Discussione articolo: violino antico o violino nuovo?

Suonare e costruire i violini
Avatar utente
claudio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 12785
Iscritto il: sabato 15 maggio 2004, 0:00
Località: Tivoli
Contatta:

Discussione articolo: violino antico o violino nuovo?

Messaggio da claudio »

L'articolo che ho scritto oggi è una risposta ad un articolo che è apparso sull'ultimo numero di Amadeus che trovate in edicola. I vostri commenti sono graditi.

https://www.claudiorampini.com/modules.p ... =0&thold=0
ANTICO E NUOVO.

Tra poche settimane Cremona celebrerà il mondo della liuteria. Storica o contemporanea? Non tutti sanno che oggi, come un tempo, si costruiscono veri e propri capolavori.
di RENATO MEUCCI



Alla domanda su chi sia stato in assoluto il miglior liutaio del passato, qualsiasi interlocutore difficilmente potrà evitare una risposta univoca: «Stradivari!». A questo nome potrebbe poi aggiungere quello di Giuseppe Guarneri del Gesù, o quello altrettanto altolocato di Nicola Amati. Ma c'è da credere che, se costui fosse in grado di proseguire la lista di un ipotetico empireo liutario ben al di là della terna appena menzionata, difficilmente includerebbe nella rosa dei primi trenta o anche cinquanta nomi quello di un solo artefice contemporaneo.

Se ne dovrebbe dedurre che l'abilità costruttiva in tale illustre settore dell'artigianato artistico sia rimasta retaggio esclusivo del passato, e che tale rinomato campo artigianale abbia perso del tutto al giorno le capacità e qualità professionali un tempo così abituali.

Ma allora per chi operano attualmente le migliaia di liutai sparsi in tutto il mondo e dediti alla produzione di violini, viole, violoncelli e contrabbassi? Forse i loro prodotti sono destinati a principianti o a professionisti di discreto talento, mentre gli strumenti del passato sono appannaggio esclusivo destinato ai più celebri concertisti?

Se questa è la vostra convinzione, mi permetto di suggerire la lettura di quanto segue; in caso contrario potrebbe essere sufficiente saltare direttamente alle "conclusioni" di questo scritto.

Premesso che lo spazio a disposizione spinge a toccare solo alcune delle questioni essenziali, rimandando ad altra occasione un più dettagliato approfondimento, vedremo a ogni modo di chiarire, al di là dei tanti pregiudizi e luoghi comuni, quali siano i principali primati della liuteria antica e in quale posizione rispetto a essa si possa collocare la produzione a noi contemporanea.

A sgombrare il campo da ogni possibile equivoco al riguardo, diremo subito che anche oggi, come un tempo, vengono costruiti strumenti della più alta qualità artigianale, veri e propri capolavori di liuteria contemporanea. Una macroscopica differenza al confronto con quelli di un tempo consiste semmai in un paradosso: la quotazione dei migliori strumenti attuali non raggiunge nemmeno quella dei più scadenti esemplari del passato.

Vediamo quali possano essere le cause di tale singolare sperequazione, insieme con alcune altre "singolarità" nella valutazione e nel commercio degli strumenti ad arco di pregio.

Il violino d'epoca ha da sempre esercitato un fascino particolare oltre che sui musicisti anche sui cultori della liuteria, e di conseguenza sui collezionisti, con un apprezzamento da parte degli uni e degli altri che ha una tradizione antica quasi quanto quella dello strumento stesso.

Ciò che ha rivoluzionato tuttavia in maniera inedita il mercato e il commercio di questi strumenti è stato però il vertiginoso aumento di prezzi avvenuto negli ultimi quarant'anni, con l'ingresso nel mercato collezionistico di numerosi facoltosi investitori, cui si sono in seguito aggiunti anche vari istituti di credito, evidentemente convinti del fatto che tali strumenti possano costituire dei veri e propri beni rifugio (e in effetti la costante impennata delle quotazioni dei medesimi sembrerebbe dare ragione a una tale interpretazione).

