Beethoven - Sinfonia n.5
- Lore75
- Utente Esperto I
- Messaggi: 373
- Iscritto il: mercoledì 13 settembre 2006, 0:00
- Località: tra Firenze e Siena
- Contatta:
Beethoven - Sinfonia n.5
Era tanto tempo che non riascoltavo la Quinta. Ho deciso di farlo come se fosse la prima volta, cercando di coglierci emozioni nuove. Credo di averle trovate: ecco cosa ne è venuto fuori!
Primo tempo: il destino che batte alla porta
Otto note, le famose otto note, dure come un pugno di ferro che bussano su un portone. E' il destino dell'uomo che bussa, ovvero l'asperità della vita, oppure sono le forze dell'oscurità nascoste dentro all'uomo stesso? Nessuno lo sa, però mi piace pensare che sia la lotta che avviene proprio all'interno dell'uomo stesso. E questo, l'inizio, è il lato oscuro.
Il primo tempo è costruito da un primo tema molto incisivo, al quale si contrappone un secondo tema più melodico e rilassato, giocato sull'alternanza fra i fiati e gli archi, ma rilassato solo all'inizio, perchè poi questo termina riprendendo il primo tema. A questo punto ripropone tutto l'eposodio.
Rispecchiando fedelmente i canoni della forma-sonata, Beethoven giunge allo sviluppo. E' qui che la tensione giunge veramente al vertice, in un crescendo rafforzato anche dal suono delle trombe.
Secondo tempo: una melodia innocente, affidata ai violoncelli e i contrabbassi apre uan pagina del tutto diversa. Anche qui Beethoven gioca utilizzando gli archi in contrapposizione ai legni, come un meraviglioso dialogo. Poi una nuova forza irrompe: chiara ma possente. E' un momento di transizione, come un qualcosa che vuole irrompere ma non ce la fa. Non ancora. La musica prosegue, tra momenti di quiete e momenti di forza, fino a giungere alla conclusione: una dimostrazione di volontà. La Luce vincerà.
Terzo tempo:
Sembra un tema di battaglia, quello introdotto dai corni, dopo una breve introduzione, molto cupa, dei violoncelli.
E' la battaglia interna all'uomo.
Segue un episodio fugato introdotto dai violoncelli e dai contrabbassi, al quale partecipano poi tutti gli archi. Molto coinvolgente, molto difficile da eseguire, direi.
Quarto tempo: la Luce
Senza soluzione di continuità, mentre la voce degli archi si sta spengendo, inizia un rapido crescendo che non ha uguali: esplode la Luce!
In parte Beethoven riprende anche il tema del secondo tempo, in modo sommesso, come per dire: ci sarà sempre un lato oscuro, ma il lato buono vince e vincerà sempre. Questo, alla fine, credo che sia il messaggio del compositore. L'uomo deve trascendere se stesso e avere sempre degli alti ideali. E se non smetterà di lottare, la vittoria arriverà.
Primo tempo: il destino che batte alla porta
Otto note, le famose otto note, dure come un pugno di ferro che bussano su un portone. E' il destino dell'uomo che bussa, ovvero l'asperità della vita, oppure sono le forze dell'oscurità nascoste dentro all'uomo stesso? Nessuno lo sa, però mi piace pensare che sia la lotta che avviene proprio all'interno dell'uomo stesso. E questo, l'inizio, è il lato oscuro.
Il primo tempo è costruito da un primo tema molto incisivo, al quale si contrappone un secondo tema più melodico e rilassato, giocato sull'alternanza fra i fiati e gli archi, ma rilassato solo all'inizio, perchè poi questo termina riprendendo il primo tema. A questo punto ripropone tutto l'eposodio.
Rispecchiando fedelmente i canoni della forma-sonata, Beethoven giunge allo sviluppo. E' qui che la tensione giunge veramente al vertice, in un crescendo rafforzato anche dal suono delle trombe.
