E' questa una forma che mi ha regalato buone soddisfazioni e quindi ritengo valga la pena proseguire su questa strada e cercare di approfondire al massimo possibile tutte le sue peculiarità.
Sul modello "Alard" 1742 ho costruito 2 forme, la prima delle quali abbandonata quasi subito perchè non soddisfatto dei risultati estetici. Il problema principale costruendo un violino su una forma Guarneri, per chi come me ha scelto di non eseguire copie di strumenti antichi, è offrire una interpretazione il più aderente al modello originale, ma al tempo stesso prendersi alcune libertà stilistiche che non ne snaturino il contenuto.
Ovviamente il modello Guarneri viene di solito scelto per le qualità intrinseche del suono, soprattutto per ciò che riguarda la potenza e la proiezione sonora per cui gli strumenti di questo autore sono giustamente famosi, ma al tempo stesso non si può non rimanere affascinato dalle loro forme ardite e mai uguali a se stesse.
Nella seconda forma credo di avere realizzato quindi un disegno più aderente all'originale, salvo poi qualche anno dopo apportare una piccola modifica nella porzione centrale delle CC aumentandone l'altezza, così da dare ancora più slancio e respiro nella parte centrale, ed ottenere uno strumento ancora più facile da suonare e con una riserva di potenza possibilmente più ampia.
A questo proposito ricordo come l'evoluzione della forma del violino, dai tempi degli Amati, passando per Stradivari e finendo a Guarneri del Gesù (è una evoluzione stilistica che riguarda anche altri autori, in misura maggiore o minore), è proprio la parte centrale compresa tra le CC che vede un progressivo aumento delle dimensioni, non già della larghezza, verso cui Stradivari si era già spinto al limite senza far diventare i violini delle piccole viole, bensì nell'altezza, zona di produzione o "sorgente" del suono che viene poi convogliato ai polmoni superiore ed inferiore.
Ciò unito ad una caratteristica che ritengo importantissima del violino "Alard" 1742, ossia quella di avere bombature molto basse e "tese", unitamente a sgusce ben scavate e comunque studiate per una ottimale elasticità delle tavole, mi ha consentito di ottenere risultati sonori sicuramente superiori, e comunque diversi, rispetto a modelli frequentati negli anni passati.
Nel violino "Hellas" le bombature sono alte rispettivamente 15mm per la tavola e 14mm per il fondo, la lunghezza dell'anima di conseguenza è risultata di circa 49mm.
Per gli spessori mi sono regolato come sempre seguendo quelli originali, apportando qualche variazione per esigenza di uniformità e di adeguamento al tipo di legno a disposizione.
Lo strumento finito è stato quindi montato in bianco e successivamente preparato per la verniciatura, processo che è consistito essenzialmente nel trattamento con gelatina tecnica e nitrito a bassa percentuale (circa 3%), unitamente ad acqua di tè, onde minimizzare le diverse reazioni dell'abete e dell'acero al nitrito. Infine lo strumento è stato esposto ai raggi UV per qualche settimana onde valorizzare al massimo la preparazione e favorire così una sorta di "catalisi" che lo rendesse pronto per la vernice ad olio.
In questo caso ho usato una vernice all'ambra da me composta con olio di lino molto vecchio, di colore chiaro e di consistenza molto fluida. I pigmenti coloranti, usati sia nella vernice che in velatura, sono quelli di sempre usati nella tradizione antica: lacca di garanza, terra di siena, terra d'ombra, ossidi di ferro.
Per altre immagini riguardo la costruzione e la verniciatura di questo violino vi rimando alla galleria:
https://www.claudiorampini.com/cpg/displ ... play_media




