercela, ma in questo caso non penso che brucerebbe troppo.......
Davide
Il primo dubbio è basato sul fatto che nei decenni passati molti dubbi sono stati espressi sull'autenticità dello strumento, e sappiamo che gli esperti delle precedenti generazioni non fossero proprio degli incompetenti. Interessante sarebbe stato capire la ragione di questi dubbi e sul perchè si è pensato per così tanto tempo che questa non fosse un'autentica viola Amati.
Da articoli e interviste sull'argomento la mia perplessità è aumentata poichè mi sembra che invece di ricercare una verità obiettiva, si è andati alla ricerca di esperti che qualificassero la viola come autentica. Questo purtroppo succede spesso nel campo dell'arte, vedasi ad esempio una recente vicenda riguardante un supposto quadro di Leonardo conservato in una cassetta di sicurezza di una banca Svizzera, la cui autenticità è stata stabilita da esperti, anche sulla scorta di ricerche scientifiche che ritengono l'opera "pienamente compatibile" con la mano di Leonardo e con il periodo in cui egli è vissuto. Tuttavia il quadro io lo trovo orribile e forse Leonardo si è già rigirato nella tomba.
Esempi del genere nel campo dell'arte ce ne sono a bizzeffe, come dimostrato dalla vicenda del falsario Eric Hebborn, le cui opere una volta certificate dagli esperti, sulla scorta di dati scientifici "pienamente compatibili", furono inserite nei musei ed ancora oggi le possiamo ammirare attribuite ai grandi maestri della pittura antica.
Nel campo dei violini antichi o d'epoca, le vicende non sono diverse, in cui si insiste spesso sulla certificazione di uno strumento invece che sulla ricerca di una verità obiettiva (e non assoluta).
Quindi le mie perplessità non sono tanto sullo strumento, che non conosco, ma piuttosto sul metodo che si è perseguito sull'attribuzione.
ps
Ho un pò di confusione in testa su Antonio Amati, forse complice il fatto di essermi documentato su fonti non proprio attendibili: pensavo che Antonio Amati fosse sopravvissuto al fratello Girolamo, invece scopro che è morto nel 1607 e che l'erede che ha continuato la tradizione di famiglia fu di fatto Nicola o Niccolò Amati, figlio di Girolamo.