E’ vicina la data che ci vede uniti nel dedicare a S. F. Sacconi due giornate nel 50° anno della sua scomparsa. Infatti, il prossimo 24 e 25 giugno presso il Museo del Violino di Cremona, in collaborazione con la sua direzione e i liutai Marco Vinicio Bissolotti, Wanna Zambelli, Claudio Rampini, avremo modo di ricordare la figura di Sacconi e di discutere sulla sua opera in due giornate ricche di eventi. Il programma completo dell’evento è disponibile presso il sito ufficiale del Museo del Violino.
Questo il programma completo della prima giornata:
Simone Fernando Sacconi, una vita per Stradivari – I sessione
sala Fiorini del Museo del Violino, ore 10,00-11,30
Saluti Istituzionali Fausto Cacciatori – Simone Fernando Sacconi e la rinascita della liuteria cremonese Bruce Carlson – La disciplina del restauro: ricerca e applicazione Wanna Zambelli – Simone Fernando Sacconi, padre adottivo dei giovani liutai Marco Vinicio Bissolotti – Francesco Bissolotti e la lezione di Sacconi Comunicazioni: Salvatore Accardo, Peter Beare, Carlos Arcieri
ingresso libero sino ad esaurimento dei posti disponibili
AUDIZIONE SPECIALE “Una vita per Stradivari”
Auditorium Giovanni Arvedi, ore 12,00
violino Simone Fernando Sacconi 1941 Gian Andrea Guerra
E’ uscito il CD “Vivaldi, Concerti per violino VIII, Il teatro” pubblicato dalla casa discografica francese Naïve per la collana Vivaldi Edition: si tratta di sei concerti di Antonio Vivaldi, per il repertorio dedicato al teatro, eseguiti da Le Concert de la Loge, un ensemble parigina diretta dal violinista Julien Chauvin. Il CD contiene i concerti RV 187, RV 217, RV 235, RV 321, RV 366, RV 387.
Antonio Vivaldi per formazione, talento e carriera è sempre stato considerato un autore strumentale. Eppure, per il Prete Rosso, l’opera rappresentava un’attrazione irresistibile, un mondo seducente nel quale gettarsi a capofitto per mettersi in gioco come uomo e come artista, investendo denaro ed energie, rischiando di proprio. Il mondo del teatro e quello della musica erano, comunque, per Vivaldi, due ambiti strettamente connessi: nelle partiture operistiche si ravvisano raffinatezza e fantasia riservate alle parti strumentali e, di contro, nella musica strumentale si colgono propensione alla cantabilità, tensione affettiva e immaginifica. In particolare, dal 1713, il teatro e la musica strumentale iniziano a intrecciarsi in modo significativo nell’esperienza del compositore in modo cosi vasto che all’epoca non aveva eguali se non in Händel. L’aspetto più evidente di questo rapporto tra musica strumentale e il teatro si esprime nei concerti rappresentativi come Le quattro stagioni, La tempesta di mare, La notte, Il sospetto, L’inquietudine, Il riposo, L’amoroso, Il piacere che contengono precisi riscontri con brani vocali. Numerosi sono inoltre i suoi concerti per violino, lo strumento più vicino al suono della voce umana, che esprimono un’attitudine ad evocare dimensioni pittoriche e teatrali.
