Il violino di Giacomo
Re: Il violino di Giacomo
Mi é venuto un pensiero...
Sti studiando come fare lo scavo per il capotasto inferiore...
E vorrei farlo non passante...
Mi chiedevo:
- ha senso fare con il graffietto l'incisione sul bordo della tavola prima di incollare la tavola...?
- a che profondità va fatta...?
- essendo non passante deve essere comunque lasco...?
Sti studiando come fare lo scavo per il capotasto inferiore...
E vorrei farlo non passante...
Mi chiedevo:
- ha senso fare con il graffietto l'incisione sul bordo della tavola prima di incollare la tavola...?
- a che profondità va fatta...?
- essendo non passante deve essere comunque lasco...?
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Re: Il violino di Giacomo
Il segno con graffietto si può fare ma secondo me è inutile, in quanto la profondità deve essere appena oltre la metà del bordo, in modo che il cavetto della cordiera appoggi solo sull'ebano e non sull'abete del bordo. Quindi c'è già un riferimento della profondità da raggiungere dato dal punto più sporgente del bordo. Inoltre si finisce prima il capotasto (almeno nelle parti in contatto con la tavola) e poi si adatta lo scavo nella tavola al capotasto raggiungendo progressivamente la profondità necessaria.Giacomom ha scritto: ↑venerdì 7 giugno 2019, 20:45 Mi é venuto un pensiero...
Sti studiando come fare lo scavo per il capotasto inferiore...
E vorrei farlo non passante...
Mi chiedevo:
- ha senso fare con il graffietto l'incisione sul bordo della tavola prima di incollare la tavola...?
- a che profondità va fatta...?
- essendo non passante deve essere comunque lasco...?
Va lasciato lasco sui due lati perchè i problemi di differenza di ritiro tra abete e ebano con venature a 90° è sempre presente che sia passante oppure no, meglio prevenire che curare.
Re: Il violino di Giacomo
Io il capotasto l'ho sempre fatto non passante con una profondità di circa 2mm, incollato sempre con precisione non ho mai avuto problemi da 35 anni a questa parte. A mio parere il problema non è tanto della differenza di dilatazione tra ebano e abete, è che con il tempo l'abete diventa più fragile e meno elastico, quindi più soggetto a crepe. Credo anche che le cause di fessurazione delle tavole in corrispondenza del capotasto inferiore abbiano più cause.
andante con fuoco
Re: Il violino di Giacomo
Il mio pensiero di fare il segno con il graffietto nasce dalla paura di fare danni una volta incollata la tavola...
Devo confessare che una volta finito il corpo fare lo scasso per il manico e per il capotasto inferiore mi mettono un bel po' pensiero...
Per questo il segno con il graffietto fatto come si fa per l'altezza del bordo potrebbe facilitare il taglio con lo scalpello...?
Devo confessare che una volta finito il corpo fare lo scasso per il manico e per il capotasto inferiore mi mettono un bel po' pensiero...
Per questo il segno con il graffietto fatto come si fa per l'altezza del bordo potrebbe facilitare il taglio con lo scalpello...?
Re: Il violino di Giacomo
Addirittura avevo pensato di mettere il capotasto inferiore prima di incollare la tavola...
Re: Il violino di Giacomo
Io uso una matita bene appuntita per tracciare e quindi creare un riferimento per il taglio.
andante con fuoco
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Re: Il violino di Giacomo
Giacomom ha scritto: ↑sabato 8 giugno 2019, 9:33 Il mio pensiero di fare il segno con il graffietto nasce dalla paura di fare danni una volta incollata la tavola...
Devo confessare che una volta finito il corpo fare lo scasso per il manico e per il capotasto inferiore mi mettono un bel po' pensiero...
Per questo il segno con il graffietto fatto come si fa per l'altezza del bordo potrebbe facilitare il taglio con lo scalpello...?
I segni di riferimento non hanno controindicazioni, però non facilitano il taglio e l'adattamento perfetto del capotasto ma sono indubbiamente utili per velocizzare la sgrossatura evitando errori grossolani. Farli o non farli non cambia la sostanza.
Incollare il capotasto a tavola libera non è una buona idea in quanto quando la incollerai alle fasce potrebbero esserci delle leggere deformazioni del piano della tavola che potrebbero indebolire l'incollaggio del capotasto. Meglio fare il lavoro con la tavola ormai incollata e stabile.
Riguardo al lasco da lasciare o meno sui lati, il problema è che è una cosa difficile da quantificare : la teoria è che lo spazio che si lascia quando lo si adatta alla fine si chiuda con il rigonfiamento del legno causato dalla colla ma senza andare a creare tensione. Comunque l'importante è non farlo forzato cosa che si potrebbe avere la tentazione di fare per velocizzare l'adattamento.
Re: Il violino di Giacomo
Ottimo grazie a entrambi
Re: Il violino di Giacomo
Preciso ma non forzato è un buon concetto da seguire in questo caso.
andante con fuoco
Re: Il violino di Giacomo
Ok mi avete fatto ragionare sul fatto che il segno col graffietto non serve a niente quindi farò tutto dopo...
Intanto ho sgrossatura la bombatura
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Re: Il violino di Giacomo
Pianetto fatto a mano per la gioia di Davide...
