

Dai, confidatevi.
Io mi aggrego, certamente e condivido quanto detto!eccius ha scritto:Caro Edi,
grazie per la tua testimonianza a sostegno di quanto detto. Se le voci si aggregano e tentano di fare fronte comune, credo che alla fine tutti i componenti del mondo (operativo) della liuteria possano alla fine trarre effetti benefici!
Assolutamente d'accordo (come sul resto), ma credo che la liuteria sia un'arte ancor più completa della scultura, mentre la scultura deve soddisfare due sensi (la vista e il tatto), la liuteria deve soddisfarne quattro, ovvero tutti tranne il gustoeccius ha scritto:Il quale, a mio parere, non è un artigiano ma un artista, come lo scultore.
Il giovane liutaio, spesso, non ha esperienza tale da poter esprimere in modo pieno la propria personalità sugli strumenti. E' soprattutto una questione di maturità, che arriva con il tempo e la ricerca. Piuttosto possiamo chiederci se questo aspetto sia vivo non solo nei giovani liutai, ma anche in quelli meno giovani. Il giovane liutaio spesso è animato da uno spirito di ricerca superiore a quello dei maestri, i quali dopo aver raggiunto un grado di loro soddisfazione si "piantano" su uno standard produttivo dal quale difficilmente riescono a smuoversi. Ma la responsabilità principale è quella del mercato, soprattutto orientale, che spinge da sempre su strumenti su un tipo di violino che definire stereotipato è fargli un complimento. Ricordo di aver sentito parlare di un violino d'autore italiano rifiutato da un commerciante giapponese perchè lungo "solo" 35.2cm, ovviamente non tutti i commercianti si esprimono con questi paradossi, ma il concorso di colpa tra un certo tipo di scuola che tende a sedersi su discutibili successi commerciali e la voglia di fare business da parte di un certo tipo di commerciante producono prodottti tossici. Ovviamente il mondo della liuteria italiana è sufficientemente vario e diversificato da non fare di tutta un'erba un fascio, nel panorama italiano e cremonese in particolare.eccius ha scritto: Si afferma oggi, come opinione diffusa, che i liutai giovani lavorino tutti allo stesso modo. Non so se questo sia vero; ma se lo fosse allora la critica va indirizzata ai loro maestri, i quali non sono stati evidentemente in grado di custodire è preservare a futura memoria le tradizioni loro consegnate dai capiscuola del novecento. Io sono un professore universitario oltre che un violinista (non di professione naturalmente); non conosco i programmi della scuola di liuteria cremonese. Mi piacerebbe sapere se lì si insegna, ad esempio, la storia della liuteria; se ci sono corsi ove si trasmettono i rudimenti su come identificare i tratti distintivi dei grandi maestri nel novecento. Forse su questi temi una riflessione sarebe opportuna. Non credete?
Assolutamente d'accordo Claudio, ma questo vale per tutte le arti, non solo per la liuteriaclaudio ha scritto: Il giovane liutaio, spesso, non ha esperienza tale da poter esprimere in modo pieno la propria personalità sugli strumenti. E' soprattutto una questione di maturità, che arriva con il tempo e la ricerca. Piuttosto possiamo chiederci se questo aspetto sia vivo non solo nei giovani liutai, ma anche in quelli meno giovani. Il giovane liutaio spesso è animato da uno spirito di ricerca superiore a quello dei maestri, i quali dopo aver raggiunto un grado di loro soddisfazione si "piantano" su uno standard produttivo dal quale difficilmente riescono a smuoversi.