Trattamento manico e finitura violino

Suonare e costruire i violini
PaoloT
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Re: Trattamento manico e finitura violino

Messaggio da PaoloT »

Caro Claudio,
sfruttando il fondo avanzato del cartone del latte ho fatto un esperimento, che mi rendo conto essere svolto in modo poco scientifico (ingredienti e dosi casuali, solo vagamente ispirati alla ricetta che ti ho condiviso nel post precedente). Latte intero (e quindi con una componente grassa che non credo rimanga nel siero), aceto ad libitum. Alla cagliata ottenuta e più volte setacciata con garze, ho aggiunto mezzo cucchiaino di bicarbonato. Alla pasta ottenuta è stata aggiunta acqua (sempre ad libitum) e poi passata direttamente con le dita su legno di scarto. Per velocizzare l’ascigatura (sono un tipo impaziente…) ho messo i campioni davanti al vetro della stufa accesa (addirittura un pezzo del legno del manico si è decisamente brunito per l’eccessivo calore). Si è creato un sottile film giallognolo (spero si veda dalla foto), che non so se sia dovuto alla componente lipidica, al bicarbonato o semplicemente sia solo legno “sporco” e l’effetto di isolamento sia solo nella mia testa. Non sono nemmeno riuscito a capire se il composto abbia l’effetto di esaltare la marezzatura, ma devo dire che, a dispetto dell’aspetto lattiginoso in forma liquida, sul legno si è dimostrato (per quanto ne capisca) piuttosto trasparente.
Naturalmente l’esperimento è fine a se stesso, ma magari può essere si interesse a qualcuno. Almeno cerco di sdebitarmi, per quello che vale, con una prova tangibile di un esperimento di cui, seppure in modo cursorio, si è parlato.
Mi scuso per la pessima qualità delle foto, ma sono stato costretto a ridurne la qualità per adeguarmi alle dimensioni massime previste per gli allegati al post…

Grazie ancora!
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claudio
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Re: Trattamento manico e finitura violino

Messaggio da claudio »

E' importante che lo studio abbia sempre una componente di gioco.
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PaoloT
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Re: Trattamento manico e finitura violino

Messaggio da PaoloT »

Buongiorno Claudio,
ritorno a disturbarti con le solite elucubrazioni “sperimentali”. Nelle ultime settimane ho letto molto e mi sono informato sul trattamento del violino in preparazione alla verniciatura e mi sono incaponito sulla triade pomice-mastice-albumina.
La cassa chiusa del violino in cantiere è ormai ferma da qualche mese e il legno si è “abbronzato” naturalmente, in modo certamente leggero ma paragonabile a quando, su altri violini, ho steso qualche mano di caffè. Quindi diciamo che il lavoro del tempo ha fatto il suo.
Documentandomi, molto e soprattutto qui sul forum, mi sono imbattuto in diverse forme di isolamento del legno: pomice sciolta nella vernice, albumina e mastice in alcool. Non nego che mi attira parecchio il mastice, visto che ho letto abbia capacità di esaltare la
marezzatura, ma a quel punto non ci sarebbe più la componente proteica. A questo punto ipotizzo:
- una mano di albumina su tavola e fondo (senza diluizione);
- una o due mani di mastice e poi normale verniciatura.
Ha un senso tutto ciò o il mastice dopo l’albumina equivale ad una mano di vernice trasparente e perde le sue proprietà rifrangenti?
Ed ora una curiosità: per la cura dell’orto mi sono imbattuto in un prodotto biologico, la zeolite, e si tratta fondamentalmente di un prodotto inerte costituito da polvere di roccia (chabasite, ma la cosa non mi dice molto). Sono stato attirato dal fatto che si tratta di polvere micronizzata, quindi adatta ad essere mescolata/sciolta in acqua in modo da non otturare gli ugelli degli spruzzini e da creare un film impercettibile sulle foglie. Di qui la domanda: vista la consistenza pressoché eterea e trattandosi di roccia vulcanica (come la pomice), può dire il suo in liuteria come turapori? Ed eventualmente, in che modo inserirla nella sequenza di cui sopra (prima o dopo l’albumina o mescolata nel mastice)?
Mi scuso per le domande forse fantascientifiche, ma la cosa mi appassiona non poco…
Grazie ancora!
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claudio
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Re: Trattamento manico e finitura violino

Messaggio da claudio »

Ciao, mi sembra di ricordare che tu con gli ultravioletti non vada molto d'accordo, ma puoi usare moderatamente quelli naturali, ora la stagione lo permette.
Per il resto tutto dipende da che tipo di vernice stai usando: se è ad olio, non c'è bisogno di nessun tipo di preparazione a base di mastice/essenza di trementina, ovviamente il tutto preceduto da una preparazione a base di albumina preparata alla Sacconi, oppure acqua di colla o caseina, come ormai risulta chiaro dalle analisi sugli strumenti originali.
Se invece usi una vernice ad alcool, una mano di preparazione a base di mastice/essenza di trementina sul legno nudo, non trattato, può aumentare l'effetto di diffrazione e trasparenza del legno. Potresti anche procedere iniziando con una mano di albumina e a seguire il mastice con essenza di trementina, devi fare prove per verificare il risultato che più ti soddisfa. Io questo metodo del mastice non l'ho mai usato perché usando da tempo le vernici ad olio non ne ho bisogno.
Riguardo al "turapori", l'importante è sempre provare e usare l'eccipiente piccole quantità, non c'è bisogno di fare un'intonaco, bensì un velo sottilissimo che vada a rivestire i pori senza "accecarli". Ovviamente anche in questo caso bisogna provare, provare, provare, senza fissarsi troppo sui vari metodi perché all'inizio è sempre piuttosto difficile discernere il risultato perché l'occhio, ma sopratutto la testa, stanno imparando.
Per quanto riguarda il mescolamento albumina/mastice non mi pronuncio più di tanto perché a me sembra un discreto pasticcio!
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Re: Trattamento manico e finitura violino