Il Concerto in sol minore RV 321 è uno di quei concerti in cui Vivaldi dimostra di saper comporre musica di elevata qualità anche senza ricorrere al virtuosismo: la sua parte solistica può essere eseguita tutta in prima posizione, così come i colpi d’arco più impegnativi e le doppie corde, sono di facile esecuzione. E’ di concezione sontuosa, invece, il Concerto in do maggiore RV 187 con una parte solistica altamente virtuosistica e cantabile che contiene arpeggi, colpi d’arco, doppie corde e una valorizzazione del registro acuto e cantabile del violino. Il Concerto in si minoreRV387 appartiene al repertorio di Anna Maria, prediletta da Vivaldi, la più celebre musicista dell’Ospedale della Pietà, ammirata in tutta Europa. Anna Maria suonava il violino, la viola, il violoncello, ma anche il clavicembalo, il mandolino e il liuto. Il suo repertorio è contenuto in un volume conservato nella biblioteca del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia. Il Concerto in re maggioreRV 217 presenta un andamento imprevedibile e discontinuo soprattutto nella parte solistica, é un lavoro disseminato di tocchi geniali e teatrali. Il Concerto in si bemolle“Il Carbonelli” RV366 fu composto da Vivaldi forse per rendere omaggio a Giovanni Stefano Carbonelli, (di origini francesi, cognome originario Carboneu), direttore d’orchestra del Drury Lane Theatre di Londra. Non è chiaro se e quando Vivaldi conobbe Carbonelli, ma questo concerto ebbe una certa diffusione in Europa, anche perchè fece parte del repertorio di Anna Maria. Rappresenta, infine, un capolavoro virtuosistico il Concerto in re minore RV 235 in cui la teatralità vivaldiana si esprime soprattutto nell’Allegro finale: la parte solistica presenta parecchie corde doppie, vari passaggi difficili con colpi d’arco in staccato e legato.
Julien Chauvin ha registrato suonando un violino di Pietro Guarneri del 1721.
Ho il piacere di segnalarvi la recente uscita di nuovo album del violinista Alessio Bidoli, dedicato alle composizioni di musica da camera di Nino Rota, uno fra i più significativi autori musicali del XX secolo legato alla storia del cinema. “Chamber Works”, pubblicato da Decca Italy e in distribuzione presso i migliori negozi di musica e sulle principali piattaforme digitali, è un lavoro che il giovane musicista milanese ha interpretato insieme a Bruno Canino al pianoforte, Massimo Mercelli al flauto e Nicoletta Sanzin all’arpa.Il brossurato è impreziosito dalle opere di Gabriele Basilico e Federico Patellani gentilmente concesse dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia unitamente alla mano di Manfredo Pinzauti.
Il talento di Nino Rota, enfant prodige che all’età di undici anni aveva già composto un oratorio per soli, coro e orchestra si è spesso cimentato in forme strumentali impegnative: in questo album si è scelto di privilegiare alcune delle sue pagine cameristiche più suggestive. Il repertorio selezionato contiene opere attinenti alla sua produzione neoclassica come anche alla trascrizione cameristica di brani tratti dalle musiche che compose per il cinema meno noto.
“L’idea di questo lavoro – afferma Alessio Bidoli – mi è venuta dopo aver ascoltato durante una notte insonne una sua intervista su RAI3. Nino Rota parlava della sua vertiginosa carriera con la semplicità dei grandi e questa umiltà e semplicità mi ha fortemente colpito. Ovviamente lo conoscevo perle colonne sonore del cinema, ma anche perché aveva insegnato al Conservatorio di Bari dove anch’io ho avuto per due anni una bella esperienza lavorativa. Sono quindi andato a curiosare nel suo repertorio cameristico e sono stato molto sorpreso dal fatto che molte sue composizioni meno note fossero davvero poco eseguite . Ecco quindi l’idea di questo disco insieme a Bruno Canino (con cui ho inciso già quattro CD), Massimo Mercelli e Nicoletta Sanzin, per far conoscere ai giovani studenti e agli appassionati della musica del ’900 anche il repertorio da camera raffinato e ironico di questo grande compositore italiano, e ringrazio la Decca per avermi dato questa opportunità.”
Nino Rota affermava: “Non credo a differenze di ceti e di livelli nella musica: il termine ‘musica leggera’ si riferisce solo alla leggerezza di chi l’ascolta, non di chi l’ha scritta”. Tale pensiero – secondo Nicola Scardicchio autore della nota introduttiva nel pregevole libretto che accompagna il CD, è perfettamente applicabile alla differenza tra musica da concerto e musica per il cinema: “Gli scambi dalla sala da concerto alle sale cinematografiche connotano un compositore che non stabiliva barriere di genere in un’arte come quella musicale che per Rota aveva senso proprio in quanto libera da limiti di sorta”.