Per meglio comprendere questa esorbitante rivalutazione degli strumenti ad arco del passato bisogna tuttavia tener conto anche di una convinzione affacciatasi già in tempi lontani, ma che è divenuta luogo comune solo in questi ultimi decenni: la certezza che i violini e gli altri strumenti della stessa famiglia migliorino indefinitamente nel corso del tempo.

Gli strumenti ad arco storici - si dice - a differenza di tutte le altre famiglie strumentali hanno superato l'ingiuria del tempo e hanno continuato a "migliorare" nelle mani dei virtuosi che li hanno posseduti e suonati. E gli stessi strumenti sembrano inoltre voler ipotecare il futuro, giacché, grazie all'utilizzazione costante, tali meravigliosi scrigni sonori garantiscono delle prestazioni di durata praticamente illimitata.

Un'idea questa da far rabbrividire qualsiasi appassionato di fisica meccanica - giacché bisognerebbe in tal caso ammettere l'esistenza in natura di almeno una deroga alle leggi della termodinamica - ma che trova invece ampio credito, forse non del tutto disinteressato, nel mondo della liuteria e ormai non più solo in quello.

Ma quel che si dimentica più facilmente è che tutti gli antichi strumenti ad arco oggi in circolazione sono stati radicalmente trasformati tramite il cosiddetto "ammodernamento". Si tratta di un'operazione che prevede la sostituzione più o meno radicale del manico dello strumento, l'aumento della sua inclinazione rispetto alla cassa, un incremento sostanziale del peso scaricato dalle corde sul ponticello, un rinforzo della tavola armonica tramite l'ispessimento del travicello di legno (la "catena") che fornisce la controspinta necessaria a sostenere tale peso maggiorato.

Ciò che poi non si dice affatto - ma che nessun esperto di liuteria in buona fede potrà mai negare - è che la sonorità di uno strumento in tal modo modificato in nessun caso potrà corrispondere a quella originale. E neanche si dice che alcuni dei i violini antichi più prestigiosi ancora oggi I in uso necessitano - in aperta contraddai zione con il loro presunto illimitato mia glioramento - di continui interventi di manutenzione per poter essere sfruttati concertisticamente.

Ciò che non si dice è inoltre che alcun» solisti, pur possedendo uno o più strumenti antichi di pregio (un possesso quasi sempre vantato nel loro curriculum nei programmi di sala), non di rado si presentano in pubblico con esemplari ben più recenti, realizzati magari nel tardo" Ottocento o in pieno Novecento. Ciò che infine per tante ragioni passa sotto silenzio, è che attorno al mondo degli strumenti ad arco antichi ruota un mercato i cui interessi commerciali non sempre si possono conciliare con la verità storica e scientifica.

Ecco allora che quanto detto - insieme a numerose altre ragioni sottaciute per concisione od opportunità — porta ad alcune semplici, quanto forse sorprendenti, "conclusioni".

I prodotti della liuteria antica sono ammantati, oltre che di indubbie qualità acustiche e storiche, anche di un velo di mito e di suggestione che non di rado interferisce con la valutazione dei medesimi. Per dirla in altri termini essi sono portatori di un valore aggiunto, di un'aura che li rende preziosi ben al di là del loro effettivo valore musicale. Al contrario, gli esemplari costruiti dai migliori liutai moderni e attuali mancano del tutto di questa sorta di alone glorioso.

Così, ai primi si finisce per assegnare un credito che per molti versi assomiglia a quello di un investimento finanziario (e in molti casi è dichiaratamente tale, per ammissione degli stessi venditori e compratori). Dal canto loro, i migliori strumenti di nuova o recente costruzione, non disponendo di un richiamo altrettanto affascinante, sono e restano degli investimenti ben più cauti e contenuti, riconducibili - se mi si passa il paragone sopra proposto - a una buona rendita obbligazionaria, invece che azionaria.