Secondo tempo: una melodia innocente, affidata ai violoncelli e i contrabbassi apre uan pagina del tutto diversa. Anche qui Beethoven gioca utilizzando gli archi in contrapposizione ai legni, come un meraviglioso dialogo. Poi una nuova forza irrompe: chiara ma possente. E' un momento di transizione, come un qualcosa che vuole irrompere ma non ce la fa. Non ancora. La musica prosegue, tra momenti di quiete e momenti di forza, fino a giungere alla conclusione: una dimostrazione di volontà. La Luce vincerà.
Terzo tempo:
Sembra un tema di battaglia, quello introdotto dai corni, dopo una breve introduzione, molto cupa, dei violoncelli.
E' la battaglia interna all'uomo.
Segue un episodio fugato introdotto dai violoncelli e dai contrabbassi, al quale partecipano poi tutti gli archi. Molto coinvolgente, molto difficile da eseguire, direi.
Quarto tempo: la Luce
Senza soluzione di continuità, mentre la voce degli archi si sta spengendo, inizia un rapido crescendo che non ha uguali: esplode la Luce!
In parte Beethoven riprende anche il tema del secondo tempo, in modo sommesso, come per dire: ci sarà sempre un lato oscuro, ma il lato buono vince e vincerà sempre. Questo, alla fine, credo che sia il messaggio del compositore. L'uomo deve trascendere se stesso e avere sempre degli alti ideali. E se non smetterà di lottare, la vittoria arriverà.
"Vola solo chi osa farlo." (L. Sepulveda)
- Alfredo
- Utente Esperto II
- Messaggi: 1851
- Iscritto il: martedì 25 gennaio 2005, 0:00
- Località: Italia/Germania
- Contatta:
Re: Beethoven - Sinfonia n.5
Quale incisione hai ascoltato?
complimenti per la fantasia!
complimenti per la fantasia!
- Alfredo
- Utente Esperto II
- Messaggi: 1851
- Iscritto il: martedì 25 gennaio 2005, 0:00
- Località: Italia/Germania
- Contatta:
C'è una definizone carina dell'incipit della sinfonia,
"è la terzina più famosa della storia della musica... che in verità non è una terzina"
è una battuta da musicisti, siccome il ritmo del tema è pausa di croma e tre crome sol e mi bemolle sul battere, è quasi impossibile per un direttore o per un'orchestra non farla sembrare una terzina.
"è la terzina più famosa della storia della musica... che in verità non è una terzina"
è una battuta da musicisti, siccome il ritmo del tema è pausa di croma e tre crome sol e mi bemolle sul battere, è quasi impossibile per un direttore o per un'orchestra non farla sembrare una terzina.
- Alfredo
- Utente Esperto II
- Messaggi: 1851
- Iscritto il: martedì 25 gennaio 2005, 0:00
- Località: Italia/Germania
- Contatta:
Come note no, è anzi facile, il problema è iniziare bene con i contrabbassi non "scollarsi" con gli altri gruppi man mano che entrano.
Non ci sono molti cambi di posizione e nei pochi salti vai a prendere con il primo o secondo dito una nota che prima suonavi con il quarto, quindi hai un punto di riferimento.
Quello che è più difficile da suonare e da diteggiare è il tema del secondo movimento, faticoso per la mano sinistra che per legare e tenere ogni suono deve fare le contorsioni.
Non ci sono molti cambi di posizione e nei pochi salti vai a prendere con il primo o secondo dito una nota che prima suonavi con il quarto, quindi hai un punto di riferimento.
Quello che è più difficile da suonare e da diteggiare è il tema del secondo movimento, faticoso per la mano sinistra che per legare e tenere ogni suono deve fare le contorsioni.