Non è certo la prima volta che la violinista Chiara Zanisi e il compositore Giovanni Sollima collaborano per un progetto discografico, ma in “The Lady from the Sea”, ultima incisione pubblicata dalla casa discografica francese Arcana, i due artisti intraprendono insieme un viaggio non convenzionale, un viaggio musicale per mare, alla ricerca di nuove forme espressive senza confini geografici. Il titolo del CD si ispira al dramma teatrale di Ibsen in cui la protagonista Ellida si consuma tra la passione trasgressiva per un marinaio lontano, e quindi l’attrazione verso l’ignoto, e il lido sicuro del suo matrimonio, finché, lasciata libera di scegliere, rimarrà accanto al marito. La libertà è un valore assolutamente irrinunciabile per musicisti come Chiara e Giovanni accomunati anche dallo stesso modo fisico di sentire il suono dei propri strumenti e dalla tendenza visionaria di entrare con la mente nelle venature del legno, attraverso la musica e le emozioni. Due musicisti che hanno una naturale curiosità e propensione all’esplorazione di generi e repertori musicali meno ascoltati: “The lady from the Sea” spazia dalla musica colta a quella popolare, dall’antico al moderno, oltrepassando le barriere di genere, esplorando il repertorio per violino e violoncello.
Il viaggio inizia con la Seconda Suonata RV71 di Antonio Vivaldi, incontrando le sonoritá scozzesi di Francesco Barsanti, offrendoci due chicche inedite del violoncellista romano Giovanni Battista Costanzi, il tutto scandito da brani tratti da “Suite Case”, ciclo scritto appositamente da Sollima per questo progetto. Così ne parla Giovanni Sollima: “Il viaggio è da sempre un tema ricorrente nella mia vita, ma quello con Chiara è diverso, per me nuovo. La musica attraversa il tempo e lo spazio con un violino nobile, intenso e ricco di colori che si unisce ad un violoncello pieno, nostalgico, ancestrale. Una bolla magica di forza, fragilità, intensità e stupore. Una Luna piena, gravida, protettiva ha guardato dall’alto la nostra registrazione mentre una musica incredibile ci sorprendeva.”
Chiara Zanisi suona un violino di Giuseppe Gagliano del 1761, Giovanni Sollima il violoncello Francesco Ruggeri del 1679.
La IUC (Istituzione Universitaria dei Concerti), organizza stagioni concertistiche di grande livello, laddove il repertorio cameristico occupa uno spazio ragguardevole (a mio parere una delle migliori realtà della musica da camera), in cui spesso si ha occasione di ascoltare strumenti ad arco entrati nella leggenda.
Ripenso al Quartetto di Cremona quando si è esibito con quattro strumenti di Antonio Stradivari appartenuti a Nicolò Paganini, al violino “Maréchal Berthier” sempre di Stradivari costruito nel 1716, oggi suonato da Anna Tifu, al violoncello “Hill” del 1749 di Giovanni Battista Guadagnini suonato da Nicolas Altstaedt, al Guarneri del Gesù del 1744 suonato da Uto Ughi. Non solo, anche strumenti di costruzione più recente come il violino Ansaldo Poggi del 1967 suonato da Domenico Nordio, oppure un violino e una viola tra gli strumenti suonati dall’Emerson String Quartet costruiti da Samuel Zygmuntowicz soltanto alcuni anni fa.
Quindi, un’occasione unica per conoscere meglio strumenti meravigliosi, e con essi i musicisti e la loro musica. Un breve spazio di circa mezz’ora, prima del concerto, in cui spiegherò la tecnica e la storia degli strumenti, così da guidare il pubblico ad un ascolto consapevole e coinvolgente
Il primo incontro è previsto per il prossimo 30 Novembre alle ore 16.30, nella Sala Multimediale (entrata Rettorato, Aula Magna della Sapienza) . Si esibirà in concerto Gabriele Pieranunzi con un violino del napoletano Ferdinando Gagliano del 1762, appartenuto alla leggendaria Gioconda De Vito, assieme alla pianista Jin Ju e l’ensemble Philarmonia Chamber Players.
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