A quest'ultimo genere di manufatto dovremmo pertanto indirizzare i meno
scaltri compratori, e dunque i giovani violinisti e le loro famiglie, evitando a queste ultime investimenti su prodotti il cui reale valore potrebbe un domani rivelarsi del tutto soprastimato (come insegnano certi gravi casi di cronaca recente). Insomma, mi parrebbe assai prudente lasciare ai grandi investitori le operazioni ad alto rischio, suggerendo a tutti gli altri un più esiguo, ma congruo e sicuro "rendimento".

Mi si dirà a questo punto che sarebbe opportuno fare i nomi, citando quindi almeno alcuni dei "titoli" più validi, dovuti
agli artefici di eccellenza dei giorni nostri. Il palesamento di una tale lista finirebbe però per escludere qualcuno che pur meriterebbe di farne parte, mentre potrebbe includere qualcun altro la cui produzione appare in realtà piuttosto discontinua. Mi limiterò dunque a segnalare che esistono in Italia almeno una quindicina di maestri le cui opere meritano a mio avviso di essere accolte nell'empireo contemporaneo della liuteria, mentre decine e forse centinaia di altri operano all'estero.

Desiderandolo, chiunque potrà raggiungere e sperimentare i rispettivi manufatti nel corso di una delle esposizioni in cui costoro sottopongono al giudizio del pubblico i loro prodotti. Tuttavia almeno un'eccezione desidero farla, e a ragion veduta, visto che si tratta di un caso tanto rappresentativo quanto eccezionale, e nemmeno riferito a un liutaio del nostro paese.

L'edizione 2006 del celebre Premio Paganini di Genova, destinato a premiare i migliori violinisti del mondo, ha consacrato come vincitore assoluto uno strabiliante virtuoso cinese: l'allora 25enne Feng Ning, il quale, lungi dal vantare il possesso di uno strumento antico e dal nome altisonante, si è presentato alla giuria e al pubblico con un violino realizzato qualche tempo prima da Stefan-Peter Greiner, un giovane liutaio tedesco i cui eccellenti manufatti sono venduti a un prezzo pressappoco corrispondente a quello di una comune utilitaria.

La vittoria di Feng ha fatto sì che un mito sia stato per la prima volta incrinato platealmente davanti a I un vasto pubblico internazionale. E di questa incrinatura, senza nulla togliere 1 alla grandezza e allo splendore dei secoli passati, dovrebbero far tesoro i giovani violinisti e, insieme a loro, i migliori liutai dei nostri giorni. Con benefici davvero incalcolabili per tutti.
Ultima modifica di claudio il martedì 13 ottobre 2009, 1:24, modificato 1 volta in totale.
andante con fuoco
Avatar utente
Atomino
Utente Esperto II
Utente Esperto II
Messaggi: 1642
Iscritto il: sabato 1 aprile 2006, 0:00
Località: Botticino o Salo', tra Maggini e Gasparo
Contatta:

Messaggio da Atomino »

Ciao Claudio. Mi sembra che il professore si occupi di telefonia. O forse quello era Antonio 8) ? Lasciando da parte gli scherzi, prima di esprimere un parere vedrò di leggere l'articolo su Amadeus.

Credo comunque che il professore sia questo

e questo il suo libro appena pubblicato.

Già le "torme" di liutai Germanici che sciamano in Italia ai tempi di Gasparo e degli Amati (manco fossero i Lanzichenecchi del 1527), mi sorprende e incuriosisce al tempo stesso.

Il libro è in vendita anche su E-Bay 27 €. Prima però leggo l'articolo
:)
- Alberto Soccini -
Avatar utente
claudio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 12785
Iscritto il: sabato 15 maggio 2004, 0:00
Località: Tivoli
Contatta:

Messaggio da claudio »

Non so come funziona il sito di Amadeus, ma forse l'articolo lo metteranno online tra qualche tempo.
andante con fuoco
Avatar utente
edo
Utente Esperto II
Utente Esperto II
Messaggi: 1915
Iscritto il: martedì 21 giugno 2005, 0:00
Località: Schio (VI)
Contatta:

Messaggio da edo »

Ho letto l'articolo del prof.Meucci e anche il tuo intervento Claudio.

