Ancora un altro articolo sull'argomento, mi sembra un pò più completo:
http://www.nytimes.com/2016/12/20/scien ... front&_r=2
Ovviamente da questo genere di letture non è possibile ricavare indicazioni pratiche sulla preparazione del legno e vernici varie, anche se qualche indicazione su ciò che è stato fatto in precedenza e su come agire in futuro la si può avere.
Altro fatto importantissimo è considerare la semplice evidenza per cui non si può ricostruire un processo direi "individuale", originale ed unico come quello di una preparazione studiata e sperimentata presumibilmente per anni da un buon artigiano e pretendere che sia un'analisi chimica e fisica, per quanto sofisticata a rivelarne composizione e modalità di applicazione.
E' ben noto, infatti, che le preparazioni degli Amati furono ben diverse da quelle stradivariane, e che queste ultime sono diverse dalle altre usate dai suoi contemporanei. Anzi, vi è da aggiungere che le differenze tra i liutai all'epoca più apprezzati e gli altri considerati "minori" risiede anche in fattori peculiari estetici non strettamente legati al suono.
Per queste ragioni da alcuni anni, studiando l'opera del gesuita Kircher e il suo cammino nei processi alchemici, mi sono convinto che vi sia un legame stretto tra la produzione artigiana ed artistica e l'alchimia. Così come c'è stato un legame stretto tra il compositore cremonese Claudio Monteverdi e Nicolò Amati, considerando anche il fatto non così privo di importanza, che fosse un provetto e dichiarato alchimista e figlio di medico ed alchimista egli stesso, e che l'alchimia fosse cosa molto praticata in circoli ristretti come documentato presso le varie corti italiane. E Monteverdi faceva parte anche di un cenacolo alchemico presso il ducato di Mantova allora retto da Vincenzo Gonzaga.