Messaggio da PaoloT »

Grazie mille.
Non vorrei essere pedante, ma non ho ben compreso. Sia l’albumina che il mastice svolgono la funzione di turapori/isolamento del legno. Idem la pomice. Quindi si tratterebbe di ridondare un procedimento con lo stesso fine? Della serie: l’albumina isola il legno (e immagino riempia il poro), il mastice si deposita sull’albumina e riempie ulteriormente, oltre a far risaltare la marezzatura. A quel punto la pomice sarebbe inutile, essendo il poro già riempito? oppure bisogna sovvertire l’ordine, passando prima la pomice (a secco o diluita in acqua), per poi fare gli altri due passaggi, che a quel punto diventano più sottili proprio perché la pomice ha riempito il poro?
Grazie ancora, ma le interazioni tra le varie fasi non mi sono sempre chiare…

PS: la vernice sarà ad alcool e quindi ragiono in quest’ottica…
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claudio
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Re: Trattamento manico e finitura violino

Messaggio da claudio »

Bisogna tenere presente che io parlo da un punto di vista funzionale e storico/filologico, tu invece solo da un punto di vista funzionale: questo per dire che il trattamento di mastice ed essenza di trementina non rientra tra le pratiche ad oggi conosciute che furono adottate negli strumenti della tradizione classica cremonese. Così come del resto se si vuole seguire l'antica scuola è necessario prendere in esamente l'uso di vernici ad olio e la pratica dei raggi UV (oggi c'è qualcuno che ha recuperato la pratica di esporre gli strumenti al sole, tanto per dire). Nella pratica antica si parla solo di una preparazione a base proteica sul legno seguita da quella che sarà la verniciatura vera e propria, in questo caso ad olio.

Se invece, come nel tuo caso, si parla di vernici ad alcool, ecco che subentrano altre tradizioni altre metodiche che poco o niente hanno a che fare con la tradizione antica, ma più propriamente di altre metodiche sviluppate tra 1800 e 1900.

In entrambe le metodiche è in ogni caso prevista la preparazione a base proteica, che non ha solo funzione di "turapori" (vocabolo orribile che richiama prodotti moderni in vendita presso i centri commerciali), perché anche la vernice stessa potrebbe benissimo "turare i pori" senza bisogno d'altro, e molti liutai sia in ambito antico che moderno facevano e fanno ancora proprio così, senza porsi troppi problemi. In questo caso bisogna solo fare attenzione ad applicare alcuni strati di vernice INCOLORE prima di quella colorata, altrimenti in assenza di uno strato di preparazione che isola il legno, si corre il serio rischio di macchiarlo, così come del resto si riscontra in molti strumenti su cui è stata seguita questa metodica (in liuteria è stato fatto veramente di tutto).

Da qui deriva la necessità di uno strato di preparazione a base proteica, che essendo costituito da uno strato sottilissimo, va ad isolare il legno evitando che la vernice entri direttamente nei pori. Questo per evitare macchie, ma anche perché la vernice entrando direttamente a riempire i pori del legno, in specie nella tavola armonica in abete che è notoriamente un legno molto poroso, appesantirebbe inutilmente la cassa armonica con conseguenze negative sul suono.

D'altronde, se ancora oggi ci si riferisce alla tradizione cremonese classica e ai suoi "segreti", il motivo è essenzialmente quello di poter ottenere se non gli stessi risultati, ma di potersi almeno avvicinare all'estetica e alla sonorità di allora. Se ancora oggi dopo secoli questa tradizione antica continua a fare scuola, non credo sia per un caso.

Tornando alla pratica post classica dell'uso di vernici alcoliche, io per un certo numero di anni ho usato la vernice di Lapo Casini a base di linossina, che era a tutti gli effetti ad alcool, e ho sempre usato una preparazione a base di acqua di colla prima della verniciatura vera e propria, non ho mai verniciato direttamente sul legno proprio per evitare conseguenze negative sul suono.

Quindi, decidendo di adottare una preparazione a base proteica e una vernice resinosa ad alcool, lo strato eventuale di mastice sciolto in essenza di trementina è da considerare una fase di verniciatura vera e propria, o più propriamente di pre-verniciatura, al solo scopo di aumentare la luminosità del legno sfruttando le note proprietà di trasparenza del mastice di Chios. A questo riguardo giova ricordare che è bene che questo strato sia altrettanto sottile quanto quello della preparazione proteica che lo precede, in quanto il mastice è una resina molto malleabile che si ammordisce con il solo calore della mano (ma che si indurisce e diventa fragile negli anni per effetto dell'evaporazione degli oli essenziali in esso contenuti).

La pomice finissima, come anche il caolino o altre sostanze minerali analoghe, introdotte in misura ridotta nella preparazione proteica, e che pure sembra siano state rinvenute anche nella tradizione antica, hanno il compito di "potenziare" l'effetto di isolamento della preparazione proteica medesima, non escludendo il fatto che questi eccipienti polverulenti, che hanno proprietà abrasive, siano stati usati per la finitura del legno (ma ho i miei dubbi in proposito).
andante con fuoco
PaoloT
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Re: Trattamento manico e finitura violino

Messaggio da PaoloT »

Grazie mille per la pazienza e l’esaustività della risposta!
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