apocrifo ha scritto:
................. se da una parte i due pezzi tagliati ed aperti producono un fondo perfettamente(o quasi) simmetrico sia all'occhio che come caratteristiche di resa sonora il pericolo è la scollatura della linea di unione. Questa possibilità colpisce tutti gli strumenti col fondo in due pezzi, e a nulla valgono le scelte di materiali collanti diversi dalla colla a caldo,
............................
Scusa Apocrifo! Questa notizia è drammatica.
Parliamo di possibilità o certezza?
Ad esempio: fondo e tavola incollati con colla vinilica "forza 10", la più efficace che esista, hanno meno possibilità di resistere col tempo rispetto a quelli incollati con colla animale a caldo? Ho capito bene?
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Ricercare sopra tutto due cose: la verità e la bellezza.
apocrifo ha scritto:....Quando scelgo il fondo in un pezzo di acero pseudoplatanus solitamente vado a cercare fra gli scarti perchè non avendo in simpatia le cose tutte uguali e ripetitive cerco fondi che siano da soli la firma dello strumento. Spero di aver reso l'idea.
L'unicità del difetto diventa parte dell'arte.
apocrifo ha scritto:....Un discorso a parte lo meriterebbero i nodi.......
Spero tu ne sia a favore. Ho visto in riparazione da Giuliano Mattei un bassetto che aveva sul polmone superiore della tavola due nodi belli grossi e devo dire che l'effetto mi è sembrato sorprendentemente bello.
I nodi e qualsiasi altro "difetto" sono parte integrante del legno e purtroppo della vita, per questo io non ne tengo mai conto quando scelgo un legno. Ovvio che come il neo sul viso di una donna, ci sono punti dove il nodo non deve stare (es. vicino all'anima ), bisogna distinguere poi fra nodo e nodo, poichè se ce ne sono di perfettamente integrati col resto del legno , ce ne sono altri che con le vibrazioni tendono ad uscire e ad andarsene per fatti propri. n piccolo accorgimento è che spesso con la stagionatura certi spacchetti maligni si evidenziano proprio vicino a questi punti di tensione, per cui merita essere sicuri della stagionatura e usare piccoli accorgimenti di rinforzo.
Quando si lavora in questi termini non bisogna poi arrabbiarsi se con i nodi gli strumenti non vengono accettati a nessun concorso, vengono scartati dai commercianti in genere e vengono criticati dalle più alte cariche della liuteria internazionale.
Questi signori, però non tengono conto del nodo sul piano del Guarneri del Gesù del museo di Cremona, della macchia assai evidente sul bordo del violoncello Stradivari del quintetto mediceo, dei nodi sul fondo del violino Tullaye di Stradivari (1670).............e via e via.......
p.s. e la viola Mahler (1672) col fondo in pioppo in due pezzi di Stradivari?
<div>....ascolta pure quello che dicono ma soprattutto guarda sempre quello che fanno!</div><br>
La viola Mahler di cui parlo io, è quella col fondo in due pezzi del 1672, pubblicata sul catalogo della mostra Capolavori di Antonio Stradivari pagina 36/37 del 1987, ed è in pioppo. Mi pare che sia stato anche fatto un manifesto da una ditta di Cremona con foto disegni e misure, ma non ne sono sicuro. Se ce n'è un'altra in salice questo avvalorerebbe ancor di più il mio discorso. Salutoni
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Scusa violino7, ma non avevo visto la tua domanda. Si, io ritengo che l'uso di colle ultrapotenti moderne, sia da sconsigliare sempre. La colla animale ha la caratteristica peculiare di poter essere sempre sostituita, le colle moderne specialmente quelle che basano la loro forza su catene polimeriche plastiche, se da una parte offrono un incollaggio assai tenace, di riflesso quando per una qialsiasi causa si aprono diventa assai problematico (ma veramente) intervenirci sopra pechè la parte imbevuta dal legno rende vano, o quanto meno effimero l'uso di altre colle.
In ogni caso non temere che ogni colla tende a riaprirsi, poichè il legno è vivo e si muove sempre anche dopo mille anni, e la colla più tenace tende ad aprirsi solo dopo più tempo delle altre. Per me non ne vale la pena......
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parlando ancora di nodi & simili, mi ricordo che qualche tempo fa claudio aveva messo la foto di un piano o fondo(non mi ricordo più) di un violino gettato nel fuoco, poi ci aveva spiegato che l'aveva scartato perchè c'era una sacca resinosa.
la mia domanda è: una sacca resinosa si può ''celare'' sotto forma di nodo?? se si, come si fa a capire se lo è o no??
e un' altra: come si formano i nodi durante la crescita di un albero??
