Analisi chimiche

Suonare e costruire i violini
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Bassbow40
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Messaggio da Bassbow40 »

Potrebbe essere un'idea, proprio come indica Sacconi.
In rete ho trovato questi dati:

In antichità si usavano ingredienti come il verderame, le ossa calcinate e la cenere per aumentare la velocità di essiccazione. L’olio di lino è il più siccativo degli oli, ma con il tempo si colora e facilmente
inacidisce

Van Dyck per scolorare l’olio di lino lo mescolava con un po’ di tuorlo d’uovo e l’acquavite, lasciando a lungo riposare la mistura e poi decantandola. L’acidità si toglieva invece con cenere calda di legno di quercia. La diluizione dell’olio di lino fu da sempre fatta con trementina distillata
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Alfredo
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Messaggio da Alfredo »

Bassbow40 ha scritto:Potrebbe essere un'idea, proprio come indica Sacconi.
In rete ho trovato questi dati:

In antichità si usavano ingredienti come il verderame, le ossa calcinate e la cenere per aumentare la velocità di essiccazione. L’olio di lino è il più siccativo degli oli, ma con il tempo si colora e facilmente
inacidisce
Ma il giallo oro dell'olio di lino è proprio quello che lo rende così attraente, per quello i francesi lo usavano direttamente sul legno.
Il problema è che si ossida fino a diventare molto duro e se si è fatto entrare troppo nel legno, compromette il suono dello strumento.
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Bassbow40
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Messaggio da Bassbow40 »

Non so come l'olio si comporta alla lunga sopratutto sull'abete.
Ho visto alcuni strumenti francesi della seconda metà 800, fatti bene e che avevano anche una bella vernice, che avevano il legno della tavola
dal quali si sfaldavano le fibre (dall'interno).
Aveva spessori abbastanza alti ma era molto floscio.
Forse era trattato con olio.
Sul giallo oro so che non è molto stabile col tempo tende a scurire.
Di tinte giallo oro ne ho trovato diverse.
Apriremo un nuovo topic "giallo oro"
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Alfredo
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Messaggio da Alfredo »

Bassbow40 ha scritto:Non so come l'olio si comporta alla lunga sopratutto sull'abete.
Ho visto alcuni strumenti francesi della seconda metà 800, fatti bene e che avevano anche una bella vernice, che avevano il legno della tavola
dal quali si sfaldavano le fibre (dall'interno).
Aveva spessori abbastanza alti ma era molto floscio.
Forse era trattato con olio.
Sul giallo oro so che non è molto stabile col tempo tende a scurire.
Di tinte giallo oro ne ho trovato diverse.
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Il giallo dell'olio di lino aumenta con il tempo, non diminuisce come lo zafferano, per esempio.
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claudio
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Messaggio da claudio »

la ragione principale per cui l'olio di lino veniva filtrato attraverso la sabbia o la cenere era quello di purificarlo e di renderlo così meno soggetto all'ingiallimento. In pittura questo fenomeno dell'ingiallimento dell'olio è temuto perchè tende con il tempo ad alterare le zone chiare del dipinto, principalmente il bianco. A questo proposito veniva preferito l'olio di papavero o anche l'olio di noce, ma per il costo maggiore si preferiva trattare l'olio di di lino. Nel ricettario di De Mayerne sono descritti moltissimi modi per trattare l'olio di lino, dall'inchiostro per la stampa, alle vernici per il cuoio, all'olio con cui mescolare i colori destinati alla pittura.
L'olio di lino nel tempo non diventa duro, ma conserva sempre una certa gommosità, ma è da sapere che opportunamente impastato insieme a pigmenti coloranti assume con il tempo notevole durezza e tenacità. Un caso classico è quello del minio (ossido di piombo) e olio di lino, usato anche in tempi recenti come base antiruggine per oggetti in ferro. In questo caso il minio agisce anche come siccativo per l'olio.
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Bassbow40
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Messaggio da Bassbow40 »

