Giva ha scritto:
oltre le tradizioni e le consuetudini..
mi spiego meglio: i violini decorati del '600 erano(correggetemi se sbaglio), durante il '600, "all'avanguardia" o comunque "di moda".. ora dal punto di vista delle decorazioni sono diventati "vecchi" (non in senso dispregiativo! magari ne avessi uno!!) forse non le tecniche ma "i concetti" che stanno dietro alle decorazioni non sono cambiati.. mentre i liutai che hanno esposto questi strumenti in fiera credo siano arrivati ad una nuova "concezione" di decorazione degli strumenti. Hanno avuto la capacità di cercare qualcosa fuori dagli schemi, dalle trazioni e dalle consuetudini.. se vogliamo possiamo vederlo come un atto di coraggio e questo credo sia da apprezzare moltissimo.
Sicuramente gli strumenti decorati da artisti importanti varranno parecchi soldini in futuro, non fosse altro per il fatto di recare su di sè la firma di qualche personaggio importante. Ma certamente non è premiata l'opera in sè, che resta sempre un prodotto piuttosto povero di ispirazione e di dubbio gusto. Non parlo di "cattivo gusto", perchè a quanto vedo queste opere sollecitano il favore di alcuni e non mi sento di condannarli per questo. Quello che discuto, semmai, è un presunto primato di "nuova concezione" di qualcuno che ha avuto l'idea di imbrattare brutti violini con altrettanti brutti colori o disegni. Confesso che ho avuto una lieve reazione positiva nei confronti del violino con il fondo "scritto" e quello con la decorazione di un occhio, sarà perchè in quel caso di trattava di decorazioni meno invasive.
Mi viene in mente un parallelo divertente: qualche giorno fa ho visto una "Vespa" Piaggio decorata da Salvador Dalì, attualmente conservata nel museo Piaggio di Pontedera, dicono che valga un sacco di soldi.
Io sono rimasto sconcertato ad osservare l'oggetto, che indubbiante ha un grande valore storico, ma in quanto all'arte confesso di averne vista proprio poca. Come si può definire "arte" quattro sgorbi colorati che sembrano caduti a caso dalla tavolozza del pittore? Eppure io amo molto l'opera di Dalì. E amo anche l'opera di Warhol, a cui i violini di cui si discute possono in qualche modo possono avvicinarsi, non sarebbe strano che qualcuno vi vedesse un'espressione di pop art, ma francamente preferisco i ritratti colorati di Warhol e i graffiti di Haring, che pure non sono all'apice delle mie passioni artistiche.
Quello che invece trovo profondamente inappropriato è il paragone tra i violini decorati di Amati e quelli di cui si discute, come a dire che "siccome Andrea Amati ha avuto il coraggio di fare una cosa nuova, pure noi oggi siamo legittimati a fare altrettanto". Come si può fare un parallelo tanto azzardato? è come avvicinare la Gioconda di Leonardo ai murales di Haring! E la mia non è l'espressione di uno sdegno moraleggiante, ma semplicemente la consapevolezza della profonda diversità tra le opere di ieri e quelle di oggi e il prendere a paragone un artista dell'epoca barocca con alle spalle una tradizione figurativa secolare, rispetto ad un qualcosa che oggi "rompe" il concetto di forma tentando di avvicinarsi ad una forma più pura di pensiero, è quantomeno azzardato. Questi violini decorati non sono niente di tutto ciò, perchè si pretende di nobilitare oggetti mediocri con opere mediocri, pur firmate da artisti che nel loro campo hanno conosciuto fama e successo.