Credo che le intenzioni del prof. Meucci siano pienamente condivisibili da parte mia, bene hai fatto Claudio a sottolineare alcuni punti "fumosi" dell'articolo in questione.

Forse non era il caso di indicare, molto vagamente, quanti liutai italiani e stranieri sono meritevoli di essere considerati validi, ma piuttosto era meglio indirizzare il potenziale acquirente all'apprendimento di una reale capacità di valutazione di uno strumento, ed acquisita quella dedicarsi alla ricerca del "proprio" strumento tra quelli di attuale produzione, senza lasciare intendere che soli gli strumenti di pochi eletti siano degni di essere acquistati.

Penso però che il prof. Meucci abbia tutte le ragioni nell'indirizzare studenti e, perchè no, professionisti all'acquisto di uno strumento moderno che possa crescere assieme a chi lo suona, possa essere ritoccato e adattato alle esigenze individuali dello strumentista dal liutaio stesso che l'ha costruito.

Ciao

edo
Avatar utente
Atomino
Utente Esperto II
Utente Esperto II
Messaggi: 1642
Iscritto il: sabato 1 aprile 2006, 0:00
Località: Botticino o Salo', tra Maggini e Gasparo
Contatta:

Messaggio da Atomino »

Codice: Seleziona tutto

LibXMLError Object
(
    [level] => 3
    [code] => 77
    [column] => 94
    [message] => Premature end of data in tag r line 1

    [file] => 
    [line] => 6
)

Codice: Seleziona tutto

<r>Ho letto l'articolo e a mio parere la mannaia del capo redattore vi è caduta piuttosto pesante. Frasi che inneggiano al poco spazio e alla forzatamente non esaustiva trattazione dell'argomento da parte dell'autore, ne sono sintomi ben chiari. Sarebbe come se dire a un prete: " Battimi due cartelle e mezza sul significato della Bibbia". Di chi pensate che scriva?  Questa non è però una scusante.<br/>
Manca in effetti qualsiasi accenno alla "terra di mezzo" dell' 800 e '900 e ben sappiamo quali maestri, "maggiori" e "minori", abbiano vivacizzato quei secoli (un Capicchioni per me. Grazie <E>:D</E> )!<br/>
La contrapposizione Stradivari contro il resto del mondo, non può non lasciare insoddisfatto il fine cultore della liuteria che ne conosce e respira quotidianamente la storia. Soddisfa a pieno il semplice lettore di una rivista di grandissimo pregio, ma non certo indirizzata a un pubblico di liutai. <br/>
Astenendosi dal citare i primi quindici moderni, Meucci poteva fare il grande e tacere anche l'unico nominato o indicare gli altri concorsi nei quali un giovane di belle speranze si sia affermato con uno strumento meno blasonato di altri. Se proprio uno è curioso cerca su Google e….. trova anche il codice fiscale del liutaio.<br/>
Che il mercato degli strumenti antichi sia falsato e gonfiato ad arte è chiaro (altrimenti non ci sarebbero tra gli "investitori" degli istituti bancari), ma la riduttività del confronto fra mercato azionario e obbligazionario è stridente e non centra il problema. Non è che uno si prende il rischio di acquistare uno strumento antico e va sul sicuro con uno di costruzione moderna. Bisogna anche vedere chi lo suona. Un Guarneri in mano a uno studente al terzo anno di conservatorio a me farebbe venire i brividi (anche se fosse il nipote del presidente della Cariplo), magari quello stesso strumento è stato costruito all’epoca proprio per un giovane studente mediamente facoltoso. La storia, come diceva Giovan Battista Vico, tende a ripetere se stessa.<br/>
Ma per fare passare il messaggio "Comprate bene, comprate moderno e state lontani dai “pacchi
- Alberto Soccini -
Avatar utente
Susanna
Utente Esperto I
Utente Esperto I
Messaggi: 594
Iscritto il: giovedì 3 febbraio 2005, 0:00
Contatta:

