Rileggendo la discussione si scorge un filo logico abbastanza coerente, tutto è partito dalla sguscia del violino, ossia da quell'espediente costruttivo che permette ad un violino di "respirare".
Rispondendo alla domanda di Gewa, riguardo alle proprietà del violino Rampini dal vivo, già nelle registrazioni si possono scorgere le sue caratteristiche di presenza e prontezza. Naturalmente questo strumento non ha la pretesa di soddisfare tutti i palati, sarebbe folle solo pensarlo, è già molto arrivare a far pensare ad esso come ad uno strumento che ha un suo carattere e una sua identità, e che alla fine colui e colei che lo suona abbia modo di esprimere il proprio pensiero musicale con il minimo delle difficoltà.
In questo caso si è parlato di un violino Rampini costruito su modello del Guarneri/Alard, con bombature basse e sguscia "tesa", ciò produce un suono direttivo, pronto ed immediato. E' uno strumento che non ama le leziosità e che non fa della potenza un culto, sebbene al bisogno possa sempre offrire un buona riserva di volume e qualità. In questo caso è stato contrapposto al violino del cremonese Borchardt, che ha rivelato un ottimo carattere anch'esso, ma che nella mia opinione credo concepito e costruito su criteri molto diversi, per non dire opposti, a quelli del Rampini.
Per ritornare in Topic, dopo questa ampia parentesi, qui di seguito illustro la lavorazione della sguscia dalla parte della tavola. Il legno di abete, seppure più morbido dell'acero, presenta difficoltà molto particolari e si deve stare attenti al "controvena", per cui in ogni momento, a causa della bombatura, bisogna cercare il verso più favorevole con cui il legno vuole essere lavorato.
