20 giugno 2006
La seconda parte dell’articolo che Grazia Rondini ha dedicato alla storia della liuteria Cremonese, scritto come sempre con stile divulgativo ed appassionato.
IL “TARDO” STILE CREMONESE (II metà del ‘700 – periodo moderno).
Abbiamo visto che, probabilmente a causa della concorrenza della liuteria di altre città italiane, dalla seconda metà del ‘700 la produzione cremonese è meno raffinata e precisa. In questo periodo si assiste a una flessione della richiesta di strumenti nuovi, sia per la concorrenza di liutai che ormai risiedono in altre città, sia per la riduzione del mercato. Gli strumenti di questo periodo sono semplificati, meno personalizzati e ricercati; la scelta dei materiali non è più così fondamentale, perchè, come già detto, i liutai mirano a ridurre le spese. Paradossalmente, l’opera di Antonio Stradivari segna sia l’apice della liuteria cremonese, sia il principio della sua decadenza. Alla morte dei suoi figli, Francesco e Omobono, la bottega passa nelle mani di Carlo Bergonzi, liutaio di grande talento che muore molto presto (1747), lasciando pochissimi strumenti.
LA DINASTIA BERGONZI
I violini e maggiormente i violoncelli di Carlo Bergonzi posseggono una grande bellezza di forme e una grande purezza di suono; portentoso è il lavoro delle chiocciole e splendida la vernice dei suoi strumenti. E’ da notare che egli colloca le SS un poco più in basso di quel che faceva Antonio Stradivari e che, in alcuni particolari, sembra accostarsi allo stile del grande Guarneri Del Gesù: alcuni esperti hanno concluso che egli abbia mirato a fondere insieme le migliori qualità dei due famosi predecessori. Alla sua morte, i figli Michele Angelo e Zosimo, rilevano l’attività. Michele Angelo pare non abbia formato nessun apprendista forse a causa, anche lui come il padre, di una morte precoce (1721-1758), mentre Zosimo nella propria bottega forma i figli Nicola (1754-1832) e Carlo II (1757-1836). Sebbene Nicola dimostri chiaramente la volontà di recuperare la raffinatezza del nonno, all’atto pratico i suoi strumenti falliscono. Carlo II è il liutaio meno conosciuto della famiglia e pare che collabori saltuariamente e con impegno discontinuo con il fratello Nicola. Per questo motivo si pensa che si sia dedicato maggiormente allo studio e alla costruzione di chitarre, limitandosi alla realizzazione sporadica di violini e viole.
LORENZO STORIONI
Lorenzo Storioni (1744-1816) è il liutaio più conosciuto e apprezzato del periodo “tardo cremonese”; su di lui non esiste nessuna informazione che faccia pensare ad un apprendistato presso botteghe di altri liutai, probabilmente è un autodidatta. Storioni è un artista straordinario e forse è l’unico di questo periodo di cui si possa dire che abbia risollevato le sorti della liuteria cremonese. Egli non vuole riprodurre l’eleganza e la raffinatezza dei maestri cremonesi, ma vuole lasciare un’impronta che qualifichi lo strumento con caratteristiche personali, tutto il resto lo considera superfluo e ornamentale. Per questo motivo i suoi strumenti sono quasi tutti diversi l’uno dall’altro. Va ricordato, inoltre, che in questo periodo gli esemplari delle famiglie Amati, Guarneri e Stradivari sono oramai scomparsi da Cremona ed è forse questo il motivo che forse rende più difficile il suo lavoro, anche se pare molto probabile che siano stati gli strumenti dei suoi illustri predecessori, la principale fonte d’ispirazione. Lorenzo Storioni, intanto, alleva nella bottega Giovanni Rota che ben presto lascerà la città per aprire bottega a Mantova dove, però, lavorando autonomamente, non riuscirà a creare uno stile personale. Alla scomparsa di Storioni, la bottega in Contrada Coltellai passa nelle mani di Giovanni Battista Ceruti.
LA DINASTIA CERUTI
Giovanni Battista Ceruti (1756-1817) in realtà non è mai stato allievo diretto di Storioni, però si può definire il suo erede diretto in quanto le sue scelte appaiono raffinate e si avvicinano alle linee degli antichi maestri. Pare abbia lasciato 365 strumenti. Suo figlio Giuseppe (1785-1860) opera nella bottega del padre di cui tenta di seguirne le orme stilistiche, anche se le notizie storiche non lo descrivono come un liutaio di successo. Il figlio di Giuseppe, Enrico (1806-1883) eredita la bottega e gli insegnamenti di padre e nonno; evita comunque di imitare i modelli classici di Stradivari e Guarneri come fanno i suoi colleghi all’estero. Egli ritiene che l’imitazione lasci poco spazio alla creatività del liutaio. E con la sua morte, si può definire conclusa la produzione dei violini di classe di Cremona.
EPILOGO DELLA SUPREMAZIA DELL’ATTIVITA’ LIUTARIA CREMONESE
All’attività dei Ceruti a Cremona corrisponde l’attività rivale Torinese ad opera di G.F.Pressenda (1777-1854) e del suo allievo G.Rocca (1807-1865), fedeli agli antichi modelli cremonesi. A Cremona l’unico continuatore di Enrico Ceruti è Gaetano Antoniazzi (1825-1897) che però è anche l’autore del definitivo spostamento della scuola di liuteria al capoluogo lombardo. Antoniazzi si trasferisce a Milano con i figli e qui afferma la sua attività proseguendo le orme delle antiche tradizioni cremonesi, nel periodo che va fra la fine dell’ottocento e il primo novecento. Egli dimostra notevole preparazione di liutaio ma purtroppo la sua opera alterna strumenti di ottima fattura ad altri di scarsa qualità e grossolanità. Nello stesso periodo, e giungendo fino al periodo “moderno”, a Cremona l’attività si può definire scarsa, di poca rilevanza sia dal punto di vista commerciale che qualitativo; i rappresentanti più significativi sono Pietro Grulli (1831-1898), Aristide Cavalli e Giuseppe Beltrami (primi anni ’30 del novecento) che lavorano perlopiù per violini di serie, talvolta rozzi, ormai con pochi riferimenti alla liuteria classica cremonese. Alla Scuola Cremonese va, comunque, il merito di aver portato l’arte della liuteria alla sua maggiore perfezione e di aver generato quasi tutte le altre scuole. A lei si possono riconnettere quelle di Bologna, Modena, Venezia, Udine, Milano, Genova, Firenze, Napoli, o perchè derivate da allievi di maestri cremonesi o perchè influenzate dai modelli di quei costruttori.
Bibliografia essenziale:
– “Guida alla liuteria cremonese” Ed. Cremonabooks
– “Storia del violino, dei violinisti e della musica per violino” di Arnaldo Bonaventura Ed.Lampi di Stampa
Grazia Rondini