Messaggio da Susanna »

Prima di rispondere premetto che stimo molto Renato Meucci che, oltre ad essere musicologo, organologo e grande studioso, è anche musicista. Su internet si possono trovare le sue numerose pubblicazioni riguardo la storia degli strumenti.
Ho letto più volte l'articolo ma non sono riuscita a trovare niente di superficiale né che possa danneggiare la liuteria moderna; dall'articolo emerge semmai una rivalutazione della figura del liutaio, vista sotto una luce nuova, moderna. L'articolo invita i lettori a informarsi su chi siano i liutai di oggi e a non fermarsi all'idea dell'antico. Questa è l'introduzione: "forse non tutti sanno che oggi, come un tempo, si costruiscono veri e propri capolavori".
"Amadeus" è una rivista divulgativa e non scientifica (come "Recercare", dove scrive lo stesso Meucci) e l'articolo non mi pare abbia nessuna intenzione di tracciare una storia della liuteria. Infine l'autore stesso sottolinea la mancanza di spazio per approfondire l'argomento.
Concludo facendo presente che la risposta all'articolo andrebbe inviata alla redazione di "Amadeus", dando all'autore la possibilità di replicare e coinvolgendo altri liutai diretti interessati.
Avatar utente
claudio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 12785
Iscritto il: sabato 15 maggio 2004, 0:00
Località: Tivoli
Contatta:

Messaggio da claudio »


andante con fuoco
Avatar utente
claudio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 12785
Iscritto il: sabato 15 maggio 2004, 0:00
Località: Tivoli
Contatta:

Messaggio da claudio »

Per favore, chi partecipa a questa discussione lo faccia entrando nel merito delle questioni presentate negli articoli miei e del Prof. Meucci. Dico questo perchè ho già dovuto cancellare due interventi non pertinenti.
Grazie.
andante con fuoco
Avatar utente
claudio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 12785
Iscritto il: sabato 15 maggio 2004, 0:00
Località: Tivoli
Contatta:

Messaggio da claudio »

Rimetto in evidenza questa discussione perchè ho avuto da Amadeus l'autorizzazione a pubblicare sul nostro sito l'articolo del Prof. Meucci, dando così la possibilità di poterlo leggere anche a coloro che non hanno comprato la rivista. Un sentito ringraziamento è dovuto alla redazione di Amadeus.
L'articolo lo trovate nel primo messaggio di questa discussione.
andante con fuoco
Avatar utente
Fabio_Chiari_liutaio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 778
Iscritto il: venerdì 18 settembre 2009, 0:00
Contatta:

Messaggio da Fabio_Chiari_liutaio »

Ho letto l'articolo con relative risposte e controrisposte. Io come sempre dico la mia.....
Secondo me sarebbe meglio che chi suona comprasse un violino nuovo da un bravo liutaio (possibilmente italiano perchè solo noi siamo esterofili, tutti gli altri ci sputano merda addosso...) e che piano piano ne tirasse fuori tutti i pregi fino a farlo diventare il suo strumento. Lascerei gli antichi ai musei anche perchè ormai hanno già ampiamente dato. Per quanto riguarda i nomi dei liutai moderni o si fanno tutti o nessuno.
Avatar utente
claudio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 12785
Iscritto il: sabato 15 maggio 2004, 0:00
Località: Tivoli
Contatta:

Messaggio da claudio »

Mi domando e dico: ma come si fa a dire "lasciamo gli antichi ai musei"? E perchè dovremmo lasciarli nei musei? chiedo a mia volta. Forse è questo l'unico modo per tappare la bocca a qualcosa che dimostri apertamente l'inferiorità dei nostri strumenti? Dunque bisogna per forza toglierci dalla vista e dall'udito questo inaudito scandalo così che non ci sia più un paragone che dimostri quanto noi italiani non solo siamo pigri in termini di ricerca, ma anche un poco suicidi?