Re: Il violino di Giacomo
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Ultima modifica di Giacomom il lunedì 10 giugno 2019, 18:04, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il violino di Giacomo
La precisione è ottima e la mano sembra molto buona. Sul metodo costruttivo viene seguito quello di Davide e che definisce una delle scuole di pensiero del metodo cremonese moderno, quello della filettatura e della sguscia a cassa aperta, ossia lavorare e finire le tavole separate dal loro contorno fasce. Il principale artefice cremonese fu Giobatta Morassi, il quale apprese l'arte dall'ungherese Tatar e dall'Italiano Sgarabotto.
L'altro metodo costruttivo è quello che prevede la filettatura e la sguscia a cassa chiusa, di cui fu artefice Francesco Bissolotti, il quale dopo aver appreso dagli insegnamenti del M° Sgarabotto (di fatto Morassi e Bissolotti furono compagni di corso), cambiò orientamento dopo l'incontro con Fernando Sacconi (quello del libro "I segreti di Stradivari"), che lo introdusse al "nuovo" metodo (bisognerebbe dire "ritrovato").
Questa precisazione è dovuta perché è necessario distinguere i due metodi, e anche perché non si può fare un ibrido che comprenda l'uno e l'altro. Certamente il neofita sceglie ciò che meglio si adatti alla sua personalità, ma si tratta appunto di "scegliere", e dato che il sistema "aperto" è quello in maggior voga a Cremona, spesso ci si ferma al primo metodo senza approfondire altre possibilità.
Le differenze non sono solo nell'approccio a lavorare a cassa chiusa o aperta, ma sono anche nella lavorazione del legno, nell'intaglio e in tutte quelle operazioni che riguardano la costruzione intera del violino, per cui non basta solo rifinire i bordi, filettare e sgusciare a cassa chiusa per definire un metodo, ma c'è una grande quantità di informazioni e di procedure che legano all'uno e all'altro metodo.
Il metodo di Sacconi e di Bissolotti potrebbe essere quindi definito "filologico"? ad oggi la risposta è affermativa e le ragioni le ho spiegate tante volte nel forum, per cui alla fine una cassa lavorata con il metodo a cassa chiusa mostra differenze sostanziali da tutti i punti di vista, compreso quello acustico, poiché nei procedimenti a cassa aperta ci si portano dietro (spesso senza esserne troppo consapevoli), metodi e procedure che non hanno niente a che fare non solo con la tradizione cremonese, ma nemmeno con quella italiana, perché legate ad una tradizione ottocentesca sviluppatasi in Francia, Germania e nell'est europeo.
E quindi più difficile lavorare a cassa chiusa? non direi, è un po' la stessa differenza che corre tra una vernice a spirito e una all'olio di lino, solo che per quest'ultima le informazioni a disposizione sono infinitamente minori rispetto a quelle disponibili in modo immediato delle vernici a spirito. Questo ovviamente non significa che non vi siano vernici a spirito bellissime su strumenti altrettanto belli e importanti, ma sono un'altra cosa.
L'altro metodo costruttivo è quello che prevede la filettatura e la sguscia a cassa chiusa, di cui fu artefice Francesco Bissolotti, il quale dopo aver appreso dagli insegnamenti del M° Sgarabotto (di fatto Morassi e Bissolotti furono compagni di corso), cambiò orientamento dopo l'incontro con Fernando Sacconi (quello del libro "I segreti di Stradivari"), che lo introdusse al "nuovo" metodo (bisognerebbe dire "ritrovato").
Questa precisazione è dovuta perché è necessario distinguere i due metodi, e anche perché non si può fare un ibrido che comprenda l'uno e l'altro. Certamente il neofita sceglie ciò che meglio si adatti alla sua personalità, ma si tratta appunto di "scegliere", e dato che il sistema "aperto" è quello in maggior voga a Cremona, spesso ci si ferma al primo metodo senza approfondire altre possibilità.
Le differenze non sono solo nell'approccio a lavorare a cassa chiusa o aperta, ma sono anche nella lavorazione del legno, nell'intaglio e in tutte quelle operazioni che riguardano la costruzione intera del violino, per cui non basta solo rifinire i bordi, filettare e sgusciare a cassa chiusa per definire un metodo, ma c'è una grande quantità di informazioni e di procedure che legano all'uno e all'altro metodo.
Il metodo di Sacconi e di Bissolotti potrebbe essere quindi definito "filologico"? ad oggi la risposta è affermativa e le ragioni le ho spiegate tante volte nel forum, per cui alla fine una cassa lavorata con il metodo a cassa chiusa mostra differenze sostanziali da tutti i punti di vista, compreso quello acustico, poiché nei procedimenti a cassa aperta ci si portano dietro (spesso senza esserne troppo consapevoli), metodi e procedure che non hanno niente a che fare non solo con la tradizione cremonese, ma nemmeno con quella italiana, perché legate ad una tradizione ottocentesca sviluppatasi in Francia, Germania e nell'est europeo.
E quindi più difficile lavorare a cassa chiusa? non direi, è un po' la stessa differenza che corre tra una vernice a spirito e una all'olio di lino, solo che per quest'ultima le informazioni a disposizione sono infinitamente minori rispetto a quelle disponibili in modo immediato delle vernici a spirito. Questo ovviamente non significa che non vi siano vernici a spirito bellissime su strumenti altrettanto belli e importanti, ma sono un'altra cosa.
andante con fuoco