Vivi la vita come un viaggio ma non dire mai:'' Sono arrivato!''
La sacca resinosa di cui parla Claudio è assai probabilmente una di quelle fastidiose sacche di trementina che si trovano nel legno di conifera e quindi anche di abete rosso di risonanza. Tali sacche assai maligne saltano fuori durante la lavorazione( solitamente dove non dovrebbero)
e possono rendere la tavola inutilizzabile. Se non si trovano in punti nevralgici io di solito le elimino e ci innesto al loro posto una scheggia d'abete, se il lavoro viene bene non si vede quasi niente.
I nodi sono semplicemente i rami e rametti che crescono lungo il tronco degli alberi e che morti per mancanza di linfa e di luce vengono inglobati lentamente nel tronco durante la sua crescita. Tendenzialmente sono più frequenti vicino all'anima del tronco perchè l'albero nei primi anni di vita è assai vitale e tende a gettare sempre nuovi rami. Col passare degli anni tende poi astabilizzarsi e prefeisce la crescita della chioma o al massimo di polloni dalle radici. Ci sono poi alberi come le conifere che hanno la crescita di rami lungo tutto il tronco, dalla base alla punta e questi hanno un numero di nodi assai più elevato.
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grazie, è come pensavo, quindi è assolutamente necessario che tali alberi non vengano potati in modo da non creare nodi??
il fatto di utilizzare un legno più vicino alla cima dell'albero(e che quindi ha ricevuto più luce o uno più vicino alla base, influisce sul suono??
(scusa per l'''interrogatorio'' )
Vivi la vita come un viaggio ma non dire mai:'' Sono arrivato!''
violino7 ha scritto:
Pur tuttavia, riguardo al primo quesito, quello fondamentale, ho sentito dire da qualcuno che il 5% di ammoniaca stabilizza i colori vegetali.
Una baggianata, sicuramente! Cosa ne pensate?
Scusate per l'ulteriore pedanteria, ma serve a far svanire qualsiasi dubbio!
Lino, ho cercato di approfondire la questione dell'ammoniaca. E' vero, viene usata per tentare di fissare il colore, ma insieme alla potassa e ad un metallo fissativo (in pratica un sale metallico) e soprattutto non al 5% (altrimenti il colore diverrebbe completamente inutilizzabile) ma 1 o 2 gocce. Il problema però e sempre che non c'è una garanzia circa la completa eficacia del metodo.
Rispondo ad Ale, no non funziona con la potatura, poichè quando dallo strato di crescita che si trova fra la corteccia e l'alburno si sviluppa una nuova gemma, a quel punto troverai un nodo a prescindere che tu lo poti o no. Per l'abete di risonanza gli strati migliori sono i più esterni della parte inferiore del tronco di alberi di almeno cento e più anni d'età e la loro sonorità non è noto da cosa dipenda.
Lo stesso bosco che serve agli approvvigionamenti dà solo pochi alberi sonori, la stragrande maggioranza non lo sono, infatti per individuarli vanno percossi con un bastone duro uno ad uno. Anche una persona che non ha nessuna dimestichezza con la liuteria sentirebbe la differenza fra un abete sonoro ed uno no.
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Si possono acquistare anche alberi interi. La mia esperienza è limitata alla Val di Fiemme. Esiste una segheria della Forestale, dove acquistare il legno, e presso la quale si può anche chiedere di partecipare al taglio selettivo del bosco. Fatta tutta la trafila si poteva almeno una quindicina di anni addietro anche andare nel bosco a scegliere fra gli alberi destinati all'abbattimento quello che si preferiva. Io dopo quella esperienza ho sempre scelto di acquistare il legno sonoro nelle segherie private. La Magnifica comunità funziona infatti secondo leggi medievali ma assai precise e scrupolose, oltre che efficenti dopo aver comprato una volta un albero intero (insieme ad altri) mi resi conto che era assai meglio andarlo a scegliere già tagliato e scelto. Mi è servito molto per esperienza personale, ma ho deciso che la fatica era meglio sprecarla per i legni della cassa e non per quelli della tavola. Attualmente compro sempre abete alla solita segheria e mi trovo benissimo.
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apocrifo ha scritto:La viola Mahler di cui parlo io, è quella col fondo in due pezzi del 1672, pubblicata sul catalogo della mostra Capolavori di Antonio Stradivari pagina 36/37 del 1987, ed è in pioppo. Mi pare che sia stato anche fatto un manifesto da una ditta di Cremona con foto disegni e misure, ma non ne sono sicuro. Se ce n'è un'altra in salice questo avvalorerebbe ancor di più il mio discorso. Salutoni
E' un errore mio, la viola Mahler è effettivamente stata costruita in legno di pioppo.