Queste operazioni di chiarificazione e filtraggio "inquinano" l'olio arricchendolo di sali metallici e minerali, di cui la sabbia e la cenere sono ricchi. E tali metalli vengono poi trovati dalle analisi...
Insieme ad altri, sali metallici e minerali, che vengono rilasciati negli elementi della vernice durante le loro individuali preparazioni.
Per es.
Cennini indica, per la preparazione o cottura dell'olio, di utilizzare un pentolino di rame, e per la consevazione un pentolino di piombo...
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Bassbow40
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Messaggio da Bassbow40 »

Claudio mi chiedevi, in qualche altro messaggio, notizie sulla colofonia cotta alla calce...
...ebbene ho trovato, ma forse lo sai già, il sistema di arrivarci indirettamente.
Partendo dalla trementina (resina), distillandola alla maniera antica, cioè con cenere o con sabbia.
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Alfredo
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Messaggio da Alfredo »

Bassbow40 ha scritto: Partendo dalla trementina (resina), distillandola alla maniera antica, cioè con cenere o con sabbia.
Non l'avevo mai sentito, come funziona? viene distillata con l'alambicco o è solamente un filtraggio?
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Messaggio da Bassbow40 »

Per ottenere la colofonia e l'essenza di trementina bisogna distillare...
Adesso si fa in corrente di vapore o ad acqua ma anticamente no.
Si distillava a secco su un letto di sabbia o di cenere...
Dopo l'estrazione della trementina in boccia restava la colofonia ricca di cenere o di sabbia. In entrambi i casi era molto ricco l'apporto di metalli e minerali come calcio, silice, ferro, magnesio, manganese, alluminio, argento, potassio ecc.
Non ho idea se questa operazione poteva indirettamente fornire della colofonia meno acida. Un'altro sistema per ottenere la colofonia era quello di quocere la trementina credo come spiega Sacconi nel suo libro.
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claudio
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Messaggio da claudio »

Quando si parla di presenza di calcio nelle vernici antiche ci si riferisce spesso a quantità piuttosto rilevanti. Bisogna tenere conto infatti che la cottura della colofonia avviene immettendo circa il 5% di calce, che è una quantità chimicamente molto rilevante.

Tengo anche a precisare che questa vernice alla colofonia, così come è spesso evidenziato nei violini antichi, è una vernice piuttosto tenera e che si logora con l'uso in tempi brevi. E' una vernice decisamente economica, ma grazie alle proprietà di rifrazione dell'olio di lino e alla consistenza della colofonia, essa ha un aspetto molto caratteristico e piacevole. Tra le altre cose è una vernice che una volta essiccata è facilmente attaccabile dall'alcool poichè la colofonia (solubile anche in alcool), abbassa la solubilità dell'olio di lino.
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Messaggio da Bassbow40 »

Tu hai provato a fare questa vernice?

Potrebbe uno o più strati di albumina proteggere la vernice dall'attacco dell'alcool?
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claudio
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Messaggio da claudio »

Io la uso in alternativa alla vernice di Casini, con ottimi risultati.

Non capisco la seconda domanda. Il mio riferimento alla solubilità in alcool della vernice a base di olio e colofonia era diretto a chiarire la ragione per cui le vernici antiche classiche risultano solubili in alcool o perlomeno l'alcool le "attacca" in modo efficace.
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Messaggio da Bassbow40 »

Era solo per capire se l'albumina è solubile e se lo strato, che Sacconi identifica come strato vetroso e insolubile, potrebbe trattarsi appunto di albumina.
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Messaggio da violino7 »

Bassbow40 ha scritto:
Potrebbe uno o più strati di albumina proteggere la vernice dall'attacco dell'alcool?
Vi seguo con grande interesse!

Claudio, alla domanda fatta da Bassbow40 in generale a me interesserebbe comunque, se possibile, avere una risposta. Io una volta ti avevo chiesto se potevo continuare ad alcool una verniciatura iniziata ad olio (mistura di olio di lino, mastice, essenza di trementina) e mi hai risposto che il rischio di crepe è notevole.

Interponendo uno o più strati di vernice bianca o semplice albumina il rischio è superato?
.
Ricercare sopra tutto due cose: la verità e la bellezza.

- Lino Santoro -
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Messaggio da Bassbow40 »

claudio ha scritto:Io la uso in alternativa alla vernice di Casini, con ottimi risultati.
La cottura alla calce si riferisce alla trementina resina o alla colofonia?
Si cuoce con una soluzione di calce o a secco?
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