- Lore75
- Utente Esperto I
- Messaggi: 373
- Iscritto il: mercoledì 13 settembre 2006, 0:00
- Località: tra Firenze e Siena
- Contatta:
Sì, questo metodo si usa anche sul violino, ma è più facile a dirsi che a farsi!Alfredo ha scritto: Non ci sono molti cambi di posizione e nei pochi salti vai a prendere con il primo o secondo dito una nota che prima suonavi con il quarto, quindi hai un punto di riferimento.
"Vola solo chi osa farlo." (L. Sepulveda)
bé..io trovo davvero ammirabile la forza che questo compositore dimostra nel riuscire a superare un momento così drammatico come quello della presa di coscenza dell'avanzare della sordità !!penso che la "Pastorale" sia la massima espressione di questo sentimento..io personalmente nn credo ke ne sarei stata in grado..Lore75 ha scritto:Grazie! Ho lasciato volare la mia fantasia...
La registrazione è quella diretta da Karajan, 1982.
- Lore75
- Utente Esperto I
- Messaggi: 373
- Iscritto il: mercoledì 13 settembre 2006, 0:00
- Località: tra Firenze e Siena
- Contatta:
Sì, ma la Quinta non è la Pastorale, la Pastorale è la Sesta...Lia ha scritto: bé..io trovo davvero ammirabile la forza che questo compositore dimostra nel riuscire a superare un momento così drammatico come quello della presa di coscenza dell'avanzare della sordità !!penso che la "Pastorale" sia la massima espressione di questo sentimento..io personalmente nn credo ke ne sarei stata in grado..
Comunque è una cosa a cui non avevo pensato... la sordità che incombe su di lui... molto probabilmente è così!
"Vola solo chi osa farlo." (L. Sepulveda)
- corelli
- Utente Attivo
- Messaggi: 157
- Iscritto il: sabato 5 maggio 2007, 0:00
- Località: palermo
- Contatta:
Personalmente penso che le sinfonie di beethoven non abbiano eguali in fatto di diversità e originalità. Sono l'una diversissima dall'altra in quanto a forma, contenuto didascalico e contenuto tematico prettamente musicale. Forse al suo operato si avvicina un po' Malher, il quale anch'egli ha composto 9 (anzi 10) sinfonie estremamente diverse fra loro. Il più monotono credo sia Mendelsshon, ma tutto ciò è un parere personale.
Delle Nove Sinfonie di Beethoven preferisco in assoluto la VI Pastorale, la quale credo che esca al di fuori di ogni dimensione sinfonica e si colloca in un posto a se che non può formalmente essere definito; è un racconto, un poema, un paradiso di spunti melodici.
In quanto a registrazioni, ODIO in assoluto la risolutezza di Karajan e invece adoro l'interpretazione di Muti con la Filarmonica del Teatro alla Scala, più matura rispetto quella registrata con la Philarmonia Orchestra. Sull'Olimpo delle interpretazioni metto anche quella di Otto Klemperer e quella di Renè Leibowitz con la Royal Philarmonic, anche se "troppo veloce" un po' alla Karajan (a proposito, oltre me, chi possiede questa interessante registrazione dell'integrale con Leibowitz?)
PS: Per me Muti è il numero 1
Delle Nove Sinfonie di Beethoven preferisco in assoluto la VI Pastorale, la quale credo che esca al di fuori di ogni dimensione sinfonica e si colloca in un posto a se che non può formalmente essere definito; è un racconto, un poema, un paradiso di spunti melodici.
In quanto a registrazioni, ODIO in assoluto la risolutezza di Karajan e invece adoro l'interpretazione di Muti con la Filarmonica del Teatro alla Scala, più matura rispetto quella registrata con la Philarmonia Orchestra. Sull'Olimpo delle interpretazioni metto anche quella di Otto Klemperer e quella di Renè Leibowitz con la Royal Philarmonic, anche se "troppo veloce" un po' alla Karajan (a proposito, oltre me, chi possiede questa interessante registrazione dell'integrale con Leibowitz?)
PS: Per me Muti è il numero 1