Fabio, non si può da una parte reclamare attenzione ai nostri strumenti facendoci forti della nostra tradizione, e al tempo stesso ucciderla con una coltellata alle spalle. Così come non si può buttare fango su Cremona e lasciare intendere che altrove si lavora più onestamente e con qualità di gran lunga migliore.
andante con fuoco
Avatar utente
Fabio_Chiari_liutaio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 778
Iscritto il: venerdì 18 settembre 2009, 0:00
Contatta:

Messaggio da Fabio_Chiari_liutaio »

Hai visto che alla fine il ragno esce dal buco? O Claudio, ma i violini classici non ce la fanno più, sono stati aperti e modificati mille volte, sono stati riverniciati tanto che se li vedesse chi li ha fatti non li riconoscerebbe più...... Il cannone di Paganini è una fola, il più delle volte che si dice suonato viene usata la copia del Candi.... Ci sono solo i miliardi di chi ha l'interesse che la gente li veda come i più sublimi. In alcuni concerti vengono suonati solo alcuni pezzi con lo Stradivari poi il musicista usa il suo. L'anno scorso sono andato a sentire suonare un musicista che usa un Pietro Guarneri, ebbene, non l'ho potuto nemmeno vedere perchè dopo il primo capriccio , ha cambiato strumento. Io ti dico , si guardiamoli con la smania di imparare , ma andiamo avanti.....
Avatar utente
claudio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 12785
Iscritto il: sabato 15 maggio 2004, 0:00
Località: Tivoli
Contatta:

Messaggio da claudio »

Fabio_Chiari_liutaio ha scritto:Io ti dico , si guardiamoli con la smania di imparare , ma andiamo avanti.....
Vai avanti tu, che a me scappa di ridere! :lol:

Cmq dovresti sapere bene che non tutti i violini antichi sono stati rappezzati e riverniciati come dici tu, anzi, direi che molti di loro sono in ottimo stato di conservazione, a giudicare dalla radiografie e da altri rilevamenti scientifici e diagnostici. Ma soprattutto: suonano, eccome se suonano. Che poi anche alcuni violini moderni possano suonare altrettanto bene, lo sappiamo, ma per favore non diciamo enormità, tanto più alle spese di una nostra tradizione che è un esempio costante per tutti noi. Altro che smania di imparare!
Ma poi non capisco questo atteggiamento di dare addosso ai violini antichi, proprio noi italiani, come se fosse stato per colpa di uno Stradivari che non abbiamo potuto vendere un nostro strumento al taluno o al talaltro famoso musicista. Ma ci sono molti liutai che la pensano come te, io vi invito solo ad una maggiore obiettività e anche maggior rispetto per la nostra tradizione. Invece di andare avanti, si pensi un pochino anche ad andare indietro, ma a farlo con il piede giusto, altrimenti si corre il rischio di inciampare! :)
andante con fuoco
Avatar utente
Fabio_Chiari_liutaio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 778
Iscritto il: venerdì 18 settembre 2009, 0:00
Contatta:

Messaggio da Fabio_Chiari_liutaio »

La questione è semplicissima gli Stradivari sono già stati venduti tutti, ora da vendere ci sono i miei........se permetti, Cicero pro domo sua.....
Propongo gli incentivi sulla rottamazione dei violini, 1000 euro di sconto se rendi indietro il tuo Stradivari e compri un Chiari nuovo di pacca!
Ecchè caspita ma chi cazzo è sto stra :horn: divari?! Son trecento anni che ci fanno passare per veri anche i falsi.
Avatar utente
claudio
Liutaio
Liutaio
Messaggi: 12785
Iscritto il: sabato 15 maggio 2004, 0:00
Località: Tivoli
Contatta:

Messaggio da claudio »

bastard.... :ass:

(si fa per ridere, eh!) :mrgreen:
Ultima modifica di claudio il martedì 13 ottobre 2009, 15:59, modificato 1 volta in totale.
andante con fuoco
Rispondi